Fri 30 Nov 2007, 19.05 - Stampa
Segnalo il paper Bank size, credit and the sources of bank market risk di Ryan Stever (BIS Working Papers No 238, November 2007). Presenta un'analisi delle differenze di rischio sistematico in un campione di banche USA. Il beta scende drasticamente con le dimensioni della banca. Questo comportamento si spiega in relazione ai limiti che i dispositivi di vigilanza impongono alla volatilità degli utili bancari (proxy del rischio totale). Nel caso delle banche di minori dimensioni, meno capaci di diversificare i rischi, ciò impone di limitare la rischiosità degli attivi privilegiando gli impieghi a rischio inferiore o assistiti da garanzie collaterali.

Luca
Thu 29 Nov 2007, 18.02 - Stampa
E' tempo di fornire un aggiornamento su tassonomia XBRL italiana, deposito bilanci in formato elettronico, decreto Bersani etc. etc. (vedi la puntata precedente). Il nostro Davide Panizzolo ha partecipato ieri a due incontri dei gruppi di lavoro su Tassonomia GAAP Italia e Coordinamento tecnico dell'Associazione XBRL Italia. Tra una discussione tecnica e l'altra, ha raccolto alcune interessanti novità che vi propongo con il consueto disclaimer circa la loro ufficiosità. Grazie all'interessamento dell'Associazione e di Unioncamere, si è avuto conferma che il Ministro Nicolais ha attivato la procedura per l'emanazione del DPCM che deve approvare gli schemi di bilancio in formato elettronico. Anche il Ministero dello sviluppo economico e l'Agenzia delle entrate appoggiano la finalizzazione dell'iter. Ci sono alcuni passaggi lungo il percorso (ad esempio CNIPA e Garante della Privacy). I miracoli non si possono fare, ma si può ragionevolmente ipotizzare che il DPCM sia approvato entro le prime settimane del 2008, in tempo quindi per la campagna bilanci 2008. Le società di software contabile stanno già sperimentando i moduli XBRL da aggiungere ai loro prodotti, e bisogna riconoscere che Assosoftware è stata lungimirante nell'avviare il tavolo di lavoro XBRL, al quale anche noi abbiamo partecipato. Se non fossimo già partiti, sarebbe un'utopia applicare l'obbligo dal 2008, anche col DPCM approvato in tempo.
Altre notizie:
  • martedì ho avuto una conference call con la dott.sa Giachetti e il dott. Orlando dell'ABI per avviare i lavori del nuovo tavolo PEF-XBRL, (pratica di fido elettronica);
  • siamo in attesa del varo del sito web dell'Associazione XBRL Italia;
  • il 21 e 22 gennaio 2008 dovrebbe tenersi a Roma il primo convegno dell'Associazione.
Il commitment dei promotori è forte. Non tutti gli interlocutori sono già in grado di contribuire a livello tecnico-operativo, ma bisogna dare loro tempo. Quando tutti vedranno dei casi d'uso interessanti della tecnologia, e i suoi bassi costi di adozione, andranno a stemperarsi anche i timori che talora vengono esternati nelle riunioni.

Luca
Mon 26 Nov 2007, 22.33 - Stampa
Dopo il DM sui limiti dimensionali a 75 milioni, siamo in attesa delle Disposizioni della Banca d'Italia sui confidi. Grazie alle solite chiacchierate con amici informati, ho qualche ipotesi che vi accenno brevemente, come sempre da prendere con beneficio di inventario per la loro ufficiosità. Vado per punti:
  • i limiti dimensionali per iscrizione a 107 sono riferiti esclusivamente al volume di attività finanziarie, non si tiene conto dell'ammontare del patrimonio; l'aggregato sul quale si calcola il suddetto volume di attività finanziarie dovrebe essere definito come per gli intermediari 107 (ex Provvedimento del Governatore del 16/12/02): partecipazioni da merchant banking, crediti per cassa, titoli di proprietà, disponibilità liquide e, soprattutto, garanzie rilasciate; è da chiarire se sarà dedotta dalle attività per cassa la parte vincolata a supporto delle garanzie;
  • quanto al concorso delle garanzie rilasciate al volume di attività finanziarie, si prevede che si farà riferimento alla quota garantita dei crediti sottostanti in essere (il debito residuo, non l'erogato); si includeranno sia le garanzie sussidiarie "reali", sia le future garanzie personali; non si potranno dedurre le eventuali controgaranzie ricevute;
  • sulle norme di Vigilanza prudenziale, nessuna novità particolare (vedi quanto scritto sul nostro paper); come chiarito da Claudio D'Auria al convegno Fedart, in caso di prestazione di garanzia su rischio di prima perdita mediante tranched cover su un portafoglio, se la stessa è coperta da cash collateral alimentato da un fondo rischi specifico o da patrimonio, l'esposizione non entra nelle attività ponderate per il rischio e non genera assorbimenti di patrimonio regolamentare (in contropartita, il fondo rischi specifico non entra nel patrimonio, e dal patrimonio si deduce l'eventuale quota a copertura del cash collateral); attenzione, il valore del portafoglio garantito entra nel volume di attività finanziarie ai fini del limite dei 75 milioni; se però vi state preoccupando di patrimonio di Vigilanza vuol dire che l'avete già superato;
    esempio: il confidi di Maracalagonis garantisce una tranched cover strutturata da Banca Ichnusa, il portafoglio è di 100 milioni di euro, e il confidi garantisce l'80% delle prime perdite sino a concorrenza del 4% del valore iniziale del portafoglio; costituisce un deposito vincolato presso la banca pari a 100 mln€ x 0,8 x 4% = 3,2 mln€. Questo cash collateral è finanziato per 2 milioni da un fondo rischi dedicato conferito dalla Regione Sardegna, e per la differenza da patrimonio del confidi; bene, con questa operazione il volume di attività finanziarie cresce di 100 mln€ x 0,8 = 80 mln€, le attività ponderate per il rischio non mutano, il patrimonio a fini di Vigilanza a supporto delle atre esposizioni si riduce per la deduzione di 1,2 mln€ (il fondo rischi non ci entra né ci sarebbe entrato per la presenza di un vincolo di destinazione); si festeggia questo connubio di tecniche nuove e antiche al suono delle launeddas elettroniche (bravo Piero Marras!)
  • data prevista di entrata in vigore delle Disposizioni Banca d'Italia? 1/1/2008, si dice; data di pubblicazione? Prima di Capodanno, naturalmente (potrebbe essere un'interessante alternativa ai pallosissimi gala televisivi della sera di S. Silvestro).
Il resto a pubblicazione avvenuta.

Luca
Mon 26 Nov 2007, 20.00 - Stampa
Da ConfidiSiciliani riprendo la notizia di un bando con cui la Regione Sicilia intende individuare, in seguito ad una indagine conoscitiva tra istituti di credito e istituzioni finanziarie che abbiano interesse ad assistere la Regione nella definizione di possibili operazioni finanziarie, uno o più ADVISOR che svolgeranno un’attività di consulenza e assistenza per la definizione delle migliori strategie sulle seguenti aree: 1) GESTIONE DINAMICA DEL DEBITO; 2) PATRIMONIO IMMOBILIARE E PARTECIPAZIONI SOCIETARIE; 3) RATING DELLA REGIONE; 4) AREA CONFIDI; 5) AREA RISCOSSIONE; 6) AREA CREDITO.
Per le politiche rivolte ai confidi, si richiede assistenza nelle seguenti tematiche: azioni di segmentazione del credito (tranched cover); azioni di cartolarizzazione sintetica; azioni mirate alla riduzione della quota di accantonamento in fase di concessione del credito; ogni altra azione mirata alla mitigazione delle fasi di accesso al credito.
Le banche preparino grandi buste e ceralacca: le procedure di gara diventeranno la norma nella prestazione di servizi ad enti pubblici.

Luca
Mon 26 Nov 2007, 18.53 - Stampa
Torno (spero non vi dia noia) sulla colletta alimentare. Per il terzo anno consecutivo ho passato una giornata al supermercato Lidl di Trento. Non vado spesso a fare la spesa, e quelle poche volte non nei discount. Il mio occhio di economista era incuriosito dal funzionamento di questo negozio. Prima di tutto: cosa ha di meno un discount di un supermercato full service? Lo spazio (soffitti bassi), gli arredi (scaffali minimalisti e molte merci impilate, niente doppio binario alle casse per riporre la spesa pagata nei sacchetti, ma fuga veloce col carrello per compiere l'operazione su ripiani a muro prima dell'uscita), e naturalmente l'ordine e l'assortimento. In compenso ho notato una qualità media migliore dell'annno scorso, ad esempio frutta di bell'aspetto (i supermercati normali ci ricaricano molto quindi i discount hanno margine per fare di meglio). Molti articoli a meno di due euro. Il personale è gentile, nonostante i ritmi di lavoro pressanti (era sabato) e la clientela che a volte crea problemi. Questo l'ho molto apprezzato. Il direttore è un elegantissimo signore africano di un metro e novanta. Le cassiere sono sveglie, dei bei tipi, di solito non mandano a quel paese il cliente che vuole cambiare una scatoletta scaduta o chiede informazioni su un aggeggio elettronico da nove euro che non gli funziona. All'Ipercoop, c'è il banco delle informazioni, dove vi cambiano la moneta per il carrello, della coop voce, lo sportello soci, suggerimenti e reclami. Alla Lidl il problema arriva al primo operatore disponibile, e l'interpellato, se può, risponde direttamente. Questa forma di distribuzione regge se i collaboratori fanno squadra, squadra corta.
<Momento mistico> Durante la colletta, ammiravo dietro le casse il corteo di famiglie e gruppi di operai in trasferta, un solenne incedere su quattro file con cataste di roba sui carrelli, generi di prima necessità e generi di conforto. Bei visi di donne di ogni razza. Un senso di grande dignità. "Oh, when the saints go marching in ..."</Momento mistico>
Stando mezz'ora in un'agenzia bancaria, noto un clima diverso. I ritmi di lavoro sono più tranquilli, i locali meglio arredati e più confortevoli. Il personale è gentile, un po' spaesato. Un catalogo prodotti sterminato (ci vorrebbe google), budget da raggiungere, procedure ingegnerizzate, ma non troppo (o non sempre). Le famigerate ricette McKinsey di banca divisionale hanno pompato il ROE delle banche per qualche anno, ma hanno reso il lavoro del bancario più povero, artificioso. Impegnare intelligenza e cura del cliente soltanto se si fa margine: che colossale min...ata, come se prendersi cura non fosse un impulso naturale, che fiorisce prima di qualsiasi calcolo. Ci sono i budget e il ROE, d'accordo, ma vengono dopo. Senza interesse gratuito e curiosità non si accende l'attenzione, il gusto di risolvere i problemi ragionando. In effetti noto che la cultura finanziaria media degli operatori è la stessa di vent'anni fa, nonostante che gli argomenti siano da tempo studiati fin dall'università, e ci siano tonnellate di fonti d'informazione che una volta non c'erano. Non c'è grande passione per gli oggetti, gli strumenti del proprio lavoro.
Si sta correggendo la rotta, per fortuna. Nelle reti retail, che presto potrebbero ricongiungersi con le sorelle corporate e private, non farebbe male una contaminatio con i modelli organizzativi dei discount, che alla mia fugace osservazione sembrano coniugare efficienza e cura. Certo che per lagnarsi di un derivato truffaldino con un direttore uguale al protagonista del "Miglio verde" ci vorrebbe del fegato.

