Mon 28 Feb 2005, 11.44 - Stampa
"Grameen mi ha insegnato due cose. Primo, la nostra conoscenza delle persone e dei modi in cui esse interagiscono è ancora molto inadeguata; secondo, ogni persona è estremamente importante. Ciascuno di noi ha un potenziale illimitato, e può influenzare la vita degli altri all'interno delle comunità e delle nazioni, nei limiti e oltre i limiti della propria esistenza.
In ognuno di noi si cela molto di più di quanto finora si sia avuto la possibilità di esplorare. Fino a che non creeremo un contesto che ci permetta di scoprire la vastità del nostro potenziale, non potremo sapere quali siano queste risorse".
Muhammad Yunus (1998), Il banchiere dei poveri, Introduzione
Fri 25 Feb 2005, 19.41 - Stampa
Oggi presso la nostra facoltà è stato presentato il volume curato da Fabrizio Cafaggi su Reti di imprese tra regolazione e norme sociali. Nuove sfide per diritto ed economia, Il mulino, 2004. Il volume di Cafaggi è stato definito dai discussant invitati oggi come un atlante interdisciplinare sui temi di organizzazione, economia e diritto delle reti di imprese. E' una lettura vasta e impegnativa. Leggendo i capitoli dei colleghi giuristi ed economisti ho ritrovato molte chiavi di lettura utili per capire tanti fenomemi incontrati sul campo. La rete è un organismo complesso e delicato, che può esprimere una capacità di evoluzione e adattamento, così come essere catturata da comportamenti miopi e opportunistici. La rete è un bene pubblico, o semipubblico, che contribuisce virtuosamente al benessere delle regioni in cui è insediata. La lettura tradizionale dei distrettualisti (Becattini, Dei Ottati) riconosce le radici storiche, ambientali e sociali delle reti come un dato unico e non replicabile, che "c'è perché c'è". Laddove questo modello è debole, o entra in crisi, si cerca di supplire ai fallimenti delle spontanee interazioni di mercato e sociali: entro in gioco qui l'azione degli enti territoriali, che però difficilmente è risolutiva.
Sono grato a Fabrizio per avermi invitato a partecipare al progetto di questo libro, al quale ho contribuito con un capitolo su Soluzioni di rete per la finanza delle PMI. Da tempo auspico lo sviluppo di una rete di outsourcing e condivisione della funzione finanza delle PMI, basata sul modello di business office. Il contributo al libro di Cafaggi è una sorta di manifesto di quello che sarebbe poi diventato il progetto Basilea 4x4. Molte di queste idee, compresa quella del business office, erano abbozzate in un precedente paper, (lo potete scaricare) che ho scritto come nota didattica per il corso di Strumenti finanziari 1 della nostra laurea specialistica in Banca, impresa mercati finanziari .
Sarebbe bello, come prossimo contributo, collaborare ad un progetto pilota di consulenza finanziaria integrata: come è emerso chiaramente dal dibattito di oggi, i modelli teorici aiutano ad analizzare l'esistente, ma non danno ricette per far nascere cose che servirebbero, ma non esistono ancora. Prima o poi arriverà l'occasione per partire.
Thu 24 Feb 2005, 23.39 - Stampa
Venerdì scorso,a Pistoia, ho tenuto una giornata di formazione per i confidi toscani del network Confcommercio, il sesto di dieci incontri su confidi, legge quadro e Basilea 2 organizzati da Performa Toscana.
Raggiungere Pistoia in treno è avventuroso: arrivato a Bologna con un interregionale da Trento sul piazzale est, mi aspettavo di prendere una coincidenza entro 5 minuti con un regionale per Prato in partenza dal piazzale ovest. Per chi non è pratico della stazione di Bologna, tra i due piazzali si estende l'edificio della stazione, e la distanza che li separa è lunga, quasi quanto quella che, alla stazione Termini, va dal binario d'arrivo della navetta da Fiumicino fino ai taxi. Persa la coincidenza, mi sono arrangiato con l'aiuto di un gentilissimo addetto dell'ufficio informazioni che mi ha instradato su un Eurostar per Firenze (abbuono del relativo supplemento), seguito da autocorsa sostitutiva Firenze-Pistoia. L'importante è arrivare a destinazione, e grazie al cielo ci sono riuscito.
