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Domestic currency swap


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Contratti a termine su cambi

Il domestic currency swap (DCS) è un contratto succedaneo di un currency forward su una valuta di riferimento, regolato in divisa numerario e indicizzato alla valuta di riferimento. Alla stipulazione, il contratto prevede la fissazione di un cambio a termine contrattuale e, alla scadenza prefissata, il regolamento delle eventuali differenze tra il livello del cambio inizialmente pattuito e il cambio a pronti che si registra in quel momento sul mercato.

    I DCS furono creati alla fine degli anni settanta al fine di aggirare gli ostacoli e gli oneri legati alla normativa valutaria e fiscale, perché i flussi di regolamento previsti dagli stessi erano (e sono) denominati esclusivamente in lire, anziché in valuta estera. In questo modo questo strumento non rientrava nell’ambito di applicazione della legislazione valutaria. e non risultava assoggettato all'imposta di bollo sui contratti a termine. Caduti tali restrizioni e oneri, lo strumento è pressoché caduto in disuso. In numerose varianti, è tuttora diffuso nei mercati emergenti che ancora scontano vincoli sull'operatività in cambi.

    Nell'ottica dell'ingegneria finanziaria, un DCS sta a un currency forward come un FRA sta a un deposito a termine: il DCS è un forward in versione "cash settlement", per cui la combinazione di un DCS e un contratto spot a scadenza equivalgono a un forward.

    Gli elementi costitutivi di un DCS sono:

    1. l’ammontare nominale, denominato in valuta;
    2. la scadenza del contratto,
    3. il tasso di interesse sulla divisa numerario,
    4. il tasso di interesse sulla divisa estera;
    5. il cambio spot iniziale, cioè quello rilevato il giorno di decorrenza del contratto;
    6. il tasso di cambio contrattuale, ovvero quello concordato dalle controparti sulla base del differenziale tra i tassi di interesse sulle due valute, applicato al cambio iniziale per i giorni di durata del contratto.

    Alla data di rilevazione, che precede la scadenza dei consueti giorni spot, si procede alla rilevazione del cambio spot finale. Il cambio a termine viene determinato partendo dallo spot iniziale e dai tassi sulle due divise, secondo convenzioni che rappresentano applicazioni più o meno rigorose della formula del cambio a termine di equilibrio teorico.

    Al momento della stipulazione del contratto, non è previsto lo scambio di alcun ammontare di valuta. Alla scadenza del contratto, invece, se il cambio a pronti a quella data è diverso dal cambio fissato contrattualmente, scatta il meccanismo di compensazione. In particolare, il titolare di una posizione lunga sul DCS (equivalente ad un acquisto forward) riceve la differenza tra cambio alla scadenza e cambio contrattuale, mentre chi è in posizione corta sul DCS (equivalente ad una vendita forward), riceve la differenza tra cambio contrattuale e cambio alla scadenza. Ciò significa che la copertura mediante DCS non comporta la consegna/ritiro dell’intero ammontare di valuta, ma il pagamento/incasso del differenziale in Lire su DCS, e che le controparti (creditore/debitore) compiono distintamente le operazioni di vendita/acquisto della valuta sul mercato a pronti al cambio corrente alla scadenza. In questo modo, il tasso di cambio finale al quale vengono eseguite le operazioni sul mercato a pronti delle due controparti risulta essere il medesimo.



Fonte [[Erzegovesi97:67-68]], [[Reed96]]

Categoria: Strumenti finanziari

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