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Speculazione e investimento


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Il feticcio della liquidità e il concorso di bellezza di Keynes

Si potrebbe supporre che la concorrenza fra esperti operatori professionali, i quali possiedano giudizio e cognizioni superiori a quelle medie degli investitori privati, corregga gli sbandamenti dell'individuo ignorante abbandonato a se stesso. Si verifica invece che le energie e l'abilità dell'investitore e dello speculatore professionale si esercitano principalmente in altre direzioni. Infatti la maggioranza di queste persone si occupano soprattutto non già di compiere migliori previsioni a lungo termine sul rendimento probabile di un investimento per tutta la durata della sua vita, ma di prevedere variazioni della base convenzionale di valutazione con un breve anticipo rispetto al grosso pubblico. A loro non interessa ciò che un investimento vale realmente per i cosiddetti "cassettisti", ossia per coloro che lo acquistano per conservarlo; ma il livello cui il mercato lo valuterà, sotto l'influenza della psicologia di massa, fra tre mesi o fra un anno. Né si può dire che questo comportamento sia il prodotto di un animo perverso; è un risultato inevitabile di un mercato degli investimenti organizzato secondo li linee suesposte. Sarebbe sciocco, infatti, pagare 25 per un investimento il cui reddito prospettivo sia ritenuto tale da giustificare un valore di 30, se nello stesso tempo si ritiene che il mercato lo valuterà 20 fra tre mesi.
      Così l'investitore professionale è costretto ad occuparsi di prevedere quel genere di variazioni più vicine, nelle notizie o nell'ambiente, che l'esperienza indica maggiormente atte ad influenzare la psicologia collettiva del mercato. Questo è il risultato inevitabile di mercati di investimento organizzati avendo di mira la cosiddetta "liquidità". Fra le massime della finanza ortodossa, nessuna è per certo più antisociale del feticcio della liquidità, la dottrina che sia virtù positiva da parte degli istituti di investimento concentrare i propri mezzi sul possesso di titoli "liquidi". Essa dimentica che non esiste liquidità dell'investimento per la collettività in complesso. Lo scopo sociale dell'investimento consapevole dovrebb'essere di sconfiggere le oscure forze del tempo e dell'ignoranza che avviluppano il nostro futuro. Invece, lo scopo privato dei più esperti investitori di oggi è lo to beat the gun come dicono gli americani, metter nel sacco la gente, riuscire a passare al prossimo la moneta cattiva o svalutata.
      Per questa guerra di astuzia, a chi meglio indovina la base della valutazione convenzionale fra qualche mese, invece del rendimento prospettivo di un investimento nel corso di un lungo periodo di anni, non è nemmeno necessario che vi siano dei gonzi fra il pubblico, da gettare in pasto nelle fauci degli operatori professionali. Nemmeno è necessario che qualcuno coltivi un'ingenua fiducia sulla validità duratura della base convenzionale di valutazione. Questa guerra si assomiglia infatti al gioco dell'uomo nero o delle sedie musicali, un passatempo nel quale vince chi riesce a passare l'uomo nero al compagno al momento giusto, o chi riesce a conquistarsi una sedia quando la musica smette di suonare. Questi giochi possono farsi con gusto o diletto, benché tutti i giocatori sappiano che l'uomo nero sta circolando o che quando la musica smette alcuni di loro si troveranno senza sedia.
      Oppure, per variare leggermente la metafora, l'investimento professionale può essere paragonato a quei concorsi dei giornali, nei quali i concorrenti devono scegliere i sei volti più graziosi fra un centinaio di fotografie, e nei quali vince il premio il concorrente che si è più avvicinato, con la sua scelta, alla media fra tutte le risposte; cosicché ciascun concorrente deve scegliere, non quei volti che ritenga più graziosi, ma quelli che ritiene più probabile attirino i gusti degli altri concorrenti, i quali a loro volta affrontano tutti quanti il problema dallo stesso punto di vista. Non si tratta di scegliere quelli che, giudicati obbiettivamente, sono realmente i più graziosi, e nemmeno quelli che una genuina opinione media ritenga i più graziosi. Abbiamo raggiunto il terzo grado, nel quale la nostra intelligenza è rivolta ad indovinare come l'opinione media immagina che sia fatta l'opinione media medesima. E credo che vi siano alcuni che praticano il quarto, il quinto grado e oltre.

