Mon 30 Nov 2009, 16.31 - Stampa
Dall'articolo sul Corriere del 28/11 dedicato all'assemblea di Federcasse (grazie a Sapio per la segnalazione):
ROMA - A fine anno le banche di credito cooperativo raggiungeranno il milione di soci,un traguardo «simbolico», come ha detto il presidente di Federcasse Alessandro Azzi aprendo l' assemblea della federazione, dopo dieci anni di crescita. Ed è dal riconoscimento di questo dinamismo, attualmente gli sportelli delle Bcc rappresentano il 12% del totale, che la Banca d' Italia parte per chiedere di «coniugare il modello cooperativo con quello di impresa», che vuol dire dotarsi di un efficace governo societario e fare più attenzione ai rischi. Le Bcc, ha detto il vicedirettore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola intervenendo all' assemblea qui il testo, hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi dieci anni e da quando è iniziata la crisi, a differenza delle altre, hanno continuato ad erogare credito con tassi di crescita dei prestiti superiori al 6%. In particolare in agosto sono aumentati del 10,2% raggiungendo quota 121 miliardi. Ora però le Bcc devono prestare attenzione al deterioramento della qualità del credito: le sofferenze sono cresciute a settembre del 34,3% su base annua a fronte dell' aumento del 25,1% del resto del sistema. [...]
Il contesto di crisi, ha rilevato nel suo intervento di apertura il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, ha messo in luce il modo differente di fare banca delle Bcc che che, «si sono poste come antitesi ed antidoto rispetto ad alcune logiche perverse ed alcuni eccessi che avevano causato il corto-circuito della finanza». Rientra in questo ambito, ha aggiunto Azzi, la costituzione del Fondo di Garanzia Istituzionale(FGI), ovvero di una rete di sicurezza interna coerente con Basilea 2» . E poi c' è il progetto della Banca del Sud in cui le Bcc saranno partner del Tesoro.[...]
Seguiamo con attenzione partecipe lo sviluppo delle BCC, perché i punti di forza del passato (fedeltà alla propria missione, focus sulla raccolta diretta e sul credito a livello locale, cambiando con molta prudenza) non si trasformino in minacce.

Luca
Sun 29 Nov 2009, 09.03 - Stampa
Anche quest'anno ho fatto la colletta. Ho dovuto combattere con un raffreddore fastidioso (che per fortuna tale è rimasto), e con l'idea di non avere tempo per farla perché devo lavorare anche nel week-end. E' stata come sempre un gesto grande nella sua semplicità. Ho la fortuna di poter contare su un gruppo di persone, molto vario, invitate negli scorsi anni e sempre disponibili. Li ringrazio tutti, così come ringrazio mia moglie che mi ha rilevato dal pomeriggio fino a sera, così ho potuto rifinire il modello di bilancio previsionale dei confidi trentini (pare che funzioni, è quasi un miracolo).
Non c'è bisogno di aggiungere altro di mio, vi ripropongo le dieci righe che hanno lanciato la Colletta alimentare 2009:
La confusione e lo smarrimento, in questo tempo di crisi, sembrano diventati lo stato d'animo più diffuso tra la gente. Imbattersi, però, in volti lieti e grati, per la sorpresa di essere voluti bene, scatena un desiderio e un interesse che trascinano fuori dal cinismo e dalla disperazione. Per questo anche quest'anno proponiamo di partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, perché anche un solo gesto di carità cristiana, come condividere la spesa con i più poveri, introduce nella società un soggetto nuovo, capace di vera solidarietà e condivisione del destino dei nostri fratelli uomini

Luca
Sat 28 Nov 2009, 16.59 - Stampa
Da ilGiornale.it:
Siglato oggi all'Unione del Commercio di Milano l'atto costitutivo del "super-confidi" regionale di commercio, turismo, servizi, artigianato: un confidi di secondo grado denominato "Asconfidi Lombardia" e costituito sotto forma di società cooperativa per azioni. Ascomfidi Lombardia riunisce 13 consorzi fidi: Ascomfidi Brescia, Ascomfidi Cremona, Ascomfidi Varese, Co.Fidi - Cdo Milano, Cooperativa Artigiana Lombardia di Garanzia (Milano), Fidicomet (il Fondo di garanzia fidi dell'Unione del Commercio di Milano), Fidicomtur (Como), Fiditer (Mantova), Fogalco (Bergamo), Fondo di Garanzia (Lecco), Sofidi (Sondrio), Coopgara Procredito C.i.a.s. (Milano), Ascom-fidi (Pavia). Il "super-confidi", spiega Unione del commercio, viene costituito per raggiungere quelle capacità dimensionali, strutturali e organizzative che consentiranno l'iscrizione del nuovo organismo di garanzia in Bankitalia nell'elenco "speciale" di cui all'articolo 107 del Testo unico bancario. Il nuovo "super-confidi" regionale sarà, cioè, in grado di rilasciare garanzie per il sistema bancario più forti e nel rispetto dei nuovi requisiti previsti dalla normativa di "Basilea 2". Asconfidi Lombardia, attraverso l'attività dei 13 confidi aderenti sarà in grado di sviluppare una operatività di circa 5.000 operazioni di finanziamento annue per un ammontare di circa 250 milioni di euro ed oltre 40 banche convenzionate sul territorio lombardo.
Il commercio era rimasto fuori dal processo di aggregazione dei confidi di 2° grado della Lombardia. Questo annuncio dice della volontà di rafforzare la rete dei confidi Confcommercio (coinvolgendo altre realtà come la Cooperativa Artigiana Lombardia di Garanzia e il Co.fidi di CDO) con una nuova struttura di secondo livello che raggiunga presto i numeri per l'iscrizione a 107.
In passato non ho nascosto la mia perplessità su modelli federativi come questo. Chissà, con la crisi potrei ricredermi, se questo modello policentrico saprà realizzare una maggior responsabilizzazione e isolare una buona parte dei rischi in compartimenti stagni cosicché la nave resti a galla se uno si allaga. Purché si eviti la balcanizzazione della governance.

Luca
Thu 26 Nov 2009, 16.14 - Stampa
Un recente report di Fitch (download gratuito per utenti registrati) descrive le ragioni del downgrading delle SME-CDO spagnole del programma "PYME Valencia 1 FTA". Ecco in dettaglio le rating actions:
EUR299,488,274 class A2 notes due March 2040 (ISIN ES0372241010): downgraded to 'A' from 'AAA', removed from RWN; assigned Negative Outlook and 'LS-1'
EUR47,600,000 class B notes due March 2040 (ISIN ES0372241028): downgraded to 'BB' from 'A', removed from RWN; assigned Negative Outlook and 'LS-3'
EUR34,000,000 class C notes due March 2040 (ISIN ES0372241036): downgraded to 'CCC' from 'BB', removed from RWN
EUR13,600,000 class D notes due March 2040 (ISIN ES0372241044): downgraded to 'CC' from 'B', removed from RWN
EUR15,300,000 class E notes due March 2040 (ISIN ES0372241051): downgraded to 'C' from 'CC', removed from RWN
I titoli in questione hanno finanziato un pool di prestiti concentrato nei settori delle costruzioni e immobiliare nella regione di Valencia. Fitch ha deciso di abbassare i rating (come vedete di due classi) per l'effetto congiunto del peggioramento delle performance (tassi di inadempimento e perdite), dell'aumento delle PD imputate da Fitch al segmento PMI, e dell'assottigliarsi dei reserve fund previsti dalla struttura.
Porto questa notizia come contributo al dibattito sulle tranched cover. Fornisce un esempio di volatilità dell'attenuazione di rischio fornita dal meccanismo di tranching: la parte senior nata AAA adesso è A, la sub senior da A è scesa a BB. Per un investitore i coefficienti di rischio aumentano. Lo stesso accadrebbe per la banca originator, se fosse una tranched cover con ritenzione del rischio senior.

Luca
Wed 25 Nov 2009, 07.23 - Stampa
Claudio Borio, economista presso la BRI a Basilea, è un analista acuto e attento del sistema finanziario internazionale e quindi, dal 2007, della crisi che lo ha colpito. Apprezzo nei suoi lavori l'attenzione a tutti i fattori in gioco: macro-monetari, microeconomici, contabili, regolamentari. Una qualità che ho ritrovato in due paper appena usciti di cui Borio è autore o coautore: Buona lettura!

