Wed 30 Dec 2009, 23.10 - Stampa
Il 16 dicembre si è perfezionata la fusione dei confidi della rete Confesercenti operanti nel centro-nord. Lo riferisce questa news
Il 16 dicembre 2009, con la stipula dell’atto finale di fusione presso il notaio Fabio Monaco in Viareggio, nasce formalmente  ITALIA COM-FIDI SCARL. Tramite fusione per incorporazione di Ciessepi Piemonte, Euroconfidi Impresa e Eurofidi Veneto, primari confidi del Nord Italia,  in Toscana Com-fidi, sorge un nuovo Ente di garanzia nazionale del sistema Confesercenti  in procinto di divenire intermediario vigilato ex art. 107 T.U.B. Con 4 mld di euro di rischi in essere,un erogato stimato di 1,5 mld di euro ed un patrimonio di 130 ml di euro , ITALIA COM-FIDI si pone tra i leader del mercato del credito in grado di fornire garanzie solide e tempestive al sistema bancario. Grazie alla nuova struttura e alle potenzialità offerte dallo status di Confidi 107, ITALIA COM-FIDI  agevola in maniera sempre più articolata ed efficace l’accesso al credito delle PMI garantendo professionalità e trasparenza alle imprese e ai partner bancari. Gli effetti della fusione decorrono dal 31/12/2009. Per maggiori informazioni vi preghiamo di contattare il Direttore, dott. Vincenzo Lago, presso  la sede centrale lombarda di Milano (02,72022426/02,2895782, e-mail infosede@euroconfidi.it).
Seguiremo con interesse gli sviluppi di questo mega-confidi che promette sviluppi inediti quanto a vocazione settoriale, territoriale, rapporto con l'associazione di riferimento e, ultimo non certo per importanza, modello strategico, organizzativo ed economico.

Luca
Tue 29 Dec 2009, 09.56 - Stampa
Merita di essere ripescata una notizia di inizio dicembre, opportunamente segnalata dagli attenti Nicola e Gabriele. Si riferisce di un convegno dell'Ordine dei dottori commercialisti di Milano, dove il dott. Solidoro ha presentato un'indagine su 2000 imprese clienti degli studi professionali del Milanese. Il quadro che emerge non sorprende, ma in ogni caso preoccupa: il 65% delle Pmi intervistate non ha un sistema di contabilità industriale, e il 58% non è in grado di sviluppare un sistema di previsione analitica dei flussi finanziari. Per Corrado Passera, intervenuto al convegno, la qualità dei bilanci è essenziale per la "bancabilità" delle piccole imprese.
Il tema della comunicazione finanziaria delle Pmi, qui molto popolare, sta guadagnando spazio sui media e nei tavoli di lavoro tra banche, imprese, consulenti, governo. E' un buon auspicio per il prossimo anno.

Luca
Mon 28 Dec 2009, 10.07 - Stampa
Sul Sole 24 ore di ieri Franco Locatelli intervista Giovanni Sabatini. E' uno dei primi interventi pubblici del nuovo direttore generale dell'Abi, già direttore centrale di Consob e dirigente generale del Tesoro. Al centro del colloquio Basilea 2 e le azioni per contrastare la stretta creditizia. Cito i passaggi iniziali:
Direttore, al di là dei contenuti specifici che andranno verificati quando saranno completamente definiti, non le sembra paradossale che di fronte alla più grave crisi finanziaria degli ultimi 80 anni la riforma di Basilea 2 sia prevista solo fra tre anni?
La gestazione della nuova Basilea2 è stata molto complessa e il processo di riforma sconta stratificazioni e sovrapposizioni dovute alla molteplicità di proposte di modifica della Commissione europea e del Comitato di Basilea che hanno spesso finito per accavallarsi. Capisco l'urgenza di nuove regole dopo il terremoto finanziario che abbiamo conosciuto, ma in questo campo la prudenza non è mai troppa e le innovazioni vanno ponderate anche nei dettagli, perchè un'attuazione troppo veloce di nuove regole potrebbe generare una sorta di credit crunch tecnico che va assolutamente scongiurato.

Però l'emergenza credito delle imprese è adesso: ridurre la prociclicità di Basilea2 è sempre positivo ma farlo quando molte imprese avranno chiuso non sembra la più saggia delle scelte. Non crede?
Comprendo benissimo le preoccupazioni delle imprese sane ma credo che, in attesa della nuova Basilea2 di cui condividiamo i principi generali, si possano da subito esplorare altre strade affinchè le banche possano continuare ad offrire adeguato credito all'economia reale.