I partecipanti al corso sono gente sveglia e preparata. Hanno buone competenze di valutazione dei fidi, e sanno trattare con le aziende. C'è grande voglia di imparare, sarà che in Toscana far lavorare il cervello, e la parola, è consuetudine diffusa.
I confidi si trovano investiti da due ondate di cambiamento: Basilea 2 e la legge di riforma. In Toscana, poi, la Regione è molto decisa nel promuovere un'aggregazione degi enti di garanzia, allo scopo di averne un numero limitato (max 1-2 per settore) con lo status di intermediari vigilati e quindi capaci di concedere garanzie conformi a Basilea 2.Nei confidi, specie nei più piccoli, serpeggiano timori. Sarebbe un peccato che questo bloccasse il percorso evolutivo di questi enti. Nell'area specifica della valutazione del credito e delle relazioni con le associate si possono fare tante cose utili comunque, ma il rischio è che qualsiasi iniziativa, individuale o di sistema, rimanga ingessata nell'attesa delle norme di attuazione.
Il corso di Pistoia dovrebbe essere completato da quattro incontri sul nuovo assetto dei confidi nell'ipotesi di trasformazione in intermediari ex art. 107 TUB. Potrebbe essere una buona occasione per promuovere una riflessione aperta, a livello tecnico e organizzativo. Ho però percepito delle cautele di tipo politico. Agli organi di governo dei confidi suggerisco di lasciare un po' di respiro al dibattito tecnico. Non si rischia nulla a mettere sul tavolo le strategie alternative, per poi scegliere a ragion veduta la migliore. Sempre meglio che reagire a scelte prese da altri.
Wed 23 Feb 2005, 08.56 - Stampa
Nel cassetto della scrivania custodisco gelosamente una bustina di politene, chiusa da un'accurata piegatura e sigillata da quattro punti di pinzatrice disposti alla perfezione. L'involucro contiene 22 centesimi di euro.
Volete sapere come l'ho avuta? Da qualche mese ho l'onore di far parte del Consiglio della Succursale di Trento della Banca d'Italia. In passato ha avuto anche altre occasioni di collaborazione con la Banca d'Italia, e devo confessare che mi sono sempre trovato benissimo, innanzitutto con le persone (competenza, finezza e cordialità sono di casa), ma anche il clima organizzativo, istituzionale e familiare al tempo stesso, non crea difficoltà di ambientamento.
L'assunzione della carica di consigliere comporta il versamento di un deposito cauzionale (non ricordo l'importo preciso). Questo deposito è fruttifero, e nell'ultima riunione del Consiglio ci sono stati liquidati gli interessi di competenza 2004 per l'importo di 22 eurocent, appunto.
La Banca d'Italia ci ha dimostrato l'assoluto rigore dei suoi standard procedurali. Messaggio ricevuto.

Luca
Wed 23 Feb 2005, 08.46 - Stampa
Il 10/2 è stato pubblicato un working paper della Banca dei Regolamenti Internazionali sulle procedure di validazione dell'efficacia dei sistemi di rating interno. Presenta approfondimenti sui metodi di stima e di backtesting di probabilità di insolvenza, perdita in caso di insolvenza, esposizione all'insolvenza, efficacia discriminatoria della classificazione, benchmarking dei sistemi. Una lettura indispensabile per le banche che hanno implementato il loro sistema IRB, molto interessante anche per quelle che ci stanno pensando o che stanno adattando le loro procedure fidi alla logica di valutazione strutturata del rating, per passare all'approccio IRB ai fini di Vigilanza tra qualche anno. Solo un ristretto numero di banche italiane partirà dal 2007 con l'IRB foundation o dal 2008 con l'IRB advanced. La validazione del sistema da parte dalla Banca d'Italia richiede tempi tecnici che non possono essere compressi.