Luca
Mon 23 Nov 2009, 17.10 - Stampa
La crisi della Banca popolare di garanzia è un tema che tratto a malincuore, e con il timore costante di dire o fare cose fuori luogo. Per continuità di informazione, riporto passi di un articolo uscito il 22 novembre sul Gazzettino (l'ho ricevuto per mail da un visitatore interessato alle vicende di questa banca). Parla dei contenuti di una nota che il Commissario straordinario della banca, Isacco Marchesini, avrebbe diffuso tra i dipendenti:
La nota comunica come, fino a nuovo ordine, sia sospeso il pagamento delle passività di qualsiasi genere ai sensi dell’articolo 74 del decreto legislativo del primo settembre 1993 [il TUB]. Di conseguenza, scrive il commissario "è pertanto sospesa ogni operazione che comporti addebito nei conti, di qualunque genere e in qualunque forma intrattenuti oltre che il rimborso di fondi e di ogni altra passività della banca". Potranno invece essere accolti i versamenti. [...]
La banca, ricordiamo, è nata dalla trasformazione in cooperativa bancaria [banca popolare cooperativa] di Interconfidi Nordest, il consorzio Fidi della Confindustria patavina. [...] Gli industriali hanno dapprima cercato con la nomina di Rosario Bonavoglia di correre ai ripari. Poi, vista la situazione, hanno chiesto a Banca d’Italia l’amministrazione controllata.
Nel frattempo sembrava che Cassa di Risparmio e Antoveneta potessero sostenere una cordata per risollervarla ma il discorso è naufragato. Recentemente però si era fatta avanti Confidimpresa Trentino che ha formalizzato la proposta di entrare come socio.
Il "nostro" Confidimpresa aveva avuto un pour parler, ma niente di più. Non ho commenti. Per documentazione, riporto il citato art. 74 del TUB, che riguarda ovviamente le banche in amministrazione starordinaria:
Art. 74 - (Sospensione dei pagamenti)
1. Qualora ricorrano circostanze eccezionali i commissari, al fine di tutelare gli interessi dei creditori, possono sospendere il pagamento delle passività di qualsiasi genere da parte della banca ovvero la restituzione degli strumenti finanziari ai clienti relativi ai servizi previsti dal d.lgs. di recepimento della direttiva 93/22/CEE. Il provvedimento è assunto sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d'Italia, che può emanare disposizioni per l'attuazione dello stesso. La sospensione ha luogo per un periodo non superiore ad un mese, prorogabile eventualmente, con le stesse formalità, per altri due mesi.
2. Durante il periodo della sospensione non possono essere intrapresi o proseguiti atti di esecuzione forzata o atti cautelari sui beni della banca e sugli strumenti finanziari dei clienti. Durante lo stesso periodo non possono essere iscritte ipoteche sugli immobili o acquistati altri diritti di prelazione sui mobili della banca se non in forza di provvedimenti giudiziali esecutivi anteriori all'inizio del periodo di sospensione.
3. La sospensione non costituisce stato d'insolvenza.

Luca
Mon 23 Nov 2009, 11.55 - Stampa
Nei commenti a questo post sono sollevate questioni legali di non poca importanza sulle convenzioni banca-confidi. A quanto ho capito (non sono un esperto) le forme contrattuali vecchie (sussidiarie con eventuale pegno o deposito vincolato di attività) e nuove (fidejussioni a prima richiesta) non hanno ancora una collocazione certa nelle fattispecie civilistiche. Inoltre, ci sono eventi contrattuali nelle fasi di pre-contenzioso e contenzioso che non sono puntualmente disciplinate dalle convenzioni: ad esempio, la cessione del credito a una società, magari estera, ad un valore inferiore al nominale, che effetto produce sul confidi garante? La garanzia di trasferisce col credito? Un altra incertezza riguarda la garanzia confidi assimilata a fidejussione: il confidi sarebbe in questo caso esposto ad azioni da parte di creditori o garanti diversi dalla banca convenzionata, se non ho inteso male anche relative a crediti diversi da quello oggetto della garanzia confidi. La mia confusione è frutto in parte della mia ignoranza in materia legale, ma penso che la farraginosità della materia ci metta del suo.
Ringrazio i visitatori che hanno contribuito al dibattito, e lo rilancio con tre osservazioni:
  • raccolgo segnali di insoddisfazione sulle attuali convenzioni sia dal lato banche, sia dal lato confidi; parlo degli operatori più dinamici e impegnati, per i quali urge un lavoro di aggiornamento, di differenziazione (per le forme nuove, come fidejussioni e tranched cover) e di standardizzazione;
  • ci sono anche forti resistenze a lavorare nel senso detto sopra, e anche queste stanno su entrambi i fronti, ovvero confidi e banche che non ci tengono più di tanto a migliorare le cose, hanno sempre fatto così, perché cambiare?
  • a livello ABI è attivo un tavolo di lavoro sulle convenzioni confidi, e ha prodotto una bozza di convenzione tipo che va nella direzione auspicata; ho però la sensazione che i lavori procedano a rilento, motivo per cui ogni banca, e ogni confidi, che vuole innovare lo fa in autonomia; non so se giochino le trappole tipiche dei tavoli interaziendali o intersettoriali, ovvero le ambizioni egemoniche, il "non diamo vantaggi ai nostri concorrenti", la difesa degli interessi che prevale sulla presa in carico dei problemi e sul lavoro concorde e attento ai dettagli che serve per portarli a soluzione; smentitemi se sono malizioso, mi farete felice.
Insomma, per affrontare questo così come i molti problemi urgenti che riguardano i confidi e il credito alle Pmi serve un soggetto collettivo e uno spazio di lavoro che oggi non ci sono o funzionano poco. Qualche idea? Qualche proposta?

Luca
Sun 22 Nov 2009, 09.28 - Stampa
Attenti amici mi segnalano le dichiarazioni rese ieri da Corrado Faissola, presidente ABI:
La qualità del credito, in Italia, é infatti peggiorata a seguito della crisi finanziaria. E Faissola ha sottolineato che le perdite su crediti«a fine anno non saranno lontane dai 20 miliardi», rispetto ai circa 11 miliardi di euro dei primi nove mesi dell'anno.
Faissola, intervenuto all'assemblea annuale dell'Aibe (l'Associazione delle banche estere in Italia), ha anche osservato che «non ci attendono mesi facili e di questo dobbiamo essere consapevoli». «Da molti mesi - ha aggiunto - il nostro sistema bancario sta registrando una crescita delle sofferenze. A settembre 2009 quelle lorde sono risultate pari a 55 miliardi di euro, in crescita del 25% su base annua e superiore al 3% in rapporto agli impieghi».
Il presidente dei banchieri ha poi aggiunto che «nel primo semestre del 2009 le rettifiche di valore nette per il deterioramento dei crediti sono state pari a oltre 9 miliardi». Un dato che si é ulteriormente aggravato nel terzo trimestre:«i dati preliminari dei primi nove mesi e relativi alle prime undici banche, parlano di oltre 11 miliardi».
I numeri sono pesanti e, purtroppo, ancora in ascesa. Ci vorrebbe un'unità di crisi per seguire in tempo reale la situazione, e cogliere le aree più colpite, le cause e i rimedi. I bilanci delle banche sono in sofferenza, ma reggono. Lo spill over di questi deterioramenti potrebbe invece essere fatale per i confidi, che hanno un modello economico che dipende quasi al 100% da un business, la garanzia, in cui prima si imputano i ricavi, poi emergono le perdite. Adesso stanno emergendo le perdite.

