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Nr.21 | Emanuele Taufer; Modeling stylized features in default rates, aprile 2006.
We propose a stochastic model for the probability of default based on dif-
fusions with given marginal distribution and autocorrelation function. The
model tries to capture stylized features observed in historical default rates
and is analytically tractable. Estimation procedures and expressions for
analysis and prediction are provided.
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Nr.20 | Walter Aste Davide Panizzolo; Lo standard XBRL (eXtensible Business Reporting Language) e la comunicazione finanziaria d’impresa, maggio 2004.
Una buona comunicazione finanziaria non può fare a meno di un adeguato supporto di tipo tecnologico. Un passo in avanti nell’evoluzione dei sistemi informativi aziendali verso un’architettura orientata alla trasparenza ed alla corretta comunicazione finanziaria è stato compiuto grazie all’introduzione dello standard informatico XBRL (eXtensible Business Reporting Language), sviluppato sulla base del linguaggio di contrassegno XML (eXtensible Markup Language) ed implementato per gestire in modo ottimale il flusso di informazioni prodotto in azienda.
Lo scopo di questo report è fornire una guida introduttiva al linguaggio XBRL. Vengono illustrate in modo accessibile le specifiche tecniche di XBRL e si forniscono brevi esemplificazioni delle sue potenzialità applicative. REVISIONE MAGGIO 2006
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Nr.19 | Andrea De Zordo; La gestione del rischio di credito.
Sviluppo ed applicazione degli strumenti derivati su crediti., aprile 2004.
La gestione del rischio di credito rappresenta una tematica di particolare attualità sia nel dibattito accademico sia tra gli operatori professionali. Negli anni più recenti il mercato degli strumenti di gestione di tale classe di rischio ha conosciuto uno sviluppo esponenziale, paragonabile a quello osservato per gli strumenti di gestione del rischio di tasso negli anni ’80. In questo lavoro si passano brevemente in rassegna gli strumenti tradizionali di gestione del rischio di credito, mettendone in evidenza ambiti di applicazione e limiti operativi, per poi passare ad analizzare approfonditamente le diverse tipologie di strumenti derivati ed il contributo da loro offerto al processo di trasformazione e trasferimento del credit risk. Processo che ha contribuito a migliorare la trasparenza e la liquidità del mercato del credito. Si è deciso di dare al paper un taglio operativo, presentando le varie tematiche dal punto di vista degli utlizzatori finali, mettendo in evidenza gli ambiti di applicazione degli strumenti derivati e le tecniche di gestione a scopi di copertura, arbitraggio e speculazione.
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Nr.18 | Marco Bee Amedeo Gazzini; Testing the Profitability of Simple Technical Trading Rules: A Bootstrap Analysis of the Italian Stock Market, marzo 2004.
The aim of this paper consists in testing the profitability of simple technical trading rules in the Italian stock market. By means of a recently developed bootstrap methodology we assess whether technical rules based on moving averages are capable of producing excess returns with respect to the Buy-and-Hold strategy. We find that in most cases the rules are profitable and the excess return is statistically significant. However, the well-known problem of data-snooping, which seems to be confirmed by our analysis, requires some caution in the application of these methods.
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Nr.17 | Flavio Bazzana Francesca Debortoli; Il rischio sistemico in finanza: una rassegna dei recenti contributi in letteratura, Dicembre 2002.
In questo lavoro si presenta una rassegna dei principali contributi che riguardano il rischio sistemico apparsi in letteratura negli ultimi vent’anni, periodo nel quale si è assistito ad una fiorente attività causa anche il manifestarsi di varie crisi economiche e finanziarie. Lo scopo principale che ci siamo posti è quello di individuare una chiave di lettura organica per i vari filoni di indagine. Questi sono stati classificati in base al “luogo” dove si origina l’evento che fa iniziare la crisi: sistema dei pagamenti, sistema finanziario e sistema bancario. Abbiamo inoltre evidenziato i meccanismi di trasmissione delle crisi all’interno dei vari sistemi, mostrando i legami che si vengono a creare tra variabili economiche e finanziarie. Nelle conclusioni indichiamo una possibile direzione di indagine per i lavori futuri.
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Nr.16 | Flavio Bazzana Monica Potrich; Il risk management nelle medie imprese del Nord Est: risultati di un'indagine, Novembre 2002.