Luca
Sun 25 Nov 2007, 20.35 - Stampa
(AGI) - Francoforte, 23 nov. - Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet invita le banche a ripensare, alla luce della crisi dei mutui, il modello di business basato sulle cartolarizzazioni e sul trasferimento all'esterno dei bilanci del rischio di credito. "Il prossimo futuro - dice Trichet nel corso dell'European Banking Congress a Francoforte - ci fornira' il materiale per testare materialmente per la prima volta un cambiamento del modello di business della banche". Trichet cita esplicitamente il cosiddetto modello "originate to distribuite" (Otg), che tende a trasferire a terzi, soprattutto attraverso le cartolarizzazioni, il rischio di credito sui prestiti bancari. In pratica, secondo questo modello, le banche cartolarizzano il credito, distribuendolo a investitori specializzati, che lo convertono in obbligazioni strutturate e lo rivendono sul mercato. Questi titoli allontanano le esposizioni dai bilanci delle banche e le trasformano in sofisticati e a volte poco trasparenti prodotti finanziari, che fino alla crisi dei mutui Usa erano richiestissimi e che ora gli investitori non vogliono piu' e dunque pesano sui bilanci di chi li ha emessi, determinando spesso significative svalutazioni di asset. Ieri anche il Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, aveva detto il modello Otg va ripensato, aggiungendo che sara' comunque difficile un totale abbandono di questo sistema fondato sulle cartolarizzazioni e sulla progressiva spalmatura dei rischi sul mercato. Intanto oggi sul Financial Times l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo si e' detto disponibile a ripensare il modello di business fin qui seguito e basato sulle cartolarizzazioni, per riportare all'interno dei bilanci della banca il rischio di credito sui prestiti concessi.
Quando un mercato distorto come quello dei subprime sprofonda trascinandosi dietro i mercati parenti e affini, se ne prende atto: non si può fondare un modello di business sopra un brand squalificato. In questa linea stanno le riflessioni dei tre illustri banchieri citati dall'agenzia sopra riportata. Ponendomi ultimo "tra cotanto senno" riprendo alcune cose dette a un recente convegno a Padova: sarebbe costoso forzare l’utilizzo della cartolarizzazione in un mercato illiquido, scottato dalla crisi dei CDO subprime, e ancora in crisi di rigetto verso qualsiasi veicolo di trasferimento di rischi elevati e poco conosciuti. Occorre lavorare ad una paziente ricostruzione della fiducia con operazioni over the counter, fuori dalle luci della ribalta dei mercati finanziari, nelle quali il rischio e il funding rimangono nel perimetro delle relazioni fiduciarie tra originators, enti pubblici, confidi. Tali operazioni potranno avvalersi di strutture tranched cover (cartolarizzazione virtuale), supportate da modelli di portafoglio robusti. E’ il clima di incertezza che fa preferire sistemi basati su intermediari a canali di mercato. I primi danno maggiori garanzie di continuità operativa ed elasticità.
Non esisterà mai un modello capace di eliminare il rischio. Un buon modello lo mette davanti agli occhi, tenendo memoria di quello che è accaduto in passato. Un cattivo modello è debole di vista (ignora i fondamentali) e di memoria (vede soltanto il mercato in espansione con liquidità drogata che lui stesso ha contribuito a creare). Un buon modello si preoccupa dell'equilibrio del sistema. Un cattivo modello dà l'illusione di poter vincere sempre il gioco del cerino acceso. Un buon modello lavora lontano dai riflettori, tra gli ingranaggi delle fabbriche di prodotti finanziari: serve per non perdere troppo sui rischi che si tengono. Un cattivo modello è l'arma impropria del marketing più gaglioffo: serve per fare soldi a palate comprando e vendendo rischi che nessuno più valuta.
I cattivi modelli li avremo sempre con noi, e passata una crisi, troveranno nuove forme e nuovi proseliti per la crisi successiva. Le loro falle sono però sempre le stesse, e si possono quindi riconoscere ed evitare. Questa fase di crisi può essere utile a coltivare la vista e la memoria in quanti, di fronte al disastro dopo il ciclone, pensano "Ne valeva la pena? Se è possibile, che non accada più".

Luca
Sun 25 Nov 2007, 10.03 - Stampa
Nel supermercato Lidl di via Maccani a Trento, la colletta alimentare ha raccolto 560 Kg di alimenti, poco più della metà dello scorso anno. Gentili visitatori, come capo-équipe mi sono interrogato sulle ragioni di questo apparente insuccesso, e desidero farvi partecipi delle mie riflessioni.
La colletta funziona così: due o tre persone all'ingresso del punto vendita propongono di aggiungere alla spesa olio e scatolame destinati a persone e famiglie in difficoltà, assistite dalla rete del Banco Alimentare. Se qualcuno dà cenno di interesse, gli si consegna un sacchetto giallo che, riempito degli alimenti offerti, viene poi ritirato dopo le casse, prima dell'uscita. Quanto raccolto viene riposto in scatole di cartone, pesato e inviato al magazzino del Banco.
Forse è capitato ad alcuni di essere "abbordati" dai volontari della Colletta. Al Lidl l'abbordaggio è più difficile. Non si riesce in due battute a spiegare cosa si propone - e perché - ai molti che non sanno l'italiano. Pure molte sono le persone che non se la sentono di donare per il bisogno altrui, visto che di bisogno ne hanno già abbastanza a casa loro.
La Colletta non vuole essere una forma efficiente di fund raising, è un gesto educativo per chi lo propone e per chi vi aderisce. L'anno scorso ne ero più cosciente e, non senza timidezza, desideravo stare lì dove se ne comunicava il valore, cioè all'ingresso. Quest'anno ho delegato l'opera di comunicazione al resto dell'equipe, e si sono tutti prodigati. La squadra era ben assortita: dalle 9 alle 11 due scienziati (Marco, ordinario di fisica teorica, e Francesco, dottorando di fisica), dalle 11 alle 13.30 Eleonora (la conoscete, è la nostra esperta di cartolarizzazione) col fidanzato Paolo e Fabio, dottorando di economia. Dalle 14.30 Herdos, un mio studente camerunese, a cui si sono aggiunti dalle 15 la maestra elementare Silvia con un gruppo di ragazzine e ragazzini delle medie (brave le femmine, i maschi in piena "stüpidéra", come si dice a Milano). Dalle 17.30 è subentrato Sokòl, un padre di famiglia albanese che si è laureato con me, e con lui Myriam, Marta e Feven, tre graziose ragazze eritree, matricole di ingegneria.
Tornando a casa la sera, confrontando l'impegno profuso con i risultati più magri delle attese, ho capito in che cosa sono mancato, e mi sono ripromesso di curarlo meglio l'anno prossimo. Innanzitutto è bene che metta più tempo e attenzione nell'invito, personale, ai volontari dell'equipe, per sottolineare che ci tengo a fare questa esperienza e a condividerla con loro. In secondo luogo, potrei condividere la responsabilità di capo-equipe, valorizzando Sokol, che è entrato con grande disponibilità e attenzione nel gesto.
Non è detto che raccoglieremo il doppio di quest'anno, potrebbe andare peggio. Ma ci saremo, da protagonisti, come pure quest'anno era mia intenzione, con tutti i limiti. Essere lì ha valore, non possiamo immaginare che cosa può ridestarsi nel cuore di chi viene sfiorato da un gesto di questo tipo, per quanto piccolo.
Sta qui la genialità dell'educazione alla carità come la intende Don Giussani: compiere con fedeltà un gesto concreto di aiuto al bisogno di altri uomini. Uno all'inizio lo fa per curiosità o per l'esigenza spontanea di fare del bene agli altri, ma presto si accorge che l'impegno più generoso è una goccia nel mare del bisogno delle persone a cui vorremmo portare aiuto, e avverte una radicale impotenza. A questo punto, restando fedeli al gesto, si capisce cosa realmente vale: non tanto aggredire la situazione di bisogno per eliminarla, ma piuttosto condividere la vita delle persone che in quella situazione incontriamo, persone che, come noi, portano in sé un'esigenza di bene, di pienezza, che nemmeno il mondo intero riuscirebbe a colmare.
La Risposta al bisogno infinito esiste, ed è sperimentabile: da questa consapevolezza nasce e si alimenta la capacità di donare. Compiendo un gesto di carità, per quanto piccolo e impacciato, siamo in presa diretta con un'energia inesauribile che investe la nostra vita e, tramite noi, si offre agli altri. Il senso di impotenza è travolto da una reazione a catena che mobilita tutta l'umanità di chi ne è toccato, e lo fa cento volte più attento, fedele, acuto, capace di costruire, pur senza eliminare la fatica, la stanchezza, la delusione, che sono combattute quotidianamente con l'energia di questa riscoperta.
Non dico queste cose per consolarmi con riflessioni etiche della mia pochezza come food-raiser. Ho voluto soltanto raccontare quello che ho (re)imparato nell'esperienza della Colletta alimentare. Torno quindi più lieto ad affrontare i miei primi e maggiori interessi: la fine dei corsi, i progetti, le necessità familiari, tutto il resto.

Luca
Fri 23 Nov 2007, 21.52 - Stampa
Domani sarà un sabato diverso. Con i volontari della Colletta alimentare inviterò le persone che stanno per fare la spesa al supermercato ad acquistare alcuni generi alimentari di prima necessità per offrirli a chi ne ha bisogno. Saranno con me diversi amici, colleghi dell'università, ragazzi delle medie e studenti stranieri. Un gesto semplice, che ogni anno riscopro nel suo significato.

Luca
Fri 23 Nov 2007, 08.45 - Stampa
Confiteor, in collaborazione con Business International, organizza una giornata su "La Trasformazione dei Confidi in intermediari vigilati" il 14 dicembre a Milano presso l'Hotel Westin Palace, Piazza della Repubblica. Il seminario prevede una quota di 900 euro + IVA (in caso di iscrizione online). Trovate maggiori dettagli su questa pagina web (tengo a precisare che non prendo provvigioni sui clic, né sulle quote di iscrizione). Come si vede il tema confidi è entrato nel circuito della convegnistica direzionale, ulteriore segno di interesse per questo settore e per i business professionali collegati. Il panel prevede esponenti delle istituzioni : il Viceministro del MEF Roberto Pinza, il dirigente sempre del MEF Vito Forese, e l'amico Claudio D'Auria di Banca d'Italia. Intervengono anche Manlio Genero, partner Deloitte, e Fabrizio Mandrile, che con il progetto Confiteor intende creare una rete di offerta di consulenza e servizi professionali dedicata ai "107". Completano il tavolo il prof. Mosco (giuscommercialista della LUISS e da sempre vicino alle associazioni dei confidi), il fiscalista Gabriele Escalar e l'esperta di controlli interni Francesca Bressani Doldi. Io parlerò della valutazione dei confidi in ipotesi di fusione.
C'è grande movimento, quindi. Mi chiedo cosa farò il prossimo anno rispetto ai grandi progetti di trasformazione che partiranno. Penso che mi converrà fare il mio mestiere, che è quello di studiare i problemi e insegnare. Ricerca e formazione sempre al primo posto. A proposito, devo aggiornare il sito di masterfidiwiki. Consulenza se avanzerà tempo, ma a piccole dosi.
Agli ideatori di Confiteor, nome dalle risonanze liturgiche, offro sorridendo questo slogan: "Per i confidi: pensieri e opere, poche parole, niente omissioni".

Luca
Fri 23 Nov 2007, 08.37 - Stampa
Un altro appuntamento a Bologna il 17 dicembre per discutere di " Confidi e innovazione. Nuovi servizi e modelli di sviluppo. Il laboratorio Confidi Emilia Romagna Servizi come best practice di sistema". Il Convegno si terrà con inizio alle 9.00 presso il Palazzo Affari Camera di Commercio - Sala Topazio, Piazza della Costituzione, n. 8 - Bologna. L'iscrizione è gratuita, ma occorre registrarsi su questa pagina web, dove trovate maggiori informazioni.
Tra i relatori Andrea Bianchi (Ministero dello sviluppo economico), esponenti di Unioncamere nazionale e regionale, Confidi servizi, PEGroup ed Engineering.