Luca
Sun 22 Nov 2009, 09.14 - Stampa
Il Sole 24 ore riprende le affermazioni del Presidente della BCE ad un convegno:
La Banca centrale europea ha deciso di avviare la graduale riduzione delle misure straordinarie di stimolo al sistema finanziario adottate a partire dall'inizio della crisi due anni fa. In particolare le banche ora sanno che la fase della liquidità facile imbocca una strada diversa.
L'istituto centrale di Francoforte ha reso noto, infatti, che le cartolarizzazioni garantite da asset-backed securities (Abs) che verranno emesse a partire dal prossimo 1 marzo 2010 potranno essere accettate dall'Eurotower solo se provviste del rating di almeno due diverse agenzie e per la loro utilizzabilità ai fini dei prestiti conterà il rating più basso. Questa medesima regola verrà poi estesa a tutte le cartolarizzazioni - indipendentemente da quando sono state emesse - a partire dal 1 marzo 2011.
L'attuale livello dei tassi di interesse, in ogni caso, è e resterà «molto basso», ma la Bce è determinata a riassorbire la liquidità per garantire la stabilità dei prezzi, ha commentato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, nel corso di una conferenza a Francoforte. Il numero uno dell'Eurotower ha spiegato che «non tutte le misure per rafforzare la liquidità saranno necessarie come in passato» e che «ogni misura straordinaria che dovesse minacciare la stabilità dei prezzi deve essere eliminata tempestivamente e inequivocabilmente».
Come primo passo, dunque, all'Eurotower stringeranno i criteri di stanziabilità delle ABS, allargati al culmine della crisi per finanziare i book bancari pieni di asset illiquidi. Forse la più straordinaria delle misure d'emergenza, dato che non è servita soltanto a rifornire di liquidità il sistema, ma anche a trasferire, nei fatti, rischio di credito e di mercato sull'Istituto di Francoforte, seppur in modo meno esplicito e più condizionato rispetto ai programmi di acquisto di titoli lanciati dalla Fed. Nell'articolo si accenna poi al secondo corno dell'exit strategy, la possibile manovra sui tassi a breve per contrastare le eventuali minacce inflazionistiche.
Cosa accadrebbe se la liquidità straordinaria cominciasse a rifluire dal sistema? Più che un'analisi di scenario, servono doti divinatorie, o meglio atti di fede.

Luca
Fri 20 Nov 2009, 18.07 - Stampa
Sapio mi segnala opportunamente l'intervento di Paul De Grawe, economista dell'Università di Lovanio, su Repubblica:
CARTOLARIZZAZIONI SERVE UNO STOP

Repubblica — 19 novembre 2009 pagina 28 sezione: ECONOMIA
LE BANCHE hanno creato la crisi finanziaria e ne sono state quasi travolte. È indubbio che il sistema bancario debba essere riformato ma il problema è come. Un primo passo per individuare la risposta è comprendere la natura dei rischi che creano le banche. Innanzitutto, le banche ottengono credito a breve termine e cedono prestiti a lungo termine creando un tipo di rischio del tutto particolare: il rischio liquidità. Consiste nel fatto che i depositanti potrebbero senza preavviso tentare di ritirare i propri depositi dalla banca è benché ciò accada con una bassa frequenza, quando succede, gli effetti sono devastanti. Quantificare un rischio che è il risultato di movimenti collettivi di sfiducia e di panico è difficile se non impossibile e quindi non disponiamo di basi scientifiche per predire le crisi della liquidità. In secondo luogo, le banche costituiscono il centro del sistema dei pagamenti in una rete di crediti e prestiti reciproci. Questo mercato interbancario tende a sua volta a creare un rischio derivante dall'interrelazione, dove il fallimento di una banca colpisce le altre direttamente. Un problema insorto in un istituto si propaga all'insieme del sistema bancario come una malattia infettiva. I rischi nel sistema bancario tendono quindi a essere correlati. Il metodo della cartolarizzazione diffusosi a partire dagli anni ' 80 era stato considerato un modo per ridurre il rischio sistemico in quanto spalmava il rischio di una singola banca su più istituti. Nei fatti però ha prodotto l' opposto aumentandolo. Come riformare il sistema? Le strade sono sostanzialmente due. La prima, verso la quale politici e legislatori sembrano orientarsi, poggia sull' idea che i rischi creati dalle banche possano essere gestiti e limitati con requisiti di capitale e di liquidità appropriati e prevede quindi che le banche mantengano il business model che permette loro di cartolarizzare i crediti, sottoposte però a una regolamentazione e a una supervisione più stringenti. Il problema qui è che non disponiamo di una teoria della liquidità e dell' interrelazione del rischio, ma solo di una teoria del rischio singolo. Questa teoria quindi non è utile per gestire le incertezze che si creano nel sistema bancario. Il secondo approccio constata che non disponiamo di strumenti per quantificare i rischi creati dal sistema bancario e che quindi possiamo solo limitare questi rischi restringendo i campi di attività delle banche. Il cosiddetto narrow banking prevede che alle banche non sia consentito di mantenere le attività che aumentano il rischio interrelato e correlato. Poiché la cartolarizzazione dei crediti lo fa, essa non sarebbe più consentita. La limitazione del tipo di attività delle singole banche mira a minimizzare la capacità del sistema bancario di potenziare il rischio correlato, un rischio che ovviamente non può essere eliminato del tutto, ma che può certamente essere contenuto. Le banche e il loro numerosi lobbysti protestano sostenendo che il narrow banking sarebbe pessimo e che ridurrebbe l' innovazione e la crescita. Le autorità però non devono lasciarsi convincere. Questa protesta contro il narrow banking serve esclusivamente gli interessi delle banche, il cui unico obiettivo è ripristinare la situazione precedente alla crisi, che aveva permesso loro di generare cospicui profitti facendo in modo che la maggior parte del rischio gravasse sul resto della società.

In effetti il business model delle banche nel 2009 è tornato alla grande alle mode pre-crisi, pensiamo alle ripetute galoppate dei trading desk con strategie ad altissima frequenza. Un modo rapido per rimpinguare il patrimonio impoverito dalla crisi, e per convincere gli azionisti a fare la loro parte. Il fronte di degli scettici si allarga, ma non ha la forza per cambiare i comportamenti delle banche. E' facile accusare di luddismo finanziario posizioni come quelle di Volcker o di De Grawe. E' difficile falsificare la dura legge degli utili bancari, che si fanno quando si può e come si è imparato a fare. Sono prassi e riflessi condizionati soggetti a mutazioni secolari, non istantanee. Ma dato che il realismo e il buon senso danno ragione a Volcker, ci sarebbe bisogno di unire le forze per provare la dignità culturale e la convenienza pratica di posizioni come la sua.

Luca
Fri 20 Nov 2009, 17.47 - Stampa
Annunciata l'altro ieri l'avvenuta iscrizione di Confidimprese Friuli Venezia Giulia all'elenco speciale ex art. 107 TUB. Dell'evento riferisce il sito del confidi, nato dalla fusione tra i Con.ga.fi Artigianato di Udine e Pordenone. Delle strategie future dell'ente parla il presidente Daniele Nonino in questa intervista al Gazzettino: il neo-107 aspira a sviluppare le garanzie, già fortemente cresciute, e inoltre ad ottenere in concessione la gestione delle agevolazioni regionali in conto interessi, continuando la missione svolta del Mediocredito della regione.

Luca
PS: Dimenticavo: ancora artigianato!
Fri 20 Nov 2009, 17.39 - Stampa
Nella collana "Occasiona papers" della Banca d'Italia è uscito un paper (solo in inglese) sui sistemi di accantonamento anticiclico a fondo rischi su credit. Ecco tutti i riferimenti e il sunto in italiano (il link al titolo porta alla pagina da cui scaricare il lavoro):
n. 57 - Sistemi di dynamic provisions: ragioni teoriche, funzionamento e trattamento prudenziale (Dynamic provisioning: rationale, functioning and prudential treatment)
Marco Burroni, Mario Quagliariello, Emiliano Sabatini, Vincenzo Tola, novembre 2009

Nell'ambito della riforma della regolamentazione finanziaria in corso nelle sedi internazionali cresce il consenso sull'introduzione di politiche di accantonamento anticicliche a fronte delle perdite su crediti. Lo scorso luglio il Consiglio Ecofin ha approvato l'introduzione di sistemi di accantonamento che prevedono che le banche accumulino risorse aggiuntive nelle fasi di espansione al fine di ridurre gli effetti prociclici connessi con l'aumento delle insolvenze in recessione. Le finalità del lavoro sono le seguenti: i) introdurre i fondamenti teorici e spiegare il funzionamento di un sistema di accantonamenti basati sul concetto di perdita attesa; ii) descrivere le caratteristiche del modello di dynamic provisions adottato in Spagna, l'unico esempio di applicazione di regole anticicliche sugli accantonamenti; iii) confrontare il modello basato sulla perdita attesa con quello spagnolo. Esaminando le diverse proposte attualmente in discussione a livello internazionale, il paper suggerisce una possibile soluzione per introdurre sistemi di accantonamenti dinamici che contemperino le esigenze di prudenza delle autorità di vigilanza con quelle di trasparenza e di corretta rappresentazione delle operazioni aziendali a fini di bilancio.