Quali sarebbero?
Ne vedo principalmente due. La prima è quella di sfruttare meglio e fino in fondo gli spazi che l'attuale quadro regolatorio internazionale lascia all'informazione qualitativa e non solo statistico-quantitativa sulle imprese in vista della elaborazione del rating che spetta loro. Su questo piano condividiamo le raccomandazioni della Banca d'Italia e stiamo redigendo insieme alle organizzazioni imprenditoriali una nuova guida sui modelli di rating che valga a facilitare il dialogo tra banca e impresa.

E la seconda via per rafforzare le banche e sostenere il credito quale sarebbe secondo Lei?
Credo che sarebbe utile esplorare la possibilità di anticipare l'avvio della ripresa economica con un nuovo quadro di intese tra Governo, banche e imprese che sviluppi lo spirito di collaborazione maturato con la moratoria sui debiti delle aziende e sui mutui delle famiglie e che sia coerente con i nuovi indirizzi della futura Basilea2.
Il 2010 può essere l'anno decisivo per far compiere un salto di qualità ai rapporti tra banche e imprese. Apprezzo molto le iniziative che ABI e le associazioni datoriali (in particolare Confindustria) hanno intrapreso con spirito collaborativo sulla moratoria, sui rating (se ne parla nell'intervista), sulle convenzioni confidi, sulla capitalizzazione. Perché funzionino, c'è molto lavoro da fare in prima linea, sulle competenze e sugli strumenti. Nei prossimi giorni vi racconterò le iniziative che andremo ad intraprendere, nel nostro piccolo, per facilitare l'avanzata sui vari fronti.

Luca
Thu 24 Dec 2009, 18.07 - Stampa
Il segno più persuasivo che Cristo è Dio, il miracolo più grande da cui tutti rimanevano colpiti - più ancora che le gambe raddrizzate e la cecità guarita - era uno sguardo senza paragoni. Il segno che Cristo non è una teoria o un insieme di regole è quello sguardo, di cui è pieno il Vangelo: il Suo modo di trattare l’umano, di entrare in rapporto con coloro che trovava sulla sua strada. Pensiamo a Zaccheo e alla Maddalena: non ha chiesto loro di cambiare, li ha abbracciati così com’erano, nella loro umanità ferita, sanguinante, bisognosa in tutto. E la loro vita, abbracciata, si ridestava in quel momento in tutta la sua profondità originale.
Chi non desidererebbe essere raggiunto da un simile sguardo ora?

da Quella nostalgia verso l'infinito , di Julian Carron, Corriere della sera, 24 dicembre.

Buon Natale!
Luca
Thu 24 Dec 2009, 17.35 - Stampa
Non, il titolo del post non è una svista mia. Verificatelo da voi leggendo questa notizia da Terre marsicane:
Avezzano. Si è svolta la scorsa settimana l’Assemblea Straordinaria dei Soci della Cooperativa Artigiana di Garanzia Provincia di L’Aquila. Dopo l’approvazione della Nuova Legge Regionale sull’Artigianato (la L.R. 23/09), alla formulazione della quale ha dato un importante contributo “Artigiani Confesercenti”, la Cooperativa guidata dal Presidente Mario Del Corvo è il primo Confidi, in Abruzzo,ad adeguare il proprio Statuto alle nuove disposizioni legislative ed in particolare ad “approfittare” della norma contenuta nell’art. 38 comma 2 della suddetta legge, ove si stabilisce che “I confidi possono avere operatività territoriale regionale”. La scelta del Consiglio di Amministrazione di procedere immediatamente al cambio dello Statuto ed anche del nome, da oggi COOPERATIVA ARTIGIANA DI GARANZIA REGIONE ABRUZZO, ha incontrato l’unanime consenso degli artigiani soci.[...]
Ma è indubbio che la spinta per questo importante passo è venuta dal fatto che, oggi, la Cooperativa è parte di un Grande Gruppo “LA CONFESERCENTI ABRUZZO”. Da tempo, ormai la Confesercenti associa indistintamente tutte le Piccole e Medie Imprese e quindi anche gli artigiani, pertanto la trasformazione in Cooperativa Regionale, come sottolineato dal Direttore e dal Presidente Regionale di Confesercenti, Enzo Giammarino e Beniamino Orfanelli, darà subito l’opportunità di erogare il servizio del credito (agevolato e garantito) presso le 16 sedi delle Confesercenti presenti nel territorio abruzzese.
La nuova legge regionale scompaginerà il mercato della garanzia, come è accaduto in Sicilia? Lo scopriremo presto.
Buon Natale a tutto l'Abruzzo! In gennaio verrò a trovarvi.