La gestione del rischio nelle imprese non finanziarie è un argomento oggetto di numerose ricerche empiriche e approfondimenti teorici. Questo lavoro intende analizzare le pratiche di risk management delle imprese italiane, applicando una matrice di classificazione che tiene dell’evoluzione recente delle pratiche professionali e del dibattito accademico. Per raggiungere tale obbiettivo è stata svolta un’indagine su 85 imprese non finanziarie di medie dimensioni del Nord Est, area geografica scelta la particolarità del modello d’impresa prevalente, caratterizzato da forte dinamismo e, di conseguenza, dall’utilizzo intensivo della capacità di assunzione del rischio. I risultati in sintesi evidenziano una consapevolezza diffusa del problema, con buoni presidi per la misurazione e l’analisi, e spazi di miglioramento sulla consuntivazione e sulla gestione integrata. Il focus risulta ancora incentrato sui rischi della gestione caratteristica (business, credito, materie prime, legali e operativi), mentre per quanto riguarda la consulenza si avverte l’esigenza di una risposta più continuativa a supporto della gestione finanziaria.
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Nr.15 | Marco Filagrana; Il model risk nella gestione dei rischi di mercato, Febbraio 2002.
La diffusione del VAR e l'utilizzo dei modelli interni a fini di vigilanza espongono la banca al model risk. Esso può essere circoscritto da un organico processo aziendale di governo del rischio, la cui definizione - a partire da un caso aziendale - viene proposta nel presente articolo.
Si ritiene che proprio la necessità di sviluppare un tale processo rappresenti gran parte del valore aggiunto derivante dall'utilizzo dei modelli interni. Ciò soprattutto per il sistema bancario italiano per il quale non appare stringente la necessità di ridurre l'assorbimento patrimoniale attraverso una più efficiente quantificazione dei rischi di mercato.
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Nr.14 | Luca Erzegovesi; VaR and Liquidity Risk.Impact on Market Behaviour and Measurement Issues, Febbraio 2002.
Current trends in international banking supervision following the 1996 Amendment to the Basel Accord emphasise market risk control based upon internal Value-at-risk (VaR) models. This paper discusses the merits and drawbacks of VaR models in the light of their impact on market liquidity. After a preliminary review of basic concepts and measures regarding market risk, market friction and liquidity risk, the arguments supporting the internal models approach to supervision on market risk are discussed, in the light of the debate on the limitations and possible enhancements of VaR models. In particular, adverse systemic effects of widespread risk management practices are considered. Risk measurement models dealing with liquidity risk are then examined in detail, in order to verify their potential for application in the field. We conclude that VaR models are still far from effectively treating market and liquidity risk in their multi-faceted aspects. Regulatory guidelines are right in recognising the importance of internal risk control systems. Implementation of those guidelines might inadvertently encourage mechanic application of VaR models, with adverse systemic effects.
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Nr.13 | Marco Bee; Un modello per l’incorporazione del rischio specifico nel VaR, Gennaio 2002.
Questo paper tratta il problema di incorporare il rischio specifico nel VaR. Il problema viene affrontato ipotizzando che il processo di generazione dei dati sia una mistura di tre distribuzioni normali: la distribuzione relativa ai periodi "normali" genera la maggior parte delle osservazioni, le altre due distribuzioni sono caratterizzate da una media spostata, rispettivamente, verso l'alto e verso il basso. L'entità di tali salti permette di incorporare il rischio di evento, che si riflette in una distribuzione a code pesanti. La metodologia utilizzata per stimare i parametri, basata sull'algoritmo EM, permette di stimare tutti i parametri a partire dai dati, senza introdurre alcuna ipotesi a priori. Gli esempi presentati confermano, anche tramite un confronto con altre metodologie, l'appropriatezza del modello per la stima del VaR.
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Nr.12 | Marco Bee; Mixture models for VaR and stress testing, Giugno 2001.
In this paper we deal with the use of multivariate normal mixture distributions to model asset returns, In particular, by modelling daily asset returns as a mixture of a low-volatility and a high-volatility distribution, we obtain three main results: (i) we can use posterior probabilities to identify hectic observations; (ii) we are able to compute a non-parametric fat-tails Value at Risk by sampling repeatedly from the mixture and computing the quantile of the empirical distribution; (iii) we can use the estimated parameters of the hectic distribution for stress testing purposes. We show how these three items can be addressed using either real data and simulation methods.
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Nr.11 | Flavio Bazzana; I modelli interni per la valutazione del rischio di mercato secondo l'approccio del Value at Risk, Giugno 2001.