Per una lettura di inquadramento dei sistemi di rating, consiglio un precedente working paper della BRI.
Tue 22 Feb 2005, 10.08 - Stampa
Si yo me olvidara de lo verdadero,
si yo me alejara de lo más sincero,
tus ojos de cielo me lo recordaran,
si yo me alejara de lo verdadero.

Victor Heredia, Ojos de cielo.

Se mi dimenticassi del vero, i tuoi occhi di cielo me lo ricorderanno ...

A don Luigi Giussani (15 ottobre 1922 - 22 febbraio 2005).
Grazie per averci educato a questo sguardo.
Mon 21 Feb 2005, 20.52 - Stampa
Gli amici Corrado Meglio e Maurizio Vallino hanno fortemente voluto una rivista per dare spazio alla ricerca in italiano su temi di risk management: la Newsletter AIFIRM, frutto della loro intuizione e del loro impegno, è stata presentata a Napoli il 18 febbraio (per chi non lo sa, AIFIRM è l'associazione dei risk manager italiani).
Complimenti!
Sul primo numero della rivista c'è un articolo interessante di Claudio D'Auria, del Servizio Vigilanza Creditizia e Finanziaria della Banca d'Italia, su "Il ruolo dei Confidi nel Finanziamento delle piccole e medie imprese alla luce delle modifiche del regolamento internazionale di Vigilanza".
Pur non rappresentando la posizione ufficiale della Vigilanza, D'Auria tratta in maniera accurata i problemi riguardanti la validità delle garanzie confidi come forme di credit enhancement ai fini di Basilea 2. Su questo punto conclude: "Alla luce delle innovazioni introdotte dallo schema di “Basilea2”, l’operatività dei Confidi potrebbe venire riconosciuta qualora: (1) i Confidi si trasformassero in banche di garanzia [o in intermediari finanziari vigilati ex art. 107 del Testo Unico Bancario] e fornissero garanzie di tipo personale a beneficio di una o più imprese affidate; (2) lo schema mutualistico venisse riconosciuto dalle banche come idoneo a coprire una parte delle prime perdite di una struttura del tipo tranched cover."
Se la prima delle due affermazioni è ormai acquisita, la seconda merita un approfondimento. L'Accordo di Basilea 2, al punto 199, definisce la tranched cover così:
"Se una banca trasferisce parte del rischio di un’esposizione in una o più tranche a uno o più fornitori di protezione, accollandosi essa stessa una quota di rischio, e le due parti (quella trasferita e quella mantenuta) hanno un diverso grado di prelazione, essa potrà ottenere una protezione sia sulla tranche di primo grado (ad esempio, “second loss”) sia su quella subordinata (ad esempio, “first loss”). In questo caso si applicano le regole specificate nella Sezione IV (Rischio di credito – Schema per le operazioni di cartolarizzazione)."
La garanzia con tranched cover è quindi una forma di cartolarizzazione virtuale, che implica la cessione dalla banca originator ai confidi di una tranche del rischio di prima perdita su un pool di prestiti opportunamente individuato, e la ritenzione di tale rischio da parte dei confidi contro l’effettuazione di un deposito pignoratizio, finanziato dai fondi rischi. Questa soluzione consente di evitare la creazione di una società veicolo e di abbattere i costi fissi delle transazioni di cartolarizzazione, sopportabili soltanto su deal per centinaia di milioni di euro. La convenienza regolamentare di questa tecnica potrebbe migliorare per effetto della proposta di direttiva europea in recepimento di Basilea 2 (cfr. Allegato IX, Parte 4, par. 9), come evidenzia D'Auria: secondo Basilea 2, con l'approccio standardizzato, le quote di un'esposizione cartolarizzata priva di rating esterno, se trattenute dall'originator, subiscono un trattamento penalizzante, sono cioè dedotte 1 a 1 dal patrimonio; secondo la proposta di direttiva UE si applicherebbe invece un risk weight massimo del 150%, anche alle tranche equity.
