Sun 30 Aug 2009, 08.28 - Stampa
Nel periodo di ferie ho abbozzato il programma del mio corso di "Finanza aziendale e strumenti finanziari". Un corso nuovo, rivolto agli studenti della laurea di primo livello in Gestione aziendale, quella "professionalizzante". Ho deciso di dare un taglio diverso rispetto all'altro corso di finanza che tengo nella laurea in Economia e management, che è un classico corso di Corporate finance, che parte dai principi (di governance, di misurazione del rischio, di formazione del prezzo ecc.) per arrivare alle ricette. Voglio provare a invertire il percorso: metto gli studenti nei panni di una persona che crea un'impresa, ovviamente individuale, e fa i conti con i problemi di natura finanziaria che gli si pongono, gradualmente. E nel corso del programma farò crescere l'azienda e in parallelo alzerò il livello di complessità dei modelli e della strumentazione. Sempre mettendo al centro esempi concreti. Ci riuscirò? Basterà il tempo? Ho deciso di provare. L'approccio da Scuola Radio Elettra potrebbe essere fecondo anche per produrre contenuti scientifici nuovi su questi temi.
La scorsa settimana ho seguito il Meeting di Rimini, da casa e con una visita nella giornata di venerdì. Ho raccolto lì alcuni spunti interessanti per la progettazione del corso.
All'evento di chiusura del Meeting ha parlato Oscar Giannino. Tema dell'incontro era il libro Qui e ora, che raccoglie le conversazioni di don Giussani con un gruppo di universitari. Giannino ha chiuso l'intervento (molto interessante, qui trovate il video, alla voce Qui e ora) con una provocazione a economisti, banchieri e finanzieri cattolici (che estenderei a tutti i loro colleghi di buona volontà): fateci vedere come è possibile, nel concreto, mettere il bene della persona, della comunità sociale, l'arricchimento del capitale umano al centro dei criteri con i quali si decide che cosa è conveniente, efficace (il mestiere di economisti, banchieri e finanzieri, appunto). Non basta dire che l'ultima enciclica del Papa è il documento più importante sulla crisi.
Il giorno prima Giulio Tremonti, partecipando all'incontro "Oltre la crisi" con Enrico Letta, ha lanciato un altro spunto, ripreso dai media. «Se ci fosse un avviso comune sulla compartecipazione all'utile delle imprese, per concretizzare lo stare insieme nella stessa azienda, più di prima uniti e insieme, lavoratori e imprenditori, credo che sarebbe uno dei modi per uscire dalla crisi». Un disegno di legge con questi contenuti sarebbe attualmente all'esame del Senato.
L'Italia è il paese dove è più difficile tirare una linea tra chi intraprende e chi presta lavoro. La micro-impresa è una forma di auto-impiego del titolare, è difficile separare il reddito da lavoro dal reddito d'impresa. Ma anche la piccola, la media, la grande impresa si alimentano del co-interesse dei lavoratori alla continuità aziendale, e sono alla continua ricerca di modi inediti per combinare partecipazione ai risultati, condivisione dei rischi, garanzie di stabilità, sostegno alla crescita professionale e aiuto a ricollocarsi in caso di licenziamento. Un problema, quest'ultimo, che confina con quello della riorganizzazione delle imprese in crisi.
Contro la crisi non serve, tra liberismo e statalismo, una terza via definita in termini astratti e ideologici. Occorre guardare ai problemi concreti, talvolta drammatici, che abbiamo davanti agli occhi, cercando prima di tutto di rispondere ai bisogni delle persone. Inventandosi le soluzioni, pensandole di notte, andandole a cercare in capo al mondo, e provandole. Senza aspettare i soldi pubblici, che sono benvenuti quando ci sono, ma non sempre arrivano. Senza bruciarli tutti per salvare le cose come stanno, quando è impossibile.
E' un criterio di giudizio, un criterio culturale. Le sue implicazioni operative non sono scontate, ma esigono assunzione di responsabilità e voglia di rischiare. C'è una posizione umana che induce a muoversi così, si mette al lavoro, fa nascere esperienze che possono dimostrarsi valide sul campo, e allora diventano esempi di riferimento, imitabili. Sto parlando di esperienze che infondono uno spirito nuovo nelle collaborazioni tra imprese, nei rapporti contrattuali tra imprese e lavoratori, negli accordi tra imprese, banche e istituzioni, nei servizi professionali di assistenza, nei mercati del capitale di rischio, nelle forme di mutuo aiuto (come il business point). Non c'è limite alla creatività.
Esistono altri criteri di giudizio dell'agire economico. I soci di Goldman Sachs, per fare un esempio, hanno il criterio di non rinunciare a un ROE superiore al 15% annuo, crisi o non crisi. Anche quello è un criterio, e Goldman lo persegue con manovre ardite tra boom e crolli dei mercati, azioni di lobbying ai massimi livelli, messa a rischio di capitali propri, gioco di sponda sui salvataggi governativi. Non sono loro i colpevoli della crisi, ma certo non staranno svegli la notte per cambiare un sistema che li ha favoriti, né tanto meno per dare risposte ai problemi delle persone.
Quale dei due criteri porta a scelte micro- e macro-economiche, normative, politiche, più adeguate rispetto ai problemi che incombono? I mercati finanziari non hanno il monopolio della razionalità: allo scoppio della crisi tutti lo pensavano perché gli operatori più blasonati ne avevano appena combinate di tutti i colori, ma adesso torniamo ad essere suggestionati da complessi di inferiorità. Perché? La risposta è la solita: chi è sopravvissuto continua a guadagnare tanto. E' un argomento sufficiente? Discutiamone, ragioniamoci sopra, partendo dai fatti.
La sollecitudine per il bene comune, che nasce da un amore per il destino dell'uomo, per il suo felice compimento, è un atteggiamento più razionale (più vero), e può produrre una finanza migliore. Non meccanicamente, né miracolosamente.
Oscar Giannino ci incoraggia a questo lavoro, fatto di pensiero (che cosa è meglio?) e di operosità (guardate questi fatti, non è meglio così?). Non decliniamo l'invito.

