Thu 30 Apr 2009, 07.06 - Stampa
Dopo la proposta sulle agenzie di rating, la Commissione europea ribadisce il suo interventismo verso i maggiori indiziati della crisi finanziaria. Lo fa con una proposta di direttiva volta ad introdurre obblighi di registrazione e di vigilanza informativa sugli hedge fund con più di €100mn di asset (per i fondi di private equity con vincolo di investimento ad almeno cinque anni la soglia di assoggettamento sale a €500mn). Nel parla il Sole oggi a pag. 37.
Non so come reagirà questa industria dinamica e proteiforme, nata per avere le mani libere (e fiera di difendere questa libertà, affermando che rischia capitali veri di grossi investitori, con una leva relativamente bassa). Il problema è il peso abnorme di questo comparto, dovuto anche alla sua passata legittimazione da parte dei grandi asset managers (sotto l'eufemismo di "investimento alternativo").
In Europa, se c'è un problema, si produce un atto normativo. Serve sempre?

Luca
Thu 30 Apr 2009, 06.57 - Stampa
Ancora dal Sole 24 ore odierno a pag 17
In giugno, per l’esattezza «entro la prima quindicina di giugno» la Cassa depositi e prestiti sarà in grado di erogare indirettamente, cioè attraverso gli sportelli delle banche, la prima tranche dei finanziamenti alle Piccole e medie imprese previsti dal piano anticrisi del Governo per una cifra compresa tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. Lo ha detto ieri l’amministratore delegato della Cdp Massimo Varazzani, nel corso della conferenza stampa sui dati del bilancio 2008 approvato ieri stesso dal Consiglio di amministrazione [...].
La Cassa è dunque pronta a dare il via a tamburo battente alla sua nuova missione, che sarà tanto rivoluzionaria quanto la riforma del 2003 che la trasformò in spa, la portò fuori dal perimetro della pubblica amministrazione con l’ingresso di azionisti privati. La Cdp infatti a partire dal secondo semestre 2009 potrà per la prima volta nella sua storia utilizzare la raccolta del risparmio postale per finanziare, a condizioni di mercato rapportate al merito di credito, le opere di interesse pubblico "promosse" dagli enti della pubblica amministrazione ma realizzate da soggetti pubblici e anche privati, purché soddisfino criteri di sostenibilità economico-finanziaria.
Questi progetti, che rientreranno tendenzialmente nelle categorie del partenariato pubblico-privato e del project financing.[...]
Entro la fine di maggio, la Cassa prevede di firmare una speciale convenzione con l’Abi, passaggio necessario per stabilire le modalità di assegnazione alle banche dei fondi dedicati alle Pmi, calibrati sulla quota di mercato di ciascun istituto: questo meccanismo eviterà che la Cassa entri in concorrenza con le banche perché Via Goito non finanzierà direttamente le Pmi, non si assumerà il rischio-impresa ma solo il rischio-banca. Inoltre, come ha puntualizzato Bassanini, questo sistema non consente di discriminare tra banche, che tra l’altro saranno lasciate libere di aderire all’iniziativa o meno.
Per agevolare il sistema bancario, oltre alla Cassa che metterà a disposizione la sua liquidità (consentendo alle Pmi di risparmiare e molto rispetto ai costi dei prestiti bancari), in questa iniziativa avrà un ruolo anche la Sace che dovrebbe garantire fino al 50% del rischio-impresa: le Pmi saranno chiamate a utilizzare come collaterale i crediti vantati verso la Pa o nei confronti di altre imprese.

Luca
Thu 30 Apr 2009, 06.53 - Stampa
Dal Sole di oggi a pag. 17
Si tiene quest’oggi alle 15 e 30 a Via XX Settembre la riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria, la task force anti-crisi della quale fanno parte di diritto, accanto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che la presiede, il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, il presidente della Consob, Lamberto Cardia, il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. I temi all’ordine del giorno sono due: il primo è la dinamica dell’afflusso di credito all’economia e alle piccole e medie imprese, in particolare. Si dovrebbe tenere anche una prima valutazione dell’esercizio svolto dagli Osservatori regionali sul credito, previsti dal Dl anticrisi istituiti presso le prefetture, ai quali presenziano anche gli esperti di Bankitalia.

Luca
Wed 29 Apr 2009, 17.54 - Stampa
Grazie alla segnalazione di un visitatore (che ringrazio) vi metto a disposizione il testo dell'atteso decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che introduce la garanzia di ultima istanza dello Stato sulle operazioni garantite dal fondo centrale di garanzia per le Pmi. Reca la data del 25 marzo, e non mi risulta sia già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il testo, che consiglio di scaricare (link sopra), ha una stesura semplice. Nelle premesse cita un "avviso espresso dalla Banca d'Italia sul testo del presente decreto con nota n.315995 del 24 marzo 2009". Gli interventi del Fondo di garanzia sono assistiti, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza. [quali interventi? Il nuovo flusso, ovvero quelli deliberati dopo l'entrata in vigore del decreto? Oppure lo stock delle garanzie in essere già prima? Pare che il MEF si atterrà alla prima interpretazione, la più restrittiva] La richiesta di escussione della garanzia statale può essere inoltrata al MEF e al gestore del fondo trascorsi 60 giorni dalla richiesta (non onorata) di pagamento al Fondo. La garanzia opera in caso di inadempimento da parte del Fondo in relazione agli impegni assunti a titolo di garante, controgarante o cogarante. La garanzia opera limitatamente alla quota dovuta dal Fondo per la garanzia concessa.
Aspettiamo ora notizie più precise sulla pubblicazione e conferme definitive sulle modalità di attuazione.

Luca
Wed 29 Apr 2009, 16.41 - Stampa
La Banca d'Italia rende disponibili le tabelle in formato excel contenenti i risultati dell'Indagine sul credito bancario (BLS) - Risultati per l’Italia (ultimo aggiornamento - Aprile 2009). Si tratta di un sondaggio condotto a livello Eurozona tra i responsabili crediti delle banche. Nel credito alle imprese, si nota rispetto a gennaio un calo delle risposte che segnalano irrigidimento dell'offerta di credito. La stretta si sarebbe accentuata nei tre mesi precedenti il sondaggio di più verso le grandi imprese che verso le Pmi, e di più sul medio-lungo che sul breve. Nei tre mesi seguenti si prevede una stazionarietà del grado di restrizione. I fattori di freno all'offerta sono le attese sull'economia in generale o di particolari settori e imprese, più che problemi di funding, liquidità o dotazione di patrimonio. Si segnala invece un calo della domanda di finanziamenti, specie per gli investimenti fissi e la finanza straordinaria.

Luca
Tue 28 Apr 2009, 23.33 - Stampa
Riprendo il commento di Dario a un precedente post. Dario cita articoli apparsi su quotidiani o inserti veneti forse non facilmente reperibili nel resto del paese, quindi ho ritenuto interessanti il suo racconto e le sue riflessioni:
Oggi ben tre articoli usciti (il Mattino, il Gazzettino e il Corriere della Sera) sulla situazione della banca padovana. La notizia più stravagante e quella con cui si chiede alle banche esposte di trasformare le insolvenze garantite in partecipazioni della Banca di Garanzia; si chiede quindi alle banche di iscrivere in bilancio asset tossici in piena controtendenza con quello che si sta cercando di fare sui mercati finanziari dell'intero globo. In pratica la proposta è quella di produrre nuovi titoli spazzatura da aggiungere a quelli che probabilmente hanno causato la crisi di cui oggi patiamo. Chiamiamola pure finanza creativa ma forse questo è il segnale che il management non sa più che pesci prendere. E intanto l'Assemblea dei soci si avvicina (in prima convocazione il 30 aprile e in seconda il 5 maggio) senza che da Via Nazionale giungano ancora segnali di nomina del Commissario straordinario che prenderebbe in mano la situazione azzerando tutte le funzioni sociali ivi compresa l'Assemblea; il timore è che giunti in Assemblea questa ponga in liquidazione la società. Va anche detto che il Commissario se nominato, non avrà la bacchetta magica: difficilmente la Popolare di Garanzia potrà riprendere la propria attività visto che ha capitale azzerato e per fare impieghi, alias fideiussioni, ha bisogno di un patrimonio di vigilanza che al momento nessuno sembra aver intenzione di fornirgli (ridicolo l'appello di Unindustria di versare quote, in questo momento di sobrietà economica, agli industriali padovani che tra l'altro hanno già perso ingenti denari) e dato che sono sempre più gli Istituti di credito che hanno comunicato di non gradire le garanzie delle Popolare padovana. Ma quello che più mi preme sottolineare è il futuro dei circa 70 dipendenti che a causa di decisioni errate e finanza allegra da parte della dirigenza (si parla di spese folli in consulenze e benefit da banca degli emirati arabi) rischiano oggi il posto di lavoro[...].
La crisi della Popolare di garanzia è un evento traumatico che ha investito, sia pur collateralmente, il settore della garanzia collettiva. Meriterebbe di essere discusso in un forum più ampio.

Luca
PS 28/4: Qui il link a un articolo del 26/4 sul Mattino di Padova
Tue 28 Apr 2009, 16.48 - Stampa
Nell'ambito del progetto smefin abbiamo appena pubblicato l'ultimo importante lavoro (il progetto si è chiuso il 31 marzo scorso). Si tratta di un ponderoso paper dal titolo Gestione delle crisi e valutazione d’azienda in ipotesi di risanamento e di liquidazione (dal link trovate il file pdf scaricabile). L'ha scritto un nostro laureato, Paolo Dorigato, partendo dal modello di valutazione delle aziende in crisi opera di Flavio Aldrighetti, e approfondisce i temi trattati nel precedente paper dello stesso Flavio e di Roberta Savaris. E' interessante per i professionisti della gestione del contenzioso perché, oltre a dare una rassegna del quadro giuridico e della dottrina sulla valutazione delle aziende, presenta due casi reali di scelta tra concordato e fallimento, con calcolo puntuale della LGD per i creditori di vario rango. Se vi interessano questi temi ne consiglio caldamente la lettura.

Luca
PD 1/5: ho ricreato il pdf in windows perché in mac decuplicava i mbyte; adesso il file è più maneggevole, lo trovate sempre come allegato qui
Tue 28 Apr 2009, 12.34 - Stampa
Se siete interessati alla diagnostica applicata al sistema bancario internazionale, vi interesserà leggere questo recente documento della Fed statunitense nel quale si illustrano l'impostazione e le modalità di attuazione dello SCAP (Supervisory Capital Assessment Program), utilizzato per apprezzare la tenuta dell'adeguatezza patrimoniale delle banche USA. Un esame che 20 banche non avrebbero superato.

Luca
Tue 28 Apr 2009, 11.10 - Stampa
A pag. 41 del Sole 24 ore si commenta il rilancio del consorzio PattiChiari, promosso da banche (non tutte hanno aderito) e associazioni di consumatori (anche qui due defezioni) per assicurare trasparenza e comparabilità tra le offerte di servizi bancari. Sull'evento di presentazione della fase due di PattiChiari andate a questo sito.

