Sun 28 Feb 2010, 19.59 - Stampa
Sta per uscire un libro molto atteso. Ha uno strano titolo: Jimmy Stewart is dead, e lo ha scritto un economista dell'Università di Boston, Laurence J. Kotlikoff.
Jimmy (James) Stewart in effetti è morto nel 1997, all'età di 89 anni. Tra le sue interpretazioni indimenticabili, La vita è meravigliosa (1946), in cui interpreta George Bailey, direttore di una cooperativa di depositi e mutui a Bedford, campione del fare banca a servizio della comunità. Bene, per Kotlikoff di banchieri come George Bailey non ce ne sono più in giro. Tutta la finanza USA è infestata da pescecani mille volte più subdoli e avidi del suo antagonista Potter. Le stesse Savings & Loan Associations, poi, quando non sono finite preda di immobiliaristi come il texano Danny Faulkner, sono ormai banche for profit come tutte le altre.
Le banche come le conosciamo non meritano più la fiducia della gente, e non serve a nulla tamponare i loro disastri riempiendole di liquidità o di patrimonio, che finirebbero in altre scommesse alla disperata, tanto poi paga il contribuente. Kulikoff propone un sistema di limited purpose banking con un'unica tipologia di intermediario: i fondi comuni di investimento (il settore che meglio ha retto alla crisi). I fondi potrebbero offrire conti correnti, ma soltanto a fronte di riserve liquide del 100% (presso la banca centrale o in titoli di Stato a breve). Fine della banca di deposito con riserve frazionarie, fine del rischio di liquidità e corse agli sportelli, fine dell'incertezza sul moltiplicatore di M1.
Chi allora farebbe credito, investirebbe in bonds, azioni quotate, private equity, offrirebbe polizze? Altri fondi comuni, rigorosamente specializzati. Trasparente dev'essere, fin nei minimi dettagli, la composizione di questi fondi, in modo che se ne possa valutare in modo efficiente il rischio. Rischio che resterebbe sugli investitori, resi però consapevoli. Torneremmo al famigerato modello originate to distribute, fondato su cartolarizzazione, rating delle agenzie, disseminazione dei rischi? Nella sostanza sì, ma sarebbero messe al bando le strutture con leva, o quelle inutilmente complesse, e una Federal Financial Authority (pubblica) gestirebbe un mega-sistema informativo con cui certificare reddito, bilancio, proprietà, esposizioni di tutti i beneficiari dei finanziamenti (questa idea delle banche dati sui rischi la proponeva anche Robert Shiller nel suo New Financial Order).
La pars destruens della tesi di Kotlikoff ha raccolto plauso tra molti personaggi importanti. La pars construens (l'idea del limited purpose banking) è affascinante. Ma può bastare un modello illuminato, e uno Stato efficiente nell'attuarlo, a rigenerare il sistema finanziario?
C'è ancora bisogno dei George Bailey, oggi più di ieri.

Luca
Fri 26 Feb 2010, 16.53 - Stampa
L'amico Andrea Bianchi mi informa che il 3 febbraio scorso la Banca d'Italia ha accettato la domanda di iscrizione di Artigianfidi Varese all'elenco ex art. 107 TUB. Siamo così a 9 confidi autorizzati. Il portalino aspetta le vostre segnalazioni per i futuri aggiornamenti.

Luca
Fri 26 Feb 2010, 14.39 - Stampa
Dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico:
Garanzia dello Stato per ottenere dalle banche finanziamenti a tasso agevolato a favore delle imprese in difficoltà, con priorità alle piccole e medie imprese e a quelle che abbiano fatto ricorso alla cassa integrazione.
E’questo l’obbiettivo del nuovo “Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione” varato dal Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che applica nel nostro Paese la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese. Il Fondo ha una dotazione di 70 milioni e opererà con metodo rotativo. Nei prossimi anni sarà quindi in grado di mobilitare finanziamenti agevolati per centinaia di milioni di euro.
“Si tratta di un provvedimento di grande impatto strategico soprattutto in questo momento di crisi - ha dichiarato il Ministro Scajola - per sostenere il sistema produttivo e metterlo in grado di agganciare la ripresa che, sia pure lentamente e timidamente, si sta manifestando anche in Italia”
Completata la registrazione da parte degli Organi di Controllo, il provvedimento istitutivo del Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale completo degli allegati relativi agli schemi di domanda che le imprese interessate potranno presentare per l’ammissione alla garanzia.
Il comunicato del Ministro fa riferimento agli Orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà, del 2004, pure richiamati nel Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica, del 2008-09. Aspetto maggiori informazioni per commentare la nuova misura.

Luca
Fri 26 Feb 2010, 13.53 - Stampa
Sul Mattino di Padova di ieri è comparso un articolo a tutta pagina sulla Banca popolare di garanzia, segnalato da un gentile visitatore. Lo spunto della notizia è l'esposto presentato da un'azienda che aveva ottenuto da BPG una fideiussione, costituendo un pegno di denaro. A seguito del commissariamento, la società ha chiesto di estinguere la fideiussione e la restituzione del pegno, che però non è avvenuta. Ora si ritrova creditrice della liquidazione coatta.
Nell'esposto, e nell'articolo, si stigmatizza anche il cambio di trattamento dei fondi DOCUP della Regione Veneto iscritti come patrimonio nella domanda di autorizzazione, e successivamente riclassificati dalla Vigilanza a debito per la mancanza dei requisiti di piena disponibilità e assenza di vincoli (vedi ns post sulla comunicazione in materia della Banca d'Italia, con link al documento). Questa incertezza ha falsato la rappresentazione in bilancio della consistenza patrimoniale della Banca.
Nel riferire la notizia, non do ragione o torto all'azienda che ha fatto l'esposto, non ho gli elementi per farlo. Anzi, prendo decisamente le distanze dalle accuse mosse agli organi che hanno seguito la fase di commissariamento della Banca, intervenuti in una situazione non più recuperabile, e alla Banca d'Italia, per i motivi che ho già detto in altri interventi.
L'episodio però richiama i confidi (in particolare i 107) ad essere molto attenti ai dettagli dei contratti e dei rapporti con gli enti pubblici, che possono essere fonte di un interminabile contenzioso.