Il tema è complesso e, a onor del vero, il testo della proposta di direttiva non è del tutto chiaro: questa interpretazione favorevole stride con la severità del trattamento prudenziale della securitization unrated nell'approccio standardizzato, che viene confermata nella stessa proposta con riferimento alle posizioni cartolarizzate detenute da terzi investitori.
La mia opinione personale è che la cartolarizzazione virtuale mediante tranched cover non dia grande sollievo ai requisiti di capitale della banca erogante, se questa adotta l'approccio standard: la tranche equity coperta da deposito pignoratizio dei confidi non genera assorbimento patrimoniale, ma la parte residua dell'esposizione che rimane in carico alla banca dovrebbe essere ponderata, nel migliore dei casi, in base al risk-weight medio ponderato del pool sottostante (come del resto è previsto per le tranche senior trattenute nel banking book dalla normativa prudenziale sulla cartolarizzazione oggi vigente, 1.3.1.6): in cifre, se la banca eroga 100 di mutui a imprese classificate retail, e il confidi copre 6 di rischio di first loss (tutta la tranche equity, pari al requisito patrimoniale previsto per il retail), sul restante 94 la banca è assogettata al risk weight medio dei prestiti, poniamo il 100%; in assenza di garanzia l'assorbimento patrimoniale è 100 x 75% x 8% = 6; in presenza di garanzia è 94 x 75% x 8% = 5,64. In pratica, il confidi presta una garanzia finanziaria che va a decurtare l'esposizione, non il requisito patrimoniale.
Per esaltare l'effetto di capital relief occorre, secondo me: (a) che il rischio delle diverse tranche della cartolarizzazione sia oggetto di rating esterno, oppure (b) che la banca adotti l'approccio internal rating based, nel qual caso può applicare la supervisory formula, che fissa un cap all'assorbimento di capitale pari al livello che sarebbe applicato in assenza di cartolarizzazione.
Per i confidi che intendono mantenere lo status attuale di intermediari non vigilati non è una notizia consolante, ma può darsi che mi sbagli. Se siete di avviso contrario, potete aggiungere il vostro commento cliccando Add comments qui sotto.
Mon 21 Feb 2005, 11.49 - Stampa
Nel sole 24 ore deel 18/2 ho notato un intervento di Lucio Stanca, ministro per l'innovazione e le tecnologie, sullo stato dell'industria informatica in Italia. L'informatica italiana, per Stanca, è strutturalmente debole perché: (1) abbiamo investito poco; (2) la filiera è priva delle componenti ad alto valore (R&S e produzione di hardware e software) e rischiamo di essere relegati al ruolo di consumatori; (3) nella struttura di offerta prevale la piccola e piccolissima impresa (media di 7,5 dipendenti), incapace di finanziare l'innovazione; (4) anche la domanda è frazionata, come l'offerta, si coprono capillarmente i fabbisogni di base, ma le esigenze più complesse, che richiederebbero competenze e soluzioni innovative, rimangono inespresse e insoddisfatte; (5) il mercato non ha avuto lo stimolo propulsivo della domanda pubblica, anzi questa è stata soddisfatta da un'offerta pubblica (grandi società controllate dallo Stato e dagli enti locali) in regime di monopolio che ha mortificato le dinamiche del mercato; (6) è mancata una strategia di sistema che coordinasse scuola, ricerca, finanza, impresa e pubblica amministrazione.
Non è certo un quadro confortante! Verrebbe da archiviare il problema nel dossier delle occasioni perdute, per sempre. Il ministro dice però anche delle possibilità di rilanciare la sfida: in un settore incessantemente investito da "distruzione creativa" (banda larga, mobilità, micro-tecnologie, elettronica di consumo), i giochi si riaprono continuamente per i possibili nuovi entranti.