Luca
Tue 28 Apr 2009, 11.02 - Stampa
Bella intervista a Peter Fisher, managing director della società di gestione BlackRock, a pag. 7 del Sole 24 ore di oggi. Così conclude:
Gli Stati potrebbero emettere bond centenari indicizzati all’inflazione: tuttavia il piano di ammortamento con capitale rimborsato nel corso della vita del titolo attenuta il timore degli investitori sulle spinte inflazionistiche. E poi l’alta inflazione non è dietro l’angolo...
Cosa intende dire?
L’inflazione arriverà più tardi di quanto si aspetti il mercato. Perché l’alta inflazione possa tornare occorrerebbe eliminare l’output gap, l’eccesso di domanda rispetto all’offerta. Ci vorrebbe la piena occupazione, condizioni di accesso al credito allentate: tutte eventualità che impiegheranno svariati anni per concretizzarsi.
Fisher consiglia anche allo Stato italiano di indebitarsi a cent'anni e non più con titoli a rimborso unico, bensì rateale, per ridurre il rischio di liquidità pagato al mercato.

Luca
Fri 24 Apr 2009, 08.54 - Stampa
Come riferisce Adriana Cerretelli sul Sole 24 ore di oggi a pag. 41, Il Parlamento europeo ha approvato ieri a Strasburgo a larghissima maggioranza (569 voti a favore, 47 contrari e 4 astensioni), le norme che regolano le agenize di rating. Le agenzie del rating come Standard and Poor's, Moody's o Fitch, che valutano i rischi per chi investe negli istituti (o negli Stati) che emettono titoli di credito, saranno sottoposte a un regime Ue di autorizzazione e controllate da un collegio che riunirà i supervisori nazionali dei Ventisette (il comitato dei regolatori europei - Cesr). Le agenzie dovranno essere più trasparenti, eliminare i conflitti d’interesse e rendere pubblici gli elementi e i criteri di valutazione adottati. Il nuovo regolamento Ue sostituirà, nei fatti, l’attuale autoregolmentazione delle agenzie di rating basate su codici volontari di buona condotta.

Luca
Fri 24 Apr 2009, 08.50 - Stampa
Una notizia dal Sole di oggi a pag. 23
Ieri a mezzogiorno, nella sede romana di Banca Marche, è stato firmato l’accordo per il prestito da 30 milioni di euro alla Antonio Merloni.
Questa operazione finanziaria, che vede appunto come capofila del pool questo istituto di credito, è essenziale per il futuro dell’impresa marchigiana, marchio storico degli elettrodomestici e della componentistica del nostro Paese.
In realtà, a fornire la maggior parte dei soldi saranno Monte Paschi e UniCredit, che garantiranno un terzo della provvista finanziaria. Con loro, ci saranno anche la Popolare Ancona e Intesa Sanpaolo. In questo caso, il sistema bancario ha compiuto una scelta in linea con il passato prossimo: ciascun istituto, in termini di esborso finale, partecipa in maniera direttamente proporzionale alle perdite subite con la vecchia gestione della Antonio Merloni.
Adesso, il prossimo passo è quello del passaggio formale al ministero dell’Economia. La garanzia di Stato è sicura. Bruxelles ha dato il suo ok. Ma, in Via XX Settembre, per apporre la garanzia pubblica debbono ancora essere espletate alcune pratiche.

Luca
Fri 24 Apr 2009, 08.45 - Stampa
Ieri la Banca d'Italia ha diffuso il Rapporto sulle tendenze del sistema produttivo italiano. Ecco il riassunto:
Nell'ultimo decennio l’economia italiana ha segnato il passo, sia in prospettiva storica sia rispetto ai principali paesi europei. È opinione diffusa che questo andamento rifletta problemi strutturali irrisolti, resi più pressanti dai notevoli cambiamenti che hanno caratterizzato l’economia mondiale, la rivoluzione tecnologica, la globalizzazione e l’integrazione europea. L’obiettivo del rapporto è ricomporre in un quadro unitario vari elementi di analisi della mancata crescita italiana e derivarne indicazioni utili per la politica economica. Si esamina l’andamento del sistema produttivo italiano in un’ottica di medio-lungo periodo, segnalando gli aspetti di debolezza e gli eventuali segnali di ripresa, approfondendo le caratteristiche sistemiche che, direttamente o in connessione con gli shock esogeni, possono aver inciso negativamente sulla sua performance. Il taglio prevalentemente, ma non esclusivamente, microeconomico evidenzia la forte eterogeneità tra le imprese, di cui occorre tenere conto nell’analisi dei fattori cruciali per la crescita.
Franco Locatelli sul Sole 24 ore a pag. 19 commento le priorità di intervento che emergono dallo studio: concorrenza, produttività, innovazione, crescita dimensionale e fisco.

Luca
Fri 24 Apr 2009, 08.34 - Stampa
Il peggio per l'economia mondiale sarebbe pensare che il peggio è passato. Con freddezza l'Economist in questo editoriale invita a prepararsi per una lunga marcia di uscita dalla crisi, rammentando che le crisi bancarie provocano recessioni lunghe e riprese deboli, mentre servirà molto tempo prima di far tornare i capitali nei mercati emergenti. «La fine della peggior crisi dai tempi della Grande depressione - conclude l’articolo - è molto lontana».

Luca
Fri 24 Apr 2009, 08.28 - Stampa
Dalla prima del Sole 24 ore di oggi, cito dall'articolo "La stretta fiscale sul credito fa male alla piccola impresa".
Piccole e medie imprese in difficoltà. Società quotate in salvo. Queste le indicazioni che emergono sugli effetti dell’applicazione della stretta sulla deducibilità degli interessi passivi con cui le imprese fanno i conti per la prima volta in queste settimane e che avrebbe dovuto contribuire a "compensare" il taglio dell’aliquota Ires al 27,5 per cento.
Da un’indagine condotta sui maggiori gruppi quotati emerge che questi soggetti, grazie al minor livello di indebitamento e alle opportunità offerte dal consolidato, non subiranno aumenti di prelievo. Gestire le nuove regole sarà sicuramente più difficile per le piccole e medie imprese che potrebbero soffrire dell’effetto combinato che deriva dalla diminuzione dei risultati operativi e dall’aumento del ricorso all’indebitamento in tempo di crisi. Le piccole e medie imprese potrebbero avere, però, un sollievo dall’attenuazione degli studi di settore

Sull'argomento i miei colleghi di Parma, coordinati da Giulio Tagliavini, hanno appen pubblicato un libro Il costo e la sostenibilità del debito, distribuito dalla libreria web lulu.com. E' stato realizzato nel progetto smefin.

Luca
Thu 23 Apr 2009, 16.58 - Stampa
Ricevo e pubblico volentieri questa segnalazione del dott. Arzerello, nostro assiduo visitatore e grande esperto del mondo confidi.
Egr. Prof.
mi trovo spesso di fronte a confidi che stanno crescendo molto a seguito delle fusioni e che si avvicinano o stanno affrontando l’esperienza 107. Spesso mi chiedono quali sono le caratteristiche professionali “ideali” necessarie per guidare queste strutture.
La figura del “direttore” di un confidi proviene dall’interno della struttura? Deve aver maturato esperienze nel settore bancario? Deve avere esperienze manageriali nei servizi? E’ una persona di associazione o deve avere dimestichezza con la vigilanza?
Capisco bene che si debba guardare soprattutto la persona e le sue capacità piuttosto che generalizzare uno schema standardizzato ma Le volevo gentilmente chiedere se si sente di promuove un piccolo sondaggio sul suo Blog. Ovviamente il Suo commento è il primo ad essere di grande interesse. La ringrazio anticipatamente e Le porgo cordiali saluti.

Pierpaolo Arzarello

Io conosco un buon campione di direttori di confidi. Il direttore ideale dev'essere una gran lavoratore. Nel passaggio a 107 gli serviranno soprattuto capacità organizzative e di leadership, e un'attenzione forte all'efficienza. Deve essere molto autorevole nei confronti dei suoi stakeholder.
Non è molto, ma forse può bastare per cominciare la discussione.

Luca
Wed 22 Apr 2009, 11.07 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi, Isabella Bufacchi in prima:
Uno scudo fiscale europeo mirato ai rimpatri di capitali detenuti clandestinamente all’estero ma che non preveda regolarizzazioni, vale a dire semplici «emersioni giuridiche» di patrimoni che però rimangono nei paradisi fiscali. È questa l’operazione su scala continentale che sta prendendo forma con lo scopo di recuperare una ricchezza stimata intorno ai 2mila miliardi di euro. L’obiettivo del Governo italiano ma anche di Bruxelles è di lanciare l’operazione entro la fine del 2009. L’impostazione dell’euroscudo fiscale prevede una condivisione generale del meccanismo tra gli Stati membri dell’Ue senza però partecipazione obbligatoria. Da superare ancora la questione dell’aliquota (penale del capitale rimpatriato): il 2,5% utilizzato dall’Italia nelle operazioni del 2001 e 2003 è considerato troppo basso ma il Governo non vorrebbe superare la soglia del 10%. Intanto in Francia è già operativo uno sportello per chi ha esportato illegalmente capitali all’estero.

Luca
Sun 19 Apr 2009, 22.12 - Stampa
Trovate qui il mio intervento al convegno "Più forti della crisi: protagonisti in azione". Faccio la storia dell'idea del Business Point, e mi interrogo sul perché mi sia venuta, e su come farla crescere.

Luca
Sat 18 Apr 2009, 09.08 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi, pag. 27:
Il sogno dell’«impresa in un giorno» sta per tramutarsi in realtà. Certo, mancano ancora alcuni passaggi, ma con l’approvazione del provvedimento sulla «comunicazione unica» – prevista dall’articolo 9 del decreto legge n. 7 del 31 gennaio 2007, convertito dalla legge n. 40 – è stato compiuto uno step di fondamentale importanza sulla via della semplificazione. Assicurata la costituzione sprint dell’impresa, ora potrà essere accelerata anche la fase successiva e cioè quella relativa al concreto avvio dell’attività imprenditoriale attraverso il potenziamento dello "sportello unico" (anche alla luce delle indicazioni contenute nella manovra d’estate).
Con due anni di ritardo sulla tabella di marcia, dunque, il Dpcm che disciplina gli adempimenti per far nascere l’impresa con una sola comunicazione al registro delle imprese – anziché attraverso le diverse procedure attualmente necessarie – è stato firmato da tutti i ministri competenti (Economia, Sviluppo economico, Funzione pubblica e Welfare).
Una volta esaurite le formalità legate alla registrazione del decreto da parte della Corte dei conti e alla sua pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», perciò, sarà possibile fra nascere "giuridicamente" l’impresa (individuale o societaria) presentando un unico modello (in via telematica o mediante supporto informatico) presso le Camere di commercio. Queste ultime, del resto, sono già pronte avendo sperimentato il sistema da oltre un anno.
La comunicazione unica al registro delle imprese sarà sufficiente infatti per assolvere tutti gli obblighi amministrativi previsti ai fini previdenziali, assistenziali, fiscali, nonché per l’ottenimento del codice fiscale e della partita Iva. In pratica, le Camere di commercio (Cdc) faranno da collettore delle "dichiarazioni di nascita" dell’impresa ed effettueranno i controlli imposti dalla legge sull’iniziale istanza. E saranno direttamente le Camere di commercio a dialogare online con le altre amministrazioni pubbliche nonché con le nasciture imprese. A queste ultime, qualora non ne siano già dotate, sarà assegnata gratuitamente una casella di posta elettronica certificata per la notifica degli esiti delle domande e delle eventuali iscrizioni.
La comunicazione unica sarà poi "spacchettata" e diramata dalle Cdc all’agenzia delle Entrare (per il rilascio del codice fiscale e della partita Iva), all’Inps, all’Inail, oltre che alle commissioni provinciali per l’artigianato e al ministero del Lavoro per quanto di specifica competenza. La comunicazione unica sostituisce una serie di adempimenti (per il dettaglio si veda il grafico a fianco), tra i quali la dichiarazione di inizio attività e le domande d’iscrizione all’Inps e all’Inail.
Di Comunicazione unica avevo parlato qui due anni fa. Si sono fatti notevoli progressi. Ho scaricato dal sito del Registro Imprese i software CI e Fedra plus per la compilazione dei moduli digitali. Ci sono margini di "efficientamento" ulteriore nelle procedure di compilazione, specie per quanto riguarda l'unificazione del modello dati che sta sotto i tracciati richiesti dalle varie amministrazioni. In ogni caso, quello che è stato fatto è un grosso risultato.
La procedura di Comunicazione Unica farà da traino commerciale ai servizi di firma digitale e posta elettronica certificata di Infocert, ente certificatore e provider di servizi di document management, creato nel 2007 come spin-off di Infocamere.