Luca
Thu 19 Nov 2009, 16.29 - Stampa
Sul Sole 24 ore dell'8 novembre è uscito un articolo di Aldo Bonomi sui problemi di accesso al credito in agricoltura e sul ruolo dei confidi in quel settore. Bonomi osserva come le aziende agricole abbiano prima di tutto il problema di gestire la loro economicità, i rapporti con le banche e l'equilibrio finanziario, in un quadro nel quale le protezioni vengono meno.
Forse non sapete che il credito agrario è stato il mio primo tema di ricerca (anni 1981-1986). Aveva molto in comune con i confidi: interferenze delle politiche pubbliche, tanti attori dei più disparati (banche, istituti e sezioni di credito agrario, consorzi agrari, ecc.), forte voce in capitolo delle associazioni di settore. Di riforma del credito agrario si è discusso per varie legislature finché il TUB (DL 385/1993) ha fatto sì che gli istituti di credito speciale venissero dissolti nelle strutture di gruppo bancario. Il credito speciale agrario è desaparecido, e i prestiti alle aziende agricole sono diventati un prodotto tra i tanti, pur mantenendo le forme tecniche della normativa speciale del 1928.
Poche banche conoscevano questo settore. La presenza di un ordinamento speciale non favoriva certo il dinamismo e l'innovazione nei rapporti tra banche e aziende agricole, ma era meglio di niente. Negli anni successivi al 1993 si è dovuto ricominciare da zero, o quasi. Lo sviluppo dei confidi agricoli, e dei servizi di consulenza delle associazioni, sono la risposta, recente, a bisogni a lungo trascurati.
Più fortunati degli istituti speciali agrari, i confidi hanno condotto in porto la riforma del settore nel 2003, ma sappiamo bene quanto c'è voluto per passare dalla stesura all'attuazione, e siamo ancora in mezzo al guado.
Ragionare di confidi in agricoltura può essere una buona occasione per riflettere su errori ed omissioni da non ripetere, nell'uno e nell'altro settore.

Luca
Wed 18 Nov 2009, 11.49 - Stampa
Cito da questa news:
Torino, 17 nov. - (Adnkronos) - Confartigianato Fidi Piemonte e' il primo in Italia tra i confidi di Confartigianato ad ottenere l'iscrizione all'albo degli intermediari finanziari vigilati da Banca d'Italia. ''La trasformazione in intermediario finanziario - ha spiegato Gianmario Caramanna, direttore del confidi - gli consentira' di intensificare l'impegno volto a sostenere l'accesso al credito delle imprese artigiane e delle pmi socie, in quanto le garanzie offerte consentiranno un minor accantonamento da parte degli istituti di credito convenzionati e, conseguentemente, si avranno condizioni migliori''.
Ad oggi Confartigianato Fidi Piemonte annovera 19.700 soci e ha ottobre sono stati oltre 190 i milioni di euro concessi per i finanziamenti , contro i 176 dell'intero 2008.
''Entro fine anno supereremo i 200 mln'' ha concluso Caramanna sottolineando che se nel 2008 il 49% delle garanzie erano concesse sulla liquidita' e per il breve termine e il 51% per gli investimenti produttivi, nei primo 10 mesi del 20009 il 72% hanno riguardato la liquidita' e il 28% gli investimenti.

Il confidi dell'artigianato piemontese segue a ruota Artfidi Lombardia. A quando il primo 107 di industria, terziario o multisettore?
Luca
Wed 18 Nov 2009, 11.42 - Stampa
Riprendo questa news dall'Umbria
Lunedì 16 novembre il Comune di Marsciano ha presentato, nell'ambito di un convegno, le misure di sostegno sociale, occupazionale e per l'accesso al credito promosse dall'Amministrazione per far fronte all'attuale crisi economico-finanziaria. In particolare è stato illustrato il funzionamento del Fondo di garanzia per l'accesso al credito delle aziende marscianesi.
Un Fondo che l'Amministrazione marscianese ha dotato di 50mila euro e che va a confluire nel Fondo di garanzia regionale, contribuendo a rafforzare e qualificare, nei confronti delle aziende marscianesi, le misure anticrisi prese dalle istituzioni sovracomunali. Sarà gestito della Gepafin spa, società finanziaria della Regione Umbria per le piccole e medie imprese, in collaborazione con la stessa Regione Umbria e i Confidi, ovvero i soggetti di garanzia creditizia creati dalle associazioni di categoria per dare servizi ai propri associati.[...
Il Fondo, stanziato con un contributo pubblico straordinario dall'Amministrazione comunale di Marsciano, ammonta ad Euro 50mila. Tale somma, si stima, potrà attivare interventi di garanzia per un ammontare di circa 25milioni di Euro.
Mi ero preso paura, finché ho letto il passo sottolineato. Il dato sul moltiplicatore atteso (25mn/50mila=500 volte) leggetelo come una figura retorica del genere iperbole.

Luca
Wed 18 Nov 2009, 07.32 - Stampa
Oggi in molti hanno ripreso da Bloomberg news le pubbliche scuse del CEO di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. Cito dalla news ANSA da qui:
Goldman Sachs presenta le proprie scuse per il ruolo giocato nel provocare la crisi e annuncia, insieme a Warren Buffett, un piano da 500 milioni di dollari in cinque anni per aiutare diecimila piccole imprese americane. "Abbiamo chiaramente preso parte a cose che erano chiaramente sbagliate e abbiamo ragioni per rammaricarci. Ci scusiamo" afferma l'amministratore delegato Lloyd Blankfein. Scuse che arrivano mentre una pioggia di critiche imperversa sulla banca, la piu' redditizia di Wall Street e che ha accantonato nei primi nove mesi del 2009 circa 16,7 miliardi di dollari per compensi e bonus.
Questa ammissione di responsabilità semplice e diretta della regina di Wall Street è un fatto eccezionale, rispetto ad una tradizione di rapporti con l'opinione pubblica all'insegna del "never apologize, never explain". Tanto più se consideriamo che le critiche della politica e dei media alle banche sopravvissute alla crisi sono oggi meno accese di qualche mese fa. Come interpretare queste dichiarazioni? Onestà intellettuale o preparazione di un possibile nuovo SOS al Governo?

Luca
Sun 15 Nov 2009, 09.16 - Stampa
Un attento visitatore ha richiamato la mia attenzione sulla convenzione tra ABI e Cassa depositi e prestiti sottoscritta il 9 giugno 2009, con la quale la Cassa canalizza verso le banche della provvista destinata all'erogazione di prestiti a 5 anni alle Pmi (plafond di 8 miliardi di euro). L'impianto tecnico della convenzione è molto articolato. La ripartizione per categorie e gruppi bancari tiene conto delle rispettive quote di mercato sui finanziamenti alle Pmi, con una riserva del 15% sulla prima tranche di 3 miliardi di euro a favore delle banche di credito cooperativo. Trovate il testo, i comunicati e i documenti in questa pagina dedicata sul sito ABI.
Le condizioni di costo valide dal 5 ottobre sono euribor + uno spread di 0,8% (se la banca ha un Tier 1 ratio inferiore o uguale a 7%), o di 0,6% per Tier 1 ratio superiore. Si aggiunge uno spread ulteriore di 0,15% se la banca finanziata non è coperta dalla garanzia a prima richiesta della sua capogruppo.
Una rapida riflessione sul costo del credito erogabile: se il costo di funding per una banca con Tier 1 sotto il 7% e non garantita dalla capogruppo è 0,8% + 0,15% = 0,95%, aggiungendo un mark-up per le perdite attese (con le PD attese per il 2010) e i costi operativi arriviamo a spread finali minimi molto più alti di quelli che si applicavano qualche mese fa. Come molti commentatori hanno ripetutamente osservato su questo blog, le banche si rivolgono ai confidi e in genere alla garanzia per condividere il rischio e portare fuori dal loro conto economico una parte del costo equo del credito, evitando così anche il superamento delle soglie anti-usura.
Rispetto all'apice della crisi, la strozzatura che frena l'offerta di credito alle Pmi è l'avversione delle banche al rischio di default, mentre pesa meno la liquidità dei mercati di provvista a medio termine (sicuramente questo vale per i gruppi maggiori, vale meno per le banche regionali e locali). Ma teniamo buona in ogni caso questo canale di funding: borsa e bond viaggiano da un anno in ottovolante, e non sono ancora arrivati a fine corsa.