Luca
Thu 27 Aug 2009, 22.26 - Stampa
Un articolo di Paolo Bricco sul Sole 24 ore di oggi stima la massa delle imprese che approfitteranno della sospensione dei rimborsi sul debito (qui il nostro ultimo post in tema) concordata tra Banche e Associazioni d'impresa. La notizia è stata ampiamente ripresa, ad esempio da repubblica.it
(Teleborsa) - Roma, 27 ago - E' la carica delle 300 mila imprese. Così inizia l'articolo di Paolo Bricco su Il Sole 24 Ore di oggi. Per la precisione sono 280 mila le imprese pronte a rinegoziare i passivi con le banche.
Le prime stime, fornite al margine dell'accordo di sistema siglato il 2 agosto fra il Ministero del Tesoro, Abi, Confindustria ed altre associazioni di imprese, indicavano in un milione le aziende potenzialmente interessate a un flusso di denaro calcolato fra i 30 e i 40 miliardi di euro. Adesso, mentre sono saliti a 177 gli istituti che hanno aderito all'iniziativa, incomincia a profilarsi l'identikit di chi ha una sete di credito ormai insostenibile: del Nord con meno di 50 addetti e non necessariamente attivo nel manifatturiero.
Buona parte di queste richieste finirà anche sul tavolo dei CdA e dei comitati tecnici dei confidi, ritengo.

Luca
Thu 27 Aug 2009, 22.08 - Stampa
Cito una citazione del presidente Obama da un pezzo dell'Economist
“As an expert on the causes of the Great Depression, I’m sure Ben never imagined that he would be part of a team responsible for preventing another,” Mr Obama said. “But because of his background, his temperament, his courage, and his creativity, that’s exactly what he has helped to achieve.”
E' presto per giudicare i meriti del Presidente della Fed. Riversando nel sistema la liquidità drenata dalla paura e dalla sfiducia, ha contribuito a evitare la catastrofe. Prima o poi bisognerà riassorbire questa massa di riserve in ecesso. Stiamo a vedere, tanti parlano di exit strategy aggiungendo subito "sì, ma è ancora presto".
Non ricordo dove ho trovato questo detto di ambiente militare: "Chiunque è in grado di schierare una divisione in una piazza d'armi, ma soltanto un grande generale riesce a farla uscire ordinatamente".
Lì si parrà la tua nobilitate, presidente Ben.
Che la Madonna ti accompagni.