Il Governo sta agendo su due leve per favorire l'innovazione e la crescita dell'industria digitale: (a) sulla domanda, con incentivi mirati alle PMI, investimenti sula banda larga, sussidi ai privati, qualificazione della domanda pubblica; (b) sull'offerta con la creazione di un fondo di venture capital.
Il settore dell'informatica gestionale, nel quale rientrano le soluzioni per la finanza d'impresa, è un caso emblematico delle debolezze dell'informatica italiana: per la dimensione del mercato, l'Italia avrebbe potuto dar vita potrebbe a uno o più leader mondiali dei sistemi integrati per le PMI, ma così non è stato. Ci sono riuscite invece società scandinave, o israeliane, poi rilevate da colossi come Microsoft (Navision) o SAP.
Meno male che negli ultimi anni molti vendor italiani di pacchetti gestionali hanno capito che senza arricchire l'offerta sarebbero rimasti fuori, e abbiamo visto nascere soluzioni tecnologicamente e funzionalmente al passo coi tempi. Ma si può, e si deve, fare di più. Non esiste una ricetta semplice, ma la prima cosa da fare pensare strategicamente sia tra gli utenti (imprese, banche) sia tra i fornitori. In parole povere, guardare fuori dall'orticello domestico. La diffusione di XBRL può essere un'occasione unica per il setttore dell'IT gestionale e finanziario: qui siamo così folli da pensare che XBRL possa essere portato alle PMI. Ci sembra una cosa bella da fare. Chi vuole divertirsi in questa avventura ci faccia un fischio: possiamo darci una mano a ragiungere il traguardo con meno fatica e più gusto.
Fri 18 Feb 2005, 17.00 - Stampa
Oggi è stata presentata Banca Impresa Lazio, un istituto di credito che segna una svolta nell'intervento pubblico a sostegno del credito alle Pmi (v. comunicato stampa).
Banca Impresa Lazio si propone come intermediario specializzato nel packaging e trasferimento del rischio di insolvenza sui finanziamenti alle PMI del Lazio mediante operazioni di finanza strutturata concluse sul mercato italiano e internazionale del credit risk transfer. In concreto, BIL intende promuovere operazioni di cartolarizzazione tradizionale e sintetica di prestiti alle PMI, supportandole con fondi regionali di garanzia a copertura dei rischi di prima perdita. Al capitale sociale del nuovo Istituto, pari a 7 milioni di euro, partecipa con il 40 per cento Sviluppo Lazio, la società strumentale della Regione. La restante quota è ripartita fra alcuni dei più importanti istituti di credito nazionali, coinvolti nella realizzazione del progetto in qualità di “gruppo promotore”: Banca di Credito Cooperativo di Roma, Banca Intesa, Banca Nazionale del Lavoro, Capitalia.
Ho avuto il piacere di partecipare al team che ha elaborato il progetto, coordinato da Enrico Pedretti, direttore di Agenzia Sviluppo Lazio. Per ovvi motivi di riservatezza, preferisco rinviare il commento degli aspetti tecnici a un momento successivo. Si possono fare però alcune riflessioni di fondo sulla filosofia di questo progetto.
La crescita delle competenze e del peso politico delle Regioni ha portato ad una riconfigurazione degli interventi a sostegno dell’economia regionale sotto la regia di agenzie ed enti di sviluppo. Le idee guida di questo new deal delle politiche di sviluppo regionale possono essere così schematizzate:
- partnership pubblico – privato, per integrare le risorse finanziarie e le competenze tecniche e organizzative dell’ente pubblico, che sono insufficienti rispetto al fronte di azione; per questa via si mira a massimizzare l’effetto leva dei fondi pubblici;
- consapevolezza delle imperfezioni del mercato (e dei conseguenti costi di transazione), che si traduce nella critica dei canali tradizionali di incentivazione, nel monitoraggio dei finance gap e nell’assunzione di un ruolo attivo nella promozione di canali innovativi di finanziamento;
Contemporaneamente, la ricerca di nuove fonti di finanza regionale ha portato le amministrazioni ad affacciarsi sui mercati finanziari con emissioni di obbligazioni e operazioni di finanza strutturata. Per interagire da pari a pari con investitori e agenzie di rating, e per gestire efficacemente la tesoreria e il debito, le regioni hanno acquisito o affinato il proprio know-how finanziario, assumendo manager provenienti dal settore bancario o della consulenza. Certo, l'uso della finanza innovativa non è stato sempre oculato (v. recente indagine parlamentare sull'uso dei derivati nelle imprese e negli enti pubblici), ma il trend di sviluppo delle competenze è positivo.