Luca
Wed 23 Dec 2009, 18.54 - Stampa
Finalmente! Oggi a Trento tre plichi piuttosto voluminosi sono stati consegnati alle poste o a corrieri espresso, destinazione Roma.
Mittenti (in ordine di invio): Cooperativa artigiana di garanzia, Confidimpresa Trentino e Cooperfidi Trento. Abbiamo verificato la nota legge della fisica aristotelica motus in fine velocior. Vi chiederete perché una provincia di 400.000 abitanti abbia tre aspiranti confidi 107. La risposta è nei volumi di garanzie in essere, che sono cresciuti negli anni fino a 100 milioni circa per Cooperativa artigiana e Cooperfidi, e a più di 200 milioni per Confidimpresa. La Provincia Autonoma di Trento ha sostenuto lo sviluppo dei "suoi" confidi con una politica di apporti a fondi rischi tra le più generose e, soprattutto, chiaramente formulata e stabile nel tempo. Le buone relazioni con le banche hanno fatto il resto: le Casse rurali, specialmente dopo gli interventi anti-crisi del 2008-2009, fanno la parte del leone, ma anche Unicredito sviluppa un'operatività interessante.
Dei 107 trentini ho parlato molto su aleablog. E' stato per me "il" lavoro degli ultimi quattro mesi, fatta eccezione per i corsi. Visto dalla partenza, il passaggio a 107 pareva un percorso piano e ben tracciato, ma una volta in marcia ci siamo resi conto che richiedeva buoni polmoni, e spirito di avventura. All'inizio ho fatto il possibile per tranquillizzare i compagni di cammino. Sul finire, mi sono reso conto che il trauma da passaggio a 107 è inevitabile. Pathei mathos, per imparare occorre soffrire, e un po' di babau è salutare, fin dall'inizio. E di cose da imparare ce ne sono a carrettate, per quanto siano qualificate le esperienze da 106. Il 107 fa cose molto simili, ma con un cambio di passo e di professionalità. E' stata l'esperienza nostra, e penso di altri confidi che si sono lanciati in questa avventura.
L'organizzazione del lavoro è stata del tutto atipica, più da progetto di ricerca che di consulenza (del resto io faccio il primo mestiere, non il secondo). Ho avuto il supporto competente delle strutture tecniche delle Casse rurali trentine. Abbiamo assegnato chiare responsabilità sui diversi filoni (organizzazione, credito, IT, IAS, statuto) ai direttori e al personale dei confidi. La continuità del lavoro la si deve a Roberta, che è stata con noi dalla partenza fino al traguardo, facendosi carico dei lavori più qualificati così come di quelli esecutivi. Tutti le siamo molto grati. Per diversi mesi ci ha aiutato moltissimo anche Elena (valente editor di regolamenti di ogni genere), sostituita sul finire da Paolo, realizzatore da zona Cesarini. Tutti miei ex-studenti, laureati da poco. Spero di non disperdere queste competenze, e gli amici della Federazione della Cooperazione mi hanno assicurato che faranno partire un team confidi dai primi mesi del prossimo anno.
Io mi sono divertito, mi piace affrontare le novità che non sono mai mancate: ho prima disegnato un modello di economicità che mettesse al posto giusto gli apporti pubblici; d'estate ho scorso le istruzioni di Vigilanza sui bilanci per scovare le voci tipiche dei confidi (si devono usare sottovoci di voci generiche). Abbiamo poi riconciliato questi schemi IAS con i bilanci confidi ex DL 87/92. Con lo stesso formato ho sviluppato il modello di bilancio previsionale, che ha avuto una gestazione lunga e modulare. Alla fine abbiamo montato i pezzi e, miracolo, ne è venuta fuori una simulazione quadrante.
Nelle ultime settimane ho passato al setaccio gli archivi dei gestionali confidi (tre sistemi diversi, tutti prodotti custom, in attesa del nuovo sistema condiviso). Ho estratto pratiche in bonis e a sofferenza, rimappato i campi, fatto proiezioni di volumi, commissioni di competenza, rettifiche di portafoglio e specifiche, altre componenti di reddito, assorbimenti patrimoniali, ecc (vi sto annoiando, vero?). Il modello di bilancio è semplice concettualmente, ma per applicarlo ci vuole una scatola di Lego con tanti pezzi.
Le carte che abbiamo impacchettato tra ieri e oggi sono venute fuori da questo lavoro comune. Il morale ha retto bene la pressione dell'ultimo sprint. C'è ancora tanto da imparare e da fare, ma adesso sappiamo dove andremo a parare, e che cosa mettere in valigia per il prossimo viaggio.