Luca
Thu 25 Feb 2010, 12.33 - Stampa
Una news ASCA riferisce dei risultati dell'Osservatorio sul credito e sul fabbisogno finanziario delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi nel quarto trimestre 2009, realizzato da Confcommercio Perugia. L'indagine ha utilizzato i dati relativi allo stesso periodo, rilevati da Umbria Confidi. Cito un passaggio:
La cooperativa di garanzia del sistema Confcommercio della provincia di Perugia, nel corso del 2009 infatti, ha dovuto sostenere un aumento straordinario della propria attivita', con un incremento dei finanziamenti deliberati (del 51%) e del numero delle pratiche (del 65%) rispetto all'anno precedente.
Nel 2009 pero', Umbria Confidi ha dovuto registrare un aumento significativo - dal 14% del 2008 al 26% del 2009 - del differenziale tra finanziamenti deliberati dalla cooperativa di garanzia e quelli poi effettivamente erogati alle imprese da parte del sistema bancario.
Anche dalle mie visite in Abruzzo e nelle Marche avevo raccolto evidenze simili.

Luca
Thu 25 Feb 2010, 12.30 - Stampa
Chiara Deri di RES Group mi informa dell'apertura del sito www.confiditalia.org, lanciato come "il luogo di incontro dei confidi italiani". Ci trovate, ad esempio, gli atti del recente convegno tenutosi a Firenze (è un buon inizio).

Luca
Thu 25 Feb 2010, 12.10 - Stampa
Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha pubblicato un breve rapporto su Vendor models for credit risk measurement and management. E' molto sensato andare a vedere quel che offre il mercato all'industria bancaria, oggetto di una normativa alquanto esigente in materia di adeguatezza del capitale per il rischio di credito: come si sa, il primo pilastro non consente di applicare i modelli interni di portafoglio, ma il secondo pilastro esige dalle banche (con requisiti più stringenti al crescere delle dimensioni) un monitoraggio a 360° delle perdite potenziali.
Bene, i modelli più diffusi dei vendor sono ben lontani dal coprire a 360° le esigenze di misurazione dei profili di rischio. I più trattano la distribuzione delle frequenze di default basata sulle PD. Pochi modellano le LGD, e nessuno l'EAD. La documentazione sull'impianto concettuale e i processi di calcolo è parziale (qui gioca la protezione della proprietà intellettuale), ed inoltre serve a vendere almeno quanto a spiegare che cosa si compra. RIsulta difficile per i potenziali acquirenti stilare matrici comparative di qualità, prestazioni e costo delle diverse piattaforme. I modelli sono spesso venduti insieme con dataset di calibrazione, che nel caso dei modelli di maggior notorietà e diffusione sono "sbilanciati" verso i debitori di maggiori dimensioni e/o emittenti di titoli. Anche la personalizzazione non sempre è possibile e controllabile nei suoi impatti.
Il gap tra modelli concettuali accettati dalla teoria (e suffragati dalle Autorità) e strumenti applicabili con efficacia sul campo è ampio, e si è allargato con la crisi, basti pensare alle performance tragiche nella stima del rating delle CDO subprime. Si sono commessi degli errori che sono certo di sottostima degli input elementari, a cominciare dalle PD, ma anche il motore di aggregazione del rischio, e in particolare gli algoritmi della correlazione tra i default, hanno fatto la loro parte nel banalizzare l'analisi del rischio.
Tant'è che mi viene da chiedermi se stiamo costruendo i modelli post-crisi (di seconda o terza generazione) su fondamenta solide. Non è che serve una rivoluzione copernicana nella valutazione e gestione del rischio di credito?

Luca
Wed 24 Feb 2010, 10.04 - Stampa
Nella sua trasmissione "Nove in punto" terminata pochi minuti fa (qui il link ai podcast che potrete scaricare in formato mp3), Oscar Giannino ha raccontato le storie drammatiche degli imprenditori che si sono tolti la vita, sopraffatti dalla crisi delle loro attività. Si sono registrati diversi casi, specialmente in Veneto. Ho detto più volte che sulla vicinanza alle imprese che non ce la fanno si gioca una battaglia decisiva della guerra alla crisi. Non è un tema allettante per la politica, né per le associazioni. Tant'è vero che partono piccole iniziative dal basso, come la "Fondazione di garanzia a credito", promossa da Rocco Ruotolo, ospite della trasmissione (vedi articolo di inizio gennaio sul Mattino di Padova e pagine su Facebook). Nascono in polemica con le istituzioni che dovrebbero fare e non fanno. A loro volta non possono fare miracoli.
Se il problema è risolvibile con i soldi, ci vuole qualcuno che faccia i conti e i piani per dimostrarlo. Se invece l'azienda ha oltrepassato il punto di non ritorno, ci vuole un affiancamento di esperti in diritto più che in finanza, e soprattutto persone che dicano "tu vali, l'onore del tuo fare impresa è intatto", e naturalmente si adoperino per fare il meglio che si può per uscire a testa alta e con la possibilità di ricominciare. Ma bisogna arrivare presto. Paura di aiutare chi non se lo merita? Non c'è motivo, costoro non corrono nessun rischio, nelle crisi ci sguazzano e comunque si fanno riconoscere.
Se qualcuno conosce casi di aiuto ad imprenditori in difficoltà, sarebbe bello che ce li raccontasse. Apriamo una sezione apposita nel blog.

Luca
Tue 23 Feb 2010, 09.46 - Stampa
Imprese che corrono in tempi di crisi, è questo il titolo di un rapporto pubblicato ieri dal Cerved, nel quale si analizzano le performance e la situazione patrimoniale delle società che hanno depositato i bilanci d’esercizio nelle camere di commercio entro il 19 gennaio 2010. Secondo il rapporto, nonostante un quadro congiunturale difficile, il tessuto industriale italiano è vivo e non mancano le aziende in grado di aumentare rapidamente ricavi e profitti. Speriamo che le conclusioni della prossima edizione dell'indagine non mutino drammaticamente.