Luca
Thu 27 Aug 2009, 16.52 - Stampa
In questa fase di riscaldamento a bordo campo (viste le temperature!) prima di riprendere a giocare, vi sottopongo un problema in cui mi sono imbattuto lavorando sul nuovo piano dei conti dei confidi trentini (coi quali sapete che sto collaborando).
Il punto riguarda la rappresentazione in bilancio delle controgaranzie. Non c'è dubbio che si debbano riportare nei prospetti pertinenti di Nota integrativa che prendono il posto delle voci sotto la linea. Non mi è chiaro, però, se si possa (o si debba) evidenziarle anche sopra la linea. Per un principio di simmetria, se per le garanzie rilasciate devo iscrivere una passività per un valore pari al maggiore tra la commissione incassata (e non ancora portata a ricavi pro rata temporis) e le rettifiche di valore per deterioramento, allora per le garanzie ricevute dovrei iscrivere un'attività pari al maggiore tra la commissione pagata e la compensazione di rettifiche di valore (un parte delle perdite presunte la sospendo perché la posso trasferire sul controgarante); in alternativa potrei dedurre il valore delle passività per garanzie quando in parte questo sono coperte dalle contro-garanzie. Naturalmente le contro-garanzie devono rispettare requisiti di efficacia rispetto all'attenuazione dell perdite.
Nel bilancio 2008 di Artigiancredito Toscano (un primo esempio di bilancio IAS di confidi 107) non se ne tiene conto: nella Nota integrativa (v. pag.42) si afferma:
Nella valutazione dei dubbi esiti per crediti di firma deteriorati ed in bonis non si è tenuto conto del valore delle contro garanzie ricevute ed in essere né della consistenza dei fondi anti-usura".
Qual è il vostro pensiero, o la vostra opzione tecnica, in materia?

Luca
Thu 27 Aug 2009, 15.21 - Stampa
Da Macerata, l'amico e collega Andrea Fradeani mi ha segnalato alcuni suoi recenti articoli apparsi su Italia oggi. Ve li segnalo a mia volta (li potete scaricare qui). Dai dati Infocamere risulta che ad oggi sono stati inviati circa 15.000 bilanci XBRL al Registro delle imprese (di cui 1.000 in regime obbligatorio, ovvero di società che hanno chiuso il bilancio dopo il 16/2/2009, rinvio a questo post e all'ivi citata comunicazione di XBRL Italia sui termini di decorrenza). Circa un bilancio su 5 (uno su 4 nel caso degli invii obbligatori) conteneva degli errori di calcolo o quadratura. Non per colpa di xbrl, sono disallineamenti che ci sono spesso anche nei bilanci pdf, ma non vengono intercettati al momento del deposito.

Luca
Tue 25 Aug 2009, 16.34 - Stampa
Il Governatore Mario Draghi (che domani interverrà al Meeting di Rimini) ha firmato il 3 agosto una Comunicazione della Banca d'Italia sul trattamento prudenziale della garanzia di ultima istanza dello Stato ex at. 11, comma 4, D.L. n. 185/2008 e relativo D.M. di attuazione del 25.3.2009. Questo pronunciamento fa chiarezza su molti punti sollevati e discussi più volte anche su queste pagine. Propongo una selezione dei passaggi chiarificatori senza commento (non serve, nel testo si riepilogano tutte le premesse):
[...] essendo la garanzia di ultima istanza rilasciata da un fornitore di protezione ammesso (nella specie, lo Stato italiano), tale protezione del credito è riconosciuta anche se non assiste la garanzia diretta dell’esposizione bensì una contro-garanzia prestata da un fornitore non rientrante nel novero dei contro-garanti ammessi (nella specie, il Fondo di garanzia);[...]
possono considerarsi incluse nell’ambito della garanzia dello Stato le operazioni di credito per cassa e di firma, tra le quali rientrano, in particolare, i finanziamenti a medio-lungo termine, le garanzie rilasciate da confidi e i prestiti partecipativi (questi ultimi hanno natura di finanziamento, con una remunerazione composta da una parte fissa e da una variabile commisurata al risultato economico d’esercizio dell’impresa finanziata). Devono invece considerarsi esclusi dalla garanzia dello Stato gli interventi del Fondo a fronte di partecipazioni (consistenti in acquisizioni o sottoscrizioni di capitale temporanee e di minoranza), in quanto queste ultime non hanno natura di “finanziamento” ai sensi della specifica disciplina del Fondo;[...]