Luca
Fri 23 Nov 2007, 08.30 - Stampa
Il settore agricolo è sempre più corteggiato dalle grandi banche: dopo Unicredit, anche Intesa San Paolo ha stretto un accordo con CreditAgri, la struttura della Coldiretti che coordina i confidi di settore e svolge attività di formazione e assistenza in materia finanziaria alle aziende agricole. Lo apprendo da questo comunicato:
(AGI)- Milano, 22 nov. - Intesa Sanpaolo e CreditAgri Coldiretti hanno siglato un accordo quadro nazionale per "facilitare l'accesso al credito delle aziende agricole attraverso i consorzi di garanzia fidi (Confidi) promossi dall'Organizzazione". L'intento - spiega una nota - "e' creare sinergie che valorizzino e favoriscano la crescita e l'innovazione delle imprese".
"Le sinergie che scaturiranno dalla collaborazione consentiranno anzitutto - spiega il comunivcato - di condividere e sviluppare le metodologie di valutazione creditizia delle imprese agricole, utilizzando e valorizzando il patrimonio informativo di CreditAgri Coldiretti, riconoscendo i Confidi aderenti quali partner di assoluta affidabilita' in considerazione dei forti legami con le imprese e della profonda conoscenza del territorio e delle filiere produttive". L'accordo prevede inoltre iniziative congiunte in campo formativo, volte ad approfondire reciprocamente le tematiche relative al mondo agricolo e finanziario, lo sviluppo di prodotti creditizi da mettere a disposizione delle imprese, l'attenzione verso l'innovazione (favorendo, ad esempio, l'esportazione dei prodotti agricoli sui mercati internazionali) la diversificazione del reddito (investendo, ad esempio, nel settore delle energie da fonti rinnovabili) oltre alla promozione di iniziative di comunicazione e diffusione dei contenuti del partenariato a livello nazionale e locale.
Luca
Thu 22 Nov 2007, 12.49 - Stampa
Lorenzo Gai, collega di Firenze, mi segnala un convegno dal titolo "Le nuove convenzioni tra banche e confidi alla luce delle regole di Basilea 2", promosso dall'Università di Firenze e dal gruppo RES consulting. L'evento si terrà a Firenze il 28 novembre presso l'aula magna della Facoltà di economia. Nella mattina sono previste relazioni di Banca d'Italia, ABI, Assoconfidi, Regione Toscana e società di consulenza e servizi. Il pomeriggio è dedicato ad un dibattito, moderato da Lorenzo, con un ampio e qualificato panel di esperti di associazioni dei confidi di settore e banche E' prevista una quota di iscrizione di 150 euro+IVA. Trovate maggiori informazioni qui.
Mon 19 Nov 2007, 21.14 - Stampa

La difficile arte della system integration

Se qualcuno ha avuto la pazienza di scaricare la mia relazione al convegno di Padova organizzato da SEC e Finetwork su confidi, banche e ICT, avrà trovato qualche spunto sullo stato dell'arte dell'informatica per i confidi.
Al momento, i confidi (106, non ce ne sono altri) utilizzano software gestionali di due tipi: (a) sviluppati in casa per singoli enti, e poi fatti propri da altri, oppure (b) la piattaforma Pratico Confidi di Galileo sistemi. Pratico è leader di segmento con circa 250 referenze. Anche questo software è nato come progetto custom per il confidi di Reggio Emilia, poi ha conosciuto una più larga diffusione anche grazie alla convenzione stipulata con Fedart, che l'ha reso popolare tra le cooperative artigiane di garanzia. Peraltro sono utenti di Pratico anche confidi di grandi dimensioni non artigiani (ad esempio, il Confidi province Lombarde di Milano). Ho conosciuto a Padova Roberta Pratissoli, l'imprenditrice che ha creato questa azienda a Modena, ed è rimasta fortemente impegnata sul business di Pratico. Galileo è un'azienda familiare tutta al femminile: la figlia di Roberta, di cui non ricordo il nome, è responsabile dello sviluppo applicativo, su piattaforme Microsoft (linguaggio C#, database SQL Server, web application framework IIS e ASP.Net).
Fino alla legge quadro, il settore del software per i confidi era una cottage industry. Con la prospettiva della trasformazione in intermediari vigilati, si sono stuzzicati gli appetiti di player più grandi. Ha fatto da apripista la società Finetowrk del gruppo Infracom, sponsor con SEC del convegno di cui sopra. Lo spunto le è venuto dal progetto FSP per l'allora Inteconfidi Nordest (oggi Banca popolare di garanzia, siamo sempre a Padova), e per altri confidi industriali del nord. Il progetto FSP è poi diventato la piattaforma custom della Banca popolare di garanzia di Padova. Quest'ultima ha acquisito una partecipazione in Finetwork, ma sul fronte applicativo le loro strade si sono divise: Finetwork, per ampliare la propria offerta sul promettente mercato dei confidi, oggi 106 e domani 107, ha optato per la crescita esterna, e ha acquisito la proprietà di Pratico confidi. Contemporanemaente, si è alleata con SEC per adeguarsi agli obblighi di Vigilanza (contabilità e segnalazioni). A quanto ho capito, nell'offerta Finetwork il nucleo della soluzione gestionale confidi rimane Pratico, che nel frattempo sta evolvendo: c'è una versione con client web, si sono adeguati i processamenti contabili alla contabilità IAS richiesta per i 107, ed è di fatto Pratico il transazionale che alimenta gli archivi del sistema SEC per le segnalazioni di Vigilanza. In questo modo si è mantenuta una base applicativa comune tra utenti 106 (l'attuale parco clienti) e i futuri 107. Inoltre è cambiata la modalità di deployment: non più installazioni in casa, ma accesso via web ai server applicativi del fornitore in modalità ASP.
Qualche mese dopo hanno cominicato a muoversi le società e i centri servizi di informatica bancaria (quelli del credito cooperativo come Iside, Phoenix attraverso DeltaDator e Cabel, o delle popolari come SEC), o società specializzate sul parabancario e le banche prodotto (come Liscor). Anche altri si stanno muovendo, o cominceranno a farlo.
Nel mio intervento ho voluto sottolineare che un confidi ha esigenze diverse da quelle di una banca o di una finanziaria di piccole dimensioni. Non può quindi essere soddisfatto da una tipica piattaforma bancaria o parabancaria, che contiene moduli che al confidi non servono, e viceversa necessita di personalizzazioni per le procedure core, come ad esempio fidi e garanzie, sistemi di rating, controgaranzie e risk transfer, controllo dei rischi di credito. L'altro aspetto cruciale è la capacità di integrare soluzioni su misura delle esigenze dei confidi, che a sua volta dipende dalla presenza di competenze normative, organizzative, finanziarie sia nei team di sviluppo, sia tra i consulenti / commerciali dei fornitori di IT. Nei progetti software bancari vincono le squadre corte, con la minima distanza tra gli esperti funzionali e gli sviluppatori, meglio se sotto lo stesso tetto societario.
Un modello di questo tipo non è ancora praticabile perché le esigenze dei confidi sono in evoluzione, e pochi le hanno sinora analizzate in profondità. E' però un modello, quello di squadra corta, che indico agli amici delle società di software come vincente.
Un’architettura a patchwork che interfaccia soluzioni di provider diversi con expertise funzionale comprata a tassametro da consulenti (anche se professori) può facilmente superare i limiti di complessità tecnologica e organizzativa sopra i quali diventa difficile fornire un servizio efficace a costi compatibili con il conto economico dei confidi. Per illustrare meglio il concetto ho ripreso l'animazione sopra riportata dal gioco The incredible machine (cliccateci sopra per avviarla, e spero che nessuno si offenda).

Luca
Mon 19 Nov 2007, 10.58 - Stampa
Riprendo una notizia di ottobre che mi era sfuggita:
19 Ottobre 2007 (Ultima modifica 23 Ottobre 2007)
IL PRIMO CONFIDI IN PUGLIA E NEL MEZZOGIORNO, UNA NUOVA STRUTTURA REGIONALE DI GARANZIA

Bari, 18/10/2007 - La CNA Puglia ha promosso, d’intesa con i propri consorzi fidi, la costituzione di una nuova Struttura regionale di Garanzia che per dimensione ed operatività rappresenterà il primo Confidi in Puglia e nel Mezzogiorno. L’operazione di concentrazione che porterà al raggiungimento dei parametri necessari all’iscrizione nello speciale elenco ex art. 107 del TUB, si impone alla luce dell’evoluzione degli scenari finanziari, dell’esigenza di superare le difficoltà di accesso al credito derivanti dall’entrata in vigore delle nuove regolamentazioni operative bancarie (Basilea 2) e della necessità di continuare ad essere interlocutore autorevole del sistema bancario nella definizione di prodotti, servizi, condizioni, tassi e garanzie per le aziende artigiane e le piccole e medie imprese. Dalla fusione per incorporazione di CO.FIDI PUGLIA – COOPERATIVA DI GARANZIA “ UNITA’ ARTIGIANA SALENTINA” e CNA CAG DI CREDITO BRINDISI nascerà quindi la cooperativa leader nel mercato regionale delle garanzie. La CNA Puglia consapevole della valenza strategica di questa scelta che punta a costruire sul territorio un Intermediario Finanziario proveniente dal patrimonio e dalla grande esperienza del movimento di garanzia della nostra Regione, ritiene che questo nucleo iniziale possa e debba essere ulteriormente rafforzato. Questo primo passo, infatti, viene compiuto con lo spirito di costruire un punto di riferimento per tutti gli altri Confidi, in particolare a quelli provenienti dal mondo associativo, disponibili a cimentarsi in questa nuova sfida: anche in Puglia esistono le condizioni ed i parametri per affrontare la progettazione, la costruzione e la gestione di un Intermediario Finanziario. Il nostro auspicio è che tanti altri Consorzi si uniscano a noi nei prossimi mesi. La tradizione di innovazione che ha contraddistinto la CNA sul tema della finanza di impresa ci porta oggi a far un ulteriore passo in avanti ma sempre e solo con l’obiettivo di aggiungere valore alle imprese pugliesi attraverso uno strumento adeguatamente patrimonializzato, capillarmente diffuso sul territorio, capace di concorrere con l’interlocutore bancario nella predisposizione di prodotti a dimensione della realtà produttiva del territorio, di realizzare una più efficace azione di sostegno e facilitazione per l’accesso al credito e per fornire servizi finanziari sempre più qualificati ed adeguati agli scenari competitivi attuali.

SEGRETARIO REGIONALE CNA Pasquale Ribezzo 
RESPONSABILE DEL CREDITO CNA Teresa Pellegrino

Penso che leggeremo spesso notizie di questo tenore nei prossimi mesi.

Luca
Sun 18 Nov 2007, 16.50 - Stampa
Sul sito della Banca Centrale Europea si pubblica trimestralmente il Bank lending survey. L'indagine, condotta via questionario tra un panel di dirigenti bancari dell'area crediti dell'area dell'euro, rileva le reazioni e le attese ai fattori sottostanti la domanda e l'offerta di credito. L'ultimo numero, di ottobre 2007, registra le prime perturbazioni conseguenti alla crisi dei subprime: si anticipa un peggioramento delle condizioni di offerta del credito alle imprese, più marcato per i finanziamenti ai trasferimenti d'azienda, e più sfumato per le PMI. Si anticipa una restrizione nella disponibilità del funding sui mercati interbancario, dei bond e delle cartolarizzazioni.
Un documento interessante da tenere sotto osservazione.

Luca
Sat 17 Nov 2007, 19.25 - Stampa
Gli emendamenti respinti in commissione e ripresentati in aula di cui in questo blog, dopo alcuni passaggi sono stati recepiti e approvati dal Senato con la seguente formulazione:
4.0.500 (già 4.21) AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Approvato

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente [nel testo finale inserito come art. 6]:

«Art. 4-bis.