      Il lettore potrà forse obiettare che un individuo abile il quale, impassibile di fronte al gioco dominante, continui ad acquistare investimenti secondo le migliori aspettative a lungo termine che egli si possa formare, deve a lungo andare guadagnare certamente grandi profitti a spese degli altri giocatori. Gli si può rispondere, in primo luogo, che in realtà vi sono tali individui che operano seriamente, e che è molto diverso per un mercato di investimenti se con la loro influenza essi predominano o no sui giocatori d'azzardo. Ma si deve anche aggiungere che vi sono parecchi fattori i quali ostacolano il predominio di tali individui nei mercati di investimento moderni. L'investimento basato su genuine aspettative a lungo termine è oggi così difficile da essere scarsamente praticabile. Chi cerca di realizzarlo deve certamente condurre giornate più laboriose e incorrere in rischi maggiori di chi si ingegna di indovinare meglio della folla come la folla stessa si comporterà; e, a parità di intelligenza, potrà compiere errori più disastrosi. L'esperienza non dimostra affatto in modo chiaro che la politica di investimento più conveniente dal punto di vista sociale coincide con quella che offre i maggiori profitti. Occorre un'intelligenza maggiore per sconfiggere le forze del tempo e la nostra ignoranza che per gabbare il prossimo. Per di più, la vita non è lunga abbastanza: la natura umana desidera risultati solleciti, vi è un gusto particolare nel far denaro alla svelta, e i guadagni futuri sono scontati dall'uomo medio ad un saggio molto alto. Il gioco dell'investimento professionale è noioso e defatigante in modo intollerabile per chiunque sia del tutto immune dall'istinto del gioco d'azzardo; e chi lo possiede deve pagare il giusto scotto per questa sua tendenza. E ancora, un investitore che si proponga di ignorare le fluttuazioni a breve termine del mercato, ha bisogno, per operare con sicurezza, di mezzi maggiori, e deve operare su scala minore o per nulla affatto con fondi presi a prestito; e questa è un'altra causa del perché il gioco renda di più, a parità di intelligenza e di mezzi. Infine, sarà proprio all'investitore a lungo termine, ossia a colui che maggiormente promuove il pubblico interesse, che saranno rivolte le massime critiche, ogni qual volta fondi di investimento siano amministrati da comitati o consigli o banche. Giacché il suo comportamento, per la sua essenza stessa, risulterà eccentrico, anticonvenzionale e avventato agli occhi dell'opinione media. Se egli ha successo, ciò avrà il solo effetto di confermare il convincimento generale della sua avventatezza; e se, a breve andare, egli fallisce, come è molto probabile, non riceverà molta commiserazione. La saggezza del mondo insegna che è cosa migliore per la reputazione fallire in modo convenzionale, anziché riuscire in modo anticonvenzionale.
    • Se vogliamo applicare il sostantivo speculazione all'attività di prevedere la psicologia del mercato, e il sostantivo intraprendenza all'attività di prevedere il rendimento prospettivo dei beni capitali per tutta la durata della loro vita, è certo che non sempre si verifica che la speculazione predomini sull'intraprendenza. Tuttavia, quanto più perfezionata è l'organizzazione dei mercati di investimento tanto maggiore sarà il rischio che la speculazione prenda il sopravvento sull'intraprendenza. In uno dei maggiori mercati di investimento del mondo, New York, l'influenza della speculazione (nel senso suddetto) è enorme. Anche al di fuori del campo del mercato finanziario, gli americani sono eccessivamente propensi ad interessarsi di scoprire come l'opinione media immagina che sarà l'opinione media stessa; e questa debolezza nazionale trova la sua nemesi nel mercato dei titoli. E' raro - si dice - che un americano investa, come fanno ancora molti inglesi, "per il reddito"; ed egli non sarà molto disposto ad acquistare un investimento se non nella speranza di un aumento del valor capitale. In altre parole l'americano, quando acquista titoli, ripone le sue speranze non tanto sul loro rendimento prospettivo, quanto su un mutamento favorevole della base convenzionale di valutazione; è quindi uno speculatore, nel senso sopra precisato. Gli speculatori possono non causare alcun male, come bolle d'aria in un flusso continuo di intraprendenza; ma la situazione è seria quando l'intraprendenza diviene la bolla d'aria in un vortice di speculazione. Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casino da gioco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene. I successi conseguiti da Wall Street, come organo rispondente alla specifica funzione sociale di instradare l'investimento nuovo nelle direzioni più redditizie in termini di rendimento futuro, non si possono certo ritenere uno dei più clamorosi successi del capitalismo del lasciar fare; né vi è da stupirsene, se è corretto il mio convincimento che le menti migliori di Wall Street sono state di fatto rivolte verso scopi diversi.