In questo contesto, si sta attuando un ridisegno delle strutture e dell’impianto tecnico e normativo dell’intervento a favore delle PMI. Queste strategie integrate mirano a coordinare gli interventi tradizionali basati su trasferimenti diretti e facilitazione dell’accesso al credito (contributi in conto capitale, sostegno agli enti di garanzia) con azioni aggiuntive miranti a colmare gap di offerta di servizi reali (reti di business innovation center) e di capitale di rischio (circuiti di private equity di tipo informale, come quelli basati su familiari, amici e business angel, e istituzionale, come i fondi di venture capital). L’ente pubblico torna ad essere soggetto che interviene direttamente in campo creditizio e finanziario con la creazione o il potenziamento di società strumentali (agenzie di sviluppo o altri enti da queste controllate) e la promozione di veri e propri intermediari finanziari, in partnership con banche e associazioni d’impresa. Sono esempi in proposito le società di investimento in private equity . Rientrano in questa categoria anche i soggetti che più ci interessano in questa sede, ovvero gli intermediari di garanzia direttamente promossi dalle Amministrazioni regionali.
Come le forme storiche di intervento territoriale sul credito e la finanza (i Mediocrediti e le Finanziarie regionali), anche le nuove strutture hanno carattere mission oriented, ma si differenziano per la più marcata connotazione imprenditoriale. Contribuisce a ciò, oltre alla qualificazione professionale dei manager, il coinvolgimento di partner privati, fortemente auspicato dagli Organi di vigilanza, e attuato in maniera selettiva, in base al commitment sugli specifici progetti imprenditoriali.
Con queste iniziative, l’ente pubblico viene a rivoluzionare il proprio ruolo da elemento di schermo dell’economia locale dalle forze di mercato, a fattore di diffusione accelerata degli stimoli al cambiamento e al superamento di prassi obsolete. In concreto, le regioni tendono sempre più a schierarsi tra i paladini della buona gestione finanziaria delle imprese, perché è la via per prevenire crisi e affinare le capacità imprenditoriali; del corporate rating e del corretto pricing del rischio di credito, perché sono un incentivo alla trasparenza informativa e danno una misura del consumo probabile di fondi di garanzia; della maturazione dei circuiti di finanziamento, che sono il presupposto per l’efficiente leva delle risorse pubbliche e per l’accesso ai mercati nazionali e internazionali del credito.
Certo, si potrebbe obiettare che il restyling delle politiche regionali corre il rischio di creare semplicemente nuovi contenitori dentro i quali si ripropongono le logiche di sempre. Riteniamo però che le amministrazioni abbiano sviluppato anticorpi contro un simile rischio, essendo esposte al giudizio di un elettorato più smaliziato, oltre a subire, al pari delle banche, la “disciplina di mercato” da parte delle Agenzie di rating, che hanno un ruolo fondamentale nel giudicare l'efficacia delle strutture di risk transfer messe in piedi da organismi come la BIL.
Iniziative come quelle della BIL si collocano all'esterno del settore dei confidi: parliamo infatti di una banca di garanzia costituita in forma di spa con controllo misto pubblico e bancario. Si tratta di modello concorrente rispetto alla banca cooperativa di garanzia prefigurata nella legge quadro sui confidi (art. 13 L.326 24/11/2003, c.29). E' inutile nasconderselo: l'intraprendenza dell'ente pubblico mette i confidi sotto pressione, e li obbliga a muoversi con sollecitudine. Speriamo che questa concorrenza produca effetti virtuosi.