Luca
Fri 13 Nov 2009, 19.06 - Stampa
Il collega Danilo Galletti (guru del diritto fallimentare) e la dott.sa Anna Mantovani, giudice presso il Tribunale di Trento, mi hanno invitato a parlare al convegno "Liquidazione concordata dell’impresa in crisi: l’esattezza del soddisfacimento dei creditori e le tutele", che si è tenuto oggi a Trento. Ho trattato il tema "L’istituto del concordato preventivo : analisi dei profili economico - aziendali delle procedure in Trentino dal 2005 al 2009".
L'evento rientra nei programmi dell'Osservatorio sulle crisi di impresa.
Trovate qui il testo della relazione e le slide di presentazione. Grazie al Paolo Dorigato, mio laureato già coautore di un apprezzato paper sui criteri di scelta tra soluzioni liquidatorie e di continuità aziendale, che mi ha dato un aiuto prezioso per questo appuntamento.

Luca
Fri 13 Nov 2009, 10.04 - Stampa
Dal Sole 24 ore:
Nelle stesse ore in cui l'organismo internazionale dei contabili (Iasb) ha licenziato la bozza finale sulla nuova classificazione e misurazione degli strumenti finanziari, dall'Europa è giunta una sonora bocciatura. Almeno per il momento, le nuove regole contabili – l'Ifrs 9, che entro fine anno avrebbe dovuto prendere il posto dello Ias 39 – non verranno validate con la procedura di endorsement dalla commissione europea e, quindi, non saranno incorporate nei bilanci delle società continentali.
[...] da un gruppo significativo di paesi continentali (ne fanno parte Germania, Francia, Italia, Spagna, Lussemburgo, Ungheria) è giunta una presa di distanza, con accenti diversi da paese a paese, su come lo Iasb ha lavorato in questi mesi. «Il G20 aveva affidato il compito di ribaltare il principio contabile del fair value – è stato rimarcato da fonti di una delegazione che ha preso parte alla riunione – e invece lo Iasb ha avanzato una proposta che, ambiguamente, sottopone a un full fair value tutti gli strumenti finanziari. Inoltre – ha proseguito la stessa fonte – è stata indicata una fase troppo lunga di transizione, che si sarebbe conclusa nel 2013. Ma anche per questo non c'è ragione di accelerare i tempi di recepimento e di endorsement». Non solo. «Si è rivelato un errore da parte dello Iasb – ha spiegato Roberto Monachino, componente italiano dell'Efrag – decidere di dividere la revisione dello Ias 39 in più fasi. Uno "spezzatino" – ha continuato Monachino – che non ha permesso di capire l'impatto complessivo delle modifiche».
Lavorando sui bilanci dei confidi ho provato sul campo la macchinosità delle regole IAS vigenti. Ho tremato all'idea della loro annunciata modifica, che dovrebbe abolire la tipologia dei "disponibili per la vendita", strumenti valutati al fair value ma con variazioni di valore non imputate a Conto economico (ma soltanto a riserve di capitale), ampliando quindi la possibilità di applicare il criterio del costo storico ammortizzato. A quanto pare, la modifica si sta impaludando. Con l'aria che tira provate a conciliare i principi che riconoscono la generalità e la superiorità del fair value, e le loro difficoltà di applicazione, con le urgenze della crisi.
Personalmente dei principi contabili internazionali detesto la hybris ideologica (il mito del no alla discrezionalità delle valutazioni, che poi risorge sempre come l'araba fenice) e il linguaggio astratto e rigoroso, ma fondamentalmente ambiguo. Volete due esempi? Primo: il concetto di incurred loss che condiziona le rettifiche collettive su crediti (in realtà non sono necessariamente perdite già realizzate, ma forse, su basi storiche oggettive, forse sì, forse no, bla bla bla). E in questa disquisizione sul sesso degli angeli, guai a parlare di regole di accantonamento anticicliche, quelle che hanno aiutato a proteggere le banche spagnole da una crisi creditizia tra le più gravi. Secondo: l'ostilità verso i fondi rischi, che non si possono più chiamare con il loro nome, e allora dobbiamo chiamarli rettifiche di valore e metterli (se non si possono dedurre da attività per cassa) nelle Altre passività, e quando diciamo "rettifiche" non sappiamo se si tratta di un accantonamento, di una altra voce con impatto economico, di un fondo del passivo, o che ne so. Soltanto i pedagogisti che hanno stravolto l'insegnamento della lingua nelle scuole con l'analisi strutturale e funzionale di un "testo" (non di un racconto, di un articolo di giornale, del capitolo di un romanzo) sanno fare di peggio. Addio estetica, addio immediatezza delle cose belle e concrete.
Se non fosse per il lavoro che gli IAS danno a tanti amici consulenti ...

Luca
Thu 12 Nov 2009, 12.00 - Stampa
Con una recente Comunicazione, la Banca d'Italia ha raccomandato cautela alle finanziarie di credito ai privati nella forma della cessione del quinto dello stipendio. Nelle verifiche condotte sulle reti, si sono riscontrate catene distributive lunghe, oneri accessori pesanti (polizze vita collegate), frequenti rinnovi prima della scadenza (con riaddebito di commissioni di erogazione) e in genere comportamenti intesi a massimizzare il flusso provvigionale per le reti, a spese del cliente finale.
L’acquisizione di clientela per il tramite di mediatori – piuttosto che attraverso agenti - sembra caratterizzarsi per maggiori livelli di rischiosità e minore incisività dei controlli. In tale evenienza, l’attenzione deve essere, dunque, rafforzata.
Data la ramificata rete distributiva che contraddistingue il comparto, gli intermediari che, a vario titolo, intervengono nel processo di vendita sono, a loro volta, tenuti a dotarsi di efficienti sistemi di monitoraggio e controllo.
Si tratta di un mercato che non riguarda direttamente il finanziamento delle Pmi. Il ricorso a reti esterne di agenti e mediatori è però diffuso anche nel settore del credito alle piccole imprese. Gli stessi confidi vi fanno ricorso, spesso di loro iniziativa, talora sollecitati dalle reti. Penso che l'invito della Banca d'Italia a vigilare su possibili abusi debba valere anche per loro. Le piccole imprese alla ricerca disperata di liquidità sono un target appetibile per mediatori e agenti disinvolti che (Banca d'Italia lo ha riscontrato) rovinano l'immagine di correttezza e professionalità della categoria.

