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Stimolo spontaneo all'azione e non calcolo dei vantaggi medi attesi

A prescindere dall'instabilità dovuta alla speculazione, vi è un'instabilità di altro genere, dovuta a questa caratteristica della natura umana: che una larga parte delle nostre attività positive dipende da un ottimismo spontaneo piuttosto che da un'aspettativa in termini matematici, sia morale che edonistica o economica. La maggior parte, forse, delle nostre decisioni di fare qualcosa di positivo, le cui conseguenze si possono valutare pienamente a distanza di parecchi giorni, si possono considerare soltanto come risultato di tendenze dell'animo, di uno stimolo spontaneo all'azione invece che all'inazione, e non come risultato di una media ponderata di vantaggi quantitativi, moltiplicati per probabilità quantitative. Soltanto a se stessa l'intraprendenza economica può dare ad intendere di essere attuata principalmente sulla base di un'enunciazione delle sue prospettive, per quanto oneste e sincere queste siano. Essa non è basata su un calcolo preciso di vantaggi futuri, molto più di quanto lo sia una spedizione al Polo Sud. Se quindi le tendenze dell'animo si offuscano, e se l'ottimismo spontaneo svanisce, lasciandoci dipendere soltanto da una speranza matematica, l'intraprendenza illanguidisce e muore; benché il timore di perdita può non avere una base più ragionevole di quella che la speranza di profitto avesse innanzi.
    E' pacifico che l'intraprendenza fondata su speranze che si estendono nel futuro torna a beneficio della collettività in complesso. Ma l'intraprendenza individuale sarà adeguata soltanto quando il calcolo ragionevole venga integrato e sostenuto da tendenze dell'animo, cosicché il pensiero della perdita definitiva dalla quale spesso i pionieri sono sopraffatti - come l'esperienza mostra indubbiamente a loro e a noi - venga messo da parte, allo stesso modo che l'uomo sano mette da parte l'aspettativa della morte.
    Disgraziatamente questo significa non soltanto che le crisi e le depressioni sono di ampiezza esagerata, ma anche che la prosperità economica dipende eccessivamente da un'atmosfera politica e sociale confacente all'uomo d'affari medio. Se il timore di un governo laburista o di un new deal deprime l'intraprendenza, ciò non è necessariamente il risultato di un calcolo ragionato o di una congiura a scopi politici: è una semplice conseguenza del sconvolgimento del delicato equilibrio dell'ottimismo spontaneo. Nello stimare le prospettive dell'investimento dobbiamo quindi aver riguardo ai nervi e agli isterismi, e perfino alle digestioni e alle reazioni al tempo, di coloro dalla cui attività spontanea esso dipende in gran parte.
    Ma non si dovrebbe concludere da ciò che tutto dipenda da ondate di psicologia irrazionale. Al contrario, lo stato dell'aspettativa a lungo termine è spesso costante, e anche quando non lo è, gli altri fattori esercitano i loro effetti compensatori. Vogliamo soltanto rammentare che le decisioni umane influenti sul futuro, siano esse personali o politiche od economiche, non possono dipendere da una rigorosa speranza matematica, poiché non esiste la base per compiere un tale calcolo; e che è il nostro stimolo innato all'attività che mantiene il meccanismo in azione, mentre il nostro raziocinio sceglie fra le alternative nel miglior modo possibile, mediante il calcolo dove possiamo farlo, ma spesso ricadendo sul capriccio o sul sentimento o sul caso per trovare un movente alla nostra azione.

Fonte [[Keynes936a]]

Categoria: Idee

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