Luca
Wed 23 Dec 2009, 18.26 - Stampa
Ringrazio Andrea per la segnalazione di questa notizia:
Uno spread ridotto, su alcune linee di finanziamento, del 20. È il frutto dell'incontro tra Francesco Gabrielli, direttore di ArtFidi Lombardia, e Aldo Prost, condirettore commerciale di UniCredit, affiancato da Paolo Oradini, della condirezione commerciale di UniCredit di Brescia. «Un risultato - spiega Gabrielli - che dà subito, in modo eclatante, l'idea di cosa significhi essere diventati intermediari finanziari».[...]
Unicredit è tra le banche più attente alla qualità del rapporto con i suoi partner-confidi. Diventare 107 non dà i superpoteri. Però chi si è preso la briga di fare un progetto, adeguare l'organizzazione e presentarsi in Banca d'Italia dimostra di prendere sul serio il suo mestiere, e le riforme maturate negli anni. Speriamo che quando si faranno i conti tra uno o due bilanci, il rapporto benefici/costi sia sopra l'unità. Questa notizia da Brescia è incoraggiante.
Ci sono molti 106 sotto soglia altrettanto seri. Sbaglio, o ci sono dei 106 sopra soglia che la settimana scorsa non avevano ancora deciso se presentare domanda d'iscrizione in via Nazionale? Di certo avranno pensato, pirandellianamente, "Ma non è una cosa seria".

Luca
Wed 23 Dec 2009, 18.14 - Stampa
Il Confidi LP (Lineapelle), promosso dall'Unic (Unione Nazionale Industria Conciaria) è stato presentato ieri a Solofra, cuore di uno dei più importanti distretti italiani della concia. All'evento di presentazione il collega Claudio Cacciamani (Università di Parma) ha parlato di credito e imprese, come riferisce Irpinia News.
Un confidi mono-settoriale? Per i servizi di accompagnamento in banca va benissimo. Ma per erogare garanzie, che senso ha? Mai sentito parlare di diversificazione?

Luca
Sun 20 Dec 2009, 09.27 - Stampa
Leggendo gli stralci degli articoli del Gazzettino caricati nei commenti al post precedente sul tema, ho sentito il bisogno di fissare per iscritto un paio di idee, nel polverone che si è sollevato dopo la messa in liquidazione coatta della BPG.
A mia memoria, è uno dei fallimenti bancari più tormentosi che si siano verificati in Italia. Ha coinvolto una banca unica nel suo genere, che non raccoglie depositi. Questo ha reso meno pressante l'istanza di chiamare a soccorso altre banche per salvarla, ma non è l'unica ragione del mancato salvataggio.
Purtroppo, nella sua breve vita la BPG ha bruciato tutto il suo cospicuo capitale, lasciando un deficit patrimoniale, pare, di 18 milioni. Ci è riuscita inanellando una serie di errori strategici, gestionali e organizzativi che hanno lasciato ben poco da recuperare nell'attuale struttura. Tutto quello che è stato aggiunto al precedente modello del Confidi Padova (poi Interconfidi Nordest) ha generato soltanto guai: costi fuori controllo, rischi concentrati e scadentissimi, piattaforme IT complicate e costose.
Per questo motivo, non ha senso recriminare sul mancato salvataggio. Si sente raccontare di diversi salvatori mancati, e di banche o supervisori cattivi che non li hanno lasciati andare avanti. E' soltanto il pretesto per scaricare su altri le responsabilità di una situazione compromessa.
Il tempo è prezioso, e basta appena per affrontare i problemi reali che la crisi ha aperto. Primo, per urgenza, il ricollocamento del personale. I sindacati si sono mobilitati e spero che si trovino interlocutori e soluzioni per dare al più presto una copertura economica e la tranquillità di un impiego alternativo ai cinquanta dipendenti. In banca, ma non solo, dato che molti di loro non nascono bancari. Magari alcuni hanno acquisito competenze utili per i nuovi 107, da completare con un apposito progetto formativo. E i nuovi 107 dovranno assumere sulle nuove funzioni. Non è una soluzione scontata, ma ci si deve pensare.
Secondo, ridare alle imprese socie il loro confidi, finalmente libero della bardatura del bizzarro modello di business della BPG. E qui ci vuole un progetto nuovo. Ricreare Confidi Padova? Alleanze con altri forti attori, veneti o di altre regioni? Tutto si può fare, ma ci vuole coraggio e volontà di rispondere esclusivamente ai bisogni delle imprese. E' un buon motivo per unire le energie e far convergere progetti, non trovate? E sul punto concreto del trasferimento del portafoglio sano di garanzie BPG si può chiedere un sacrificio alle banche, che adesso si trovano un mano un'assicurazione del rischio che non vale nulla, e potrebbero essere disposte a pagare una parte del premio occorrente per ripristinarla verso un nuovo assicuratore. E ovviamente chi ha portato i grandi rischi più critici se li riprende e a posto così.
Faccio un appello (scusate l'ardire) ai vertici di Confindustria a livello padovano, nazionale, di Federconfidi: non perdete l'occasione di questa crisi, per quanto traumatica. C'è molto da imparare. Avete davanti ai vostri occhi i frutti di una strategia concepita o avallata ai vertici delle strutture di rappresentanza, senza un vaglio severo della sua consistenza, della sua praticabilità, trascurando l'investimento nelle competenze, nelle persone, nella messa a fuoco dei problemi, delle opportunità e dei pericoli concreti. Guardate che molti progetti 107 nati con la stessa impronta rischiano una fine non meno ingloriosa. Ci sono poi la crisi, la stretta del credito, le difficoltà dei confidi, a rendere gli errori ancor meno perdonabili. Sono cose di cui parlare apertamente. Aspettiamo che ne parliate, magari sul vostro quotidiano che fino ad oggi non ha speso molte parole per questa storia.

