Politiche pro confidi in Piemonte: la Regione vuole cambiare
Tue 18 Jan 2011, 08.20 Stampa
Dodona mi segnala una
news da Eventiquattro:
La Regione Piemonte ha affidato alla società milanese Terra Nova Advisors l'incarico di "fotografare" il panorama dei consorzi di garanzia fidi piemontesi per fornire elementi utili a definire, entro il prossimo marzo, il relativo piano strategico.
La prima riunione del gruppo di lavoro, di cui fanno parte le categorie economiche, con Claudio Cattabriga, il consulente che si occuperà della questione, si è tenuta ieri. «Abbiamo chiesto – spiega l'assessore allo sviluppo economico regionale, Massimo Giordano – di costruire un modello di riferimento che possa orientare il sistema regionale dei confidi per fargli avere maggior forza. Non si può pensare che gli enti pubblici possano continuare a contribuire come in passato. L'obiettivo rimane di avere il piano strategico entro marzo 2011».
Il pezzo prosegue parlando della
fusione tra Fidindustria Biella e Confidi Lombardia, e della fotografia dei confidi piemontesi fatta dallo
studio di Torino Finanza.
La Regione fa bene a interrogarsi sulle politiche di sostegno ai confidi. Analisi non semplice, a cominciare dall'individuazione dell'oggetto (il sistema dei confidi in Piemonte) e dell'ambito di competenza dell'ente pubblico. Accetto il principio della selettività degli aiuti. Non colgo ancora, non solo in Piemonte, chiarezza sugli elementi da valutare per fare selezione tra i confidi. Tutti vorrebbero confidi fedeli alla mission mutualistica e capaci di moltiplicare gli interventi rispetto alle risorse assegnate.
Nel mondo 107, la Banca d'Italia sta modulando i suoi criteri di giudizio dei confidi, e tra questi c'è la fedeltà alla mission mutualistica (come riporta Fabio nel commento a
questo post). In merito possiamo star certi che la Vigilanza non si accontenterà del bla bla, e andrà a fare le pulci tanto ai confidi che fanno mutualità senza curarsi degli equilibri gestionali, quanto ai confidi che dietro il paravento della mutualità fanno business di credito subprime. Il filtro degli enti pubblici si colloca a valle rispetto a quello della Banca d'Italia, ma soltanto per i 107. Per i 106 sono gli enti pubblici a dettare i criteri di efficienza e funzionalità là dove erogano apporti ordinari e straordinari.
Io spero che si affermino modelli di confidi virtuosi, anche più di uno. Ritengo che questa ricerca debba essere impostata quanto meno a livello nazionale. Tante indagini territoriali, pur interessanti e ben fatte, non bastano più.
Luca