        1. All'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I predetti contributi sono assegnati alle società finanziarie costituitesi a norma del regolamento 30 marzo 2001, n.  400, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell'8 novembre 2001, n.  260, ed operanti alla data di entrata in vigore della presente disposizione, in ragione della medesima ripartizione percentuale dei fondi di garanzia interconsortili ottenuta in fase di prima attuazione del regolamento 30 marzo 2001, n. 400.

        2. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e i consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, le banche di garanzia collettiva dei fidi ed i confidi possono imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 30 giugno 2007. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione. Le eventuali azioni o quote corrispondenti costituiscono azioni o quote proprie delle banche o dei confidi e non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo né sono computate nel capitale sociale o nel fondo consortile ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea. La relativa delibera, da assumersi entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio, è di competenza dell'assemblea ordinaria.

        3. All'articolo 13, comma 55 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 e successive modificazioni, dopo le parole: "consorziate e socie" sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "I contributi erogati da Regioni o da altri enti pubblici per la costituzione e l'implementazione del fondo rischi, in quanto concessi per lo svolgimento della propria attività istituzionale non ricadono nell'ambito di applicazione dell'articolo 47 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385. La gestione di fondi pubblici finalizzati all'abbattimento dei tassi di interesse e/o al contenimento degli oneri finanziari può essere svolta, in connessione all'operatività tipica, dai soggetti iscritti nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385 nei limiti della strumentalità all'oggetto sociale tipico a condizione che:

            a) il contributo a valere sul fondo pubblico sia erogato esclusivamente a favore di imprese consorziate o socie ed in connessione a finanziamenti garantiti dal medesimo confidi;

            b) il confidi svolga unicamente la funzione di mandatario all'incasso e al pagamento per conto dell'ente pubblico erogatore, che permane titolare esclusivo dei fondi, limitandosi ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge per l'accesso all'agevolazione».

La norma sui fondi rischi proroga e precisa gli effetti di quella analoga presente nella finanziaria passata, sulla quale ho espresso ripetutamente le mie perplessità (temo che mi sia costato in simpatia). A costo di risultare più antipatico ancora, dico che non mi risulta più chiaro il nuovo testo, laddove prevede che "Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione". Cosa vuol dire? Che decadono i vincoli di destinazione (in deroga alle normative che regolano i conferimenti statali e regionali)? Che si forza l'inclusione di questi fondi nel patrimonio di Vigilanza (in deroga preventiva alle Disposizioni di Vigilanza della Banca d'Italia sui 107)? Tutte e due le cose? Mi chiedo che cosa ne pensino gli Enti conferenti e la Banca d'Italia, ma forse loro sono d'accordo (mi faccio troppi problemi).
Sui contributi in conto interessi si preservano le competenze oggi riconosciute ai confidi nelle regioni a statuto speciale e nella provincia di Bolzano, che potrebbero essere riconosciute anche altrove.

Luca PS [20/11]: nel testo definitivo l'emendamento risulta inserito come art. 6
Fri 16 Nov 2007, 21.56 - Stampa
Al convegno organizzato dal SEC nel suo bel centro convegni a Padova ho presentato una relazione (la trovate qui) aperta da una citazione del Macbeth e conclusa con van de Sfroos.
Negli interventi istituzionali è stata presentata la piattaforma informatica per i confidi di Finetwork e SEC. Tornerò con più calma sulle altre relazioni nei prossimi giorni.
Nutrita partecipazione: 110 iscritti, la mattina la sala era piena con un collegamento video ad un'altra sala.
Altre curiosità: i relatori sono stati omaggiati di un bel volume fotografico su Padova, di una bella penna biro Parker con logo del SEC (uguale al modello che avevo regalato a mio papà per il suo 38° compleanno), e una pallina da golf in una bella scatola blu (la campagna istituzionale del SEC mostra una pallina che va in buca, al motto hole in one). Sul tavolo una ricca scelta di dolciumi (Lindor a pallettone e gelatine); non ne ho approfittato, prima di parlare in pubblico i dolci fanno male. Acqua naturale dal Galles (non ci credevo!) in un'elegantissima bottiglia blu. Sia la mattina, sia il pomeriggio, non ci sono state domande dal pubblico. Allora ho capito che la ritrosia a dibattere non è un problema soltanto di aleablog.

Luca
Wed 14 Nov 2007, 22.39 - Stampa
Il puntualissimo dott. Camanzi di analisiaziendale.it mi segnala di aver ripreso dal Sole 24 ore di oggi due articoli su XBRL: Linguaggio comune per usare meglio i bilanci informatici di Noemi Di Segni e Lorenzo Magrassi, dell'Ufficio Studi del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e Nota integrativa da modificare, di Roberto D'Imperio, membro dello stesso CNDC.
Riprendo dal secondo articolo un'interessante osservazione:
Devono dunque essere attentamente esaminate le modalità di elaborazione di una tassonomia in Xbrl per la nota integrativa [...].
Particolare attenzione merita poi l'attuazione del provvedimento per le società che adottano gli Ias/Ifrs. Infatti, la definizione della tassonomia risulta per tali società molto complessa: la flessibilità degli schemi di bilancio consentita dagli Standard mal si concilia, infatti, con le esigenze di semplificazione/schematizzazione del progetto Xbrl
Consiglio a quanti, come il dott. D'Imperio, si pongono questo legittimo interrogativo, di consultare questa pagina web, dove si documenta il lavoro di un gruppo di arditi che si è azzardato a semplificare/schematizzare gli schemi di Nota integrativa (Explanatory disclosure e altri prospetti di dettaglio) per i bilanci Ias.

Luca
Wed 14 Nov 2007, 19.06 - Stampa
Mi stavo dimenticando: venerdì prossimo, 16 novembre, presso il Centro Convegni SEC SERVIZI a Padova, Via Transalgardo 1, si terrà un Covegno da titolo "CONFIDI E BANCHE: ICT AL SERVIZIO DEI CONFIDI". Inizio ore 10.00, termine ore 17.00. La partecipazione è gratuita, ma è richiesta la registrazione (trovate il modulo e maggiori informazioni su questo sito).
Sarò (unico accademico) tra i relatori, insieme con Samuele Sorato, Presidente SEC SERVIZI, Bruno Magnani, Amministratore Delegato FINETWORK, Giampaolo Molon, Amministratore Delegato e Direttore Generale BANCA POPOLARE DI GARANZIA, Luciano Sassetto, Segretario Responsabile ARTIGIANFIDI DI VICENZA, Domenico Santececca, Direttore Centrale ABI, e Luciano Gitti, Direttore Generale SEC SERVIZI. Il pomeriggio verrà presentata la piattaforma per i confidi sviluppata da Finetwork con SEC Servizi, che include componenti di altri provider.

Luca
Mon 12 Nov 2007, 16.17 - Stampa
Oggi pomeriggio ho fatto qualche telefonata ad amici che seguono, come me, il mondo dei confidi per verificare una segnalazione ricevuta in mattinata. Mi hanno confermato che il Ministro dell'Economia e delle Finanze ha firmato il decreto relativo ai criteri di iscrizione dei confidi nell’elenco speciale previsto dall’art.107 TUB. Non ho ancora tra le mani il testo. Mi consta che sia confermato quanto avevo anticipato, da informazioni ufficiose, in questo blog , ovvero:
  • il limite al di sopra del quale i confidi devono chiedere l'iscrizione all'elenco speciale è fissato in 75 milioni di euro di attività finanziarie;
  • i confidi che superano tale limite hanno 12 mesi di tempo, dalla data di entrata in vigore delle Disposizioni attuative che saranno pubblicate dalla Banca d'Italia, per adeguarsi ai requisiti prudenziali (professionali, patrimoniali e organizzativi) e per inoltrare la domanda di iscrizione alla Banca d'Italia.
Secondo la bozza di DM pubblicata in maggio sul sito del MEF i volumi di attività finanziarie ai fini dei limiti "sono accertati con riferimento ai dati dell’ultimo bilancio approvato e devono essere mantenute per i sei mesi successivi alla chiusura dell’esercizio a cui il bilancio si riferisce." Dunque, i dati "sensibili" sono quelli dei bilanci chiusi al 31/12/2006.
Ricordo che l'applicazione del DM in questione poggia su una serie di norme tecniche (a cominciare dall'individuazione dell'aggregato "attività finanziarie") che saranno definite dalle Disposizioni attuative della Banca d'Italia, già prospettate nel documento di consultazione del febbraio 2007. Da via Venti Settembre trasferiamo dunque il nostro appostamento nei pressi di via Nazionale. Prima di Natale dovremmo avere l'impianto normativo completo.

Luca PS [13/11 e 26/11]: Ecco il testo del decreto gentilmente trasmesso dal dott. Mililli. Vi si precisa che i confidi che non si adeguano entro 12 mesi dalla pubblicazione del DM ai requisiti per l'iscrizione, riconducono, nel termine di ulteriori 18 mesi, il volume di attività finanziaria al di sotto della soglia di 75 milioni di euro, altrimenti sono cancellati dall’elenco generale. Non possono raggiungere i requisiti e ripresentare la domanda decorso il primo termine dei 12 mesi, a meno che non partecipino ad un progetto di fusione, nel qual caso può essere presentata una nuova domanda d'iscrizione da parte dell'entità risultante.
Sun 11 Nov 2007, 18.43 - Stampa
Dal sito del Progetto Artigiani promosso da Italia Lavoro (agenzia dei Ministeri del Lavoro e della Solidarietà sociale) e dalle Associazioni dell'artigianato (Confartigianato, CNA, CLAAI e Casartigiani).
Il progetto
Il Progetto Artigiani è un progetto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, realizzato da Italia Lavoro, in stretta collaborazione con le Regioni e con l’apporto delle Associazioni di categoria, che promuove modelli di sviluppo per il sistema delle imprese artigiane.

Le fasi operative
Il progetto è realizzato attraverso tre azioni principali, rivolte rispettivamente alle associazioni di categoria, alle imprese ed alle filiere, nell'ottica di un intervento globale che agisce non solo sui singoli attori, ma sull'intero sistema del mondo artigianale.

Le attività in corso
Il Progetto realizza interventi finalizzati all’integrazione tra le imprese di filiera.Italia Lavoro ha programmato la sperimentazione di due diversi modelli di cooperazione, tramite i quali le aziende aderenti potranno mettere in comune le risorse disponibili per conseguire obiettivi condivisi.

I laboratori Il progetto prevede l’istituzione, all’interno di ciascuna organizzazione territoriale coinvolta, di un “Laboratorio” cui sarà affidato il compito di sperimentare nuovi servizi reali alle imprese, di monitorare e aggiornare costantemente tali servizi, e soprattutto di garantire, a Progetto concluso, la continuità e la replicabilità delle azioni sperimentate.
A tal fine ogni Laboratorio, al termine della sperimentazione, predisporrà un apposito modello di servizio.
I laboratori, pur organizzati per soddisfare alle esigenze dei singoli territori, possono essere ricondotti a quattro tipologie tematiche:

1. Strategie aziendali, Alta Direzione ed Innovazione
2. Marketing, Commercializzazione ed Internazionalizzazione
3. Amministrazione, Finanza ed Accesso al Credito
4. Sicurezza, Ambiente e Risparmio Energetico.

Sono stati avviati 19 laboratori, suddivisi tra le 8 province coinvolte.

Tra i laboratori ce ne sono due su "Credito: strategie innovative" (CNA Belluno) e "Credito" (Casartigiani Lecce). Il progetto artigiani ha lo scopo di formare risorse umane da impiegare nelle imprese artigiane o in strutture di servizio. Può essere un'opportunità. L'iniziativa bellunese è coordinata dalla locale cooperativa di garanzia APPIA, ed è del tutto ragionevole che i confidi siano il perno di progetti di consulenza finanziaria alle imprese associate. C'è spazio per progetti di maggiore diffusione e massa critica.