Luca
Tue 23 Feb 2010, 09.37 - Stampa
Ho ricevuto, e pubblico volentieri, un quesito da Silvio Marchini, di Confapi Lombarda Fidi:
Vorrei sottoporre un quesito in merito al calcolo del contributo da liquidare ogni anno al Fondo interconsortile. Come lei sa perfettamente, tale contributo viene calcolato, in percentuale fissa, sullo stock di garanzie rilasciate ed erogate nell´anno. Se in prima battuta appare assai semplice determinare tale importo per i Confidi di primo livello, alcuni dubbi sorgono sul calcolo delle garanzie rilasciate dai Confidi di livello secondo. Entrando più nel dettaglio, questi ultimi si ritrovano a calcolare tale onere sia su garanzie dirette o co-garanzie, che a me pare totalmente corretto, sia su controgaranzie che gli stessi operatori rilasciano a favore di confidi di primo livello. Se calcolare il contributo per le prime tipologie di servizi, in quanto autonomi, parrebbe corretto, per converso mi pare che calcolare il contributo su una controgaranzia produca una sorta di duplicazione. Mi spiego meglio ipotizzando un caso scuola, e quindi portiamo l´esempio all´estremo:
-se il confidi primo livello concede garanzia 100% pagherà una certa quota al fondo interconsortile, se in un momento successivo chiederà al confidi di secondo livello una controgaranzia, poniamo il 50%, anche quest´ultimo pagherà una quota al fondo interconsortile. Ipotizziamo che si paghi un Euro per ogni punto percentuale di garanzia rilasciata, in questo caso il Fondo incasserà 150 Euro.
Ma vediamo, quindi, il paradosso:
-se nello stesso esempio di prima il confidi di primo livello rilasciasse una garanzia di solo il 50%, e il confidi di secondo livello una garanzia del rimanente 50%, vi sarebbe la stessa copertura del finanziamento cioè 100%, identico il rischio sia per il confidi di primo livello, sia per quello di secondo livello, ma a differenza del primo esempio il Fondo incasserebbe solo 100 Euro anziché 150.
Non ho una risposta sicura sul caso specifico. Mi viene da osservare che un'analogo trattamento non di favore si produce a livello di assorbimento patrimoniale quando un confidi di secondo grado 107 contro-garantisce un confidi di primo grado 106: la contro-garanzia non riduce i requisiti minimi per la banca erogatrice. Il trattamento "paradossale" evidenziato dal dott. Marchini confermerebbe che il nuovo quadro normativo del settore confidi (L 326/2003 e Basilea 2) di fatto scoraggia le strutture a due livelli.

Luca
Tue 23 Feb 2010, 09.27 - Stampa
Segnalo il rapporto della Banca d'Italia La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale nel 2009- L’andamento del credito nelle regioni italiane. Presenta i risultati di un'indagine condotta dalle sedi regionali della Banca d’Italia su un campione di circa 400 intermediari bancari, per trarre indicazioni sull’evoluzione territoriale della domanda di finanziamenti e sulle politiche di offerta adottate dalle banche. La rilevazione ha tratto spunto dalla Bank Lending Survey (BLS) condotta dall’Eurosistema, rispetto alla quale differisce per la maggiore ampiezza del campione, per la più ampia articolazione settoriale e territoriale dei dati, per il differente orizzonte temporale delle domande.
Ecco la sintesi dei risultati sul mercato del credito alle imprese:
La domanda di credito delle imprese, in flessione nel primo semestre del 2009, è tornata a crescere nel secondo; l’aumento è risultato superiore al Centro e nel Mezzogiorno rispetto alle restanti aree. Dal lato dell’offerta, il sensibile irrigidimento rilevato nell’ultimo trimestre del 2008 si è progressivamente attenuato nel 2009 in tutte le ripartizioni territoriali. Nel secondo semestre dell’anno, l’indicatore segnalava una situazione di maggiore cautela delle banche nell’erogazione del credito al Centro e nel Nord Ovest rispetto al Mezzogiorno e al Nord Est. A livello settoriale, il grado di restrizione dell’offerta è rimasto più elevato nelle costruzioni che nell’industria e nei servizi. L’irrigidimento è inizialmente risultato più accentuato per gli intermediari di dimensioni maggiori, ma la differenza tra le categorie di banche si è sostanzialmente annullata nel corso del 2009.

Luca
Fri 19 Feb 2010, 22.18 - Stampa
L'ottimo Sapio ha partecipato al convegno organizzato da RES e Università di Firenze il 18 febbraio a Firenze, con il coordinamento di Lorenzo Gai. Purtroppo non ho potuto presenziare. Ho chiesto allora a Sapio di mandarmi le sue impressioni, che pubblico volentieri
Travestito da giovane studente ho fatto una capatina al Convegno Res tenutosi nell’aula magna della Facoltà di Economia. In attesa delle slides ufficiali, quella che segue è una libera estrazione (e compressione) dei concetti che mi hanno colpito.
Gai: I Confidi vivono dell’ossigeno pubblico.
Marco Nicolai, Finlombarda: denuncia piccoli Confidi poco trasparenti, con sofferenze in Lombardia doppie della media nazionale. Capacità selettiva di alcuni Confidi bassissima. Intervento incisivo. L’autore ha meritato un applauso convinto.
Alessandro Compagnino, Regione Toscana: trattano con Banca d’Italia per subordinati senza vincolo di destinazione da concedere ai Confidi . La linea della Regione Toscana mira ad irrobustire solo i grandi Confidi. Le controgaranzie ai confidi per operazioni di durata <=60m, hanno un po’ stentato a decollare, perché i Confidi possono addebitare solo il costo istruttorio. Dal suo intervento traspariva tutta la passione che mette nel suo lavoro per arrivare ad agevolare le imprese. Veramente bravo!
Vittorio Scrocco, Regione Veneto: sono passati da 60 a 30 Confidi . Vorrebbero investire sull’analisi dell’effetto sulle imprese perché oggi i consuntivi sono dichiarati [finalmente! n.d.r.] Si domandano se i sistemi vecchi (Contributi in conto capitale e conto interessi) siano oppure no da superare. Vogliono la regionalizzazione del Fondo Centrale di Garanzia
Giuseppe Benedetto Regione Piemonte: no alla regionalizzazione, puntiamo sul rafforzamento dei Confidi.
Adriana Mauro, Ministero dello Sviluppo Economico: lavorano ad una garanzia alle imprese pre-deliberata e che quest’ultime possano spendere [voucher] presso una banca di loro scelta. Idea interessante!
Claudio D’Auria Allen & Overy e Confiteor : ci ha parlato di compliance ed Icaap, e fra l’altro, di rischio residuo, strategico e reputazionale.
Francesco Cataldi Banca d’Italia: durante lo SREP (risposta all’Icaap) verificano che il processo di affidamento sia noto al management e coerente (che il pricing derivi dalla valutazione). Valutano con un indice (uno sorta di benchmarking) la validità dell’Icaap.
Paolo Livi, MIT : il terrore corre sul filo! Ha scientemente terrorizzato la platea denunciando le carenze di quei confidi, anche 106, che non si sono ancora dotati di software per la gestione dell’archivio unico e delle segnalazioni anti riciclaggio. Sono dovuto correre in soccorso di qualche Confidi caduto in depressione post-interventum.
Gli interventi sono stati tanti e tutti belli. Non posso riassumerli tutti.
Così concludo dicendo: Convegno affollato (270 persone) e ben frequentato (si capiva che il livello di conoscenza dei partecipanti era notevole).
Bravissimo il Prof. Lorenzo Gai di cui mi è piaciuta anche la regia. Al termine di ogni intervento sottolineava i punti più importanti della relazione conclusasi. Grazie di tutto.
Novità anche nel clima: si è parlato spesso di TAEG (precedentemente ignorato), di eligibilità delle garanzie (altro tema trascurato in precedenza).
Io rifarei subito un convegno così riservato però ai tecnici con l’esclusione di propagandisti e mega direttori.
Grazie a Res per l’organizzazione e … la colazione. Ho rivisto con piacere tanti amici e mi scuso per averli sfiancati con le mie domande ma si sa … noi studentelli…..!
Altri resoconti (o segnalazione di materiali presentati) sono graditi.
Luca
PS 25/2: La RES, società organizzatrice del convegno, ha reso pubblicamente disponibili gli atti su questa pagina.
Wed 17 Feb 2010, 17.36 - Stampa
Un articolo di Patrizio Messina, denso di informazioni e giudizi, fa il punto sulle proposte di ri-regolamentazione della securitization che girano nei principali forum internazionali. Complessità e divergenze non mancano. Ecco l'abstract:
Le cartolarizzazioni sono un utile strumento di liquidità per imprese e banche, ma per evitare che se ne faccia un uso distorto è necessaria una migliore regolamentazione a livello globale. Su questo l'accordo è generale. Più difficile è definire le regole comuni. I piani di riforma proposti dagli organismi internazionali, europei e americani, seppur ispirati agli stessi principi, vengono declinati in maniera differente. Anche perché manca un soggetto legittimato a livello internazionale a legiferare e a controllare il mercato.