Luca
Thu 12 Nov 2009, 10.44 - Stampa
Il nostro Sapio mi ha mandato questo resoconto dell'interessante giornata di lavoro organizzata ieri da CRIF a Roma, nella quale è stato presentato l'ultimo rapporto dell'Osservatorio sulla finanza per i piccoli operatori economici. Lo pubblico volentieri:
Crif ha presentato ieri 11/11, a Roma,nei locali messi a disposizione da BNL, l’osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici cui è seguita una tavola rotonda sul “Credito garantito dai Confidi: tra valutazione del rischio e analisi delle opportunità”. Hanno partecipato esponenti delle banche e dei Confidi. In sala il prof. Lorenzo Gai.
Nell’osservatorio è stato messo in evidenza, con dovizia di dati, come l’abbeveratoio sia pieno ma i cavalli non bevano. Solo alcuni ronzini sono assetati. Si attende nel prossimo futuro un forte aumento delle insolvenze (a giugno era già del 6,78%). Specialmente nei settori manifatturiero e dell’edilizia, particolarmente al Nord ed al Nord Est, dove le aziende lavorano per l’export.
Nella successiva tavola rotonda è emerso che il credito garantito dai Confidi è pari al 2,5% del Credito assicurato ai POE con tendenza all’aumento specialmente fra le aziende start up. In aumento la rischiosità, peraltro più accentuata fra i finanziamenti garantiti dai Confidi che fra quelli non garantiti. Insomma uno scenario di tutta tranquillità ;-) Molto variabili le rischiosità fra un Confidi e l’altro.
Hanno parlato:
  • il dr. Porcelli della BNL che ha confermato come gli attuali modelli di rating non siano stati progettati per catturare la rischiosità contingente in forte aumento;
  • il dr. Villa, già presidente di Assoconfidi, che ha auspicato un aumento della quota di mercato dei Confidi onde aumentare il fatturato e contrastare la caduta dei margini;
  • il dr. Duso (MPS) che ha auspicato dei 106 ben strutturati capaci di aiutare le banche a valutare la capacità delle aziende;
  • il dr. Salvato di Finsardegna che ha spiegato la loro forte vocazione alla consulenza ed il severo scrutinio delle imprese che ha permesso di abbattere drasticamente il tasso di decadimento;
  • il dr. Del Gatto di Unicredit che ha ricordato l’esigenza di tavoli condivisi per la prevenzione delle crisi. Ha giudicato negativamente l’eccessiva concentrazione territoriale dei Confidi;
  • il dr. Grassa (Fedagri) che ha relazionato sulle prime esperienze di analisi decisionale da loro adottate ed ha portato un dato positivamente sconvolgente. Il loro tasso di insolvenza è dello 0,12% (dodici punti base);
  • il dr. Lo Monaco, già BdI ed ora segretario Federconfidi, che ha ricordato la necessità che i Confidi si consorzino (fondano) per prepararsi al futuro ed essere validi consulenti delle imprese e delle banche.
In conclusione è stato un convegno che mi è piaciuto. Purtroppo troppo breve. Avrei voluto scambiare idee con tutti. Avevo domande bastanti a sfiancarli tutti. Un grazie particolare a Lorenzo Gai, sempre caro e gentile col sottoscritto.
Grazie, Sapio.

Luca
Thu 12 Nov 2009, 09.08 - Stampa
Questo articolo di Ferruccio De Bortoli sul Corriere di ieri merita una ripresa integrale:
Le buone ragioni degli indipendenti
C'è una generazione di produttori che merita di essere ascoltata con attenzione. Sono le piccole imprese e i professionisti di questo Paese. L' architrave di passioni e competenze che regge alla base il sistema economico; la miriade di cellule sociali che innerva la comunità civile. Autonomi, indipendenti. Ma anche invisibili. E spesso trattati male, come documentano le inchieste di Dario Di Vico. Se la ripresa è imminente, li vedrà in prima fila. Il rischio, però, è che molti, pur scorgendo nella loro attività segni di fiducia, alla fine del tunnel non ci arrivino nemmeno. Un milione di piccole imprese, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e 300 mila professionisti sono in pericolo. È urgente un segnale. Concreto. Bisogna cogliere gli umori di questa vitale generazione pro-pro (produttori e professionisti); riconoscerne la dignità, la funzione sociale, l' insostituibile ruolo civico. Le idee ci sono. L' occasione immediata anche: la discussione sulla Finanziaria. L'economia italiana non è fatta solo di grandi imprese e superbanche. Il piccolo non è un' anomalia ma una risorsa. Purtroppo limitata. E fragile. Non gode, salvo rari casi, di incentivi. In banca è un cliente guardato più con sospetto che con riguardo. La moratoria sui debiti, buona cosa, l' ha solo sfiorato. Non ha l' accesso al credito della grande industria, la quale, quando è fornitore, gli ritarda, al pari dello Stato, i pagamenti. Se chiudono cento piccole imprese, negozi o studi, il danno sociale è persino superiore a quello della crisi di una fabbrica importante. Ma nessuno se ne accorge. Gli ammortizzatori? Ampliati ma insufficienti o inesistenti (per i professionisti). Dunque, che fare? Approvare, per esempio, la proposta di uno statuto delle imprese avanzata da Raffaello Vignali, vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera, che ha già 120 firme bipartisan e si aggiunge al pacchetto delle semplificazioni collegato alla Finanziaria. Basta con la giungla di autorizzazioni e permessi. E ancora: perché non pensare a un' unica comunicazione (telematica) sull' avvio delle attività, fatta solo alle Camere di Commercio, e all' autocertificazione privata sostitutiva? No a tanti controlli fatti da troppi enti. Una sola verifica può bastare. La burocrazia pesa sulle aziende per l' uno per cento del Pil: 15 miliardi. Sul piano fiscale, la riduzione dell' Irap dovrebbe partire da una franchigia che favorisca i piccoli o dalla maggiore deducibilità degli interessi passivi. È da rafforzare la struttura dei Confidi, migliorando le garanzie delle imprese minori, ma soprattutto va eliminato il sovrapprezzo fiscale dell' indebitamento. La Tremonti ter (detassazione degli acquisti di macchinari) dovrebbe comprendere anche gli investimenti in tecnologia, altri beni strumentali, formazione, migliorie dei pubblici esercizi ed essere estesa agli studi professionali. In tema di giustizia, se solo si allargasse ulteriormente la mediazione obbligatoria, già in parte lanciata dal governo, coinvolgendo le varie categorie professionali, si abbatterebbe una quantità di cause civili inutili. Sono solo alcune delle misure che potrebbero trovare un appoggio trasversale. Molte non hanno nemmeno un costo. Non farle, o ritardarle ancora, darebbe la sensazione a chi ogni giorno s' inventa il proprio futuro che il Paese premia di più i furbi, i protetti e gli arroganti.
Tanti suggerimenti concreti, e anche i confidi sono una parte delle soluzioni. Di Dario Di Vico, citato da De Bortoli, leggete questa cronaca di un'assemblea di "imprese che resistono" nel Varesotto. Fa capire che bisogna cambiare marcia, altrimenti addio coesione sociale.

Luca
Mon 9 Nov 2009, 12.26 - Stampa
Da questa news di Repubblica.it apprendo quanto segue dall'Assessore alle attività produttive della Regione Toscana, Ambrogio Brenna:
La Regione ha dato poi 28 milioni per la patrimonializzazione di Artigiancredito toscano, tra i primi Confidi d´Italia (i consorzi di garanzia collettiva dei fidi per prestiti alle imprese, ndr), nato proprio con l´obiettivo di garantire l´accesso al credito.
Dopo il Piemonte e la Lombardia, ora anche la Toscana interviene per sostenere il capitale del suo confidi strategico per l'artigianato.
A questo punto tutti i 107, presenti e futuri, avranno titolo per chiedere apporti pubblici al patrimonio. E' una nuova tendenza delle politiche pubbliche, che sottrarrà risorse a quelle precedenti (apporti ai fondi rischi e fondi di controgranzia). E siamo soltanto all'inizio.
Sono d'accordo sulla necessità di sostegno patrimoniale per i confidi.
Sono perplesso per il modo in cui si è cominciato a dare questo sostegno: sotto la pressione della duplice emergenza, 107 e picco di sofferenze, e senza aver prima messo a punto un modello di equilibrio gestionale dei confidi. E non per fare accademia: mi interessa sapere (non sono il solo) se i capitali supplementari che entrano nei confidi sono destinati a trasformarsi in apporti a fondo perduto (speriamo per effetto della remissione del rimborso, non del defalco per deficit patrimoniale), o ci sono le condizioni per remunerarli e rimborsarli.