Per quanto concerne la conformità delle garanzie dirette e contro-garanzie (del Fondo e/o dei confidi), assistite da garanzia dello Stato, rispetto ai requisiti specifici delle forme di protezione del credito di tipo personale, si osserva che, tenuto conto della specifica disciplina del Fondo, sono riconoscibili a fini prudenziali le seguenti tipologie di interventi del Fondo:
  • le “garanzie dirette” del Fondo, qualificate come garanzie “a prima richiesta, esplicite, incondizionate e irrevocabili” che coprono un ammontare dell'esposizione dei soggetti finanziatori determinato, a seconda delle tipologie di operazioni, in una misura compresa tra il 60 e l’80 per cento dell’esposizione stessa;
  • le “controgaranzie a prima richiesta”, che hanno caratteristiche analoghe alle garanzie dirette e sono concesse dal Fondo a fronte di garanzie rilasciate da confidi che abbiano a loro volta caratteristiche analoghe a quelle delle “garanzie dirette” rilasciate dal Fondo.
Non rispettano i predetti requisiti, e non sono quindi riconoscibili a fini prudenziali, le “controgaranzie in forma sussidiaria” rilasciate dal Fondo a fronte di garanzie dei confidi non aventi le caratteristiche delle “garanzie dirette” concesse dal Fondo stesso.
[...]
Alle esposizioni assistite dal Fondo nella forma della “garanzia diretta” e della “controgaranzia a prima richiesta”, si applica il fattore di ponderazione associato allo Stato italiano, in quanto più favorevole di quello del soggetto debitore [...]
[tale] trattamento più favorevole [...] non potrà essere applicato dalle banche e dagli intermediari (ivi inclusi i confidi iscritti nell’elenco speciale) per le esposizioni assistite da interventi del Fondo di “controgaranzia in forma sussidiaria”, in quanto tale forma di contro-garanzia è rilasciata dal Fondo a fronte di garanzie dei confidi per le quali non risulta verificata la conformità ai requisiti specifici delle garanzie personali.[...]
Per quanto riguarda, infine, l’efficacia temporale della garanzia dello Stato, il D.M. 25 marzo 2009 stabilisce espressamente che gli interventi del Fondo sono assistiti da detta garanzia a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto stesso. Pertanto non risultano coperti dalla garanzia dello Stato e non potranno beneficiare del più favorevole trattamento indicato ai precedenti punti 3.1. e 3.2. gli interventi deliberati dal Fondo in data anteriore.
Tutte le intepretazioni su cui si era formato un consenso prevalente nel nostro dibattito sono confermate dall'Autorità di vigilanza. Torno su un punto che Banca d'Italia non menziona in esplicito: le garanzie 106 contro-garantite dal Fondo e, suo tramite, dallo Stato, abbattono i requisiti delle banche erogatrici? La risposta che mi sento di dare è: sì, a condizione che i 106 rilascino alle banche garanzie personali "a prima richiesta" conformi ai requisiti, e ottengano contro-garanzie pure a prima richiesta dal Fondo.

Luca
Tue 25 Aug 2009, 12.24 - Stampa
In questo articolo su CFO.com, XBRL: The Inside Story, si commenta positivamente l'interesse delle società USA per i linguaggi di tagging (qual è XBRL) come strumento per far circolare dati amministrativi e finanziari all'interno dei gruppi, e non soltanto per il reporting regolamentare. Interessante.

Luca
Fri 21 Aug 2009, 16.52 - Stampa
Nancy Hunt, responsabile della capital market policy alla FDIC (l'ente di assicurazione dei depositi) afferma che la decisione dei regulator USA di posticipare l'applicazione di Basilea 2 è stata fortunata. Lo riferisce una Risk news. Con Basilea 2, le banche americane avrebbero potuto liberarsi del gearing ratio (coefficiente di capitale non ponderato per il rischio) massimo imposto dalle precedenti normative, e ridurre ancora di più il capitale detenuto. La crisi sarebbe stata ancora più drammatica. Peccato (vedi questo post), che le investment banks, epicentro destabilizzante del sistema, abbiano indossato un abito normativo su misura, anticipando su base volontaria quelle parti del nuovo Accordo sul capitale che le avrebbero favorite.
Ma su quelle vigilava la SEC, non la FDIC.