Luca
Sat 18 Apr 2009, 08.22 - Stampa
Dall'articolo molto interessante di Paolo Bricco sul Sole 24 ore di oggi a pag. 21:
Sono i subfornitori. Nessuno ne parla. Per Confindustria sono troppo piccoli, i sindacati non riescono a metterci piede, le associazioni degli artigiani si sono trasformate in agenzie di fornitura di servizi.
Sono imprenditori con due, tre, cinque, dieci, venti addetti che lavorano per conto terzi. Fra Bassano, Schio e Thiene fanno di tutto: dai cavalletti per le macchine fotografiche ai componenti per gli strumenti laser, dai pezzi per i candelabri e per le urne cinerarie agli anelli giganti da montare sui motori aerospaziali. Oggi, qui come nel resto dell’Italia, senza che nessuno se ne accorga, le aziende più strutturate stanno riportando all’interno delle loro fabbriche i pezzi del processo produttivo che prima avevano dato all’esterno. Risultato: i subfornitori restano con le mosche in mano. Per loro la crisi non è dura. È annichilente. Nel primo trimestre dell’anno, analizzando le forme giuridiche tipiche dei terzisti (società di persone, ditte individuali, srl e srl a socio unico), in tutto il Paese si contano 2.300 fallimenti (il 40% in più dello stesso periodo del 2008). Nella provincia di Vicenza, sono 36.
La crisi ha prodotto un sommovimento delle filiere produttive, fatale per molti anelli deboli delle catene. Giustamente l'articolo indica la necessità di ripensare la divisione del lavoro, dei risultati e dei rischi tra leader di filiera e terzisti.

Luca
Sat 18 Apr 2009, 07.38 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi, in prima pagina
Chi è il commercialista più bravo? Rischia di essere il più veloce con il mouse. La corsa a prenotare i crediti d’imposta per le imprese che investono in ricerca dura un mese, ma la battaglia si giocherà in una manciata di minuti, dalle 10 di mercoledì 22 aprile, quando si aprirà un «click-day» per l’invio telematico delle richieste alle Entrate. Gli intermediari si preparano a una prestazione da corridori, perchè i 1.628,2 milioni in palio saranno assegnati in base all’ordine cronologico dell’invio. Quindi a chi clicca per primo.
Il requisito della rapidità non vale però per all’amministrazione: per gli investimenti avviati dopo il 29 novembre, le Entrate hanno 90 giorni per comunicare il solo «no» al bonus fiscale; per quelli prima di quella data addirittura non è previsto un termine di risposta.
Tra i professionisti, qualcuno getta la spugna e dichiara che non parteciperà alla gara. I più abituati ai click-day sono quelli del Sud, allenatisi negli anni prenotando gli incentivi per gli investimenti nelle aree svantaggiate. E ricordano che gli 870 milioni della «Tremonti Sud», nel 2002, si sono esauriti in un solo giorno di click.
Croce e delizia dei contributi pubblici: ci sono tante ragioni per selezionare le richieste secondo criteri di merito rigorosi, ma è pressante la necessità di erogarli con procedure rapide e semplici, quindi automatiche. Per il bonus ricerca si è scelta la seconda strada, mediante un credito d'imposta. La prima sarebbe meglio se ci fosse un soggetto valutatore con tutti gli attributi del caso (competenza, equità, efficienza stakanovista). Rara avis. L'incentivo automatico ha però il difetto di costare non si sa quanto, e con i tempi che corrono deve essere plafonato, come in questo caso. Di qui la necessità di un meccanismo di priorità trasparente, e niente di più facile che usare il criterio first come, first served.
Mi chiedo come facciano le imprese a gestire le decisioni di investimento con quest'alea. Fortunate quelle che saranno più veloci a cliccare, ma dubito che il credito d'imposta sia decisivo nella loro scelta di investire.
C'è poi l'aspetto folkloristico della gara: decine di migliaia di operatori che alle 9.30 del 22 aprile si mettono davanti al PC, lubrificano il mouse, si portano sulla pagina di accesso al modulo da inviare. E figuriamoci se non ci saranno consulenti furbi che offriranno connessioni più veloci, invio multiplo simultaneo da più postazioni, e altri espedienti, non gratis, naturalmente.
Alternative? Nel far west si assegnavano i terreni dando il via con un colpo di cannone a una corsa forsennata di carovane. Logisticamente impossibile. E allora, perché non una bella lotteria? Le imprese comprano un biglietto (uno soltanto), dal prezzo differenziato per fasce d'importo del credito richiesto. Il ricavato dei biglietti copre i costi della procedura, e ci può scappare un surplus che rimane al Tesoro. Si fa una bella estrazione con un notaio (vero), magari una trasmissione televisiva. Tutto più ordinato, trasparente. Accettato dalla nostra cultura.

Luca
Fri 17 Apr 2009, 23.05 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi cito un passaggio dell'editoriale di Alberto Alesina
Ma un deleterio populismo "anti-finanza" di certi politici non ha fatto che confondere le idee. Il risultato è che si finisce per mischiare criminali come Madoff con manager di società finanziarie che sicuramente hanno fatto errori, che erano pagati troppo e male (cioè con gli incentivi sbagliati), che hanno preso troppi rischi con i soldi dei loro clienti, ma che criminali non sono. Non solo, ma la buona finanza, anche quella sofisticata, ha enormemente aiutato lo straordinario periodo di crescita dell’economia mondiale nei decenni precedenti la crisi.
Illustre professor Alesina, che ho avuto l'onore di conoscere al liceo Berchet (frequentava la sezione D, io la C, e condividevamo l'ora di ginnastica), proporrei di aggiungere al suo elenco di peccati veniali dei manager da non mischiare coi criminali: "hanno raccolto denaro dai clienti con titoli strutturati indicizzati ai fondi Madoff, hanno venduto i loro investimenti in fondi Madoff prima del crack, e non hanno detto niente ai suddetti clienti, facendo un bell'utile sulla posizione short-Madoff".
In questa finanza non c'è da salvare assolutamente nulla. Perdoni il paradosso, ma il comportamento delittuoso di Madoff è stato più onesto, ha truffato, punto, non ci piove. Quegli altri hanno fatto un gioco delle tre tavolette molto più subdolo. Dante li metterebbe un girone più in basso.

Luca
Fri 17 Apr 2009, 22.14 - Stampa
Ringrazio Lorenzo Gai per avermi inviato, con preghiera di farvelo conoscere, il suo recentissimo articolo su Un framework metodologico per la sostenibilità economico-patrimoniale di un confidi, pubblicato sul nr. 6/2008 di Rivista Bancaria. Spiega in maniera molto articolata il pricing di equilibrio delle più importanti forme tecniche di garanzia (personali e tranched) erogate da un confidi 107. Penso che faccia tesoro della sua esperienza professionale di accompagnamento di alcuni confidi verso l'iscrizione a 107. Un motivo di interesse un più per una buona lettura.

Luca
Thu 16 Apr 2009, 06.39 - Stampa
L'ho annunciato su www.businesspoint.info, ma non su aleablog. Rimedio alla dimenticanza: stasera, giovedì 16 aprile alle 20.45 presso la Facoltà di economia, via Inama 5, ci sarà un incontro dal titolo 'Più forti della crisi, protagonisti in azione', promosso dalla Compagnia delle opere del Trentino - Alto Adige. Gli organizzatori mi hanno invitato a presentare, nel corso della serata, il progetto Business point. La CDO è una delle associazioni con cui stiamo lavorando per tradurre in pratica questa idea, e nel mio intervento parlerò dell'esperienza avviata con loro. Sono contento di illustrare questa iniziativa, a cui tengo molto, nell'ambito di una serata che pone a tema la posizione personale di fronte alla crisi e le ragioni per rispondere e ripartire. Affrontare questi interrogativi a pochi giorni dal gravissimo terremoto in Abruzzo assume un significato più profondo, come ben sottolinea questo pezzo di Paolo Preti (uno dei relatori di stasera) sul sussidiario.net.
Ecco il comunicato stampa della CDO
CONVEGNO 'Più forti della crisi, protagonisti in azione'
Cdo Trentino Alto Adige invita tutti gli associati e amici e le persone interessate GIOVEDI' 16 APRILE 2009 ore 20.45 all'incontro pubblico presso la Sala Conferenze della Facoltà di Economia, Università di Trento, in via Inama 1, dal titolo 'Più forti della crisi, protagonisti in azione'. Il momento vuole essere occasione di testimonianze di persone che hanno accolto la sfida della crisi economica. Interverranno Massimo Fia, Direttore della Cooperativa Agraria Riva del Garda e Vincenzo Ursino, Ceo del Gruppo It Frames, un network di imprese che opera nell'arredamento. La loro esperienza non detta ricette miracolose, ma indica piuttosto che anche soprattutto in economia, conta una posizione personale che sa valorizzare ciò che incontra e scoprire punti solidi da cui partire. La riflessione sarà approfondita da due docenti Universitari:Paolo Preti, Docente di Organizzazione e Direttore del Master Piccole imprese della SDA Bocconi, e Luca Erzegovesi, professore ordinario di Finanza Aziendale presso l'Università di Trento. Inoltre sarà presentato il Business Point, sportello di prima assistenza alle imprese con problemi finanziari promosso dall'Università di Trento e sostenuto da Compagnia Delle Opere.

