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Niccolò Fontana Tartaglia
Brescia, Rep. di Venezia, 1500 / Venezia, Rep. di Venezia, 13 dicembre 1557


Niccolò Fontana nacque a Brescia nel 1499, figlio di un modesto postino. Fu quasi ucciso durante l’adolescenza, quando nel 1512 i francesi occuparono la sua città natale: nel massacro generale, il dodicenne Niccolò fu ferito con un coltello alla mascella e al palato, riportando delle cicatrici che in età adulta camuffò con una lunga barba. Ma il danno più grave fu la difficoltà nel linguaggio, handicap che gli valse il nomignolo di Tartaglia, cioè balbuziente. Studiò autonomamente la matematica grazie alle sue straordinarie capacità intellettive e, una volta assimilata, iniziò ad insegnarla, dapprima a Verona, quindi a Venezia, guadagnandosi una buona reputazione intervenendo nei dibattiti accademici del tempo.
Il primo matematico a risolvere le equazioni cubiche fu del Ferro, il quale però non divulgò i suoi traguardi, se non al suo pupillo Fior, il quale si vantò di conoscerne tutti i segreti e propose una sfida a Tartaglia (queste sfide fra matematici erano molto frequenti all’epoca): ciascuno pose all’altro trenta quesiti da risolvere, ma Fior ottenne scarsi risultati, mentre Tartaglia riuscì a risolverli tutti in meno di due ore.
Girolamo Cardano, che stava pubblicando un libro sulle equazioni, chiese a Tartaglia di potervi includere il suo metodo, ma quest’ultimo si rifiutò di rivelarglielo, sostenendo di volerlo pubblicare autonomamente. Cardano, infuriatosi, gli manifestò allora la sua amarezza e lasciò intendere che il governatore di Milano, suo amico, era interessato alla questione.
Tartaglia mutò radicalmente il suo atteggiamento, si mostrò accomodante e si recò in visita a Milano, dove rivelò a Cardano il metodo per risolvere le cubiche, per poi pentirsene subito, anche dopo aver appurato che Cardano aveva pubblicato dei trattati sull’argomento mantenendo il segreto: ridicolizzò tali pubblicazioni, respinse ogni intento amichevole del collega e tentò di coinvolgerlo in un dibattito, ma senza successo.
Tartaglia sprecò le sue energie in una sterile disputa con Ferrari, un collaboratore di Cardano, che sfociò in dibattito pubblico nel 1548, nella Chiesa dei Frati Zoccolanti a Milano: sicuro della propria superiorità, Tartaglia fu totalmente sopraffatto dalla maggiore competenza di Ferrari e lasciò Milano per Brescia, dove nel frattempo aveva trovato lavoro come docente. Ma dopo un anno perse il lavoro e ritornò al precedente posto a Venezia, senza un soldo in tasca e covando un profondo risentimento per Cardano.
Ma Tartaglia contribuì alla scienza matematica in altri ambiti: nel 1537 scrisse Nova Scientia, un trattato sull’applicazione della matematica alle armi da fuoco (in particolare descrisse metodi e strumenti balistici), pubblicò un popolare testo di aritmetica e la versione latina delle opere di Archimede; fu inoltre il primo italiano a tradurre gli Elementi di Euclide (1543).




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