Luca
Sat 10 Nov 2007, 18.00 - Stampa
Quasi un anno dopo la Banca d'Italia, il Board of Governors della Fed statunitense, di concerto con le altre autorità di vigilanza federali (la Federal Deposit Insurance Corporation, l'Office of the Comptroller of the Currency, e l'Office of Thrift Supervision), ha approvato le norme applicative del Framework di Basilea 2. Le nuove regole, nella versione avanzata, saranno obbligatorie per le banche maggiori attive a livello internazionale (le c.d. "core banks") con almeno 250 miliardi di $ di attività totali e almeno 10 miliardi di dollari di esposizioni in valuta. Per il resto del sistema l'adeguamento sarà facoltativo, e sarà basato sugli approcci standardizzati.
Trovate qui il comunicato stampa.

Luca
Sat 10 Nov 2007, 12.07 - Stampa
Per la serie "Aspettando i 107" riprendo questo comunicato.
La società cooperativa “Imprefidi Sannium” di Benevento ha proceduto alla fusione per incorporazione della cooperativa “Centrale garanzia fidi” di Napoli, dell’Artigianfidi “Terra di Lavoro” di Caserta e della cooperativa artigiana di garanzia e credito “Don Bruno Mariani” di Avellino. A darne notizia è il presidente regionale di Confartigianato imprese, Antonio Campese, ribadendo, in una nota, che le associazioni di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli hanno dato vita a un soggetto conforme alle normativa nazionale (in particolare la legge Quadro sull’attività dei Confidi, articolo 13 del Decreto legge 269/2003), per ottenere il possesso dei parametri patrimoniali, finalizzati a conseguire i requisiti per l’iscrizione nell’elenco speciale degli intermediari finanziari, facendo diventare, così, il nuovo Confidi, autorevole e strategicamente presente in tutte le province, anche alla luce della prossima apertura a Salerno.

Luca
Fri 9 Nov 2007, 17.26 - Stampa
CDOh no! titola l'ultimo numero dell'Economist per parlare della crisi dei CDO, titoli strutturati emessi a fronte di portafogli composti da cartolarizzazioni di subprime, prestiti al consumo, finanziamenti di leveraged buyout e altro materiale deperibile. Ho trovato molti spunti che mi hanno indotto a tornare su un tema che mi assilla da fine agosto.
Le strutture CDO promettevano buon rendimento e virtuale assenza di rischio sulle ampie tranche super-senior con rating AAA. L'accumulo dei default sulle componente subprime ha eroso il supporto creditizio dato dalle tranche mezzanine e junior. Si è prodotta una cascata di downgrading, documentata in questo rapporto di Fitch, che ha cominciato a toccare qualche tranche super-senior, con grandi timori in un mercato esposto per almeno 350 miliardi di dollari su queste tripla A presunte.
Che ancora per diversi mesi si debba fare i conti con un'emorragia di perdite, e ulteriori declassamenti, è una dura realtà per gli investitori intrappolati dalla crisi. Le maggiori banche statunitensi, come Citigroup, stanno facendo spettacolari svalutazioni. Non soffrono soltanto le banche, ma anche gli hedge fund e le compagnie di assicurazione. Tra queste, sono a rischio quelle che hanno investito, ma di più ancora le monoline AAA che prestano garanzia su rischi "estremamente improbabili" come il default delle CDO senior, come MBIA e Ambac. Questi rischi si stanno materializzando, e quindi le garanzie emesse dalle monoline segnano un fair value negativo. Se le perdite dovessero erodere la base patrimoniale dei bond insurers, e le agenzie li privassero dello status di garante AAA, verrebbe meno la loro ragion d'essere e, peggio ancora, si declasserebbe la massa di debito che è AAA soltanto perché garantito.
C'è poi un altro effetto domino dovuto alla composizione a scatole cinesi delle CDO. Una CDO AAA può nascondere un pool di ABS BBB, tranche sottili che possono arrivare molto in fretta al default, con LGD del 100%, e mangiarsi tutto il supporto della CDO. Gli spread di mercato, osservabili sulle poche nuove operazioni cash lanciate e sugli indici ABX dei credit derivatives, sono raddoppiati; i valori marked-to-market delle ABS "insaccate" nelle CDO scendono e questo contribuisce a erodere ulteriormente la collateralization ancor prima che si rilevino i default sui crediti sottostanti.
Un titolo AAA è per molti aspetti come un deposito bancario, lo si compra perché ha un rischio percepito irrilevante (i regolamenti di investimento di alcuni fondi impongono di comprare solo titoli AAA). Se crolla la fiducia nella sua tenuta gli investitori potrebbero correre a darli via, con il rischio di innescare una crisi di liquidità formidabile, date le dimensioni del mercato.
Il Comitato di Basilea, nella riunione di un mese fa, ha stigmatizzato le turbolenze del mercato e i rischi di liquidità, ma non ha preso ancora posizione sull'impatto della crisi rispetto al nuovo dispositivo di Vigilanza che da noi entra in vigore dal 2008. E' stato più tempestivo lo IOSCO (il suo omologo per la vigilanza sui mercati mobiliari) che ha appena costituito una task force sui recenti eventi di mercato.
Con le regole scritte nel 2004, e tra poco in vigore, le CDO AAA ad alto rischio di caduta potrebbero legittimamente essere ponderate da una banca IRB con un coefficiente di capitale dello 0,56% (contro l'8% di un prestito unrated). Anche le politiche dell'Unione Europea (vedi programma SGF del FEI) continuano a dare credito ai programmi di cartolarizzazione come elemento di valore aggiunto nel finanziamento delle PMI. Sarò forse smentito (lo spero), ma non mi sento di scommettere sul ritorno in bonis di questo mercato in tempo utile per poterci costruire sopra, oggi, un programma di interventi. C'è urgente bisogno di nuove piattaforme di credito e garanzia, ma dovranno essere sorrette da fondi delle banche, degli enti pubblici, dei confidi. Non aspettiamoci una mano dal mercato delle cartolarizzazioni e dei derivati su crediti, assicuratori sempre più ingolfati ed esosi.

Luca
Fri 9 Nov 2007, 17.00 - Stampa
Paolo Camanzi mi segnala che sono disponibili sul sito analisiaziendale.it gli atti del convegno sul tema "Basilea 2: l'informativa aziendale per la finanza d'impresa" tenuto lo scorso 7 novembre presso UnionCamere Emilia Romagna.

Luca
Fri 9 Nov 2007, 08.20 - Stampa
Nel recente blog sulla posizione dell'AECM sugli aiuti di Stato ai confidi dicevo dell'onerosità della regola del 13% introdotta dal nuovo regime de minimis ex regolamento No 1998/2006: 100.000 euro di credito garantito con qualsiasi forma di supporto pubblico assorbono 13.000 euro del massimale de minimis del beneficiario (su 200.000 euro in 3 anni) a prescindere da durata, ammortamento, rating, premio pagato, ecc. La Commissione può autorizzare un regime di calcolo dell'intensità di aiuto basato sul rischio a valere su altri programmi di incentivazione (non in de minimis). Bene, il 25 settembre 2007 la Commissione ha autorizzato il metodo di calcolo proposto dalla Germania per i programmi di aiuto regionale agli investimenti in regime di block exemption ai sensi del Regolamento 1648/2006. Trovate i dettagli su questa lettera della Commissione con cui si comunica l'approvazione del metodo di calcolo.
Cerco di riassumere i punti centrali:
  • il metodo risponde ai requisiti fissati per gli schemi (regimi) di garanzia collettiva nella vigente "vecchia" Comunicazione 2000-C 71/07 del 2000 sugli aiuti di Stato concessi sotto forma di garanzie; non tiene conto di alcune novità che probabilmente saranno inserite nella nuova Comunicazione in materia di cui abbiamo parlato in questo blog;
  • non è chiaro a quali forme di garanzia si applichi, si parla genericamente di schemi di garanzia collettiva con garanzia dello Stato, forse si fa riferimento agli interventi delle banche di garanzia tedesche, che beneficiano della controgaranzia dei Laender;
  • il metodo [presumo sviluppato con la consulenza della PwC] calcola l'intensità di aiuto come valore attuale delle perdite attese da default a carico del garante; al beneficiario si assegna una classe di rating da una scala semplificata che comprende solo 5 livelli; alla classe di rating si associa una struttura per scadenze della probabilità cumulativa di default e una LGD; si genera il piano di ammortamento del prestito; per ogni anno coperto dal piano la perdita attesa si ottiene moltiplicando il debito residuo all'inizio dell'anno per la percentuale garantita per probabilità di default incrementale (variazione della PD cumulativa rispetto all'anno precedente) per la LGD [presumo che sia coperto il solo capitale]; alle perdite annuali così ottenute si sottraggono i premi a carico dei beneficiari (anche questi calcolati sul debito residuo a inizio anno) e tali differenze sono attualizzate alla data di erogazione utilizzando i tassi di riferimento previsti dall'UE; si ottiene così l'equivalente sovvenzione implicita nella garanzia;
  • qui viene il bello: come si attribuiscono le PD per scadenza? non è possibile chiedere alle singole banche erogatrici di stimarle perché si tratta di segreti commerciali e inoltre sarebbero diverse per una stessa azienda a seconda di chi eroga; inoltre il metodo non pretende l'accuratezza di un sistema di rating interno conforme a Basilea 2, serve solo a stimare con larghezza gli oneri per lo Stato dello schema di garanzia; ecco quindi la soluzione: la banca comunica la PD a un anno (quella chiesta da Basilea 2 IRB), e da questa si ricava la struttura per scadenza delle PD sulla base di un modello elaborato da Creditreform Rating AG (sito in tedesco), divisione del leader tedesco nei servizi di informazione e recupero crediti (qui il sito della filiale italiana);
  • per la LGD si adottano valori fissi pari all'80% per crediti con garanzie reali e 87,5% per crediti unsecured (in Basilea 2 IRB di base sarebbero rispettivamente 35% e 45%); valori prudenziali quindi, che riflettono peraltro i bassi valori di recupero di una garanzia sussidiaria;
  • a differenza di quanto previsto dalla nuova bozza di Comunicazione sulle garanzie, nel calcolo dell'intensità di aiuto non si aggiungono alle perdite attese i costi amministrativi del regime (si accenna al fatto che i beneficiari pagano una commissione di istruttoria a parte, che si presume adeguata) né l'equa remunerazione del capitale a rischio per perdite inattese; introducendo questi elementi l'intensità di aiuto calcolata salirebbe;
  • la Commissione autorizza il metodo per gli aiuti regionali in regime di esenzione per categorie ex Regolamento 1648/2006, ma la Germania può utilizzarlo anche per eventuali aiuti (purché aventi la stessa destinazione, agli investimenti) trattati in regime de minimis; non sarebbe stato possibile farsi autorizzare il metodo per aiuti resi esclusivamente in regime de minimis.
Il metodo tedesco genera un basso assorbimento: per un mutuo a 10 anni a un'impresa con PD a un anno del 4,5% e tasso di recupero del 20%, premio annuo dell'1%, si ottiene un'equivalente sovvenzione del 3,46% del garantito.
Buone notizie per le Amministrazioni italiane. Farsi autorizzare un metodo dalla Commissione non è un ostacolo insormontabile, e mi sembra che alcune Regioni già siano riuscite a farlo (come mi raccontavano gli amici di Gepafin per la Regione Umbria). Con la nuova Comunicazione UE sulle garanzie la cosa potrebbe complicarsi, ma non sostanzialmente. La Commissione non ha ancora delle ricette standard vincolanti, del resto la materia è nuova anche per le banche. Penso che sia una buona occasione per prendere iniziativa a livello nazionale: non ha senso che 20 regioni si facciano autorizzare 20 metodi diversi con annessi sistemi di rating induttivo, ecc. Non è la prima volta che penso la seguente cosa (e che la dico): l'attesa ristrutturazione del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI l'occasione giusta per mettere in piedi una piattaforma di rating condivisa da banche, confidi ed enti pubblici, da applicare al calcolo l'elemento di aiuto (il problema di cui sopra), ma soprattutto per controllare in maniera trasparente il rischio di portafoglio e per trasferirlo verso altri riassicuratori, come il FEI.
Abbiamo tempestivamente imparato dalla Germania come fare le lavatrici (negli anni del boom economico) e, più recentemente, come abbassare le aliquote d'imposta sui redditi societari e ridurre la deducibilità degli interessi; potremmo dare un'altra prova di rapido apprendimento anche nei regimi di aiuto basati sulle garanzie.