Luca
Thu 16 Apr 2009, 06.23 - Stampa
Da Shadow Banker: U.S. Foreclosure Mitigation: Too Little, Too Late? (Part 1)
Da aleablog.com: Articoli sui misteri del bilancio 2008 di Goldman Sachs redatto per la trasformazione in bank holding company. Di Goldman parla anche il Sole 24 ore di oggi a pag. 42:
Il direttore finanziario David A. Viniar ha confermato che l’istituto avrebbe costituito un serbatoio di liquidità di circa 164 miliardi di dollari per comprare titoli tossici dagli istituti rivali o da impegnare a scopo difensivo, se la crisi peggiorerà. Viniar ha sottolineato che la liquidità della banca è cresciuta di 50 miliardi di dollari nel primo trimestre. Ma se l’amministrazione da una parte vuole lo smaltimento dei titoli tossici, dall’altra è preoccupata da un aspetto che diventerà dominante nel dibattito dei prossimi mesi: il Presidente vorrebbe una riduzione del capitalismo finanziario, costruito sulla carta e sul leverage, per tornare al capitalismo "reale", dove i fondi vengono investiti nel rilancio della produzione e dell’occupazione. Goldman e altri invece, sono molto più interessati ad acquistare titoli speculativi, sapendo che, sulla base di calcoli attuariali, i ritorni potranno essere quasi certi ed elevatissimi.
Per questo Goldman, già nel 2007 aveva cominciato a giocare contro gli stessi portafogli titoli che collocava presso i clienti sotto forma di "pacchetti subprime" facendo molta cassa. Da un’analisi dei dati della banca, l’accumulazione di liquidità accelera a partire dal 2005 quando in bilancio c’erano 51 miliardi di dollari in titoli liquidi "segregati". La cifra sale a 80 miliardi nel 2006, a 119 nel 2007 e torna 106 miliardi nel 2008, sempre con riclassificazioni determinate da un cambiamento delle scadenze fiscali. La banca inoltre ha tenuto una posizione costante in investimenti in titoli pubblici, per circa 69 miliardi di dollari nel 2008.
Dai dati comunicati da Goldman coi profitti dell’altro giorno, abbiamo appreso che la riclassificazione di bilancio per la trasformazione in holding bancaria avrebbe fatto perdere le tracce dei risultati per il mese di dicembre, un mese disastroso in cui sono andati perduti 780 milioni di dollari. E dunque qualcuno solleva interrogativi: c’è stato qualche calcolo "svelto", per presentarsi nella luce migliore al momento della raccolta di 5 miliardi di dollari in capitale fresco di martedì? Come saranno impiegati questi 164 miliardi di dollari?

Goldman è riuscita a calvalcare la tigre della crisi subprime, anzi pare ci abbia fatto profitti scommettendoci, però adesso che si è trasformata in gruppo bancario farebbe bene a darsi una calmata. Può tornare a fare la banca d'investimento pura, se vuole, con i soldi dei suoi azionisti e obbligazionisti, ma senza reti di sicurezza pubbliche. Nel suo interesse, perché non tornino di moda le invettive contro le plutocrazie occidentali.

Luca
Thu 16 Apr 2009, 05.58 - Stampa
Sul sole 24 ore di oggi a pag. 17 riferisce dell'incontro del Tavolo d'iniziativa per le Pmi tenutosi ieri al Ministero dello sviluppo economico. Il rapporto preparato dai tecnici del Ministero conferma i progressi compiuti nell'attuazione dell'art. 11 del DL 185/2008. Si conferma la firma del Decreto del MiSE che innalza il limite individuale di garanzia da 0,5 a 1,5 milioni di euro. Si darà priorità alle imprese abruzzesi colpite dal sisma. Si auspica la rapida attuazione, con Decreto interministeriale MiSE-MEF, del meccanismo di co-finanziamento del Fondo centrale con risorse delle regioni, delle banche e di altri sponsor (Camere di commercio). Conferma anche per il Decreto del MEF sulla garanzia statale di ultima istanza e conseguente ponderazione zero a fini di vigilanza: sarebbe all'esame della Corte dei conti, e darebbe copertura soltanto alle nuove operazioni.
Nella riunione di ieri si è annunciato un intervento a sostegno del capitale di rischio.

Luca
Wed 15 Apr 2009, 23.16 - Stampa
Da L'Adige di oggi:
TRENTO - Parte la fase due dei mutui di ristrutturazione TRENTO - Parte la fase due dei mutui di ristrutturazione. Dopo quelli per le piccole imprese, infatti, che hanno movimentato risorse complessive per 433 milioni di euro, giovedì la giunta ha dato il via libera alle norme che prevedono un nuovo fondo di riassetto finanziario destinato ad altre categorie di imprese: 1 - medie e grandi imprese per mutui fino a 1.000.000 di euro; 2 - piccole imprese per mutui fino a 500.000 euro; 3 - attività imprenditoriali del settore turistico/alberghiero per mutui fino a 1.500.000 di euro; 4 - imprese dell'autotrasporto per mutui fino a 2.000.000 di euro. La giunta definisce con esattezza le dimensioni delle imprese. Con medie aziende «si intendono quelle con fatturato superiore a 10 milioni di euro o con più di 50 dipendenti e per piccole imprese si intendono quelle con fatturato compreso fra i 3 e i 10 milioni di euro. Le imprese classificate come grandi ai sensi della disciplina comunitaria possono accedere agli interventi del fondo senza tuttavia beneficiare della copertura del rischio da parte» dei consorzi fidi. Gli interventi del fondo sono in favore di imprese che presentano un progetto di ristrutturazione finanziaria supportato dalla positiva istruttoria dellaa banca presso cui è acceso il finanziamento. Le risorse stanziate dalla Provincia garantiranno i finanziamenti e/o abbatteranno il tasso dei finanziamenti, mutui che non abbiano durata maggiore di 7 anni, accordati dalle banche convenzionate con i confidi. La percentuale massima di copertura del rischio da parte del fondo è fissata nel 50% dell'entità del mutuo accordato. Con le risorse pubbliche il confidi può accordare inoltre un abbattimento del livello di onerosità dei mutui fino ad un massimo di 2 punti percentuali. In ogni caso le agevolazioni si combinano in maniera che il livello di risorse finanziarie che la Provincia destina al fondo non superi il 6,5% del valore del finanziamento accordato. Il confidi provvede a stipulare convenzioni con gli istituti di credito per disciplinare le condizioni degli interventi ammessi ai benefici del fondo. Le condizioni di tasso e di garanzia possono differenziarsi in funzione di classi di rischio. «Le condizioni - spiega la Provincia - devono in ogni caso risultare uniformi a parità di classe di rischio e di caratteristiche della garanzia prestata». Per quanto riguarda le commissioni, il consorzio fidi può applicarne sui finanziamenti in linea con quelle applicate sulle operazioni garantite dal fondo rischi «ordinario» valutando forme di rateazione secondo il piano di ammortamento del mutuo. La Provincia, con la delibera di giovedì, ha poi deciso di stabilire in euro 300 milioni l'importo massimo dei finanziamenti che potranno accedere agli interventi del fondo, «fatta salva la possibilità di variazioni massime nell'ordine del 5%. Eventuali variazioni eccedenti dovranno essere concordate con la Provincia sentito il tavolo tecnico con istituti bancari ed enti di garanzia» cioè i consorzi fidi.
Questo massiccio intervento sponsorizzato dalla nostra Provincia Autonoma sta determinando una crescita a decollo verticale delle masse garantite dai confidi trentini. Il gruppo di lavoro ConfidiPAT di cui faccio parte ha da svolgere bell'esercizio di regolazione dei parametri di equilibrio gestionale.

Luca
Wed 15 Apr 2009, 18.05 - Stampa
Potete scaricare dal sito bis.org il paper sul fair value accounting di cui circolava la versione di consultazione dallo scorso novembre. Cito dall'abstract:
The paper provides guidance to banks and banking supervisors to strengthen valuation processes for financial instruments. The principles promote strong governance processes around valuations; the use of reliable inputs and diverse information sources; the articulation and communication of valuation uncertainty to internal and external stakeholders; the allocation of sufficient banking and supervisory resources to the valuation process; independent verification and validation processes; consistency in valuation practices for risk management and reporting purposes, where possible; and strong supervisory oversight around bank valuation practices.

Luca
Wed 15 Apr 2009, 01.06 - Stampa
Dopo Fitch, anche Standard and Poor's ha rilasciato l'aggiornamento del rating di Eurofidi, unico confidi italiano ad avere la copertura di due agenzie. Il giudizio è confermato BBB+ con outlook negativo. A favore del rating giocano l'uso massiccio di controgaranzie e risk transfer, l'adeguata capitalizzazione (grazie agli apporti della Regione Piemonte e dei soci bancari, effettuati nel 2007 e pianificati per il 2010) e i forti legami con i gruppi bancari che assicurano lo sviluppo dei volumi.
Eurofidi è un caso unico nel settore della garanzia collettiva, con un portafoglio di €4,7mn di esposizioni garantite a fine 2008, che per l'80% (osserva S&P's) copre esposizioni originate da tre gruppi bancari, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco popolare, che sono pure soci per il 25% del capitale.
L'outlook negativo deriva dall'attesa di un peggioramento della qualità del portafoglio e dalla contenuta reddività netta.
Qui c'è la versione breve del rapporto di S&P's.

Luca
Tue 14 Apr 2009, 06.39 - Stampa
Articlo come sempre da leggere di Marco Onado in prima del Sole 24 ore di oggi. Ecco il passaggio conclusivo
I mercati finanziari europei appaiono oggi meno integrati rispetto a un anno fa (lo segnala anche il rapporto "Financial integration in Europe" pubblicato dalla Bce nei giorni scorsi). Nello stesso tempo, i poteri di fatto delle autorità nazionali si sono talmente rafforzati che oggi una forte espansione estera, sia pure in Europa, non porta alcun vantaggio concreto. Come ha affermato il presidente dell’authority britannica Fsa, Lord Turner, occorre per il futuro o più Europa o più poteri nazionali. Scartando la seconda alternativa, che alla lunga metterebbe in dubbio anche l’integrazione monetaria, occorre puntare decisamente verso la prima, cioè verso un livello finalmente europeo di regolamentazione. Ma questa soluzione, che finalmente comincia ad essere condivisa (si veda da ultimo il rapporto de Larosière sulla supervisione Ue) non comporta solo la decisione su quale sia l’organo a cui assegnare i poteri. Se vogliamo definire le regole che possano in futuro evitare i disastri cui abbiamo assistito, vanno definiti in tempi rapidi anche le linee essenziali della futura legislazione europea che il nuovo regolatore sovranazionale dovrà applicare. Altrimenti ci si limiterà a un ritocco puramente di facciata e le linee di divisione nazionali continueranno ad essere decisive.
I punti su cui è necessario un accordo europeo sono molti, ma l’esempio forse più significativo riguarda la possibilità che in futuro vengano poste limitazioni più o meno severe all’attività di negoziazione in titoli per conto proprio (il cosiddetto "proprietary trading") che ha dispensato profitti nella fase favorevole del ciclo (alimentando bonus e remunerazioni eccessive), al prezzo di rischi che hanno compromesso la stessa sopravvivenza di molte banche. Ci si chiede quindi se occorra separare, magari con divieti di legge, l’attività bancaria tradizionale da quella tipica delle investment bank di oggi, che Lord Turner definisce anche "casino banking" (e mai doppio senso fu più meritato).
È sicuramente opportuno creare incentivi perché le banche possano ritrovare il contatto vero con i risparmiatori da una parte e le imprese dall’altro. È tuttavia improbabile che la soluzione più efficace sia la proibizione pura e semplice (il nuovo Glass-Steagall Act che qualcuno invoca). Ma se, come pensa il Gruppo dei Trenta, si può intervenire con regole adeguate e soprattutto con una vigilanza più efficace, è evidente che non abbiamo ancora avviato il dibattito né su quale modello di banca l’Europa vuole per il suo futuro, né su quali poteri concreti debbano essere affidati a un organo sovranazionale che tutti oggi sembrano auspicare. Sono queste le due domande cruciali da cui dipende la possibilità di recuperare il grave arretramento sulla strada dell’integrazione europea, determinato dalla crisi.
Severe diagnosi, istanze di macro-riforme, ma piedi di piombo con la finanza ad alta leva: sì a regole più efficaci (e complicate), no a proibizioni e barriere. Non mi aspetto vere novità da questo approccio.