Thu 17 Feb 2005, 11.40 - Stampa
"What is a saint? A saint is someone who has achieved a remote human possibility. It is impossible to say what that possibility is. I think it has something to do with the energy of love. Contact with this energy results in the exercise of a kind of balance in the chaos of existence. A saint does not dissolve the chaos; if he did the world would have changed long ago. I do not think that a saint dissolves the chaos even for himself, for there is something arrogant and warlike in the notion of a man setting the universe in order. It is a kind of balance that is his glory. He rides the drifts like an escaped ski. His course is the caress of the hill. His track is a drawing of the snow in a moment of its particular arrangement with wind and rock. Something in him so loves the world that he gives himself to the laws of gravity and chance. Far from flying with the angels, he traces with the fidelity of a seismograph needle the state of the solid bloody landscape. His house is dangerous and finite, but he is at home in the world. He can love the shape of human beings, the fine and twisted shapes of the heart. It is good to have among us such men, such balancing monsters of love."

Leonard Cohen, Beautiful Losers (1966).
Thu 17 Feb 2005, 09.55 - Stampa
Il 15/2 Fitch Ratings ha rilasciato l'exposure draft di una proposta per una nuova scala di rating. La proposta riflette l'esigenza di rendere più esplicite nella scala di rating le due dimensioni probabilità di default e loss given default.
Si può leggere in questa proposta l'intento di rendere più trasparente il mapping tra la scala di rating esterno di Fitch e le griglie di rating interno costruite dalla banche secondo i requisiti di Basilea 2.
Le innovazioni rilevanti contenute nella proposta sono le seguenti:
- assegnazione ai debitori di un nuovo Issuer Default Rating (IDR), che nella sostanza prenderà il posto dell'attuale senior long-term rating. L'IDR indicherà la capacità del debitore di adempiere alle sue obbligazioni a prescindere dalle propsettive di recupero in caso di insolvenza. I titoli di debito presenti nel passivo avranno un rating migliore, uguale o peggiore dell'IDR in funzione delle prospettive di recupero.
- introduzione di una nuova Recovery Scale per le securities di rating 'B' o inferiore, graduata da R1 (alti recuperi) a R6 (bassi recuperi), in aggiunta rispetto al rating dell'emittente; per i titoli speculative grade il recovery rating è più importante nella valutazione, e può essere stimato in maniera più accurata in relazione alle caratteristiche di ogni emissione; per i titoli di qualità investment non si assegnerà un recovery rating esplicito, ma si darà un rating emissione che terrà conto delle medie storiche delle percentuali di recupero a livello aggregato, oltre che di fattori specifici di quell'emittente / emissione.
Queste innovazioni conferiranno maggior trasparenza al processo di rating, in particolare al notching dei titoli di uno stesso debitore.
Il draft della proposta è disponibile sul sito di Fitch Ratings come Special Report nella sezione Credit Research (richiesta registrazione gratuita).
Thu 10 Feb 2005, 09.56 - Stampa
Ieri, 9/2, ho parlato al convegno organizzato dalla Banca di Trento e Bolzano e dalla Fondazione Trentino Università. E' stata la prima uscita ufficiale di Basilea 4x4. Vi consiglio di leggere il bel comunicato preparato dall'ufficio stampa dell'Università.
Qui trovate le slide della mia relazione: ho insistito sull'importanza del sistema di collegamento tra banche e imprese, e sulla collaborazione tra imprese. E' stata l'occasione per lanciare l'idea della consulenza finanziaria integrata attraverso i business office, e gli altri temi fissati nel mio manifesto sulle soluzioni di rete per la finanza delle PMI. I tempi sono maturi per fare qualcosa di nuovo qui in Trentino, cominciando dalla rete di rapporti personali che sono nati in questi anni, e che continuano a svilupparsi.