Luca
Wed 17 Feb 2010, 17.27 - Stampa
Ha molto risalto sul Sole di oggi l'intervento con cui Vincenzo Boccia (successore di Morandini alla presidenza della "Piccola" di Confindustria), denuncia l'allungamento delle istruttorie di fido, l'aumento delle percentuali di diniego e il rischio che i rating rivisti sugli "orribili" bilanci 2009 mettano a rischio i fidi e la sopravvivenza di molte aziende. Il giudizio è rinforzato dall'articolo (tradotto dal Financial Times, parla soprattutto delle Pmi portoghesi) : 'I tanti "no" dei banchieri che frenano la ripresa delle Pmi'. Li trovate abbinati in questo ritaglio della rassegna stampa MEF.

Luca
Wed 17 Feb 2010, 17.21 - Stampa
Da una news AGO Press:
Vengono messi a disposizione dei Confidi regionali fondi aggiuntivi per garantire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese fornitrici della pubblica amministrazione e che vantano crediti per opere cofinanziate con risorse di programmazione regionale. Complessivamente, per questo provvedimento, vengono stanziati circa 20 milioni di euro previsti dal Par Fas 2007-2013. Le imprese dovranno essere qualificate ai sensi del DPR 25/01/2000 n.34 e potranno presentare tutta la documentazione necessaria all’ottenimento delle garanzie ai Confidi di riferimento in possesso dei requisiti previsti dalla LR 10/08 “Interventi a favore dei Confidi tra le piccole medie imprese operanti in Campania”. Tale strumento, che partirà con specifici bandi nei prossimi mesi, fa parte di un più ampio pacchetto di misure anticrisi varato dalla Giunta a sostegno delle imprese campane.
Non sarebbe più semplice pagare i fornitori? Purtroppo mancano i soldi, e con questo provvedimento si vogliono facilitare gli anticipi delle banche.

Luca
Wed 17 Feb 2010, 17.13 - Stampa
Proprio ieri nella notizia della SGR promossa da alcune Camere di commercio lombarde, ricordavo il progetto di SGR per interventi di private equity nelle Pmi promossa da MEF, Cassa DDPP, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Montepaschi e Confindustrria. Ieri di è tenuta una riunione del comitato ristretto incaricato di redigere il regolamento della SGR. Anche l'Istituto Centrale delle Banche Popolari, per voce del presidente Giovanni De Censi, sta valutando l'ingresso nel capitale della SGR. Lo riferisce il Messaggero.

Luca
Tue 16 Feb 2010, 19.05 - Stampa
Ieri ho rivisto dopo più di un anno gli amici della Banca popolare delle province calabre. La banca, autorizzata da via Nazionale nel settembre 2008, è operativa da agosto 2009. Ho seguito come consulente la sua costituzione, e ieri ho visitato i locali della sede (a Lamezia Terme). Mi è piaciuta nella sua essenziale funzionalità, e mi ha fatto un'ottima impressione il team che ci lavora, composto da persone con ricca esperienza del mercato bancario calabrese, maturata in gruppi maggiori e in banche locali (questo è molto utile).
La risposta del mercato (filtrata attraverso la rete di relazioni della struttura e dei numerosi soci) è stata superiore alle attese: i volumi di raccolta e di impiego sono già sopra i budget.
La Banca ha una storia e una vocazione del tutto particolari. Il Presidente Rosario Chiriano ci ha tenuto a sottolinearlo in un momento pubblico a Catanzaro, nel quale ha presentato il programma di micro-credito rivolto alle nuove micro-imprese a alle famiglie altrimenti escluse dall'accesso al credito. Si realizza così il desiderio del Presidente onorario, Giuseppe Reale, che ha voluto la Banca anche per portare in Calabria lo spirito di Muhammad Yunus e della sua Grameen Bank.
Mi hanno chiesto di presentare una relazione sul tema della microfinanza. Non è una mia specialità, ma ho cercato di onorare l'invito mettendo insieme un po' di fatti e di riflessioni del tutto personali. Affido alla vostra benevolenza quello che ne è venuto fuori.

Luca
Tue 16 Feb 2010, 18.46 - Stampa
Da questa news Reuters (ripresa dai principali quotidiani finanziari, come il Sole 24 ore):
MILANO, 15 febbraio (Reuters) - Un fondo con una dotazione di 80 milioni di euro per sostenere le piccole e medie imprese lombarde.