Luca
Tue 14 Apr 2009, 06.25 - Stampa
A pag. 13 del Sole 24 ore di oggi trovate una lunga e interessante intervista a Enrico Braggiotti, 85 anni. Braggiotti parla della Comit di Mattioli e Bombieri, di paradisi fiscali (oggi ha i propri interessi nel Principato di Monaco). Cito due passaggi:
Dottor Braggiotti, lei è stato capo delle attività internazionali, poi amministratore delegato e infine presidente della Comit, cioè dell’unica banca italiana che operava nel corporate e investment banking internazionale quando la globalizzazione finanziaria ha preso le mosse. Qual era la visione che lei aveva allora dei cambiamenti di lungo periodo sfociati infine nel collasso dei mercati?

Una breve premessa a tutta la conversazione: io sono un bancario, non un economista. Sono stato allevato alla scuola della Comit dove ho vissuto per circa 50 anni. Era una scuola di merciaioli: l’attività classica consisteva nel fare credito alle imprese per l’acquisto delle materie prime, assisterle durante il periodo della trasformazione in prodotto finito e infine scontare gli effetti emessi sulla clientela. La finanza all’epoca era strettamente legata all’economia reale e noi abbiamo sempre operato bene in quel mondo, molto diverso da quello che è venuto poi: il deterioramento della finanza fine a se stessa, le bolle, il crollo finale dei mercati.

[..]

Lei era a capo della Comit quando il rischio finanziario dei sistemi era gestito principalmente dai grandi intermediari. Poi la "securitization" della finanza nelle Borse, la deregulation e la globalizzazione hanno diffuso strutturalmente il rischio nei mercati, ma il sistema alla fine non ha retto. A suo avviso il sistema tornerà ad essere "banco-centrico"?

La "securitization", lo sviluppo dei derivati matematici ha aumentato enormemente i profitti degli intermediari con una finanza fittizia. Penso che nel mondo che sta rinascendo, la banca commerciale – quella della mia gioventù – tornerà protagonista, ma il mondo sarà molto diverso. Il consumo americano basato sull’indebitamento dovrà cambiare, ma non sappiamo ancora come. Io credo che tocchi anzitutto agli uomini di governo immaginare e costruire il mondo nuovo. E penso ai politici quarantenni che ci vivranno, non ai settantenni che non lo vedranno.

Luca
Mon 13 Apr 2009, 12.44 - Stampa


Buona Pasqua (che continua)!

Luca
Sat 11 Apr 2009, 12.42 - Stampa
Dopo il Consorzio All.Gar. anche Federfidi Lombarda, il consorzio fidi di secondo grado operante in Lombardia nei settori artigianato, industria, agricoltura e coperazione, ha rinnovato la convenzione con il FEI (valida sino al 31 dicembre del 2011), che prevede la copertura di un portafoglio rischi di garanzie/controgaranzie Federfidi per un totale di 510.000.000 di euro, a valere su finanziamenti finalizzati prevalentemente ad investimenti. L'ho appreso da questa news.

Luca
Sat 11 Apr 2009, 09.21 - Stampa
Puntuale, curato e aggiornatissimo come sempre, potete scaricare l'ultimo numero del Bollettino Economico della Banca d'Italia.
Come le notizie delle ultime settimane, parla di una nuvolosità persistente con qualche promessa di schiarita. Cito come di consueto alcuni passaggi che trattano dei nostri temi, con l'invito a leggere il resto:
[pag. 31] La riduzione dell’autofinanziamento è stata superiore a quella degli investimenti; ne è conseguito un marcato aumento del fabbisogno finanziario (calcolato come differenza tra investimenti lordi comprensivi delle scorte e autofinanziamento), soprattutto nella seconda metà del 2008. Anche a causa della dinamica flettente del prodotto, alla fine del 2008 i debiti finanziari delle imprese hanno raggiunto il 76,2 per cento del PIL, oltre un punto percentuale in più rispetto al dato di fine settembre; nei confronti del 2007 l’indebitamento è cresciuto di 3 punti percentuali (fig. 23). Il rapporto tra debito e PIL si mantiene comunque significativamente inferiore a quello medio dell’area, che si ragguaglia al 94 per cento.[...]
[pag. 38] Nel corso dei dodici mesi terminanti a febbraio, i prestiti erogati dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi hanno ristagnato. Questi ultimi, in particolare, hanno contratto i prestiti alle piccole imprese (-4,9 per cento), mentre il credito complessivamente loro erogato dal sistema è cresciuto dello 0,8 per cento (cfr. il par 3.2); la quota di prestiti concessi dagli intermediari più grandi alle piccole imprese si è ridotta negli ultimi dodici mesi di 3 punti percentuali, al 46 per cento. [...]
[pag. 39] I tassi bancari si sono adeguati alle recenti forti diminuzioni dei tassi ufficiali, con gradualità analoga a quella osservata nella fase di rialzo iniziata alla fine del 2005 (fig. 30). Tra lo scorso novembre e febbraio il costo dei finanziamenti a breve termine alle imprese, inclusi i prestiti in conto corrente, e quello dei nuovi mutui alle famiglie a tasso variabile sono calati di oltre un punto e mezzo, rispettivamente al 5,2 e 3,9 per cento.[...]
[pag. 44] Nel quarto trimestre del 2008 è proseguito il peggioramento della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è salito all’1,5 per cento (1,2 per cento nel terzo trimestre del 2008), il valore più alto dal 1999 se si esclude il picco del quarto trimestre del 2003 dovuto al fallimento del gruppo Parmalat (fig. 31). Gli ingressi in sofferenza sono stati più intensi per le imprese non finanziarie (2,0 per cento, contro l’1,5 del terzo trimestre), in particolare per quelle residenti nel Centro Nord.
Un commento veloce sull'ultimo punto: il massimo del tasso di insolvenza lo si è raggiunto nel 1993-94 siamo quindi ancora molto sotto rispetto ai livelli da crisi acuta del passato. Al Sud la qualità del credito tiene più che al Centro Nord. Questo è un segnale che merita di essere approfondito.

Luca
Fri 10 Apr 2009, 22.20 - Stampa
Sul Financial Times del 7 aprile è apparso un articolo dirompente sulla rifondazione del capitalismo. Lo ha scritto Nassim Taleb (ben noto ai lettori del blog), condensando il suo pensiero in dieci regole taglienti come una scimitarra. Il pezzo ha avuto una certa risonanza, tanto che il Sole 24 ore di oggi ne ha messo in prima pagina la traduzione.
Con Taleb sono d'accordo su molte cose: provate a leggere le dieci regole e troverete molte cose che anch'io affermo in vari miei interventi (a molte ci sono arrivato per conto mio, come le affermazioni sulla necessità di una finanza semplice per compensare un'economia globalizzata complessa).
Fosse per lui, sarebbe ora di una drastica epurazione dell'establishment finanziario internazionale, compreso il suo retroterra accademico: per Taleb i maestri dell'economia finanziaria sono dei cialtroni irresponsabili, e sono tanto più pericolosi quanto più si avvicinano ai posti dove si prendono decisioni critiche, ovvero banche centrali, fondi d'investimento, consulenze strategiche e di risk management, ecc. Oggi entra in carica il nuovo direttore del Sole Gianni Riotta. Se la scelta di pubblicare Taleb preannuncia una linea editoriale, aspettiamoci posizioni molto critiche contro Wall Street.
Concordo sul fatto che serve una rifondazione della pratica economica, e quindi della teoria. Però mi aspetto un lavoro lungo, da cominciare subito senza aspettare l'improbabile defenestrazione di fette importanti della classe dirigente, ancora molto capaci di autotutelarsi. Andiamo a guardare al ricambio delle leadership seguito al crollo di un altro sistema politico-economico vent'anni fa; non facciamoci troppe illusioni, e cominciamo a cambiare le cose lavorando dal basso.

Luca
PS 4/7: I commenti dello stesso Taleb sul decalogo in questa intervista su Bloomberg.
Fri 10 Apr 2009, 10.15 - Stampa
Quest'anno per ricordare che è venerdì santo, faccio mio il volantino diffuso da Comunione e Liberazione due giorni fa dopo il terremoto in Abruzzo:
Passione dell'uomo, passione di Cristo

Ancora una volta siamo stati feriti nell’intimo del nostro essere da un evento sconvolgente. Così sconvolgente che è difficile sottrarsi alla domanda circa il suo significato, talmente supera la nostra capacità di comprensione.
La questione è tanto radicale quanto scomoda. Non possiamo cercare di chiuderla in fretta, desiderando di voltare pagina quanto prima per dimenticare. Non è ragionevole restare prigionieri di una emotività che ci soffoca, tanto meno spostare l’attenzione su eventuali responsabili.
La carità sterminata, che si è documentata in questi giorni come moto spontaneo e che sarà necessaria soprattutto nei prossimi mesi quando ci sarà più bisogno di aiuto, indica che la dimenticanza non è l’unica strada. Eppure neanche questa mossa è in grado di esaurire l’urgenza della domanda, suscitata dall’esperienza della nostra impotenza di fronte al terremoto.
Eventi come questo ci mettono davanti al mistero dell’esistenza, provocando la nostra ragione e la nostra libertà di uomini. Sprecare l’occasione di guardarlo in faccia ci lascerebbe ancora più smarriti e scettici. Ma per stare davanti al mistero dell’esistenza abbiamo bisogno di qualcosa di più della nostra pur giusta solidarietà. Da soli non possiamo.
La compagnia di Cristo - che è all’origine dell’amore all’uomo proprio del nostro popolo - si rivela ancora una volta decisiva nella nostra storia: una compagnia che dà senso alla vita e alla morte, alle vittime, ai sopravvissuti e a noi stessi, e sostiene la speranza.
L’imminenza della Pasqua acquista, allora, una nuova luce. «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,32).

Luca
Fri 10 Apr 2009, 08.48 - Stampa
Il Sole 24 ore di oggi a pag. 7 riferisce dell'emanazione del Decreto attuativo delle nuove regole di funzionamento del Fondo centrale di garanzia per le Pmi. Aspetto di leggere il testo per un commento più approfondito.

Luca
PS 11/4 Come segnalato nel commento di Excelsus, la riunione del Comitato di Gestione del Fondo centrale del 9/4 ha modificato le disposizioni operative, portando l'importo massimo garantito per impresa da 500 mila euro a 1,5 milioni di euro. La nuova disciplina è operativa con riferimento alle richieste di garanzia deliberate dal 10 aprile 2009, data in cui è stata emanata la circolare di Unicredit MedioCredito Centrale n. 548 che comunica la variazione dell'importo garantibile. L'ho letto in questa news sul sito MCC
Thu 9 Apr 2009, 14.21 - Stampa
Articolo oggi sul Gazzettino (registrazione gratuita) sulla Banca popolare di garanzia (notizia in prima con ripresa a pag. 16, da cui cito)
[...] il consiglio di amministrazione dovrà convocare a fine mese l’assemblea dei soci con all’ordine del giorno l’ipotesi di trasformare la Popolare in società per azioni. [...]
In pole position ci sarebbe la Popolare di Vicenza. Ma, stando ad indiscrezioni, non confermate dagli interessati, anche Intermedia, la banca di Giovanni Consorte, ex Unipol, di cui è socia Classica Spa, sim padovana che vede tra i principali azionisti Ottavio Riccadonna e la famiglia di albergatori Boscolo.
[...] Quello padovano è stato il primo esperimento in Italia di trasformazione di un consorzio Fidi in un istituto di credito vero e proprio. [...] Anche per questo il piano di salvataggio ora tenta la complessa alchimia di mettere ordine nei conti senza dover dichiarare fallito l’esperimento.