Luca
Fri 9 Nov 2007, 00.56 - Stampa
It is now clear that some of the assumptions we made with respect to rating U.S. RMBS backed by subprime mortgages were insufficient to stand up to what actually happened. In addition, some have questioned whether our detailed analytical processes led us to wait too long to react to data that suggested a deviation from the expected trends. So we are focusing on getting in place the data, analytics, and processes to enhance our ability to anticipate future trends and process information even more quickly.[...]
When the credibility of the ratings is in doubt, the market has no central starting point, value comes into question, and trading stops. Thus, we recognize that we need to focus on the transparency of what we do and continually enhance our process. And it's important to remember that the "issuer pays" business model does not compromise our analytic judgments. We do say no to issuers regularly.

Commenti rilasciati da Joanne Rose, Standard & Poor's Ratings Services' Executive Managing Director, in una teleconferenza (v. slide), 1 novembre 2007.

Per una migliore comunicazione su un tema ancora rovente, Standard and Poor's ha creato un sito dedicato al mercato dei subprime e della finanza strutturata legata ai mutui in genere.
Ecco l'indirizzo: http://www.spviews.com/.

Luca
Thu 8 Nov 2007, 10.18 - Stampa
Riprendo da questo comunicato stampa
(PRIMA) ROMA - UniCredit Banca e Coldiretti insieme per sostenere lo sviluppo delle imprese agricole italiane. Il primo passo della nuova sinergia è l’accordo di partenariato siglato nei giorni scorsi e volto a facilitare l’accesso al credito e ai servizi bancari messi a disposizione da UniCredit Banca per le imprese socie dei Confidi aderenti a CreditAgri Coldiretti. CreditAgri è una società promossa e costituita dalla Confederazione Nazionale Coldiretti cui aderiscono i Confidi Agricoli territoriali, promossi dall’Organizzazione e attivi sul territorio nazionale, e le Società di consulenza e assistenza creditizia e finanziaria promosse dalla stessa Coldiretti a livello regionale. Tra i punti chiave dell’accordo, spicca la costituzione di tavoli tecnici composti dai rappresentanti delle parti e mirati all’ascolto delle esigenze manifestate dalle aziende. I tavoli tecnici coinvolgeranno i Confidi Agricoli e le Società di consulenza e assistenza, con una rete assistenza presente in 60 province. Il tutto al fine di favorire un miglioramento nell’accesso al credito, attraverso una più puntuale conoscenza della clientela e idonee garanzie prestate dai consorzi fidi convenzionati.
È prevista l’attivazione di prodotti/servizi della Banca dedicati alle imprese agricole legate a Confidi o Società di servizi CreditAgri a condizioni di particolare favore. Inoltre, dall’accordo scaturirà la definizione di modalità operative per ottimizzare e ridurre i tempi necessari alla valutazione creditizia delle richieste presentate dagli associati, attraverso la realizzazione del progetto di “pratica condivisa”, che prevede tra l’altro la trasmissione telematica dei dati aziendali dalle strutture Creditagri Coldiretti alla Banca.
UniCredit Banca mette a disposizione dei Confidi e delle Società di servizi le strutture dedicate in ogni area territoriale (circa 1.500 consulenti in tutta Italia), oltre ad un elenco aggiornato delle 2.621 Agenzie e 259 Centri Piccole Imprese operanti sul territorio. L’accordo prevede anche operazioni di Tranched Cover con i Confidi CreditAgri, ovvero la possibilità di valorizzare le garanzie collettive nella prospettiva del prossimo avvio della regolamentazione di Basilea 2.
Il progetto Valore Confidi di Unicredito si tinge di verde. Un altro segnale del risveglio di interesse reciproco tra banche e aziende agricole, nel segno di una maggiore consapevolezza delle problematiche finanziarie. Una conferma dell'impressione avuta colloquiando con l'amico Paolo Scrocchi dell'Associazione Italiana Allevatori.

Luca
Tue 6 Nov 2007, 19.02 - Stampa
In continuità con gli interventi sul Multiannual Programme 2001-2005 (MAP), il FEI lancia la SME guarantee facility su prestiti, private equity e strutture di cartolarizzazione nell'ambito del Competitiveness and Innovation Program 2007-2013 (CIP), parte del VII Programma Quadro dell'Unione Europea. Il programma è rivolto a istituzioni creditizie (garanzie dirette) e enti di garanzia (co-garanzie e contro-garanzie).
I fondi disponibili ammontano a circa 550 milioni di euro (un bel malloppo, ma è da dividere tra 25 stati membri) e il FEI lo gestisce per conto della Commissione Europea a norma della decisione n.1639/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 che istituisce appunto il CIP.
Per essere ammessi dal FEI, i programmi devono rispondere ad un insieme di requisiti generali posti dalla Commissione Europea, e in particolare quello di "Enhanced Access to Finance", cioè devono mobilitare risorse addizionali che in assenza dell'appoggio del FEI non si sarebbero attivate (forme di finanziamento più rischiose, percentuali garantite più alte, supporto a imprese altrimenti razionate, ecc.).
Sono previsti quattro tipi di interventi ("windows"). Per i dettagli andate a consultare i documenti scaricabili relativi ai processi di presentazione delle domande su questa pagina (non sono ancora disponibili per tutte le windows). Provo a riassumere i punti principali con qualche commento personale (in corsivo):
  • Loan Guarantees copre portafogli di prestiti di durata medio-lunga (minimo 18 mesi) a PMI con potenziale di crescita. Si tratta della forma più popolare: oggetto ampio (investimenti fissi tangibili e non, trasferimenti d'impresa, capitale circolante), zero commissioni di garanzia (salvo una commitment fee sulla facility non utilizzata); quota garantita dal FEI massimo 50%; si applica un cap alla percentuale di perdita sopportata dal FEI sulla quota garantita, fissata caso per caso, con un massimo indicativo del 10%, elevabile al 20% per prestiti a nuove imprese; non è una garanzia personale eleggibile per Basilea 2 per via del cap (non è illimitata), ma può essere usata in forme di tranched cover, dato che il FEI è una banca multilaterale con ponderazione 0%, il suo impegno a coprire perdite fino al cap vale come un cash collateral su un pari ammontare di prima perdita; farà piacere alle banche IRB che saranno spinte a chiedere al FEI garanzie dirette; bisogna vedere come sfruttare al meglio questo credit enhancement nel caso delle contro-garanzie confidi, penso che possano anche loro trasferirle alle banche erogatrici come collateral a ponderazione zero, sommabile ai loro fondi interni.
  • Micro-Credit Guarantees riguarda portafogli di micro-crediti di importo massimo 25.000 euro a imprese fino a 10 dipendenti, in preferenza start-ups; anche qui zero commissioni; quota massima garantita del 75% e cap (massimo 20%) di perdita coperta commisurato al tasso cumulativo di default atteso; questa facility si rivolge in particolare alle istituzioni che fanno microcredito.
  • Equity Guarantees riguarda portafogli di finanziamenti a PMI nelle fasi di seed financing e start-up, prestiti mezzanini e altri finanziamenti miranti al miglioramento della struttura finanziaria e ai trasferimenti d'azienda; importo unitario massimo 500.000 euro, ancora zero commissioni (solo eventuali commitment fee), quota massima garantita 50% e fissazione di un cap commisurato al tasso cumulativo di default atteso.
  • Securitisation: garanzie su transazioni di cartolarizzazione su portafogli comprendenti almeno il 70% di prestiti alle PMI; possono avere la forma di (1) garanzie a favore degli obbligazionisti sulle ABS (cash securitization) o sulle CLN (synthetic securitization), (2) garanzie bilaterali, (3) junior o mezzanine credit default swap. Sono concesse a condizione che l'intermediario si impegni a reimpiegare parte delle risorse mobilizzate in nuovi finanziamenti alle PMI. E' richiesto un rating esterno, ma si prevede un contributo (al massimo il minore tra il 50% dei costi di rating e 50.000 euro), specie nel caso di programmi nuovi, multi-paese, o multi-originator. Qui si paga una commissione di garanzia (immagino sotto un'equa fee di mercato, in coerenza con la natura agevolativa degli altri interventi CIP). Si garantisce fino al 50% della first loss tranche, o fino al 100% delle tranche mezzanine. Per maggiori dettagli c'è questo documento. Una forma analoga è stata utilizzata dai programmi spagnolo (FTPYME) e tedesco (PROMISE), ma se non erro allora questo intervento non avveniva come nel CIP su fondi della Commissione, ma sul book "di mercato" del FEI. Per fare buon uso di questa facility bisogna aspettare che il mercato della finanza strutturata smaltisca la botta da crisi dei subprime
In tutti i casi gli intermediari devono conformarsi alle norme rilevanti sugli aiuti di Stato. Penso che i prestiti (contro)garantiti dal FEI siano da considerarsi ipso facto veicoli di aiuto e quindi occorrerebbe imputarli, almeno per la parte garantita, in conto de minimis o su altri programmi di aiuto in forma di garanzia soggetti a notifica della metodologia di calcolo. Ce ne siamo occupati in questo blog.
Inoltre, il FEI effettua un monitoraggio dell'esecuzione dei programmi, ed esige un flusso di reporting sui portafogli garantiti simile a quello richiesto dalle agenzie di rating.
Per accedere al FEI occorre mobilitare una massa critica adeguata. I confidi italiani hanno attinto doviziosamente negli anni passati alle facilities del MAP, sulle quali si sono mossi l'ATI tra confidi industriali All.Gar., Eurofidi, diversi confidi di secondo grado dell'artigianato (da soli o in ATI, ad esempio in Umbria Cofire con la finanziaria regionale Gepafin), Federfidi Lombarda, il Mediocredito centrale. Sono invece le società di leasing ad aver fatto uso delle garanzie FEI sulla cartolarizzazione. Se volete curiosare sul database dei deal conclusi dal FEI per tipo e per paese, andate su questa pagina.
Il FEI valuta le richieste in continuo (non ci sono bandi a scadenza) assicurando un equilibrio della copertura geografica degli interventi.
Tutti gli enti di garanzia devono fare il possibile per collegarsi con questo bocchettone. Trattandosi di un canale maturo e già collaudato nell'era del MAP, non mancheranno le applications per il CIP, specie per la prima finestra, la più fungibile. Converrà organizzarsi per attingere alle altre, dove ci saranno meno persone in coda. Come è avvenuto negli ultimi tempi al Fondo centrale di garanzia per le PMI, c'è da aspettarsi un aumento delle richieste dirette di garanzia da parte delle banche (nel Fondo MCC pesano quasi il 40% del garantito, vedi questi dati), a meno che si decida un approccio cooperativo, di filiera banche - confidi. C'è bisogno ancora una volta di giocare in squadra, condividendo processi e modelli di valutazione. L'altro fattore critico sarà mettere a fattor comune risorse interne, regionali, nazionali, FEI, rispettando le regole sugli aiuti di Stato. Un contributo di analisi arriverà anche da noi, spero presto.