      Queste tendenze sono una conseguenza difficilmente evitabile dei mercati di investimento "liquidi", che con tanto successo noi abbiamo organizzati. Si riconosce generalmente che le case da gioco devono essere, nel pubblico interesse, inaccessibili e costosi; e forse lo stesso vale per le borse dei titoli. Che i mali della borsa dei titoli di Londra siano inferiori a quelli di Wall Street può essere dovuto non tanto al diverso carattere nazionale, quanto al fatto che per l'inglese medio Throgmorton Street, in confronto a Wall Street per l'americano medio, è inaccessibile e costosissima. La copertura dell'agente di cambio, le alte commissioni di mediazione e le gravi imposte di trasferimento da pagare al fisco, che gravano sulle operazioni alla borsa titoli di Londra, diminuiscono sufficientemente la liquidità del mercato (benché l'uso delle liquidazioni quindicinali operi in senso contrario) per escludere una larga parte delle negoziazioni caratteristiche di Wall Street. L'introduzione di una forte imposta di trasferimento per tutte le negoziazioni potrebbe dimostrarsi la riforma più utile, allo scopo di mitigare il predominio della speculazione sull'intraprendenza negli Stati Uniti.
      Lo spettacolo dei moderni mercati di investimento mi ha talvolta portato alla conclusione che un rimedio utile per i nostri mali contemporanei potrebbe essere quello di rendere un investimento permanente e indissolubile come il matrimonio, salvo che per causa di morte o altro grave motivo. In tal modo, infatti, si obbligherebbe l'investitore ad orientare la sua mente verso le prospettive a lungo termine e verso queste soltanto. Ma se si riflette un momento su questo espediente, si vede come si urti contro un dilemma, e ci si rende conto come la liquidità del mercato spesso faciliti - benché talvolta ostacoli - il processo dell'investimento nuovo. Giacché il fatto che ciascun investitore singolo si compiace di considerare "liquido" il suo investimento (benché questo non possa valere per tutto l'insieme degli investitori) tiene calmi i suoi nervi o lo rende assai più disposto ad assumersi un rischio. Se i singoli acquisti di investimenti fossero resi non liquidi, ciò potrebbe ostacolare seriamente l'investimento nuovo, fino a quando non si mettessero a disposizione dell'individuo modi alternativi nei quali tenere i suoi risparmi. Questo è il dilemma. Fino a quando è aperta all'individuo la possibilità di impiegare la sua ricchezza nel tesaurizzare o nel prestare la moneta, l'alternativa di acquistare beni capitali reali non può venir resa abbastanza attraente (specialmente per chi non li amministra egli stesso e conosce molto poco su di essi), se non organizzando mercati nei quali quei beni possano essere facilmente realizzati in moneta.
      L'unica cura radicale delle crisi di fiducia che affliggono la vita economica del mondo moderno sarebbe di non concedere al singolo altra alternativa che consumare il suo reddito, oppure ordinare la produzione di quegli specifici beni capitali che - fosse anche sulla base di elementi certi di giudizio - gli diano l'impressione di essere il più promettente fra gli investimenti per lui disponibili. In tempi nei quali egli fosse assalito più del solito da dubbi sul futuro, potrebbe darsi che la sua perplessità provocasse un aumento del suo consumo e una diminuzione dell'investimento nuovo. Ma ciò eviterebbe le ripercussioni disastrose, cumulative e di vasti effetti della possibilità, in caso di dubbi di tal genere, di non spendere il proprio reddito né in un modo né nell'altro.

      Coloro i quali hanno messo in rilievo i pericoli sociali della tesaurizzazione della moneta hanno avuto, naturalmente, qualcosa di simile in mente. Ma hanno trascurato di tener conto della possibilità che il fenomeno possa accadere senza variazione, o almeno senza variazione adeguata, della tesaurizzazione della moneta.

Fonte [[Keynes936a]]

Categoria: Idee

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