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Irrevocabilità vs. liquidità degli investimenti


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Imprenditori proprietari vs. Società quotate nell'asset market

In tempi trascorsi, quando le imprese erano principalmente proprietà di coloro che le gestivano o dei loro amici e soci, l'investimento dipendeva dall'esistenza di un numero sufficiente di individui di temperamento ottimista e di impulsi costruttivi, i quali si dedicavano agli affari come un modo di vivere, senza basarsi effettivamente su un calcolo preciso di profitti prospettivi. Gli affari erano in parte un gioco d'azzardo, sebbene il risultato definitivo dipendesse in gran parte dall'essere le capacità e il carattere degli amministratori al di sopra o al di sotto della media. Alcuni sarebbero falliti e altri sarebbero riusciti; ma anche a cose fatte nessuno avrebbe potuto giudicare se il risultato medio, riferito alle somme investite, fosse risultato superiore, uguale o inferiore al saggio di interesse dominante; benché, se si escludono lo sfruttamento di risorse naturali e i monopoli, è possibile che i risultati medi effettivi degli investimenti, anche in periodi di progresso e di prosperità, abbiano deluso le speranze che li avevano suscitati. Gli uomini d'affari giocano una partita mista di abilità e di fortuna, i cui risultati medi per i giocatori non sono noti a coloro che entrano nel gioco. Se la natura umana fosse assolutamente insensibile all'attrattiva di tentare la sorte e alla soddisfazione (a parte il profitto) di costruire una fabbrica, una ferrovia, una miniera o una fattoria, il freddo calcolo potrebbe non essere sufficiente da solo a dar luogo ad un investimento cospicuo.
      Nell'impresa privata di vecchio stile, le decisioni di investire erano però decisioni in gran parte irrevocabili, non soltanto per la collettività in complesso, ma anche per il singolo. Con la separazione, oggi esistente, fra proprietà e amministrazione delle imprese, e con lo sviluppo di mercati organizzati di titoli di investimento, è entrato in gioco un fattore nuovo di grande importanza, il quale talvolta facilita l'investimento, ma talvolta accresce grandemente l'instabilità del sistema. In mancanza di un mercato dei titoli, non vi è scopo di cercare di rivalutare spesso un investimento in cui siamo interessati. Ma la borsa dei titoli rivaluta giornalmente molti investimenti, e le rivalutazioni offrono una frequente occasione all'individuo (non però alla collettività in complesso) di rivedere l'ampiezza dei suoi interessi nei vari investimenti. E' come se un agricoltore, consultato il barometro dopo colazione, potesse decidere di ritirare fra le 10 e le 11 il capitale investito nella fattoria, salvo poi a riconsiderare l'eventualità di reinvestirlo nell'azienda nel corso della settimana. Ma le rivalutazioni giornaliere alla borsa dei titoli, pur essendo destinate principalmente ad agevolare il trasferimento di investimenti vecchi da un individuo all'altro, esercitano inevitabilmente un'influenza decisiva sull'ammontare degli investimenti correnti per unità di tempo. Non avrebbe senso, infatti, creare un'impresa nuova ad un costo superiore a quello al quale può acquistarsi un'impresa simile già esistente; mentre vi è un incentivo a spendere per un progetto nuovo una somma che può sembrare stravagante, se il progetto può venire collocato nella borsa dei titoli realizzando un profitto immediato. Quindi certe categorie di investimenti sono governate dalle aspettative medie di coloro che operano nella borsa dei titoli, quali si rivelano nel prezzo delle azioni, piuttosto che dalle aspettative genuine dell'imprenditore professionale.

Fonte [[Keynes936a]]

Categoria: Idee

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