Luca
Tue 6 Nov 2007, 18.13 - Stampa
Dal sito del Senato in fondo a questa pagina (Sezione "In assemblea") troviamo tra gli emendamenti ripresentati in aula i seguenti, che riguardano il giro a capitale dei fondi rischi pubblici + l'ammissione dei 106 a gestire contributi in c/interessi, e le fidejussioni pro erario:
4.21
AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

[All'art.4] Dopo il comma 31 inserire i seguenti:

«31-bis. All'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2006, n. 269, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I predetti contributi sono assegnati alle società finanziarie costituitesi a norma del regolamento 30 marzo 2001, n. 400, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell'8 novembre 2001, n. 260, ed operanti alla data di entrata in vigore della presente legge, in ragione della medesima ripartizione percentuale dei fondi di garanzia interconsortili ottenuta in fase di prima attuazione del regolamento 30 marzo 2001, n. 400.

31-ter. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e i consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, le banche di garanzia collettiva dei fidi ed i confidi possono imputare al fondo consorti le, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 30 giugno 2007. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione. Le eventuali azioni o quote corrispondenti costituiscono azioni o quote proprie delle banche o dei confidi e non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo né sono computate nel capitale sociale o nel fondo consortile ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea. La relativa delibera, da assumersi entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio, è di competenza dell'assemblea ordinaria.

31-quater. All'articolo 13, comma 55 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 e successive modificazioni, dopo le parole: "consorziate e socie" sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "I contributi erogati da Regioni o da altri enti pubblici per la costituzione e l'implementazione del fondo rischi, in quanto concessi per lo svolgimento della propria attività istituzionale non ricadono nell'ambito di applicazione dell'articolo 47 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385. La gestione di fondi pubblici finalizzati all'abbattimento dei tassi di interesse e/o al contenimento degli oneri finanziari può essere svolta, in connessione all'operatività tipica, dai soggetti iscritti nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385 nei limiti della strumentalità all'oggetto sociale tipico a condizione che:
a) il contributo a valere sul fondo pubblico sia erogato esclusivamente a favore di imprese consorziate o socie ed in connessione a finanziamenti garantiti dal medesimo confidi;
b) il confidi svolga unicamente la funzione di mandatario all'incasso e al pagamento per conto dell'ente pubblico erogatore, che permane titolare esclusivo dei fondi, limitandosi ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge per l'accesso all'agevolazione».
PS[9/11]: L'emendamento risulta ripresentato come 4.0.500, con esito "accantonato"

4.22
EUFEMI, MANNINO

[all'art. 4] Dopo il comma 31, aggiungere il seguente:

«31-bis.Le fideiussioni rilasciate dai confidi iscritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 ai sensi dell'articolo 38-bis, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218, dell'articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 e dell'articolo 19, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1972, n. 603, nonché le altre garanzie da essi rilasciate nei confronti di soggetti diversi dalle banche e dagli altri soggetti operanti nel settore finanziario rientrano nell'attività di garanzia collettiva dei fidi come definita dall'art. 13, comma 1, del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, della legge 24 novembre 2003, n. 326, qualora prestate a favore delle imprese socie».
PS[9/11]: L'emendamento risulta respinto
PS [17/11] Sono stati successivamente riproposti e approvati dal Senato in aula come si commenta qui.
Si conferma che gli altri emendamenti presentati in commissione - in materia di contributi alle aggregazioni e alla ricapitalizzazione, e di rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia per le PMI - sono stati respinti o giudicati inammissibili.

Luca
Tue 6 Nov 2007, 14.32 - Stampa

Fonte: Banca d'Italia, Matrice dei conti.
Buona parte degli episodi su cui si è recentemente concentrata l’attenzione dell’opinione pubblica si è verificata nel biennio 2004-2005; nello stesso periodo la Banca d'Italia ha svolto specifici controlli volti a valutare anche l’esposizione delle banche italiane ai rischi legali e di reputazione connessi con l’operatività in derivati.
I vertici aziendali dei gruppi bancari di maggiori dimensioni – cui era riconducibile la gran parte delle transazioni in derivati con controparti non istituzionali – sono stati in più occasioni richiamati alla necessità che la commercializzazione avvenga nel pieno rispetto delle regole vigenti, che le prescrizioni normative trovino riscontro in disposizioni interne adeguatamente formalizzate e che siano rafforzati i sistemi di controllo sull’operatività delle reti di vendita. L’azione di vigilanza ha stimolato in questo periodo l’adozione, da parte degli intermediari, di prassi conformi ai principi ispiratori della direttiva MiFID.
Nel corso del 2005 sono stati disposti accertamenti ispettivi su due dei principali operatori nazionali nel segmento dei derivati alle imprese. In un caso, ad esito delle verifiche, sono state contestate all’intermediario lacune relative al sistema di controllo e alle procedure per la valutazione dei rischi di controparte. E’ stata inoltre richiamata l’attenzione della banca sul frequente ricorso alle rimodulazioni dei derivati, che ha comportato continui differimenti degli esborsi da parte della clientela, originando una crescita dei valori dei contratti.
Sul sito della Banca d'Italia trovate il testo dell'Audizione parlamentare di Fabrizio Saccomanni, Direttore generale della Banca d'Italia, da cui ho tratto la tabella e il passaggio sopra riportati.

Luca
Tue 6 Nov 2007, 09.22 - Stampa
Ieri la cara collega Paola Iamiceli è passata a trovarmi, con la piccola Elisa, avuta tre mesi fa, che riposava placidamente nella carrozzina. Paola è una giusprivatista che insegna nella nostra facoltà. Allieva di Fabrizio Cafaggi, pure nostro collega, ha da poco curato con il suo maestro il bel volume "Reti di imprese tra crescita e innovazione organizzativa. Riflessioni di una ricerca sul campo" (il Mulino, 2007). Il gruppo di Cafaggi sta lavorando da tempo sugli aspetti giuridici delle reti di imprese con un approccio di analisi economica del diritto, che li porta a frequenti e feconde "contaminazioni" con i metodi di indagine teorica ed empirica dell'economia industriale, della finanza e dell'economia bancaria. La parte empirica della ricerca, sponsorizzata da Unicredit Banca d'Impresa, tratta dei casi dello sportsystem di Montebelluna, del settore vitivinicolo veronese, del distretto orafo di Vicenza e del distretto del legno arredo del Livenza e Quartier del Piave.
Invidio la versatilità e la produttività di questi miei colleghi. Sono sempre più convinto che la formazione giuridica sia la migliore palestra per la ricerca rigorosa su fonti ampie ed eterogenee (30 pagine di bibliografia!). Noi aziendalisti ci rifacciamo con il trattamento dei numeri e la capacità di sintesi. Abbiamo materiale per collaborare con profitto.

Luca
Tue 6 Nov 2007, 05.41 - Stampa
Ieri notte avevo scritto un commento al mio blog su Ognissanti per parlare della morte di don Oreste Benzi. Il commento se l'è mangiato il filtro anti spam. Ho pensato "Vabbè, pazienza", ma svegliandomi di prima mattina ho cambiato idea. L'impiccio tecnico in realtà era un richiamo: questo fatto merita di più di un fugace post. Ed eccomi qui al PC di casa. Non aspettatevi molto. Non sono della stoffa di Don Benzi e delle persone come lui, né conoscevo direttamente le sue opere. Mi sono entisiasmato leggendo alcune di queste testimonianze su Avvenire. La cronaca delle sue ultime ore:
«Aveva avuto un attacco cardiaco a Parigi, in occasione di una delle sue estenuanti missioni – racconta Giampiero Cofano, responsabile estero dell’Associazione e del settore antitratta internazionale – ma si ostinava a negare tutto». Invece, di malori don Benzi ne aveva avuti parecchi negli ultimi tre mesi. Martedì era svenuto all’aeroporto di Fiumicino, dopo un incontro con rappresentanti dei ministeri della Solidarietà sociale e della Salute. È stato assistito ma ha voluto continuare il viaggio, perché in serata doveva parlare ai giovani in discoteca. Era atteso all’«Europa», un locale dell’entroterra, dove si svolgeva una festa alternativa ad Halloween, insieme al vescovo di San Marino, monsignor Luigi Negri. È arrivato puntuale e, come ha detto a un suo collaboratore, «ha dato il meglio di sé ai suoi giovani».
[...]
Ne parla Oscar Baffoni, ex viveur, oggi responsabile dell’Associazione in Asia: «Avevo un tumore con metastasi, don Oreste mi ha aiutato molto». Era con lui anche giovedì sera al ristorante «Grotta rossa». Un’ultima cena con gli amici più stretti, a base di tagliolini e sangiovese, scherzando sulla malattia e sugli esami dell’indomani. «Una cena in gazzoia, cioè gioiosa, come diciamo noi in Romagna» conclude don Elio.
Ho un piccolo ricordo personale di Don Benzi dal Pellegrinaggio a Loreto del giugno scorso. Aveva preso la parola durante il cammino notturno, dicendo alcune cose sul dramma dei figli quando i genitori vivono separati. All'augurio di rivederlo l'anno dopo, ha risposto che a 82 anni non si possono fare programmi "Come Dio vorrà". Alla notizia della morte mi sono commosso ripensando alla testimonianza della disponibiità totale di quest'uomo.
Sarà per il risveglio ad ora mattutina, ma mi viene di fare un bizzarro accostamento con la testimonianza di un'altra persona. Pure lui cattolico, con una vita movimentata, a Report domenica scorsa ha detto queste parole:
GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODI: No, no, dunque lei consideri una cosa: il sottoscritto ha un rapporto coi soldi assolutamente ininfluente. Io sono sempre stato convinto, lo diceva mio nonno, che i soldi sono come le unghie... ricrescono! Se uno è bravo a farli li fa un’altra volta. Li perde tutti? Pazienza.
PAOLO MONDANI: La Villa di Cap Ferrat è stata sequestrata o mi sbaglio?
GIANPIERO FIORANI: Tutto sequestrato. Tutto è sequestrato.
PAOLO MONDANI: Villa Alberta no?
GIANPIERO FIORANI: Anche villa Alberta.
PAOLO MONDANI: Anche villa Alberta.
GIANPIERO FIORANI: [...] Ma lei scusi, secondo lei Villa Alberta o la Villa di Cap Ferrat, ma secondo lei domani mattina Fiorani non si riesce ad inventarsi un’altra casa o un altro posto più bello ancora? Ma che problemi ha?
Gianpiero Fiorani di sé parla in terza persona, come il principe De Curtis di Totò (è un complimento). Due volte prigioniero, dei problemi giudiziari (peraltro gestibili) e ora anche del mondo platinato del gossip. Dalla contesa con Cesare Geronzi alle lusinghe di Lele Mora (personaggi diversissimi, ma accomunati dal ruolo di registi di network formidabili, ognuno nel suo campo). Diceva bene Davide Rondoni il 2 novembre su Avvenire:
Oggi prevale la cura della fama, come se essa piccola o grande che sia, assicurasse un merito alla vita. Durare sì, nella chiacchiera degli uomini o nelle intitolazioni delle strade. I famosi sembrano i più fortunati e forti tra gli uomini. Ma 'l’uom s’etterna' solo perchè la sua fama dura oltre la sua fine? O forse, come ha espresso Dante, la fama è ­la preoccupazione un po’ isterica di intellettuali come Brunetto Latini, una finta, una malacopia dell’eterno?
Don Benzi ha sempre parlato in prima persona donando interamente sé per l'opera di un Altro. Lo sguardo di persone come lui fa rinascere alla vita, perché testimonia che siamo amati da sempre e per sempre. Ognuno di noi ha un valore infinito. "Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde se stesso?". Sentire questo sguardo amorevole su di sé cambia la vita, la cambia in meglio. Tutto diventa più semplice, libero, su ogni circostanza si può costruire.
La carità, dono di sé commosso, non c'è nient'altro che possa renderci felici.