E' l'iniziativa promossa da Futurimpresa Sgr, società costituita dalla Camera di Commercio di Milano, insieme agli organismi omologhi di Bergamo, Brescia e Como. La Sgr e il fondo sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa, che ha visto la partecipazione di Bruno Ermolli, presidente di Parcam (holding della Camera di Commercio di Milano), Francesco Micheli, presidente di Futurimpresa, e Luigi Glarey, amministratore delegato della Sgr.
Il capitale di Futurimpresa vede Parcam al 55%, la Camera di Commercio di Bergamo al 18%, quella di Brescia al 18% e quella di Como al 9%. Il fondo, denominato Finanza e Sviluppo Impresa, avrà una dotazione di 80 milioni. Il 50% è stato sottoscritto dai promotori; per quanto riguarda l'altra metà, ha spiegato Ermolli, "siamo in fase di raccolta" e gli interlocutori sono investitori istituzionali, come Fondazioni e banche.
Il fondo, ha aggiunto Ermolli, "è lo strumento delle Camere di commercio per sviluppare il tessuto imprenditoriale". Micheli ha spiegato che l'obiettivo è fornire "la spinta per quei micro-interventi che servono per invertire la rotta" della crisi. Micro-interventi, in quanto l'ammontare medio degli investimenti sarà di 3 milioni, esclusivamente equity: "la leva è vietata", ha detto Glarey. La vita media degli investimenti, che saranno di minoranza, sarà di 5 anni. All'imprenditore verrà garantita un'opzione put, che gli consentirà di ricomprare la quota del fondo, e sarà riconosciuta una clausola di earn-out del 20% in caso di vendita della partecipazione di Finanza & Sviluppo Impresa.
L'AD ha sottolineato "la capacità di origination (dei deal) delle Camere di Commercio", che ha già prodotto un'attività di selezione di potenziali investimenti nelle settimane scorse, e ha riferito che verranno costituiti "comitati locali, formati da persone radicate nel territorio", per lo scouting. Per quanto riguarda le garanzie di governance, fondamentali per i fondi che fanno investimenti di minoranza, Glarey ha detto che Futurimpresa metterà nei cda delle aziende "consiglieri per portare valore aggiunto", manager che "resteranno anche quando il fondo uscirà dal capitale". Le way-out più probabili sono la vendita all'imprenditore o l'integrazione fra imprese. Ermolli, pur non escludendo un collocamento delle partecipate, ha detto che "le Pmi potrebbero trovare orpellosa la borsa".
Il rendimento atteso del fondo "sarà modesto", ha concluso Ermolli. Glarey ha aggiunto che la sottoscrizione del fondo, dal punto di vista degli investitori, potrebbe "assomigliare ad un corporate bond", ovvero con un rendimento del 5-7%.
Dopo l'iniziativa del MEF con Cassa DDPP e le banche maggiori, ecco scendere in campo alcune importanti Camere lombarde, affiancate da grossi finanzieri ed advisor. Nel progetto leggo delle idee interessanti per un private equity mission oriented con numerosi sponsor e gruppi di attenzione (attenzione però anche a non allungare troppo i percorsi per chiudere un deal). Aspettiamo ora la risposta delle imprese.

Luca
Sat 13 Feb 2010, 17.45 - Stampa
Dal convegno di Napoli delle associazioni degli operatori finanziari riporto un passaggio del tradizionale intervento del Governatore della Banca d'Italia
La contrazione del credito riguarda le imprese, non le famiglie. A dicembre i prestiti alle imprese erano del 3 per cento inferiori a quelli del dicembre 2008. Da un lato, se ne era ridotta la domanda, per la forte flessione degli investimenti; dall’altro, incideva l’accresciuta cautela delle banche nell’offrire finanziamenti in una fase di profonda recessione.
L’espansione dei crediti alle famiglie è invece continuata, a ritmi dell’ordine del 3 per cento sui dodici mesi. I nuovi prestiti per l’acquisto di abitazioni vengono concessi prevalentemente a tasso variabile: occorre che i contraenti siano avvertiti del rischio che corrono in caso di aumenti di tasso. Secondo le indagini più recenti presso le banche, vi è una moderata ripresa della domanda di finanziamenti da parte delle imprese. Quelle impegnate in processi di adeguamento tecnologico e di internazionalizzazione meritano maggiore attenzione. Il Governo ha adottato diverse iniziative nel corso del 2009 per rafforzare il supporto delle banche alle piccole e medie imprese; importante continuerà a essere il ruolo dei Confidi nel migliorare le condizioni di accesso ai prestiti e nel preservare la qualità del credito bancario.
I modelli statistici di valutazione degli affidati in uso presso le banche utilizzano al momento i dati di bilancio delle imprese riferiti al 2008; dalla primavera cominceranno a elaborare quelli sul 2009 che, se la ripresa prosegue, potrebbero fornire una rappresentazione non più attuale della situazione. Occorre integrare i dati di bilancio con informazioni raccolte localmente, rendere più tempestive le revisioni degli affidamenti, affinare la selezione del merito di credito, prevedere incentivi equilibrati per coloro che gestiscono le relazioni con la clientela.
Quindi Banca d'Italia si aspetta ancora molto dai confidi, raccomanda alle famiglie di stare attenti al rischio di aumento tassi (vale anche per le imprese!) e auspica che le banche smorzino gli automatismi dei modelli di rating.

Luca
Sat 13 Feb 2010, 17.27 - Stampa
La Banca d'Italia ha pubblicato i Risultati della rilevazione sulle commissioni applicate dalle banche su affidamenti e scoperti di conto. Il rapporto consente di valutare gli effetti della legge n. 2 del 28 gennaio 2009, che ha vietato la commissione di massimo scoperto (CMS) sui conti correnti non affidati e ne ha disciplinato l’applicazione sui conti affidati, offrendo la possibilità di prevedere, in quest’ultimo caso, un corrispettivo per la messa a disposizione dei fondi. Cito le conclusioni:
Le variazioni contrattuali introdotte dalle banche a seguito degli interventi normativi hanno comportato, in media, una diminuzione degli oneri per commissioni, sia per i conti non affidati sia, soprattutto, per i conti affidati; peraltro, in un numero non ridotto di casi il passaggio dalla vecchia alla nuova struttura commissionale ha prodotto un peggioramento delle condizioni per la clientela.
Nel complesso, i benefici netti per i correntisti potrebbero essere inferiori a quelli stimati se compensati da incrementi nei tassi d’interesse e nelle voci generali di costo del conto corrente.
Soprattutto per i conti non affidati, per i quali la legge ha sancito la nullità della commissione di massimo scoperto, la varietà di commissioni introdotte in sua sostituzione ha ridotto il grado di comparabilità del costo dello scoperto di conto.
Il controllo amministrativo dei prezzi difficilmente elimina le pratiche arbitrarie e non trasparenti, specialmente nel mercato dei servizi bancari.