Luca
Fri 21 Aug 2009, 06.04 - Stampa
Nel mercato enigmatico del dopo crisi, il settore delle obbligazioni societarie va alla grande da mesi. Commenta così Morya Longo sul Sole 24 ore:
Per capire l'aria che si respira sul mercato dei corporate bond, cioè delle obbligazioni emesse dalle aziende industriali, bastano pochi numeri. Moody's si aspetta che nel primo trimestre del 2010 in Europa il tasso di insolvenza delle aziende con basso rating arrivi al 12%: tantissimo rispetto allo 0,7% registrato solo un anno fa. Questo significa che in Europa 12 imprese su 100 con rating bassi finiranno verosimilmente in default. Eppure di fronte a questa ecatombe attesa da tutti, appena un'azienda emette un bond gli investitori sgomitano per comprarselo. Sembra un paradosso, ma è così. Per questo da inizio anno sono stati emessi, a livello mondiale secondo Dealogic, corporate bond per 1.104 miliardi di dollari: le imprese sanno che sul mercato c'è domanda, per cui ne approfittano per mettere fieno in cascina. E per indebitarsi a gonfie vele.
La domanda è così forte che anche sul mercato secondario i prezzi volano e i rendimenti scendono. L'indice iBoxx, che misura il "premio" che i bond aziendali europei pagano rispetto ai tassi interbancari, è passato dai 304 punti base di inizio anno ai 130 punti base di ieri. Questo significa che otto mesi fa le imprese dovevano offrire mediamente rendimenti del 3,04% più alti rispetto ai tassi interbancari, mentre ora possono pagare uno spread di appena l'1,30%. E se si guardano i rendimenti lordi, tenendo conto anche dell'andamento dei tassi interbancari, si scopre che oggi mediamente i bond aziendali europei rendono lo 0,85% in meno rispetto al 31 maggio 2007. Insomma: i rendimenti medi in Europa sono più magri oggi che nel 2007. Sebbene – secondo Moody's – i rischi di default siano molto più elevati.
Default al picco del ciclo e tassi che scendono sotto i livelli pre-crisi. Deleveraging? No, al contrario: gli emittenti graditi aumentano la leva, e così incamerano liquidità con premi al rischio sotto le perdite attese. Gli investitori che abbondano di cash cercano gli utili di negoziazione, che ci sono stati finora perché gli spread calavano. Ma non possono andare a zero, a meno che mamma Fed e le sue amiche si mettano a sostenere anche questo mercato. Un film già visto. E intanto sul credito bancario all'ingrosso i volumi calano e i costi rimangono alti.
Che cosa ci porterà l'autunno?

Luca
Tue 18 Aug 2009, 05:48 AM - Stampa
Interessante l'articolo di Robert Skidelsky sul Sole 24 ore (grazie a Sapio). Commenta la discussione sollevata sul Financial Times dal quesito della Regina: "Perché gli economisti non hanno saputo prevedere la crisi"? Skidelsky punta il dito contro l'uso improprio dell'approccio microeconomico, basato su modelli formali stilizzati, a problemi complessi che richiedono intuito, cultura storica, acume politico. Invoca un ritorno a Keynes. Il Sole riporta la difesa di Luigi Zingales e Tito Boeri, che giudicano anacronistiche le accuse.
Una difesa ancora più candida la fa Robert Lucas, in un pezzo ospitato dall'Economist:
The main lesson we should take away from the EMH [l'Efficient Market Hypothesis di Eugene Fama] for policymaking purposes is the futility of trying to deal with crises and recessions by finding central bankers and regulators who can identify and puncture bubbles. If these people exist, we will not be able to afford them. [...]
The charge is that the Fed’s FRB/US forecasting model failed to predict the events of September 2008. Yet the simulations were not presented as assurance that no crisis would occur, but as a forecast of what could be expected conditional on a crisis not occurring.[...]
Mr Mishkin recognised the potential for a financial crisis in 2007, of course. Mr Bernanke certainly did as well. But recommending pre-emptive monetary policies on the scale of the policies that were applied later on would have been like turning abruptly off the road because of the potential for someone suddenly to swerve head-on into your lane. The best and only realistic thing you can do in this context is to keep your eyes open and hope for the best.
Certo, è ridicolo montare una tendopoli in zone sismiche per il rischio di un possibile terremoto. Però si possono costruire case antisismiche, possibilmente non su una faglia. Se andiamo a vedere i manuali di scienza delle costruzioni (finanziarie) che andavano per la maggiore prima della crisi troviamo tutti modelli di case robuste a condizione che non ci sia un terremoto (o un lupo cattivo che soffia).
Comunque facciamo tesoro del consiglio: occhi aperti e speriamo in bene.