Luca
Mon 9 Nov 2009, 00.23 - Stampa
Il Sole di domenica 8/11 dava un annuncio interessante:
Entro fine mese partirà il bando per i "Formigoni bond", o meglio "Formigoni loan", cioè lo strumento finanziario da 30 milioni individuato dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, per ricapitalizzare attraverso la Finlombarda i Confidi [...].
«A un anno dal lancio delle misure anticrisi, la Regione Lombardia continua a vigilare – avverte Formigoni – e avanza la proposta di questo nuovo strumento rivolto al mondo dei Confidi». Nella scelta della Regione di garantire nuovi 30 milioni di euro al sistema dei 55 Confidi lombardi, «la priorità resta garantire l'accesso al credito da parte dell'impresa. Con i loan vogliamo mettere in sicurezza il sistema dei Confidi [...].
Lo strumento dei loan nasce dall'alleanza tra la Regione e le associazioni di categoria. «Anche questa volta – conclude Formigoni – abbiamo fatto la scelta di mettere a punto lo strumento non in modo unilaterale ma insieme con gli attori di mercato». Non è questo l'unico strumento per rafforzare il sistema delle garanzie bancarie. In un anno sono stati varati (e in parte anche assegnati) diversi strumenti, come Confiducia (20 milioni, già assegnata a Federfidi), Jeremie (20 milioni di cui sono state già assegnate le prime tranche a Confidi Province Lombarde-Assolombarda, Confapi Lombarda Fidi-Confapi, Confidi Lombardia insieme con CoMfidi Mantova-Confindustria Brescia e Mantova), Made in Lombardy (33 milioni già assegnata a Bnl).
I "Formigoni loan" sono destinati ai Confidi che hanno fatto (o vogliono presentare) domanda per iscriversi al registro degli intermediari finanziari della Banca d'Italia ma a cui mancano i requisiti patrimoniali. Chi non si registra nell'albo della Bankitalia non è autorizzato a operare. Altri consorzi, senza questi prestiti, supererebbero il rapporto limite fissato da Basilea tra gli impieghi e il patrimonio e rischiano di non poter rilasciare altre garanzie.
Questi prestiti della Regione ai consorzi fidi si configurano a bilancio come "fondi propri" dei Confidi, e quindi ne alzano il patrimonio. Sono in tranche da 1 a 5 milioni l'uno da rendere alla Regione entro sei o dieci anni non a rate ma in una soluzione unica. Il tasso d'interesse chiesto ai Confidi per il prestito è quello minimo consentito dalla Ue affinché non si configuri l'aiuto di stato.
Dopo il Piemonte (vedi ultimo post), anche la Regione Lombardia apre un canale di raccolta di patrimonio supplementare per i "suoi" confidi 107, che da mesi premevano per una misura del genere.
Il bando annunciato chiarirà i dettagli tecnici dei nuovi strumenti. Rinviamo pertanto i commenti.

Luca
Sat 7 Nov 2009, 17.27 - Stampa
Toccante la testimonianza resa John Reed, oggi settantenne, ripresa da Bloomberg. L'ex CEO di Citicorp, protagonista della creazione di Citigroup nel 1998,
Lawmakers were wrong to repeal the Depression-era Glass- Steagall Act in 1999, Reed said. At the time, he supported overturn of the law, which required the separation of institutions that engaged in traditional customer banking services from those involved in capital markets.
“We learn from our mistakes,” said Reed, who wrote an Oct. 21 letter to the editor of the New York Times endorsing a division of banking activities. “When you’re running a company, you do what you think is right for the stockholders. Right now I’m looking at this as a citizen.”
Reed headed Citicorp for 14 years until the merger with Travelers. The deal created the world’s biggest financial company in a stock swap valued at about $85 billion. Reed and Weill were co-chairmen and co-chief executive officers until Reed’s retirement in 2000.
Personaggi come John Reed e Paul Volcker (80 anni) dicono con franchezza che la commistione tra commercial e investment banking è stata una colossale imprudenza. I loro successori non la pensano così: non si può tornare indietro dal modello di intermediazione finanziaria degli anni 2000. Tutt'al più è un problema di adeguamento delle regole. Ci vorrà un altro scoppio di crisi nel 2010 per capire chi ha ragione?

Luca
Fri 6 Nov 2009, 10.02 - Stampa
Più di cinquanta commenti sul post che annunciava l'articolo di Gai e Rossi sulla valutazione comparata di forme di sostegno pubblico alle garanzie! Parafrasando Aristotele, mi verrebbe da dire "Quando parlate di tranched cover, vi dimenticate anche delle donne ..." (notate la seconda - non prima - persona plurale).
Per ricominciare il dibattito su una lavagna bianca, inserisco questo nuovo post che ospita il file pdf in cui Sapio spiega la valutazione dell'apporto di capitale supplementare a una banca retail versus la costituzione di un fondo per finanziare l'equity di una tranched cover. Gli antefatti li trovate nei commenti al post precedente.

Luca
Fri 6 Nov 2009, 03.50 - Stampa
Un'altra segnalazione dagli amici di Teramo, un pezzo di Mario Margiocco sul Sole 24 ore che illustra il pensiero sulla crisi di John Geanakoplos, già trader e gestore di hedge fund che oggi insegna a Yale dalla cattedra intitolata a James Tobin.
Partendo da Shakespeare, dal Mercante di Venezia, dall'usuraio Shylock e dalla sua assurda richiesta di una libbra di carne umana del debitore Antonio a garanzia del prestito concesso e in caso di default, Geanakoplos ha incominciato a riflettere sulla affidabilità degli algoritmi che sorreggono tanta finanza contemporanea. Se Shylock avesse avuto expertise matematica invece dell'arte avara innata, avrebbe creato l'impossibile algoritmo della carne umana.[...]
Se si va al nocciolo della questione, aveva già capito qualcosa Catullo, mezzo secolo dopo Cristo. Male in arnese in Bitinia alle dipendenze del governatore Memmio, si consolava mettendo le spese fra le entrate, i passivi fra gli attivi, refero datum lucello, scrivo quanto ho speso fra i guadagni. E così titoli che avevano molte probabilità di diventare passivi - e lo sono diventati, legati a mutui facili o spropositati - sono stati piazzati come attivi a tripla A.
Anche Totò in 47 morto che parla riusciva a fare la spesa senza pagare e facendosi dare il resto ...
Come mi piacerebbe avere il talento narrativo di questi economisti non ortodossi! Mi accontento però di fare qualcosa di utile, nel mio piccolo, sulle conseguenze della crisi.

Luca
PS: Come bonus, vi giro la seconda segnalazione da Nicola e Gabriele: l'intervento di Guido Tabellini su mercato e moralità, ovvero etica ed economia sono sorelle e non rivali (tratto dall'introduzione al dibattito all'Università Bocconi, "Caritas in veritate - Un'altra economia è davvero possibile?", con la partecipazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano.)
Wed 4 Nov 2009, 22.57 - Stampa
Luca Castagnetti, partner di StudioImpresa, affermata struttura professionale di Verona, mi ha invitato a intervenire domani al convegno "L’accesso al credito per le PMI: percorsi per facilitare l’incontro Impresa-Banca". L'evento avrà inizio alle ore 15.00 presso la Sala Convegni del Centro Servizi Banco Popolare Viale delle Nazioni, 4 - Verona (Zai). Cinque asociazioni di imprenditori si confronteranno con quattro Direttori Generali di Istituti di Credito. Trovate qui l'invito con programma.

Luca
Wed 4 Nov 2009, 17.38 - Stampa
Su segnalazione di un attento e gentile visitatore, vi allego qui la lettera di risposta all'articolo uscito sul Sole 24 ore Nord-ovest qualche giorno. Il Vice-presidente della Giunta regionale Peveraro e l'assessore Bairati forniscono precisazioni sulle caratteristiche tecniche degli strumenti ibridi di capitale che la Regione potrà sottoscrivere nei confronti dei confidi, sottolineando che gli stessi saranno offerti secondo due modalità, e che entrambe sono attivabili tanto dai 106 quanto dai (futuri) 107.
Come si precisa nella lettera citata, tali strumenti nella versione più vicina alle istanze dei 107 potranno essere utilizzati per assorbire le perdite derivanti da insolvenze nel momento in cui la perdita di esercizio conseguente determina una riduzione del patrimonio netto sotto una determinata soglia. Il confidi è però tenuto a ripristinare l'importo defalcato in tale evenienza se successivamente consegue degli avanzi di gestione.