Luca
Fri 12 Feb 2010, 10.39 - Stampa
Amici visitatori mi hanno ragguagliato su un recente l’incontro con la Banca d’Italia richiesto da Assoconfidi al fine di ottenere chiarimenti in merito all’applicabilità ai confidi del provvedimento contenente le “Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull’usura”.
Assoconfidi ha preliminarmente fatto presente che i confidi non sono in grado di determinare il costo complessivo del finanziamento prescindendo da quello applicato dalla banca, tenuto conto del carattere accessorio della garanzia offerta dal confidi rispetto all’erogazione del finanziamento concessa dall’istituto di credito.
Alla luce di tale considerazione, la Banca d’Italia ha precisato che, in base alla normativa in oggetto, i confidi "106" non sono tenuti a segnalare i Tassi Globali Medi alla Banca d’Italia. Di contro il calcolo del TEG e la relativa comunicazione deve essere effettuata dai confidi 107, ma solo con riferimento all’attività di erogazione diretta di finanziamenti eventualmente svolta. Pertanto, se i confidi “107” non effettuano prestiti per cassa, essi dovranno inviare alla Banca d’Italia una segnalazione trimestrale “negativa” ("Niente da segnalare").
Assoconfidi ha inoltre reso noto alla Banca d’Italia che i confidi stanno ricevendo numerose richieste – da parte di alcuni istituti di credito – nelle quali si chiede di comunicare tutte le spese e le commissioni applicate dai confidi stessi ai propri soci, al fine di adempiere a quanto previsto dalla normativa sull’usura in oggetto. Sul punto è stato osservato che, dalla lettura della norma, non si rinviene in realtà alcun obbligo di comunicazione da parte dei confidi nei confronti delle banche. I suddetti costi potranno essere comunicati alle banche che ne facciano richiesta, nel caso in cui il confidi lo ritenga opportuno.
In proposito, la Banca d’Italia ha chiarito che i costi per il socio da computare nel calcolo del Tasso Effettivo Globale, sono esclusivamente quelli direttamente riferibili alla specifica operazione di finanziamento. Ciò significa che vanno incluse in tale calcolo le spese di istruttoria e le commissioni di garanzia corrisposte al confidi, mentre restano esclusi le quote associative ed i depositi cauzionali versati una tantum o comunque genericamente connessi con la partecipazione del socio ai benefici della mutualità e con la prestazione di ulteriori servizi. La Banca d’Italia dovrebbe fornire chiarimenti in apposite risposte a quesiti in merito a tali modalità di calcolo del TEG nel caso in cui il finanziamento sia concesso a fronte di una garanzia fornita da un confidi.
Spero di aver rappresentato correttamente i risultati dell'incontro. Aggiungo qualche commento personale:
  • il problema ha guadagnato l'attenzione dei confidi, delle banche, della Banca d'Italia; ci stanno tutti lavorando; questo è positivo;
  • la normativa interessa l'erogatore del prestito per cassa, quindi direttamente le banche, e soltanto indirettamente i confidi, tanto i 107 quanto i 106, in quanto garanti (i confidi 107 sono soggetti in prima persona solo per l'attività di finanziamento diretto per cassa);
  • i confidi non sono obbligati a fornire alla banca tutte le informazioni, sebbene molte di queste siano reperibili nelle convenzioni negoziate con le banche (che però non sempre entrano nei dettagli del tariffario); rimane quindi un problema di possibile opacità delle condizioni, perché la struttura di pricing (commissioni, spese e cauzioni/apporti a capitale) è complicata, e non c'è l'obbligo di "rivelarla" nella sua globalità;
  • a questo punto la trasparenza effettiva del costo del credito garantito (TAEG di filiera) diventa una scelta di valore rimessa ai confidi e alle banche; non è detto che prevalga la scelta virtuosa; banche e confidi potrebbero (specialmente oggi, con rischi crescenti e bilanci che soffrono) tollerare un'opacità che consente di aumentare il costo effettivo;
  • il costo del credito arbitrariamente alto tornerà ad essere un problema come negli anni ottanta? A questo punto si aprirebbe lo spazio per soggetti terzi (mediatori creditizi o consulenti specializzati in finanza, spesso in collaborazione con società di servizi legate alle associazioni di categoria o a gruppi finanziari) che assistono le Pmi nel rapporto con le banche (e i confidi). Ben sapendo che oggi il TAEG è il lato nascosto del problema del credito (il lato illuminato è la disperata ricerca di soldi), dubito che questi agenti di collegamento portino più trasparenza, essendo remunerati di solito con provvigioni sull'importo del fido, che tra l'altro spesso sfuggono all'inclusione nel TAEG; anche loro potrebbero prendersi una fetta della torta; a meno che si riconfigurino come consulenti finanziari indipendenti remunerati a commissione sul servizio (business office);
  • last but not least, l'attore ente pubblico ci mette dei soldi per far funzionare queste filiere; potrebbe quindi venire dallo Stato e dalle Regioni la spinta a completare il processo di trasparenza lasciato incompiuto dalla normativa bancaria; succederà? Ci vuole molto coraggio.
Le vostre opinioni, e soprattutto le vostre testimonianze di casi concreti, sono come sempre benvenute.

Luca
Thu 11 Feb 2010, 00.57 - Stampa
Da leggere l'opinione del collega Marco Onado (nel Sole 24 ore) sull'attacco dei proprietary trader agli anelli deboli di Eurolandia:
[...] alla speculazione sono state offerte munizioni in abbondanza, grazie alla liquidità creata generosamente almeno a partire dagli anni Novanta e ancora più generosamente proprio negli ultimi due anni per salvare il sistema finanziario mondiale dal disastro.
Ammesso che la speculazione sia una bestia feroce, non solo non si è fatto nulla per domarla, ma si sono graziosamente offerti (su un piatto d'argento, è il caso di dire) tutti gli strumenti perché continuasse ad agire indisturbata. Che non sia stato fatto nulla dopo le crisi di fine secolo (nonostante molti segni premonitori) è grave, ma che non sia stato fatto nulla negli ultimi due anni è semplicemente scandaloso.[...]
Ma chi ha costituito queste posizioni? Non certo solo gli hedge funds, cui è fin troppo facile attribuire la parte dell'orco malvagio. In prima linea troviamo il fior fiore (si fa per dire) delle banche globali, dalle ex investment bank americane a quelle europee, che hanno sviluppato in modo particolare l'attività sui mercati finanziari (spesso a scapito di quella al servizio di famiglie e imprese) e il cosiddetto trading di proprietà, che tecnicamente poi comporta l'assunzione di posizioni speculative per importi estremamente rilevanti.
Ma dove sono le tante misure che avrebbero potuto ridurre la consistenza di questo tipo di operazioni o avrebbero quanto meno consentito di renderle un po' più difficili e rischiose per chi le pone in essere? Dove sono i limiti all'indebitamento sulle banche? Dove sono le imposizioni eccezionali su certe forme di passività? Dove sono gli obblighi di spostare la maggior parte possibile dei derivati su mercati regolamentati? Dove sono i vincoli al trading proprietario? Sembra di ripercorrere l'Antologia di Spoon River: «Tutti, tutti dormono sulla collina».[...]
Al dibattito sulle colpe delle megabanche e le responsabilità dei governi fanno bene critiche severe come questa. Intuisco però un vuoto di proposta culturale (e politica, naturalmente) nel partito dei domatori dei trader-belva. Un'idea del tipo: sui mercati finanziari serve questo tipo di operatività, quest'altra crea solo scossoni e redistribuzioni selvagge di ricchezza, e lo dimostriamo con questo, questo e quest'altro fatto, quindi ...
In realtà, i mercati servono per rifinanziare trillioni di debito in scadenza, non si possono mettere in freezer. Gli squilibri ci sono, la speculazione (cinica, non sadica) non fa altro che mettere il dito nella piaga. Occorre che la risposta dei governi e dei banchieri centrali sia altrettanto coordinata, tempestiva e forte (ma molto, molto più lungimirante). Prenderà forma questa intelligenza superiore?