Luca
Tue 18 Aug 2009, 05.23 - Stampa
Traduco liberamente la storiella istruttiva inviata da un lettore al Financial Times (l'ho ripresa da aleablog.com)
Da Mr Eric Keetch.
Sir, in una sonnacchiosa località turistica europea, con un'economia depressa e quindi nessun viaggiatore, c'è grande eccitazione quando alla reception un ricco ospite russo si presenta, comunica la sua intenzione di fermarsi per parecchi giorni e posa una banconota da 100 euro sul banco come caparra mentre chiede che gli siano mostrate le stanze disponibili.
Mentre gli mostrano le stanze, l'albergatore prende i 100 euro e li porta al macellaio, che gli sollecitava un debito. Il macellaio, a sua volta, paga il grossista il quale, a sua volta, paga l'allevatore che lo aveva rifornito.
L'allevatore corre a portare la banconota alla sua ragazza preferita, a cui doveva 100 euro per essersi con lei piacevolmente intrattenuto. E costei, a sua volta, si precipita all'albergo per saldare il conto delle camere messe a disposizione a credito.
Nel frattempo, il russo torna alla reception, dichiara che non ha trovato stanze soddisfacenti, si riprende i 100 euro e se ne va, senza farsi più rivedere.
L'immissione netta di moneta nell'economia locale alla fine è zero, eppure i debiti di tutti sono stati saldati.
E' questo il "quantitative easing"?
Aggiungo: è quello lo snodo critico per chiudere il circuito dei pagamenti?

Luca
Tue 18 Aug 2009, 05:20 AM - Stampa
Ha avuto meritato risalto il paper curato da un gruppo di economisti della Banca d'Italia e della Banca dei regolamenti internazionali:
An Assessment of Financial Sector Rescue Programmes di Fabio Panetta, Thomas Faeh, Giuseppe Grande, Corrinne Ho, Michael King, Aviram Levy, Federico M Signoretti, Marco Taboga and Andrea Zaghini. Ecco l'abstract:
We analyse the wide array of rescue programmes adopted in several countries, following Lehman Brothers’ default in September 2008, in order to support banks and other financial institutions. We first provide an overview of the programmes, comparing their characteristics, magnitudes and participation rates across countries. We then consider the effects of the programmes on banks’ risk and valuation, looking at the behaviour of CDS premia and stock prices. We then proceed to analyse the issuance of government guaranteed bonds by banks, examining their impact on banks’ funding and highlighting undesired effects and distortions. Finally, we briefly review the recent evolution of bank lending to the private sector. We draw policy implications, in particular as regards the way of mitigating the distortions implied by such programmes and the need for an exit strategy.