Luca
Thu 9 Apr 2009, 08.54 - Stampa
Il 10 aprile (domani) è la data annunciata dal Ministro Scajola per le nuove norme sul Fondo centrale di garanzia per le Pmi.
Qualcuno ha novità?

Luca
PS 10/4: Arrivano le prime notizie della pubblicazione del Decreto
Thu 9 Apr 2009, 08.33 - Stampa
Grande risalto sul Sole 24 ore di oggi al problema dei ritardi di pagamento che affliggono le imprese italiane. Si cita la proposta dell'Ue di cui abbiamo parlato qui. A pag. 19 il presidente di Federconfidi, Francesco Bellotti, parla del problema:
Il ritardo dei pagamenti vede sempre vittima la piccola impresa e, nei panni dei carnefici, la grande azienda e la pubblica amministrazione?
Spesso è così. Ma non sempre. Questo succede indipendentemente dalla dimensione. Chi è in una posizione di forza sfrutta la generale crisi di liquidità. È un fenomeno trasversale, alimentato principalmente dalla crisi. Ma è anche un problema culturale: da anni la pubblica amministrazione non paga o paga in tempi biblici. Questo ha permesso la perdita di ogni pudore fra molti imprenditori: la violazione degli accordi fra due controparti è quasi diventata un elemento di strategia aziendale. Lo Stato, agendo scorrettamente, ha creato le condizioni per questo caos.
C’è una cosa che le banche potrebbero fare, per portare un poco di razionalità?
Una cosa molto semplice sarebbe un diverso trattamento delle fatture scontate. Faccio un esempio: se io presento delle fatture in banca dove me le scontano e, poi, queste fatture non mi vengono saldate dal mio debitore, vengo io segnalato alla centrale dei rischi della Banca d’Italia, non chi mi ha dato la fregatura. Dunque, mi trovo con un doppio problema: perdo i soldi e, intanto, si degrada il rating attribuitomi dalla banca applicando i criteri di Basilea 2. Dunque, il denaro mi costerà di più. Un avvitamento pericoloso.
Oggi molte medie imprese, con oltre 250 addetti, chiedono di usufruire della garanzia dei Confidi. Ma, per la loro dimensione, non vi sono ammesse. È pensabile un ampliamento del vostro perimetro d’azione?
È vero, molte medie aziende del così detto Quarto Capitalismo bussano alla porta dei nostri confidi. Noi, però, agiamo secondo norme nazionali e comunitarie molto precise. E la logica vuole che restiamo concentrati sulle piccole aziende. Soprattutto adesso che il mercato del credito è in fibrillazione e il tessuto produttivo appare in rilevante difficoltà.
Bellotti propone di pubblicizzare le imprese inadempienti, e mi trovo in sintonia con lui, avendo ipotizzato un meccanismo simile nella mia piattaforma iCash-iCredit. Certo che è difficile sbloccare i pagamenti con lo stock di arretrati degli enti pubblici, e non soltanto perché lo scongelamento impatterebbe sul deficit di cassa dello Stato, ma perché questi ritardi sono l'effetto di una gestione finanziaria squilibrata che in molti casi necessita di un risanamento strutturale.
E alla fine Bellotti accenna a un problema che si sta aggravando: quello delle medie imprese (vedi anche questo intervento). I confidi non sono lo strumento adatto per seguirle, però si sta aprendo un vuoto di offerta nel nostro sistema di finanziamento. Spremiamoci le meningi perché queste imprese sono vitali per la nostra economia.

Luca
Thu 9 Apr 2009, 08.29 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi, a pag. 19:
Il raggruppamento All.Gar, Alleanza di garanzia, di cui è capofila Unionfidi, ha infatti ricevuto il via libera per l’operatività per il periodo 2008-2011, dopo il quinquennio 2003-2007. Sono membri di All. Gar Unionfidi, Confidi Province Lombarde, Fidindustria Emilia Romagna, Fidi Toscana e Neafidi. Grazie al sistema di controgaranzie, le imprese assistite da questi soggetti convenzionati potranno contare su garanzie più sicure e migliori condizioni di accesso al credito. Il valore massimo di portafoglio è pari a 899 milioni di euro e la percentuale di controgaranzia su ogni singola operazione è del 50 per cento. È assicurata la retroattività al 1˚gennaio 2008 della copertura delle garanzie già rilasciate. Le Pmi beneficiarie sono, per i prodotti finanziari standard, quelle che presentano fino a 100 dipendenti; per i prodotti innovativi destinati a ricerca, sviluppo, innovazione ed ecoinnovazione si arriva alla soglia dei 249 dipendenti. Quanto ai settori in cui investire, si va dalla realizzazione di impianti fotovoltaici, all’acquisto di nuovi macchinari, rami d’azienda, immobili e terreni.

Luca
Thu 9 Apr 2009, 00.25 - Stampa
Dall'Economist un intervento di Raghuram Rajan:
[...] Ironically, faith in draconian regulation is strongest at the bottom of the cycle, when there is little need for participants to be regulated. By contrast, the misconception that markets will take care of themselves is most widespread at the top of the cycle, at the point of most danger to the system. We need to acknowledge these differences and enact cycle-proof regulation. [...]
To have a better chance of creating stability through the cycle—of being cycle-proof—new regulations should be comprehensive, contingent and cost-effective. Those that apply comprehensively to all leveraged financial firms are likely to discourage the drift from heavily regulated to lightly regulated institutions during the boom. This drift is a source of instability since the activities that heavily regulated banks hive off often return to haunt them in the bust, through unforeseen channels. Regulations should also be contingent so that they have most force when the private sector is most likely to do itself harm, but impose fewer restrictions at other times. This will make regulations more cost-effective and so less prone to arbitrage or dilution.
Leggete anche il resto dell'articolo, lo merita.

Luca
Wed 8 Apr 2009, 18.41 - Stampa
Anche l'amico Bartolo (Mililli) pensa ad attuare uno sportello di assistenza finanziaria alle imprese, come dichiara in questa intervista al Giornale di Ragusa online.
Benissimo, più siamo a lanciare iniziative del tipo Business Point, meglio è.

Luca
Wed 8 Apr 2009, 17.45 - Stampa
Il Sole 24 ore di oggi parla delle iniziative di Coopfidi e CNA e dei consigli dell'esperta di crisis management Gianna Detoni.
Avrei tante cose da dire dopo il terremoto. Sentendo le testimonianze di chi piangeva la morte di persone care, o la perdita della casa e di ogni certezza, mi sono commosso, come penso tutti voi. Un buon punto da cui partire: la tenerezza per il destino delle persone travolte o ferite da questa tragedia, il sentirle legate a noi misteriosamente. Non so dire altro.

Luca
Wed 8 Apr 2009, 15.04 - Stampa
Da un comunicato stampa della Commissione Europea
La Commissione osteggia i ritardi di pagamento
Nonostante alcuni miglioramenti registrati nel corso degli ultimi anni, i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese o tra imprese e autorità pubbliche sono ancora una realtà nell'UE. È un fenomeno che ostacola lo sviluppo delle imprese ed è addirittura all'origine del fallimento di imprese altrimenti sane, soprattutto laddove si tratti di piccole e medie imprese (PMI). Purtroppo a tutt'oggi la cultura dei pagamenti da parte delle autorità pubbliche non è sempre lodevole. Considerata la crisi attuale diversi Stati membri hanno perciò iniziato ad affrontare la questione a livello nazionale.[...] I cambiamenti proposti rispecchiano l'importanza che hanno i pagamenti tempestivi per le imprese e soprattutto per le PMI:
  • di norma le autorità pubbliche dovrebbero pagare le loro fatture entro 30 giorni o altrimenti sarebbero tenute a pagare interessi, una compensazione per i costi di recupero e un indennizzo forfettario pari al 5% dell'importo dovuto a decorrere dal primo giorno di ritardo del pagamento. In casi debitamente giustificati i periodi per il pagamento possono essere prolungati;
  • la libertà contrattuale sarà rispettata nelle relazioni tra azienda e azienda, tuttavia nel caso di ritardi di pagamento le aziende avranno il diritto di esigere interessi di mora e una compensazione dei costi di recupero;
  • sono rese più rigorose le regole sui contratti gravemente iniqui.
Utopia? L'importante è che il problema si affronti.

Luca
Tue 7 Apr 2009, 22.22 - Stampa
Ricevo da XBRL Italia questa interessante notizia
"xbrl" 07/04/2009 11.26 Si segnala che la CONSOB nel recepimento della Direttiva 2004/109/CE (Trasparency) sull'armonizzazione degli obblighi di trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato, ha previsto - per la ricezione e validazione delle informazioni regolamentate - anche lo standard XBRL oltre al PDF e all'XML.
Tale formato potrà essere utilizzato per la trasmissione di documenti per i quali è prevista una tassonomia sul sito della giurisdizione italiana.

Luca
Mon 6 Apr 2009, 16.15 - Stampa
L'attentissimo Sapio mi segnala anche, dall'Economist, Basel brush, ovvero le buone intenzioni e le difficili mosse del Financial Stability Forum, sorry, Board per rendere più solido il quadro di vigilanza imparando dalla crisi. Cito il passaggio finale
Finally, consider the taxi driver. He may accept that the banks needed to be bailed out, but in the future wants to protect his high-street bank, which enjoys implicit taxpayer backing, from the risk-takers who should live and die by the sword. Yet the industry has moved in the opposite direction. Deposit-taking giants such as JPMorgan Chase and Bank of America have bought investment banks, and bailed-out lenders such as Royal Bank of Scotland, Citigroup and UBS plan on keeping much of their investment-banking units intact. The FSF has addressed the fine print, but the question of how to ensure taxpayers do not underwrite private risk-taking again remains unanswered.

Luca
Mon 6 Apr 2009, 15.42 - Stampa
Sapio mi segnala un articolo interessante di Massimo Mucchetti a pag. 21 del Corriere di oggi, da cui cito
Accanto ai sostegni d'emergenza quali il rinvio delle rate dei mutui a lavoratori e imprese in cassa integrazione, le banche dovrebbero coinvolgere gli azionisti delle imprese, di ogni dimensione, in operazioni di più ampia prospettiva. Se credono nel futuro, gli azionisti non chiedano soltanto prestiti ma mettano anche nuovo capitale di rischio nelle loro società. Un vecchio socialista, Rino Formica, diceva del suo partito: il convento è povero ma i frati sono ricchi. Vale anche nel mondo dell'impresa, se è vero che dal 1998 al 2007, come si legge nel rapporto di Mediobanca su un campione di 2020 società, la quota di valore aggiunto destinata ai profitti lordi è passata dal 27 al 38% mentre quella diretta al lavoro è scesa dal 54 al 41%. E tuttavia può capitare che un buon numero di frati non sia abbastanza ricco ma i loro conventi restino meritevoli. Tocca allora alla banca prefinanziare a medio-lungo termine, sia direttamente che attraverso strumenti come il private equity, la ricapitalizzazione dell'impresa. Liberato dall'incubo della scadenza e del ricatto dei tassi, l'imprenditore lavorerà e, alla fine, tra 5-8 anni, ripagherà la banca-amica secondo i contratti e senza mendicare raccomandazioni dal prefetto.