Niente niente male il panel dei relatori: Vittorio Conti, responsabile del risk management di Banca Intesa, ha chiarito il vero significato del rating che sarà assegnato alle imprese, che è per il banchiere l'equivalente di uno strumento diagnostico per il medico, solo un input per una valutazione in cui contano altrettanto l'esperienza e la relazione con l'impresa; Mario Marangoni, ha inquadrato con lucidità le esigenze delle imprese, grandi, medie e piccole, e lo spazio per intervenire con il credito e con strumenti di private equity (questi solo per le medie imprese); Giuseppe Virgintino, responsabile crediti della BTB, ha messo in luce i vantaggi, anche economici, per le imprese disponbili a migliorare la comunicazione alla banca.
L'idea dei tirocini Basilea 4x4 piace: non è escluso che in BTB si metta in piedi un progetto legato all'implementazione del sistema di internal rating (che richiede una paziente e rigorosa ricostruzione del database delle insolvenze e dell'incidenza delle perdite). Sarebbe un'occasione preziosa per il nostro progetto di ricerca sui modelli di credit portfolio risk. E' bella l'idea di imparare facendo.
Tue 8 Feb 2005, 10.47 - Stampa
Vi è mai capitato di pulire un paiolo incrostato di polenta? Provare con la forza bruta, desistere dopo vani tentativi, e lasciare la pentola a mollo per una notte, e poi la mattina provare autentico godimento nel rimuovere, senza fatica i residui della polenta? Bene, ho provato la stessa sensazione - il tempo è galantuomo e lavora per noi - quando Maria Luisa Giachetti dell'ABI ha telefonato al mio collaboratore Davide per proporci di intervenire a un convegno che l'ABI organizza su XBRL a Roma l'11-12 aprile (NB: la data è stata modificata rispetto alla prima ipotesi).
Già, ma cos'è l'XBRL? E' una nuova tecnologia internet - l'acronimo indica eXtensible Business Reporting Language - per la rappresentazione in formato elettronico di documenti contabili e rapporti finanziari. Uno strumento che garantirà maggiore qualità e trasparenza nel flusso di informazioni tra le imprese e i loro finanziatori. Questo standard, controllato da XBRL International, associazione non profit, si è diffuso con rapidità impressionante negli ultimi tre anni. E' accettato dalla SEC (l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari statunitensi) per il deposito dei prospetti informativi delle società quotate ed è raccomandato come formato per le segnalazioni statistiche sul credito dal Comitato Europeo degli Organi di Vigilanza Bancaria. La Commissione Europea ha finanziato un progetto per promuoverne la diffusione nei Paesi dell’Unione e il progetto trentino va proprio in questa direzione con la redazione nel 2004 di un rapporto che oggi rappresenta l'unica pubblicazione in lingua italiana su XBRL. Ne consiglio caldamente la lettura a chi lavora nel software bancario e gestionale e crede nel valore dell'innovazione di prodotto.
Proprio su questo argomento il Dipartimento sarà invitato a tenere una relazione al convegno di Roma di cui sopra, come centro di ricerca universitario che tra i primi ha sviluppato conoscenze in materia.
La sorpresa di questo invito è stata maggiore perché un primo approccio con l'ABI su XBRL aveva sortito una risposta molto cauta: l'ing. Neri, di Price Waterhouse Coopers consulting, ha lanciato l'idea alla convention ABI di Roma il 29-30 novembre scorso (ci eravamo sentiti un mese prima e messi d'accordo di farlo); il Direttore dell'ABI, Giuseppe Zadra, garbatamente commentava che non pareva il caso di aggiungere un nuovo progetto alla pipeline delle banche, già sufficientemente ingolfata da Basilea 2 e IAS. Invece le cose si sono mosse. Vuol dire che il tema della comunicazione finanziaria e della trasparenza sta guadagnando posizioni nell'agenda della politica e delle associazioni imprenditoriali (si vede dal rilievo dato al tavolo permanente banche - imprese promosso da ABI e COnfindustria). Buon segno.
A proposito: Basilea 4x4 organizza un seminario su XBRL il 7 aprile. Cliccate per iscrivervi.