Luca
Tue 9 Feb 2010, 11.36 - Stampa
Bell'articolo sul Sole 24 ore di due eminenti economisti, Oliver Hart e Luigi Zingales:
Nel contesto degli sforzi per evitare un replay della crisi finanziaria dello scorso anno, sta emergendo un consenso crescente fra autorità, studiosi e operatori del settore sullo strumento dei CoCo bonds, obbligazioni convertibili eventuali. Il concetto è quello di introdurre nella struttura del capitale delle banche una quota di strumenti di debito che possano essere convertiti in azioni quando l'istituto di credito si trova in difficoltà.[...] Se vogliamo impedire questi default serve un meccanismo che induca le banche a raccogliere più capitale quando le loro riserve di sicurezza si assottigliano. Purtroppo è in quel momento che raccogliere capitale costa di più: i nuovi fondi sorreggono il valore del debito esistente invece di creare valore per gli azionisti. Come possiamo fare per indurre le banche a raccogliere capitali?
Possiamo imparare dalle banche stesse. Quando gli istituti di credito finanziano l'acquisto di titoli a margine da parte di investitori, tengono quotidianamente sotto controllo l'ammontare del collaterale. Se scende sotto a una certa soglia, fanno una richiesta di deposito, obbligando l'investitore a scegliere se depositare una cifra aggiuntiva come garanzia o perdere l'investimento.[...]
Questo problema può essere risolto con una soglia automatica basata sui tanto denigrati Cds (Credit default swaps). I prezzi dei Cds forniscono un'informazione aggiornata sul rischio di rimborso di un determinato debito: si potrebbe imporre al regolatore di effettuare una richiesta di deposito ogni volta che il prezzo Cds del debito di una banca supera una certa soglia, ad esempio una media di un punto percentuale rispetto al mese precedente. Una soglia verificabile, basata sul mercato, mette al riparo dal rischio che il regolatore ritardi il momento dell'intervento.[...]
Buona lettura.

Luca
Tue 9 Feb 2010, 11.21 - Stampa
Come riferisce Risk.net, Citigroup intende creare un indice sulle condizioni di liquidità dei mercati finanziari sul quale avviare il trading di appositi contratti derivati. L'indice dovrebbe tracciare il grado di tensione sui mercati secondari. Non sarà semplice da calcolare: terrà conto di misure di volatilità anomala dei returns sui principali mercati, e inoltre di dati più empirici, come gli spread denaro/lettera. I primi commenti già segnalano un possibile azzardo morale: solo le mega-banche "too big to fail"potrebbero vendere protezione sul rischio di una crisi di liquidità. La stessa Citi non sarebbe qui a ventilare l'idea se il Governo e la Fed non l'avessero soccorsa nel 2008.

Luca
Sun 7 Feb 2010, 23.56 - Stampa
A Barcellona, come racconta Gigi Garanzini, è nata l'Agrupacion de Veteranos del Barça, associazione di vecchie glorie che vuole aiutare i compagni di un tempo che vivono un presente difficile, se non drammatico, a dare un senso al loro futuro (come spiega il presidente, l'ex-centravanti Raul Alfonseda).
Non è un caso che la squadra più bella e più forte del mondo ospiti nel suo entourage iniziative come questa. Ma tutte le comunità umane autentiche sono così: hanno un'anima, il senso di un'impresa grande da compiere e del valore infinito delle persone che vi partecipano. E' lo spirito giusto per far crescere il talento dei giovanissimi, ma anche per ridare gusto del vivere ai veterani provati dalle avversità. Li vanno a cercare, gli dicono "Siete con noi, quello che abbiamo fatto insieme vale per sempre." Questa è una scuola, di calcio e di umanità.
Non c'è forza né bellezza nel modo in cui stiamo affrontando, in Italia, gli effetti della crisi. Così almeno appare dai giornali. Guardiamo alle imprese in difficoltà: chi se le prende a cuore? Chi aiuta le persone che ci lavorano a ridare un senso al loro futuro? Sì, ci sono gli ammortizzatori sociali, le azioni dei sindacati e gli appelli dei governi locali. Ma bastano?
Il mondo ci sta cambiando intorno, abbiamo un'idea delle grandi tendenze, ma possiamo fare ben poco per prevedere e pianificare i problemi e i passi immediati. Ci vuole un'attenzione appassionata alle circostanze per vedere (prima di tutto) le possibilità per sé e per le persone di cui si è in qualche modo responsabili, dipendenti, colleghi, fornitori. Grazie al cielo, molte imprese si muovono con questa energia. Occorre aiutarle.
Proponendo i "tavoli dell'attenzione", Emma Marcegaglia chiede appunto di aiutare le imprese che hanno ancora la capacità di stare sul mercato, idee buone, ma sono in difficoltà, aggiungendo "Non vogliamo salvare le aziende decotte".
Perché non rimanga un auspicio, dobbiamo accettare il fatto che oggi, anche per le imprese più belle e meglio gestite, l'insuccesso è un evento possibile. Non c'è un confine netto tra imprese che ce la possono fare e altre spacciate.
Per questo non mi stancherò mai di ripetere che le politiche di rilancio delle imprese in difficoltà sono zoppe se non si accompagnano ad interventi di soluzione delle crisi non più recuperabili. E questo vale anche per le banche: se qualcuno pensa di cavarsela scaricando le perdite su altri perché è più sveglio, ci ripensi. Di perdite ce ne potrebbero essere tante da mandare tutti a fondo, se la regola diventa "il diavolo si prenda chi resta indietro".
Ma qui le istituzioni (e i tavoli) possono fare poco, occorre che persone vadano a cercare altre persone per dir loro "Siamo insieme, quello che siamo e che facciamo ha comunque un valore infinito"