Luca
Mon 6 Apr 2009, 10.36 - Stampa
Dopo aver raccolto i commenti e le osservazioni degli utenti (come riportato in questo post), il team XBRL della IASC Foundation ha pubblicato la versione finale della tassonomia IFRS 2009 (vedi qui per il comunicato).
Parallelamente alla pubblicazione della tassonomia, è stato divulgato il paper "Due Process Handbook for XBRL Activities", che formalizza la metodologia utilizzata dal team XBRL nelle attività concernenti XBRL.

Davide
Sun 5 Apr 2009, 10.12 - Stampa
Un'altra interessante citazione dalla column di Franco Locatelli a pag. 21 del Sole 24 ore di oggi:
La dirompente crisi delle Casse di risparmio spagnole, che ha già richiesto un primo piano di salvataggio pubblico di 9 miliardi di euro per la Caja Castilla La Mancha ma che rischia di costare al governo Zapatero fino a 60 miliardi di euro, è un’occasione di riflessione anche per le banche italiane. Perché le banche locali, che in Italia sono un punto di forza e nella crisi hanno fatto meglio dei big del credito incrementando la raccolta e gli impieghi, in Spagna sono invece un elemento di debolezza che rischia di portare al collasso una dozzina di piccoli istituti? E perché il legame con il territorio, che è una caratteristica naturale delle banche locali, è una condizione di vantaggio in Italia e un handicap in Spagna?
Il caso spagnolo è interessante anche perché fa giustizia di molti luoghi comuni. Era da tempo che gli economisti più acuti avvertivano che aver basato il successo dell’economia spagnola sul boom delle costruzioni avrebbe potuto rappresentare un punto di debolezza non appena il mercato immobiliare fosse entrato in crisi, come è puntualmente avvenuto. Semmai la sorpresa sta nel fatto che, pur non avendo risparmiato i grandi gruppi bancari, in Spagna la crisi del mattone si stia rovesciando soprattutto sulle banche più piccole, non solo perché meno solide ma perché più esposte alle pressioni (non sempre positive) del territorio e dei mercati locali delle costruzioni.
Qual è la lezione che si può trarre dalla crisi delle Casse spagnole? Che in banca non è la dimensione aziendale e nemmeno il legame con il territorio (che può essere di diverso segno) a fare la differenza ma che ciò che conta è la qualità e l’efficienza della gestione. Se mancano banchieri capaci non solo di leggere i bilanci ma di valutare il merito di credito leggendo la consistenza dei progetti negli occhi dei loro clienti non c’è presenza sul territorio che tenga. E difatti la crescita dei depositi e degli impieghi delle nostre banche locali è un buon segno, ma a patto che non si deteriori il portafoglio dei crediti. Il caso spagnolo ci ricorda che se, insieme alla raccolta e agli impieghi, aumentano troppo le sofferenze e le insolvenze, c’è qualcosa che non va e che l’incapacità di impostare un rapporto attivo con il territorio può diventare un boomerang.

Luca
Sun 5 Apr 2009, 10.04 - Stampa
Dal bell'articolo di Isabella Bufacchi in seconda del Sole 24 ore di oggi, giusto per non trascurare del tutto i macro-rimedi (che non sono la mia specialità)
Sì ai crediti al consumo e ai mutui commerciali cartolarizzati in asset-backed securities purché contrassegnati dal massimo rating "AAA" e sì alle cartolarizzazioni di mutui residenziali ( agenzie escluse) nati con la tripla "A" e poi rovinosamente declassati perchè ad alto rischio subprime o rischio medio Alt-a: ma niente collateralized debt obligation o Cdo, nessun titolo strutturato sintetico, escluse a tutto tondo le cartolarizzazioni di cartolarizzazioni. È questo il terreno scivoloso, ma con moderato contenuto di "tossicità", sul quale stanno muovendo i primi passi i due ambiziosi programmi Talf e Ppip lanciati dal segretario al Tesoro Usa Tim Geithner per ripulire i bilanci delle banche americane per svariate centinaia di miliardi di dolari di titoli "tossici". [...]
Il grado di tossicità dei titoli sostenuti dai programmi del Tesoro Usa è aumentato con le cartolarizzazioni dei mutui residenziali Rmbs: con lo scopo di spingere le banche a ripulire i bilanci dagli asset ad alto rischio oltre che a migliorare il mercato secondario di questi prodotti strutturati. Che la "legacy" sia pesante lo dimostra l’andamento del rating: Standard & Poor’s ha declassato il 43% delle Rmbs americane originate con "AAA", di cui quasi la metà collegate ai mutui subprime. Queste retrocessioni sono state in alcuni casi molto dolorose per gli aveva creduto nell’inossidabilità del rating tripla A: ad oggi il 57% delle Rmbs emesse negli anni 2005-2007 con la "AAA" di S&P’s ha conservato questo rating mentre il 5% è divenuta "A", il 5% "BBB" il 5,89% "BB" e addirittura il 15,66% "B", grado altamente speculativo.
Il mercato delle cartolarizzazioni e i bilanci delle banche soffrono per la dose massiccia di titoli tossici in circolazione, o come preferisce chiamarli Geithner "legacy assets": Barclays capital ha calcolato che i prezzi di mercato secondario dei bond strutturati che entrano nel programma Talf e anche Ppip oscillano tra 25 e 85 (rispetto a un prezzo di emissione di 100). Il loro valore di mercato a livelli stracciati spesso riflette il deterioramento dell’affidabilità e la sequenza di pesanti retrocessioni di rating, in molti casi scaturite dallo scoppio della bolla immobiliare americana: le più colpite sono state le residential mortgage backed securities su mutui residenziali subprime, alt-a (tra prime e subprime) e second lien (subordinati) e le commercial mortgage backed securities (sui mutui ipotecari commerciali). In molti altri casi però, le cartolarizzazioni costruite su mutui residenziali prime (concessi a debitori affidabili) o su crediti al consumo (acquisto di automobili, carte di credito, prestiti agli studenti) con rating "AAA" hanno prezzi di mercato sotto la pari (sotto 100) solo perchè il mercato è illiquido, non ci sono compratori per colpa della fuga verso la qualità e del crollo della fiducia nella finanza strutturata. L’obiettivo dei programmi Talf e Ppip è di sbrogliare la matassa e riscrivere i prezzi del mercato secondario, penalizzando i titoli veramente rischiosi e speculativi ma al tempo stesso riqualificando e riabilitando quelli a basso o bassissimo rischio di default.

Luca
Sat 4 Apr 2009, 13.13 - Stampa
Corriere: Il popolo e i suoi leader, di Giuseppe De Rita.
Sat 4 Apr 2009, 13.03 - Stampa
Presso la Provincia Autonoma di Bolzano si è tenuto un incontro sulla crisi tra il Presidente Durnwalder e i rappresentanti delle banche locali, Cassa di risparmio, Banca popolare e Cassa centrale Raiffeisen. Si sono discusse le misure proposte dalle banche, come la designazione di figure specializzate, una sorta di manager della crisi, quando si renda necessario intervenire per un'azienda in difficoltà. Tra gli interventi prefigurati, anche l'accorpamento di tutti i confidi nei vari settori economici in un'unica cooperativa di garanzia per sfruttare meglio potenzialità e sinergie. Si tratta di un'ipotesi di aggregazione diretta che era giudicata improponibile ai tempi del nostro studio sui confidi altoatesini del 2006. Segno che i tempi stanno davvero cambiando.

Luca
Fri 3 Apr 2009, 15.57 - Stampa
E' disponibile sul sito della Banca d'Italia il Testo integrale, aggiornato al 27 marzo 2009, di Centrale dei rischi. Istruzioni per gli intermediari creditizi. Gli aggiornamenti riguardano i capp. II (Classificazione delle operazioni) e IV (Appendici), e andrano in vigore dalla rilevazione riferita a giugno 2009.

Luca
Fri 3 Apr 2009, 12.53 - Stampa
Le BCC lombarde hanno aderito ieri (vedi news Vita) al progetto Confiducia, sostenuto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia e coordinato da Federfidi Lombarda. Di Confiducia avevo parlato qui in novembre, ma da allora il progetto ha avuto un'evoluzione, con il coinvolgimento in qualità di sponsor della Regione e la precisazione delle modalità di intervento. Confiducia supporta l'erogazione di credito con garanzia confidi, supportato da un fondo alimentato dal sistema camerale e dalla Regione. Riguarda finanziamenti chirografari, con durata fino a 60 mesi, comprensivi di un preammortamento massimo di 12 mesi, e linee di smobilizzo di crediti commerciali con finanziamenti della durata di 12 mesi e rinnovabili fino a 24 mesi.
Le BCC lombarde sono il primo soggetto bancario che aderisce al programma, con un plafond di €68,5mn di finanziamenti.

Luca
Fri 3 Apr 2009, 04.49 - Stampa
Il Financial Stability Forum, presieduto dal nostro governatore Mario Draghi, si accinge dopo il G-20 di Londra a trasformarsi in un organo di vigilanza sui rischi sistemici dell'economia mondiale, cambiando nome in Financial Stability Board. Il FSF ha diffuso ieri vari documenti, tra cui una raccomandazione sulle politiche di remunerazione delle banche con rilievo sistemico. Cito dal commento del Sole 24 ore di oggi:
A parità di utili generati, deve ricevere di più chi assume meno rischi, dice l'Fsf, e i bonus devono procedere in linea con l'andamento generale dell'impresa: se la divisione a cui appartiene un addetto genera performance deboli o negative, le sue gratifiche devono calare, fino ad azzerarsi. Innanzitutto l'Fsf raccomanda che nelle imprese finanziarie venga creata una vera "governance" per la gestione di questo aspetto, che armonizzi le dinamiche delle remunerazioni con gli altri sistemi che puntano a mantenere l'equilibrio dei rischi. "Con il tempo questi principi devono radicarsi nella cultura di tutta l'organizzazione", afferma il rapporto, secondo quanto riporta un comunicato. I Consigli di amministrazione devono "vigilare attivamente" su questo aspetto con un ruolo di primo piano dello stesso amministratore delegato e dei manager. Ma deve essere "indipendente", avverte l'Fsf, il personale interno deputato al controllo dei rischi, e dotato della "appropriata autorità". Personale che va retribuito "in maniera indipendente dai settori aziendali su cui gli spetta vigilare, e per ammontare commisurato al ruolo che svolge nell'impresa". L'effettiva "indipendenza e l'appropriata autorità di questi addetti sono necessarie a preservare l'integrità dell'influenza della gestione dei rischi sugli incentivi". E servono "controlli", che con regolarità verifichino che retribuzioni, bonus e strumenti di rischio utilizzati risultino allineati con i propositi di gestione.
Una proposta ragionevole: bonus calcolati non più sul P/L dell'anno, ma sui risultati medi pluriennali, e ruolo più forte del risk management. Un proposito difficile da attuare in maniera efficace. Gli strumenti che servono sono: i principi contabili, le misure di rischio, i modelli di vigilanza macro-prudenziale che rivelano i cicli di mercato. Ditemi voi se questi ferri del mestiere hanno dato buona prova nella crisi: i primi sono saltati sugli strumenti illiquidi, i secondi sono pericolosamente miopi, i terzi sono una buona intenzione del dopo crisi. Hanno tutti bisogno di essere ripensati e ricostruiti. Ma qui si pone un problema filosofico, per niente astratto: i cicli di mercato, e i connessi rischi e risultati, sono un fenomeno conoscibile? Sono un processo esterno, non completamente certo e governabile, ma che può comunque essere osservato, spiegato, modellato nella sua dinamica? O piuttosto dipende in misura preponderante dai comportamenti degli attori del sistema economico e finanziario, che sono condizionati dalle spiegazioni dei modelli? Su questo interrogativo propendo a pensarla come Nassim Taleb: le metriche finanziarie di cui disponiamo si basano su rappresentazioni meccaniche dei fenomeni economici e sociali, e sono incapaci di catturare i rischi estremi (i cigni neri); credere il contrario (o far finta di) induce a comportarsi in maniera pericolosissima. Se gli avidi banchieri sono riusciti ad arricchirsi con modelli di business prociclici con orizzonte di 1-2 anni, non mancheranno di rifarlo inventandosi nuovi modelli con orizzonte di 3-5, o 7-10 anni. L'orizzonte di valutazione giusto qual è? Difficile a dirsi, ma probabilmente non più corto di un'intera vita lavorativa in banca.
Quale alternativa, allora, alle ragionevoli proposte del FSF? Minimizzare gli incentivi legati ai risultati dati a chi gestisce, in varia guisa, soldi di altri. Uno è liberissimo di autoincentivarsi prendendosi il 100% degli utili prodotti con i soldi suoi.
Non è la posizione di Wall Street, e l'ho messa in termini brutali, ma merita di essere approfondita. Non si tratta di soffocare l'innovazione finanziaria, ma di concepire un'innovazione finanziaria diversa. E l'Italia è il paese del G-8 che ci può guadagnare di più.