La metodologia del Value at Risk è diventata lo standard de-facto per la misurazione del rischio di mercato nel sistema bancario internazionale. In questo lavoro si è analizzato tale metodo sotto diverse prospettive: la procedura di calcolo, lo sviluppo della normativa e degli utilizzi operativi nelle banche, lo stato di implementazione nei principali gruppi bancari europei e da parte delle autorità di vigilanza. Per la parte analitica è stata costruita una originale struttura formale per evidenziare le differenze tra i vari metodi di calcolo del VaR, che sono stati poi sviluppati nel linguaggio Matlab per le opportune prove empiriche. Sono stati analizzati i principali utilizzi operativi nell'area finanza di tale metodologia: fissazione di limiti operativi, calcolo della performance, allocazione del capitale. Il lavoro prosegue con la rassegna di alcune esperienze di gruppi bancari europei. Nelle conclusioni vengono evidenziati due aspetti specifici della diffusione del VaR: le modifiche organizzative nelle banche e l'impatto a livello sistemico.
Oltre al paper è possibile scaricare le routine in Matlab v. 5 e v. 6
Download: var.pdf (1202 kb) Matlab6.zip (309 kb) Matlab5.zip (299 kb) |
Nr.10 | Alessandro Beber; Determinants of the implied volatility function on the Italian Stock Market, marzo 2001.
This paper describes the implied volatility function computed from options on the Italian stock market index between 1995 and 1998 and tries to find out potential explanatory variables. We find that the typical smirk observed for S&P500 stock index characterizes also Mib30 stock index. When potential determinants are investigated by a linear Granger Causality test, the important role played by option’s time to expiration, transacted volumes and historical volatility is detected. A possible proxy of portfolio insurance activity does poorly in explaining the observed pattern. Further analysis shows that the dynamic interrelation between the implied volatility function and some determinants could be, to a certain extent, non-linear.
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Nr.09 | Marco Filagrana; Le obbligazioni strutturate nel mercato italiano: principali tipologie e problematiche di valutazione e di rischio, Marzo 2000.
Questo lavoro si propone di fornire una breve rassegna delle principali tipologie di "obbligazioni strutturate" presenti sul mercato italiano. Per ciascuna tipologia si analizzano le strutture contrattuali di cui si compongono e si imposta un modello di valutazione. La metodologia adottata, inoltre, considerato il forte tasso di innovazione nel settore, è estensibile anche alle tipologie di titoli non direttamente menzionati.
Download: Filagrana00.pdf (179 kb) |
Nr.08 | Alessandro Beber Luca Erzegovesi; Distribuzioni di probabilità implicite nei prezzi delle opzioni, Dicembre 1999.
Questo lavoro si propone di illustrare i presupposti teorici e le metodologie
empiriche per l'estrazione della distribuzione di probabilità dell'attività
finanziaria sottostante dai prezzi delle opzioni. In particolare si analizzano le
anomalie nel pricing delle opzioni da parte del mercato rispetto ai modelli
teorici, si descrivono le tecniche di estrazione della funzione di densità
neutrale al rischio proposte dalla letteratura e si presentano alcune evidenze
empiriche sui mercati azionario, dei cambi, dei tassi d'interesse, ottenute
applicando alcune delle metodologie illustrate.
Download: beber_erzeg99.pdf (1267 kb) |
Nr.07 | Gianni Degasperi Luca Erzegovesi; I mercati finanziari come sistemi complessi: il modello di Vaga, Settembre 1999.
Il paper si propone di presentare i concetti fondamentali e le applicazioni di alcune promettenti teorie intese a rappresentare i mercati finanziari come sistemi dinamici complessi che evolvono tra diversi stati, caratterizzati da distinte configurazioni di rendimento e rischio. In particolare ci si sofferma sul modello del mercato azionario di Vaga, basato sul modello del ferromagnetismo di Ising, evidenziandone le possibili applicazioni all'analisi e alla previsione della volatilità.
Download: DegasperiErzegovesi99.pdf (443 kb) |
Nr.06 | Luca Erzegovesi; Rischio e incertezza in finanza: classificazione e logiche di gestione, Settembre 1999.