Luca
Sat 6 Feb 2010, 21.58 - Stampa
Nei Temi di discussione della Banca d'Italia è uscito un paper interessante di Massimiliano Affinito ed Edoardo Tagliaferri, Perché le banche cartolarizzano (o cartolarizzavano?) i loro prestiti? Un’analisi empirica del mercato italiano. Ecco l'abstract:
Il lavoro analizza le determinanti della decisione delle banche di cartolarizzare i propri crediti. Tale processo, sebbene sia progressivamente aumentato, è rimasto in media modesto. I risultati mostrano che le banche meno capitalizzate, con meno profitti, meno liquide e con maggiori sofferenze hanno fatto ricorso più intensamente alle cartolarizzazioni, per ammontari maggiori e prima delle altre. Inoltre, dopo aver effettuato le cartolarizzazioni, le banche opererebbero con livelli di capitale relativamente più bassi ma superiori ai minimi richiesti, farebbero meno ricorso ai depositi, ridurrebbero le sofferenze e otterrebbero profitti più elevati.
Conclusioni ragionevoli su una tecnica finanziaria alla quale si è chiesto più di quello che poteva dare, attribuendole proprietà alchemiche che non poteva avere.

Luca
Sat 6 Feb 2010, 09.46 - Stampa
Dal Sole 24 ore:
Un «tavolo dell'attenzione» in ogni città tra imprese e banche per aiutare le aziende ancora in difficoltà per la crisi. È la proposta della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lanciata in occasione del convegno "Crescere insieme alle imprese, soluzioni per il sostegno delle Pmi sul territorio", organizzato da Confindustria, Uir, Piccola industria di Confindustria e Intesa SanPaolo. I tavoli tra associazioni imprenditoriali e banche «saranno operativi tra un mese presso le nostre associazioni territoriali», ha spiegato la numero uno di viale dell'Astronomia, con il compito di «aiutare le nostre aziende a preparare business plan» lavorando per «migliorare la propria situazione avendo a fianco le banche che poi decideranno quali sono le aziende meritevoli di credito».
Emma Marcegaglia ha anche ricordato che «abbiamo davanti mesi difficili: il combinato disposto di Basilea2, l'annuncio di Basilea3 e bilanci aziendali 2009 peggiori dei precedenti rischia di far partire una profonda restrizione del credito e rischia di uccidere le imprese. Dobbiamo aiutare le imprese che hanno ancora la capacità di stare sul mercato, idee buone, business plan, ma sono in difficoltà». La leader degli industriali ha anche sottolineato che non si vogliono «salvare le aziende decotte, ma le imprese in difficoltà».
L'idea è stata accolta dal ceo di Intesa SanPaolo. «Dico sì ai tavoli dell'attenzione - ha detto il ceo, Corrado Passera - per evitare i tavoli della tensione»[...]
Sul Fondo di garanzia, la leader degli industriali ha sottolineato che «ha dato maggiore attenzione alle Pmi: lo stanziamento c'é, utilizziamolo bene. Oggi le imprese ci chiedono Confidi più capitalizzati». Il Paese dovrà però evitare «di uscire dalla crisi come ci siamo entrati: l'Italia é stata infatti colpita dalla crisi quando già era in crisi, ma ha tenuto il sistema delle imprese e anche dal punto di vista della coesione sociale. Le aziende, anche in presenza di diminuzioni del fatturato del 20-30% hanno ottenuto i finanziamenti, perché il sistema bancario era più sano. Però questo non basta, non ci possiamo accontentare: noi abbiamo subito una riduzione del 10% di Pil in 10 anni». Un numero pazzesco, ha detto la leader degli industriali: «si tratta di 700 miliardi di euro di mancata ricchezza, é un'enormità. Dobbiamo avere il coraggio di ritrovare la capacità di crescere».
Sono in totale sintonia con la proposta della Presidente degli industriali italiani. Chi siederà al "tavolo"?

Luca
Sat 6 Feb 2010, 09.33 - Stampa
Stefano Simonato di Fidimpresa Venezia (di area Confcommercio) mi informa cortesemente che il suo confidi ha presentato domanda di iscrizione all'elenco speciale nel dicembre 2009. Il portalino ora conta 8 autorizzazioni e 32 istruttorie, più 3 domande da presentare nel 2010. Rinnovo l'invito a segnalare altri confidi sulla via dell'iscrizione a 107.

Luca
Fri 5 Feb 2010, 09.10 - Stampa
L'amico Bartolo mi segnala che sulla sua confidi.tv è disponibile il video del forum sui confidi svoltosi a Pescara lo scorso 20 gennaio. Il mio intervento è su questa pagina.

Luca
Tue 2 Feb 2010, 16.41 - Stampa
Il Presidente della Confesercenti, Marco Venturi, è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione di Italia Com-fidi. Così le agenzie (vedi qs news ASCA) hanno ripreso il suo intervento:
''Il 2010 sara' un anno difficile soprattutto per le Pmi. Un forte segnale di incoraggiamento per tenere duro e guardare avanti oltre la crisi viene dalla nascita di 'Italia Com-fidi: la prima struttura che opera su scala nazionale e si colloca ai vertici del sistema dei Confidi. Rappresenta oltre 60.000 imprese associate al sistema Confidi della Confesercenti con finanziamenti garantiti per 4 miliardi 400 milioni di euro e che ogni anno e' in grado di assicurare nuovi finanziamenti a 10.000 imprese per 1 miliardo di euro circa''.
Avevamo già riferito qui della nascita di Italia Com-fidi mediante incorporazione di Ciessepi Piemonte, Euroconfidi Impresa (Milano) e Eurofidi Veneto in Toscana Com-fidi. Queste slide, diffuse oggi, illustrano la strategia e i numeri del nuovo, grande confidi. Ecco i numeri del portafoglio garanzie distinto per forme tecniche: 24 milioni di prima richiesta, 498 milioni di sussidiarie, 3.560 milioni di segregate (convenzioni con cap) e 316 milioni di tranched cover. Il tutto supportato da un patrimonio di vigilanza libero di 57 milioni (le esposizioni segregate e tranched sono presumibilmente coperte con fondi rischi dedicati non inclusi nel patrimonio di Vigilanza). L'operatività è concentrata in Toscana (2.261 milioni), seguita a distanza da Lombardia (371 miloni), Piemonte (314 milioni), Triveneto (282 milioni), Lazio (246 milioni) e Umbria (192 milioni) e altre regioni (Emilia-Romagna, Campania, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Liguria).
Italia Com-fidi è, ovviamente, tra gli aspiranti confidi 107. Sarà interessante seguire gli sviluppi del suo modello di business nel nuovo assetto societario sulla via della trasformazione in intermediario vigilato.

Luca