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Contratti a termine
Il carry contabile è dato dalla differenza tra i corsi secchi a pronti e a termine di un'obbligazione con cedole. Il carry è spiegato dalla differenza tra il rendimento cedolare del titolo e il tasso di finanziamento della posizione, tenendo conto che il primo matura sul nominale, mentre il secondo sul tel quel a pronti, comprensivo del rateo iniziale.
Approssimativamente, se il titolo non stacca cedole prima di t, il carry corrisponde approssimativamente alla formula seguente (che non si dimostra):
carry contabile tel quel iniziale (tasso nominale/tel quel iniziale - tasso p/t semplice) scadenza forward
Il carry è maggiore per i titoli con rateo iniziale più basso. Un carry positivo, quindi un prezzo spot superiore al forward, discende da tassi cedolari relativamente alti rispetto ai tassi p/t vigenti, circostanza del tutto contingente visto che i primi dipendono da caratteristiche anagrafiche del tutto insensibili alla situazione corrente di mercato. Un occhio ingenuo potrebbe ravvisarvi una circostanza positiva per l'acquirente a termine sintetico che può finanziare la posizione realizzando un margine di interesse positivo. In realtà la valutazione va fatta non sul rendimento cedolare, bensì sul rendimento di periodo al mercato, che comprende anche i redditi in linea capitale ed è pertanto esposto a rischio.
In passato erano diffusi i p/t di finanziamento su titoli con elevato carry (scelti appositamente per tale motivo) che consentivano di abbassarne artificiosamente il prezzo di carico mediante riacquisto a un prezzo a termine inferiore allo spot. Con il trattamento dei p/t come crediti che non influenzano il conto di negoziazione titoli, reso obbligatorio dal D.Lgs. 27.1.1992, n. 87, in materia di bilanci bancari, è preclusa la possibilità di manipolazioni del genere, spesso prive di qualsiasi ragione di convenienza sostanziale.
Fonte [[Erzegovesi97:59]]
Categoria: Strumenti finanziari
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