Luca
Fri 14 Aug 2009, 12.00 - Stampa
Da un comunicato stampa della Regione Toscana:
Domani, una volta completato l'istruttoria della Banca d'Italia, diventerà banca di garanzia e sviluppo. Lunedì la giunta aveva già approvato la proposta di legge ed oggi è arrivato il via libera da parte dell'assemblea dei soci, a cui ha partecipato anche l'assessore al bilancio della Regione: assemblea che ha approvato il nuovo statuto e la ricapitalizzazione da 87 a 117 milioni.
La nuova Fidi Toscana, spiega l'assessore, sarà una banca dove non si potranno aprire normali conti correnti. La raccolta di risparmio avverrà solo attraverso obbligazioni e finanziamento dei soci. Non potrà neppure concedere finanziamenti ma solo offrire garanzie (il cosiddetto 'credito di firma') , come già fa oggi l'attuale Fiditoscana. Grazie però alla trasformazione in banca sarà più ampia la platea a cui le garanzie potranno essere offerte: il nuovo statuto prevede infatti che ne potranno beneficiare non solo le imprese ma anche i cittadini. E tanto più facile sarà l'accesso al credito, tanto minori potranno essere i tassi di interesse per chi ottiene un prestito da un istituto. Migliori garanzie, con un moltiplicatore atteso secondo l'assessore non di dieci ma di venti volte, e maggior sostegno dunque all'economia toscana.[...]
La crisi ha convinto la giunta ad accelerare e la trasformazione, per il cui perfezionamento occorreranno ancora alcuni mesi, è una delle scelte strategiche della Regione: uno strumento per sostenere meglio l'economia e le piccole e medie imprese toscane. La partecipazione a Fiditoscana è strategica, dice l'assessore, e lo rimarrà anche nella futura banca. Ed è molto importante che anche l'attività futura di Fidi Toscana si confermi in armonia e sinergia con l'insieme degli altri garanti che operano nel sistema toscano, limitando le garanzie dirette a finanziamenti a lungo termine e di particolare rilievo e impegnando il resto in cogaranzie e controgaranzie che consentirà agli altri istituti di aumentare la percentuale di importi garantiti. Cosa che già accade con Artigiancredito Toscano e i Confidi.
La Regione parteciperà all'aumento di capitale di Fiditoscana conferendo alla società le partecipazioni ed obbligazioni assunte da Fidi, per conto della Regione, in alcune decine di cooperative e consorzi agricoli e agro-alimentari. Il valore stimato, da confermare sulla base di apposita perizia, si aggira sui 7,8 milioni. A questi saranno aggiunti almeno altri 6,1 milioni, già impegnati nel bilancio 2009.
La proposta di legge per la trasformazione della banca, approvata dalla giunta, dovrà ora essere discusso dal Consiglio regionale.
Ispira saggiamente, o decima musa [quella dell'intermediazione finanziaria], i promotori della nuova banca. Che non si lascino ispirare soltanto da Euterpe (la Poesia lirica, colei che rallegra), e da Pitagora, esperto di tavole e moltiplicatori.
Scusate, ma alla vigilia di Ferragosto non riesco a dire di più.

Luca
Tue 11 Aug 2009, 20.02 - Stampa
Dal Comunicato del Ministro Scajola sui volumi operativi sviluppati nel 2009 dal Fondo centrale di garanzia per le Pmi, ripreso oggi dal Sole 24 ore
Da gennaio a luglio le domande presentate sono state oltre 16mila con un incremento, nel solo mese di luglio, del 169,3% rispetto allo stesso mese del 2008. In aumento anche le domande accolte: quelle ammesse alla garanzia sono state quasi 12.300, con un volume totale di finanziamenti erogati di 2.153,4 milioni (+56,7% annuo) e un importo garantito di 1.159,5 milioni (+69,9).
Pià di un miliardo di garanzie in sette mesi non sono pochi. Sarebbe interessante sapere come sta evolvendo il tasso di accoglimento delle domande presentate, e la qualità del portafoglio in essere. Ma ci sarà più tempo, e più dati, per farlo tra qualche mese.