Luca
Sun 4 Nov 2007, 13.10 - Stampa
Al recente convegno Fedart, il direttore dell'AECM (associazione europea dei confidi), Marcel Roy, ha parlato della riforma degli aiuti di Stato che la Commissione Europea sta portando avanti, e che impatta sui sistemi di garanzia collettiva. Trovate qui le slide della sua relazione (grazie per aver parlato in italiano). Trovate i position paper di AECM sul loro sito in questa pagina.
Leggendo il materiale dell'AECM, mi è venuta voglia di andare a rileggere i documenti della Commissione Europea che ridisegnano l'intreccio tra aiuti di Stato e garanzie, partendo dalla pagina web sulla State aid reform. I principali sono:
  1. il nuovo regolamento No 1998/2006 del 15 dicembre 2006 sugli aiuti de minimis, esentati dalla notifica alla Commissione per il loro importo limitato (massimo 200.000 euro in tre anni); ne avevo parlato qui; per gli aiuti in forma di garanzie trattati in de minimis introduce la "regola del 13%", ovvero prevede che un programma di garanzia pubblica o supportata da fondi pubblici determini un'equivalente sovvenzione in conto capitale lorda pari al 13% della parte garantita del prestito; a quanto ho inteso, il 13% si applica "secco" all'importo iniziale del prestito, che è probabilmente a medio-lungo termine (il 13% è da intendersi quindi come il valore attuale dei minori spread creditizi pagati dal beneficiario lungo la vita del prestito); per poter trattare un programma di garanzia in de minimis, la percentuale garantita non deve superare l'80% e il beneficiario non deve essere un'impresa in crisi; se un'ente agevolante vuole applicare un regime di calcolo dell'intensità di aiuto delle garanzie diverso da quello del "13%", può farselo autorizzare dalla Commissione, per forme di incentivo attivate su regolamenti diversi da quello "de minimis" (principalmente il regolamento sulle esenzioni per categorie di cui qui sotto al punto 2); dovrà rispettare un approccio "basato sul rischio" che risponda alle regole della Comunicazione in materia (v. punto 3); una volta autorizzato, il metodo di calcolo dell'aiuto può essere applicato anche ad aiuti della stessa natura trattati in de minimis (ad esempio, aiuti agli investimenti delle PMI, se il metodo è applicato sul regolamento di esenzione relativo), che tra l'altro con il nuovo regolamento si cumulano (il de minimis non è un plafond d'aiuto aggiuntivo a quelli disciplinati dai regolamenti d'esenzione per categorie);
  2. la bozza di regolamento generale di esenzione per categoria (general block exemption), che disciplina le forme di aiuto esentate dalla notifica alla Commissione non trattate in "de minimis"; la versione dell'8/9/2007 è al secondo giro di consultazione (vedi anche la relazione illustrativa); sostituirà il regolamento attuale che è stato prorogato fino al 30/6/2008; troviamo qui il grosso degli incentivi alle imprese su fondi strutturali dei DOCUP 2008-2013: aiuti regionali, PMI (investimenti, creazione di occupati, consulenza), ricerca - sviluppo - innovazione, formazione, protezione ambientale, capitale di rischio, impiego di soggetti svantaggiati e disabili; questo regolamento di esenzione sarà applicabile soltanto agli aiuti trasparenti, che consentono il calcolo ex ante dell'intensità d'aiuto; gli aiuti su garanzie non sono considerati a priori aiuti trasparenti, ma possono diventarlo se l'ente agevolante si fa autorizzare dalla Commissione un procedimento di calcolo dell'intensità di aiuto rispondente alla Comunicazione sugli aiuti in forma di garanzia (vedi punto 3); da notare che con il nuovo regolamento, gli aiuti ricevuti dall'impresa in conto de minimis per un dato oggetto di spesa sono sommati a quelli per altri programmi esenti ai fini del rispetto dei limiti per l'esenzione;
  3. la bozza di comunicazione sugli aiuti in forma di garanzia del 18/7/2007; è in questo documento che si fissano i criteri per stabilire se un programma di garanzia configura aiuto di Stato e, in caso affermativo, qual è l'intensità di aiuto; si tratta di criteri che fanno riferimento al prezzo equo della garanzia basato sul rating del beneficiario, di cui abbiamo parlato in questo blog; sono previsti regimi semplificati per le PMI (con esposizioni garantite inferiori a 1,5 milioni di euro), in cui si calcola l'elemento di aiuto rispetto a premi equi, fissati ex lege e distinti per rating; in alternativa, il premio equo può essere calcolato come prezzo di equilibrio del sistema di garanzia, tale da coprire i costi amministrativi, le perdite attese e la remunerazione del capitale assorbito.
Dei tre provvedimenti di cui sopra, il regolamento de minimis è già in vigore, quello sulle esenzioni per categoria lo sarà dal luglio 2008, mentre quello sulle garanzie dovrebbe essere applicato dalla fine di quest'anno.
AECM ha preso una posizione critica sulla riforma degli aiuti di Stato, che a suo giudizio potrebbe creare grossi impedimenti agli enti di garanzia operanti con le PMI.
Della bozza di Comunicazione sulle garanzie, AECM contesta il calcolo del costo della garanzia basato sui rating, che non sono normalmente attribuiti dalle banche alle imprese retail. Inoltre, si afferma che i premi equi di mercato non sono facilmente desumibili dal tasso sui prestiti non garantiti, poiché questi ultimi riflettono logiche di pricing complesse e differenziate tra banche. La comunicazione fisserebbe poi premi equi per le PMI troppo alti rispetto agli attuali prezzi delle garanzie collettive. Nel caso alternativo di premi equi calcolati con formule di equilibrio economico, AECM contesta l'inclusione delle spese amministrative del sistema di garanzia, che discriminerebbe le garanzie rispetto agli aiuti in conto capitale, per i quali i costi di "distribuzione", pur rilevanti, non sono sommati come aiuto effettivo all'impresa.
Rispetto al nuovo regolamento sulle esenzioni per categorie, AECM lamenta l'esclusione delle garanzie dalle forme di aiuto utilizzabili in esenzione dalla notifica alla Commissione (al di fuori del regime de minimis, s'intende). In particolare, si teme che i sistemi di garanzia oggi autorizzati sul regolamento di esenzione per la categoria "PMI" non facciano in tempo a essere riammessi sulla nuova normativa. Le difficoltà interpretative e applicative delle nuove regole non consentirebbero di adeguare, notificare e avere approvati i programmi entro luglio 2008. Per evitare il blocco dei programmi in essere, AECM chiede di introdurre nel regolamento generale di esenzione per categorie un regime specifico per le "garanzie su prestiti alle PMI" con un'intensità di aiuto del 10% (inferiore al 13% previsto nel caso de minimis e giustificato dal minor rischio di tale classe di attivi, ammesso anche dal Comitato di Basilea).
Che cosa implica tutto ciò per i nostri confidi? AECM sottolinea che le regole sugli aiuti pubblici non si devono applicare agli enti di garanzia che operano con fondi privati, se non per l'operatività controgarantita da fondi pubblici. Nessun problema, quindi? Si può continuare a presumere assenza di aiuto o, al più, trattare in de minimis presumendo un assorbimento irrilevante? Con le nuove regole, e con le nuove politiche della Direzione concorrenza dell'UE, temo che non lo si possa fare più. Se il confidi ottiene o gestisce fondi regionali, c'è di fatto aiuto pubblico, e maggior ragione c'è se la garanzia è offerta a prezzo calmierato (e con i limiti di premio equo fissati dalla Comunicazione sulle garanzie è difficile non cadere in tale situazione). C'è un solo modo per evitare l'onere della notifica alla Commissione: il regime de minimis, che però determina un assorbimento elevato (il 13%) del massimale di aiuto. Se l'ente pubblico vuole più margine di manovra, allora bisogna passare ad un altro regime di esenzione, ma in questo caso occorre notificare a Bruxelles il procedimento di pricing della garanzia e di calcolo dell'effetto di aiuto, e qui comincia l'avventura (almeno per qualche mese, fino a quando si definiranno dei criteri e delle best practice). Penso che la proposta di AECM di introdurre un regime forfettario per le PMI, almeno pro tempore, sia ragionevole.
Le regole comunitarie sugli aiuti sono, accanto a Basilea 2 e alla legge 326/2003, il terzo incomodo del nuovo quadro normativo sui confidi, con effetti diffusi (non c'è 106 che tenga) e profondi. Abbiamo appena presentato un progetto di ricerca universitario sugli aiuti di Stato in forma di garanzie. Qualunque sia l'esito del bando, ci occuperemo presto di questo argomento. Come si affronta il problema nei vostri lidi?

Luca
Fri 2 Nov 2007, 11.47 - Stampa
Dal riepilogo degli emendamenti alla finanziaria 2008 presentati in Senato:
32.2 Barbolini, Giovanni Battaglia, Benvenuto, Bonadonna, D’Amico, Fuda, Pecoraro Scanio, Pegorer, Rossi Paolo, Russo Spena, Thaler Ausserhofer, Turano
[all'art. 32] Apportare le seguenti modificazioni:
1. Alla rubrica, sostituire le parole: «Sostegno all’imprenditoria femminile » con le altre: «Misure di sostegno all’imprenditoria femminile e per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese».
2. Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente: «b-bis) al comma 849 e` aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Con il provvedimento di cui al comma 848 e` stabilito altresı` che l’attuazione del regime d’aiuto relativo al Fondo di cui all’articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, prosegue, nei limiti delle disponibilita` finanziarie del medesimo Fondo alla data di entrata in vigore della presente legge, nonche´ di eventuali ulteriori assegnazioni a valere sulle risorse del Fondo per la finanza di impresa, a favore delle piccole e medie imprese di tutti i settori economici, con particolare riferimento alle imprese a prevalente partecipazione femminile, anche per operazioni presentate dai Confidi iscritti nell’apposita sezione dell’elenco previsto dall’articolo 106 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, sino al definitivo adeguamento delle modalita` operative del medesimo regime d’aiuto ai criteri ed alle priorita` di intervento, nonche´ alle modalita` di funzionamento, del Fondo per la finanza di impresa"».
32.0.3 Zanoletti, Ciccanti, Forte
Dopo l’articolo 32, aggiungere il seguente:
«Art. 32-bis.
1. Per le finalita` di cui agli articoli 2 e 3 del decreto-legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35 e successive modificazioni, ovvero di cui all’articolo 1-bis del decreto-legge 3 agosto 2004, n. 220, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 ottobre 2004, n. 257 e successive modificazioni, ovvero di cui all’articolo 23-quinquies del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51 e successive modificazioni, ovvero di cui all’articolo 3-quinquies del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2007, n. 17 e successive modificazioni, il Fondo centrale di garanzia istituito presso il Mediocredito centrale S.p.a. ai sensi dell’articolo 28 del decreto-legge 18 novembre 1966, n. 976, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1966, n. 1142, e` incrementato dell’importo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010. All’onere derivante dall’attuazione del presente comma, valutato complessivamente in 200 milioni di euro, si provvede mediante il corrispondente utilizzo delle entrate derivanti dalle misure tributarie di cui all’articolo 11, comma 5 del decreto- legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35 e successive modificazioni.
[seguono dettagli sui meccanismi di allocazione della spesa e dei fondi svincolati presso Mediocredito Centrale e Artigiancassa]

Ma non ero in vacanza? Tornerò sull'argomento la prossima settimana quando sarà noto l'esito degli emendamenti presentati in Senato.
Luca
PS [5/11]: Il 32.2 è stato respinto, il 32.0.3 è stato giudicato inammissibile dalla Commissione.