Il paper si propone di inquadrare i principali approcci elaborati dalla teoria e dalla prassi operativa per definire, misurare e controllare i fenomeni aleatori che interessano gli intermediari finanziari. Nella prima parte si propone uno schema di classificazione dei fenomeni aleatori, basata sulla contrapposizione tra rischio, prezzato secondo le teorie del CAPM e dell’arbitrage pricing, e aleatorietà endogena, o incertezza, affrontata secondo approcci e visioni più eclettiche quali l’analisi tecnico-grafica e la teoria dei sistemi complessi. Si sottolinea come l’aleatorietà endogena sia prodotta dall’interazione riflessiva tra variazioni dei prezzi, attese e intervento degli operatori sul mercato. A ciascuna tipologia di alea individuata si cerca infine di abbinare il corretto approccio gestionale. Il paper ripropone, con lievi modificazioni, un lavoro non pubblicato dell’autore del 1992.
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Nr.05 | Gianni Degasperi; La dinamica delle crisi finanziarie: i modelli di Minsky e Kindleberger, Agosto 1999.
Il paper si propone di interpretare la dinamica delle crisi finanziarie,
stilizzandone la fenomenologia tipica sulla base del modello di Minsky (Ipotesi
di instabilità finanziaria) e dell’approccio storico-economico di Kindleberger.
Si evidenzia come le idee degli autori esaminati abbiano fortemente influenzato
le politiche di Vigilanza prudenziale e di gestione dei rischi finanziari nel corso
degli anni Ottanta e Novanta.
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Nr.04 | Luca Erzegovesi; Capire la volatilità con il modello binomiale, Luglio 1999.
Questo lavoro si propone di illustrare i concetti basilari dell'arbitrage pricing degli strumenti finanziari derivati mediante semplici modelli a tempo discreto che non richiedono nozioni di calcolo differenziale. In particolare si analizzano le proprietà statistiche dei prezzi e dei ritorni finanziari (valore atteso, varianza, deviazione standard) con riferimento alle distribuzioni "vera" e neutrale al rischio. Si sottolinea la mutua dipendenza tra praticabilità della strategia di replica autofinanziante di uno strumento derivato e possibilità di definire una ragionevole distribuzione neutrale al rischio dal processo del sottostante. Si evidenzia come la volatilità implicita nel prezzo delle opzioni sia una misura del compenso equo per i costi delle strategie di replica e, al tempo stesso, valendo le ipotesi limitative dei modelli canonici, una stima della volatilità attesa della vera distribuzione.
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Nr.03 | Alessandro Beber; Il dibattito su dignità ed efficacia dell'analisi tecnica nell'economia finanziaria, Marzo 1999.
Lo studio e l'interpretazione del comportamento manifestato dai mercati finanziari non risulta compatibile con i modelli di mercato proposti dall'economia finanziaria. In quanto segue, attraverso una rassegna del dibattito teorico e delle verifiche empiriche, si illustrerà come l'approccio operativo dell'analista tecnico possa fornire promettenti spunti interpretativi, con particolare riferimento alla presenza di elementi di non linearità e di cambio di regime nelle quotazioni
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Nr.02 | Alessandro Beber; Introduzione all'analisi tecnica, Marzo 1999.
L'analisi tecnica si configura come uno degli approcci alla rappresentazione della dinamica dei mercati finanziari, alternativi rispetto ai modelli classici proposti dalla teoria finanziaria, che si avvale dell'osservazione di fenomeni empirici spesso trascurati dai modelli tradizionali. Il presente tech report ha l'obiettivo di delineare un quadro generale della disciplina, partendo dai presupposti per discutere successivamente diverse categorie di strumenti d'analisi; quanto presentato è propedeutico all'analisi, svolta in un successivo tech report, del valore informativo dell'analisi tecnica e delle sue relazioni con l'efficienza dei mercati finanziari.
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Nr.01 | Francesco Sguera; Valutazione e copertura delle opzioni binarie e a barriera, Marzo 1999.
Lo scopo di questo lavoro è trattare in modo organico i modelli di valutazione delle opzioni binarie e a barriera che si collocano nel filone "classico" dell'option pricing. Come nella valutazione delle opzioni standard, la problematica del pricing è collegata, ma distinta, da quella della gestione e della copertura delle posizioni. Nell'ordine, si esaminano le opzioni binarie (sia di tipo europeo che di tipo americano), le opzioni a barriera di tipo regular e le reverse barrire option. Nel capitolo conclusivo si presenta un raffronto a mezzo di simulazioni numeriche tra i risultati di strategie di copertura statiche e dinamiche delle tipologie di opzioni sopra menzionate.
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