Luca
Wed 4 Nov 2009, 09.57 - Stampa
Gli amici Nicola e Gabriele da Teramo mi segnalano un breve e incisivo commento sulla crisi della CIT (colosso USA del factoring e del'asset-based financing per le PMI) dal Sole 24 ore. Lo riprendo volentieri:
La bancarotta «pilotata» da 70 miliardi di dollari del gruppo Cit - il colosso americano del factoring per le piccole e medie imprese - segna una svolta importante nel rapporto tra istituzioni e mercato. Per mesi si è detto che la Cit, schiacciata da 30 miliardi di dollari di debito, era troppo grande e importante per essere lasciata fallire, ma gli eventi di questo week end - e soprattutto il rialzo segnato ieri dagli indici di Borsa - hanno dimostrato il contrario: ciò che fa paura al mercato non è la bancarotta di una società in senso assoluto, ma piuttosto «l'accanimento terapeutico» su società decotte a forti dosi di aiuti pubblici e in assenza di un vero progetto di ristrutturazione finanziaria. In altre parole, il fallimento pilotato della Cit - che dovrebbe riemergere dalla bancoratta entro due mesi - dimostra che il mercato non vuole più avere a che fare con degli «zombie finanziari», ma con società che anche se più piccole, hanno i mezzi per camminare da sole.
Non so se il commentatore abbia ragione sulla lungimiranza del mercato, ma concordo in pieno sulla necessità di seri progetti di ristrutturazione quando si affronta una situazione di crisi, piccola o grande che sia.

Luca
Wed 4 Nov 2009, 09.36 - Stampa
Lorenzo Gai (collega a Firenze ben noto ai visitatori) mi ha gentilmente inviato il pdf di un recente articolo pubblicato da Bancaria, "Le politiche pubbliche di sostegno alle PMI: una comparazione economica degli strumenti attivabili". Coautore è Federico Rossi di MPS. Lo potete scaricare qui.
Gli autori mettono a confronto quattro strumenti di sostegno alle garanzie sul credito alle PMI: apporti al capitale di base e supplementare dei confidi, controgaranzia pubblica eleggibile (come quella dello Stato sul Fondo centrale), garanzia pubblica con fondi "cappati" e apporto della tranche equity a strutture di tranched cover. Il criterio di comparazione è l'effetto moltiplicativo misurato come multiplo del credito massimo erogabile (assumendo una copertura del 50% con garanzia) rispetto alle risorse pubbliche stanziate. Le quattro forme analizzate non sono tra loro perfettamente omogenee rispetto a questo criterio. Inoltre, il potenziale di erogazione è misurato nello studio in funzione dell'assorbimento di capitale regolamentare minimo. Le azioni pubbliche incrementano la dotazione di capitale (nel primo caso) o attenuano il rischio della banca riducendo il fabbisogno di capitale del garante (negli altri casi). E' un buon punto di partenza per la comparazione tra le diverse alternative, ma chiaramente il problema è molto più complesso, nel senso che erogando crediti a medio-lungo termine possono succedere tante cose dopo l'erogazione che producono ulteriori fabbisogni (o rilasci) di capitale, e le diverse forme non sono indifferenti a questo riguardo.
Buona lettura.

Luca
Tue 3 Nov 2009, 09.36 - Stampa
Cito da un commento di Nouriel Roubini pubblicato dal Sole 24 ore, parole che inquietano:
[...] Ma se è vero che l'economia americana e mondiale è timidamente ripartita, i prezzi degli asset sono saliti alle stelle a partire da marzo con un rally consistente e sincronizzato. Nel 2008 erano calati bruscamente, quando era il dollaro a salire, ma da marzo in poi sono schizzati in alto mentre il dollaro colava a picco. I prezzi delle attività rischiose sono cresciuti troppo, troppo presto e troppo in fretta rispetto ai fondamentali dell'economia. E allora che cosa c'è dietro a questo eccezionale recupero? Indubbiamente ha contribuito l'ondata di liquidità prodotta da tassi di interesse prossimi allo zero e politiche monetarie espansive. Ma all'origine di questa bolla c'è soprattutto la debolezza del dollaro, trainata dalla madre di tutti i carry trade. Il dollaro è diventato la moneta più utilizzata in queste operazioni speculative tra tassi e valute, perché la Fed ha tenuto sotto controllo i tassi d'interesse e si prevede che continuerà a farlo ancora per molto tempo. Gli investitori che puntano sul ribasso del dollaro per comprare, con effetto leva, attività a più alto rendimento, non stanno semplicemente prendendo in prestito a tasso di interesse zero rispetto al dollaro; stanno prendendo in prestito a tassi fortemente negativi - addirittura fino al 10% o 20% annualizzato - perché la caduta del dollaro garantisce cospicue plusvalenze. [...]
Ma un giorno questa bolla scoppierà, portando al crack coordinato dei prezzi degli asset più grande di sempre: se i fattori produrranno un'inversione di tendenza del dollaro, con improvviso rafforzamento (come abbiamo visto per lo yen), le operazioni di carry trade con effetto leva dovranno essere chiuse in fretta e furia, con gli investitori che coprono il loro scoperto in dollari. E si scatenerà un fuggi fuggi, perché la chiusura generalizzata di posizioni lunghe con effetto leva su asset di rischio finanziate dal dollaro basso innescherà un tracollo coordinato di tutti quegli asset (azioni, materie prime, asset dei mercati emergenti e strumenti creditizi).

Luca
Mon 2 Nov 2009, 11.54 - Stampa
Un articolo su BresciaOggi mi conferma un'indiscrezione di qualche giorno fa. Cito:
Da semplice confidi a intermediario finanziario. È la svolta compiuta da Artfidi Lombardia, il confidi dell'Associazione artigiani presieduto da Battista Mostarda e guidato da Francesco Gabrielli, che ha ricevuto dalla Banca d'Italia l'iscrizione nell'elenco speciale che permetterà di operare ai sensi dell'«ex articolo 107» come previsto dal Testo unico bancario. [...] «Abbiamo voluto accelerare - ha spiegato Gabrielli - un percorso iniziato dal 2007 quando abbiamo raggiunto il requisito (uno tra quelli richiesti) dei 75 milioni di euro di attività entrando in una normativa che di fatto ci equipara agli istituti di credito».
NELL'ULTIMO ANNO Artfidi ha avuto 2.181 richieste di finanziamento (i dati vanno dal primo gennaio al 30 settembre) contro le 1.832 in dodici mesi del 2008. In particolare sono aumentate in quantità esponenziale le approvazioni totali, pari a 139 milioni di euro nei primi 9 mesi dell'anno contro i 117 milioni di euro dell'anno scorso. Un trend che se confermato fino alla fine dell'anno significherebbe raddoppiare le garanzie (+101,75%). Nella sola provincia di Brescia solo 87,2 milioni di euro le approvazioni effettuate, una crescita del 56,78% rispetto all'anno precedente quando erano state di 78, mln di euro (si veda per lo storico anche la tabella qui a fianco). L'istituto di credito con cui Artfidi ha operato di più è Ubi Banca (47,94%). Le Bcc coprono tutte insieme una fetta del 14,57% «a testimonianza della vicinanza al territorio di questi istituti - conferma Gabrielli -, mentre marginale è la quota dei gruppi maggiori». Fra le particolarità dell'ultimo anno la crescita del peso negli affidamenti totali delle aziende di produzione rispetto a quelle dei servizi (una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni), «ma anche - ammette Gabrielli - la crescita delle sofferenze dallo 0,4% a circa lo 0,8%».
Dopo Finsardegna, Artigiancredito Toscano e Sviluppo Artigiano, il quarto confidi iscritto come 107 proviene ancora dal mondo dell'artigianato. Congratulazioni e auguri di buon lavoro a questo dinamico confidi lombardo di area Casartigiani. I numeri della crescita nel 2009 parlano da soli. Quelli delle sofferenze sono una sorpresa (in crescita, ma molto bassi).

Luca
PS: grazie a Claudio D'Auria e a un visitatore che mi hanno rammentato l'autorizzazione di Sviluppo Artigiano, confidi di area CNA del Veneto.