Luca
Mon 10 Aug 2009, 11.27 - Stampa
Ruyard Kipling non avrebbe potuto far meglio degli estensori della nota esplicativa all'Avviso comune tra ABI e le altre associazioni dell’Osservatorio banche-imprese, firmato il 3 agosto a Milano (vedi notizia sul Sole 24 ore), sulla sospensione del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo, da cui cito:
Sono una impresa
1. Se “rispetto il parametro della dimensione”
Cioè se sono una impresa con meno di 250 dipendenti e con fatturato minore di 50 mln di euro (oppure con totale attivo di bilancio fino a 43 mln di euro) e
2. Se ho adeguate prospettive economiche e posso provare la continuità aziendale
3. Se,
- ero “in bonis” con la mia banca alla data del 30 settembre 2008, cioè non avevo esposizioni classificate come sofferenze, partite incagliate, ristrutturate, scadute e/o sconfinanti deteriorate, scadute e/o sconfinanti non deteriorate e
- alla data di presentazione della domanda, non ho posizioni classificate come ristrutturate o in sofferenza ovvero procedure esecutive in corso e
4. Se ho le rate in scadenza o già scadute (non pagate o pagate solo parzialmente) da non più di 180 giorni alla data di presentazione della domanda,
allora posso fare la domanda alla mia banca.
Se sono un’impresa che rispetta questi parametri e la mia banca aderisce all’Accordo comune,
- la banca avvia l’iter di valutazione, ed è tenuta a fornire una risposta di norma entro 30 giorni lavorativi dalla presentazione della domanda, completa delle informazioni eventualmente richieste.
e quindi, ci sono diverse possibilità:
a) se l’impresa alla data della presentazione della domanda è ancora classificata “in bonis” e non ha ritardati pagamenti, la richiesta si intende ammessa dalla banca che ha aderito all’Avviso, salvo esplicito e motivato rifiuto
oppure
b) se nel caso in cui alla data di presentazione della domanda l’impresa non ha posizioni classificate come “ristrutturate” o “in sofferenza” ma ha un ritardo di pagamento inferiore a 180 giorni, la domanda sarà valutata attentamente dalla banca per capire se esistano le condizioni della continuità aziendale.
Ovviamente l’ammissione alla sospensione diviene particolarmente complessa nel caso in cui la posizione è “in incaglio”, dato che questa condizione dell’affidamento non è ricomprendibile tra le posizioni “in bonis”.
Commentava Sapio a un precedente post:
Assomiglia all'accordo siglato fra le associazioni degli studenti e quello delle studentesse nel quale i primi si impegnano ad uscire solo con quelle carine!
Aggiungo: ... mantenendo uno stretto controllo sui canoni della carineria da giudicarsi "impegnativi" per aderire alla richiesta, declinabile con "esplicito e motivato rifiuto".
Sul piano concreto, l'Accordo può rafforzare la posizione delle aziende che oggi sono ancora in bonis, hanno prospettive di continuità, ma rischiano di finire in arretrato per effetto dell'ammortamento dei mutui: queste possono beneficiare della sospensione per un massimo di 12 mesi del pagamento delle quote capitale. Se sono già in tensione, tutto diventa molto più difficile.
OK, non voglio fare retorica sulle banche o sugli Osservatori, ma "Se ..." fossi un impresa che non rientra nei parametri di cui sopra e avessi problemi di liquidità, che cosa mi toccherebbe? I rappresentanti di banche e imprese hanno preso un avviso comune anche sui casi come il mio?

Luca
Sun 9 Aug 2009, 22.19 - Stampa
Commentando il precedente post sul nuovo sito del Fondo centrale di garanzia, Sapio mette giustamente in evidenza la news del 23 giugno scorso 23/06/2009, Informazioni sui tassi applicati alle operazioni garantite, nella quale si rende noto che dal 6 luglio 2009 è obbligatorio comunicare gli estremi delle condizioni relative al tasso di interesse applicato alle operazioni garantite dal Fondo di Garanzia per le PMI. La nuova disposizione è stata introdotta dalla circolare UniCredit MedioCredito Centrale n. 554 del 22 giugno 2009 che comunica l'adozione da parte del Comitato di Gestione del Fondo di una delibera integrativa delle Disposizioni Operative (Parte II e Parte III).

Luca
Sun 9 Aug 2009, 22.11 - Stampa
Da questa news:
ROMA (MF-DJ)--Confartigianato, Cna, Casartigiani e Confcommercio hanno raggiunto un'intesa con UniCredit che prevede l'avvio entro fine anno di 80 task force, composte da specialisti di Unicredit, delle associazioni e dei relativi Confidi e capillarmente distribuite in Italia, con la funzione di valutare le esigenze delle pmi in difficolta'.
L'obiettivo dell'intesa, informa una nota, raggiunta a distanza di poche ore dalla firma dell'avviso per la sospensione dei debiti tra Abi, Imprese e ministero dell'economia, e' di traghettare, nei prossimi sei mesi, circa 10 mila piccole imprese a rischio chiusura fuori dalla fase di difficolta'. Roberto Nicastro, deputy a.d. di UniCredit ha affermato che "UniCredit, UniCredit banca di Roma e Banco di Sicilia saranno in prima linea per dare risposte fattuali e personalizzate alle piccole imprese in difficolta', anche attraverso dialoghi sui singoli casi con le associazioni".
A inizio settembre, prosegue la nota, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e UniCredit presenteranno a Roma i dettagli e le modalita' di funzionamento del progetto che viene avviato oggi. com/ste
Dow Jones Newswires
Aspettiamo i dettagli.

Luca