Luca
Thu 2 Apr 2009, 09.47 - Stampa
Il Sole 24 ore di oggi, a pag. 39, riferisce che il MEF ha predisposto la direttiva per l'attuazione del sistema di Monitoraggio del finanziamento all'economia ex art. 12 DL 185 del 29/11/2008, di cui in questo post. Il documento è stato elaborato da Andrea Montanino, dirigente generale al Tesoro, e Angela Pria, prefetto al Viminale, ed è stato confrontato con la Banca d'Italia.
Il sistema di monitoraggio prvede due principali livelli:
  • singoli casi e controversie potranno essere segnalate da famiglie e imprese direttamente ai prefetti del capoluogo di provincia; le istanze sono trasmesse on line alle prefetture con i moduli indicati sui siti www.interno.it e www.tesoro. it., o anche spedite per posta ordinaria. Il prefetto - che non deve entrare nel merito di credito - classifica i reclami per banca e tipologia di clientela. Esclude quelli macroscopicamente infondati e trasmetti tutti gli altri alla banca interessata «a livello di divisione regionale o nazionale, a seconda dell’organizzazione»; l’obiettivo, dunque, è «facilitare il riesame delle pratiche a un livello più elevato della struttura gerarchica» dell’istituto di credito coinvolto. Poi «la banca fornirà direttamente al cliente la risposta informando il prefetto, con cadenza mensile, sugli esiti delle istanze». La direttiva precisa che «al termine del processo dati e informazioni sono distrutti e conservati solamente in forma aggregata e anonima»;
  • a livello regionale saranno costituiti gli Osservatori con la funzione di luoghi d’incontro tra gli attori economici» con lo scopo di «individuare per tempo eventuali strozzature nel flusso finanziario che dagli intermediari creditizi va verso famiglie e imprese». I prefetti avranno «il supporto tecnico-amministativo delle direzioni territoriali dell’economia e delle finanze». I membri degli Osservatori sono il prefetto del capoluogo di regione, con funzioni di presidente e coordinatore, i prefetti delle altre province, il dirigente regionale dell’economia e finanze, il presidente della [delle?] Camera di commercio, il rappresentante dell’Abi, delle categorie di impresa e dei lavoratori, delle associazioni dei consumatori. Sono poi «invitati a partecipare» il presidente della regione, i rappresentanti di Anci, Upi e Uncem, il comandante regionale della Guardia di Finanza e il direttore regionale della Banca d’Italia.
Diamo una mano per dare un'anima, in ogni regione, a questa pur lodevole iniziativa, che presa alla lettera sembra molto "fredda". I problemi che si vogliono affrontare esigono che si rinsaldi una vicinanza tra le banche e i clienti in difficoltà, con energie applicate da ambo le parti per trovare soluzioni caso per caso. Questo intervento (ma non saprei dire come fare diversamente in un decreto) istituisce una rete di rapporti anonimi e formali.
Non si può fare di più?

Luca
Wed 1 Apr 2009, 06.39 - Stampa
Da una settimana sto lavorando al budget di cassa della prima azienda seguita dal Business Point di Trento. Mi son fatto dare il database (formato access) del software con cui gestisce le fatture (emissione, registrazione e incassi /pagamenti). Ho portato gli scadenziari in Quantrix e insieme con l'amico imprenditore abbiamo isolato i pagamenti prioritari. Ho potuto così aggiornare un preventivo di cassa per mesi a fine 2009, e siamo andati in banca a preavvertire di una punta di utilizzo su fine marzo. In aprile andremo a rinnovare le linee di credito a breve, con garanzia confidi. Devo preparare un rapporto a integrazione del bilancio 2008 (provvisorio) per accompagnare la domanda. Magari ci sarà spazio per mettere ordine nella struttura finanziaria. Negli ultimi tre anni si sono impilati quattro mutui ipotecari e chirografari, è giunto il momento di tirare una riga, consolidare uno stock sostenibile e darsi un piano di rientro. Il business dell'azienda, per fortuna, c'è.
All'inizio serve una grande quantità di lavoro per impostare il modello, ma soprattutto per strutturare il flusso dei dati. E' una cosa che in passato non serviva (all'apparenza), e non la faceva né l'impresa, né il consulente contabile. Bisogna cambiare i sistemi e il flusso di lavoro. Le scadenze che mordono non sono più quelle degli adempimenti fiscali, ma quelle della cassa che rischia di finire.
L'outsourcing contabile dovrebbe diventare un co-sourcing, con inserimento dei documenti e della prima nota da parte dell'impresa, e spunta e registrazione al centro servizi. Mi sono stupito: strutture che seguono migliaia di piccole imprese non utilizzano il web per dare al cliente un front end in cui inserire i dati e, soprattutto, per mostrargli la sua posizione contabile in tempo reale. Ma il problema non è soltano lì: al capannone dell'impresa (in zona artgianale) non arriva l'ADSL. E siamo in una provincia ricca che ha diversi progetti concorrenti di cablatura e copertura wi-fi del territorio. Speriamo che qualcuno arrivi, con i cavi o le parabole.
Non generalizzo, ma penso che molte Pmi stanno rischiando di saltare anche perché non hanno le informazioni per muoversi in ristrettezze di cassa, e sono pochissimo aiutate a metterle insieme e a decidere di conseguenza.
Preso da questo minuzioso lavoro, mi sto perdendo il G-20 e il ricco dibattito sulla nuova architettura del sistema finanziario. Tra i molti libri e rapporti che stanno uscendo potrebbe essercene uno mio, ma non lo vedrete mai. Eppure, mi sento vicinissimo al cuore del problema, e penso che non potrei impiegare le mie energie meglio di come sto facendo adesso. I micro-rimedi sono sempre più micro, ma segnano una strada.

Luca
Wed 1 Apr 2009, 06.34 - Stampa
Dal Sole 24 ore di oggi (p.39) un passaggio che riprende l'intervento di Fabrizio Saccomanni alla presentazione del volume The great financial crisis curato da Rainer Masera:
La Banca d’Italia ha «la sensazione» che nella valutazione del capitale delle banche italiane «applichiamo parametri più rigidi». Lo ha spiegato ieri il direttore generale di via Nazionale, Fabrizio Saccomanni, nel suo intervento alla presentazione del libro «The great financial crisis» pubblicato da Bancaria e curato da Rainer Masera. Masera è anche l’esponente italiano del gruppo De Larosière che ha recentemente presentato alla Commissione europea le sue proposte in tema di rafforzamento della supervisione creditizia e finanziaria a livello continentale.
Nel sottolineare che l’Italia adotta criteri più rigidi di altri paesi nel definire i requisiti di patrimonializzazione delle aziende di credito, Saccomanni ha ricordato che «ci siamo sempre battuti per regole comuni a livello internazionale per la valutazione della qualità del capitale e abbiamo la sensazione che certi coefficienti dell’8-8,5% o al 10% in un Paese siano diversi da quelli di un altro Paese». In sostanza, dietro i numeri dei ratios patrimoniali delle aziende di credito italiane c’è una qualità del capitale più elevata richiesta da sempre dalla Banca centrale.

Luca
Wed 1 Apr 2009, 05.42 - Stampa
Cito dal Sole 24 ore in seconda di oggi:
[...] nel 2007 i finanziamenti garantiti dai Confidi che aderiscono a Fedart Fidi avevano superato i 6 miliardi, con un incremento dell’11%, mentre le prime stime relative allo scorso anno indicano un rallentamento della crescita al 2-3% fino a quota 6,2-6,3 miliardi.
Il Rapporto 2008 di Fedart Fidi, che viene presentato oggi a Roma presso la sede del Cnel, giunge in una fase di forte contrazione per il credito alle piccole e medie imprese.[...]
Diciannove i Confidi che gestiscono un volume di garanzie superiore ai 75 milioni, soglia oltre la quale scatta l’obbligo di iscrizione nell’elenco degli intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia (art. 107 del Testo unico). «La scadenza per l’iscrizione è stata proprogata da marzo a fine anno – dice Fumagalli [segretario generale di Confartigianato] –. Ma non basta. Gli adempimenti e le procedure sono eccessivi, per questo stiamo avviando un dialogo con il ministero dell’Economia per valutarne l’alleggerimento nei casi in cui l’attività dei Confidi è limitata alla prestazione di garanzie».
Noto due cose:
  • il Rapporto 2008 (sui bilanci 2007) esce con circa quattro mesi di ritardo rispetto al precedente; ci sono mille giustificazioni (crisi, fusioni, ecc.), che però sarebbero anche ragioni per essere più tempestivi ed esaurienti nella comunicazione; e non è un appunto a Fedart, che tra le associazioni dei confidi è quella che produce il flusso informativo di sistema più continuo e articolato;
  • novembre 2003 => legge quadro; marzo 2008 => pubblicate le Istruzioni di Vigilanza; aprile 2009 => proposta di avvio del dialogo con il MEF per modularne l'attuazione; [mi dimenticavo] gennaio 2009 => autorizzati da Banca d'Italia i primi due confidi 107, sono entrambi artigiani;
Avviamo pure il dialogo, se ci sono confidi che prima di fine anno rischiano di incagliarsi sulla via della trasformazione (non voluta) in 107. Ma facciamolo in maniera pubblica. Un bel procedimento di consultazione aperto alle associazioni, ma non solo, anche a tutti quelli che studiano il problema e hanno qualcosa da dire. Per i pareri non corredati da cifre aggiornate una corsia preferenziale (dritti nel cestino).
A un anno da oggi saremo ancora qui ad auspicare un "avvio del dialogo"? Se dovesse accadere, avremo la prova provata che il dibattito quasi decennale sulla trasformazione dei confidi è un pesce d'aprile che non finisce mai.

Luca