Luca
Thu 17 Dec 2009, 19.28 - Stampa
Il Comitato di Basilea ha pubblicato oggi i documenti di consultazione Strengthening the resilience of the banking sector e International framework for liquidity risk measurement, standards and monitoring. Qui trovate il comunicato stampa con i link ai documenti e tutto il resto.
Dopo la fase di consultazione (termine aprile 2010), le analisi di impatto (primo semestre 2010) e la stesura delle nuove regole (per fine dicembre 2010), le innovazioni del quadro di vigilanza dovrebbero andare a regime per fine 2012, stando attenti a non smorzare gli impulsi della ripresa con una normativa più stringente.
Buona lettura.
Luca
Thu 17 Dec 2009, 19.21 - Stampa
Con un commento al post precedente sul tema, un visitatore mi informa che oggi pomeriggio la Banca popolare di garanzia di Padova è stata posta in liquidazione coatta amministrativa.
Attendo notizie tecnicamente più precise per commentare a mia volta.

Luca
PS Ecco il link al comunicato della Banca d'Italia, che recita:
L’adozione del provvedimento, che comporta la revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria, è stata proposta dalla Banca d’Italia, ai sensi dell’art. 80, commi 1 e 2, del Testo Unico Bancario, per gravissime irregolarità e gravissime perdite patrimoniali; la liquidazione coatta è stata richiesta dagli organi della procedura di amministrazione straordinaria a cui la Popolare era sottoposta dal maggio scorso. Durante la gestione straordinaria, sono stati effettuati numerosi tentativi per realizzare il risanamento aziendale; nessuna ipotesi è risultata praticabile rendendo inevitabile il ricorso alla procedura liquidatoria. La Popolare, derivante dalla trasformazione di un Confidi e operante esclusivamente nel rilascio di garanzie, non raccoglie fondi presso i depositanti e non eroga credito in via diretta. Gli organi liquidatori provvederanno a valutare la possibilità di realizzare operazioni di cessione in blocco di beni e rapporti giuridici. Verranno seguiti con particolare attenzione gli effetti della procedura liquidatoria sulle garanzie rilasciate dalla Popolare alle altre banche, a copertura dei finanziamenti alle imprese; ciò al fine di favorire il mantenimento del sostegno creditizio all’economia locale.
Wed 16 Dec 2009, 17.02 - Stampa
Oggi presso il Ministero dell'economia, alla presenza del Ministro Tremonti e di numeri uno dei maggiori gruppi bancari e della Cassa DDPP, è stata presentato il progetto di Fondo italiano di investimento per le Piccole e Medie Imprese. Ne parla a caldo il Sole 24 ore:
«Il campo diretto d'azione del Fondo sono le imprese - ha sottolineato Tremonti - ma i benefici si estenderanno automaticamente all'indotto». Il fondo è rivolto a circa 15mila imprese italiane con fatturato compreso tra 10 e 100 milioni di euro, ma, ha spiegato il ministro, gli effetti di una loro aggregazione e di una loro maggiore patrimonializzazione saranno positivi anche sulle imprese che hanno una dimensione minore. Esattamente il ministero dell'Economia, la Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Abi e Confindustria si pongono l'obiettivo di costituire nei tempi più brevi possibili una società di gestione del risparmio che collochi quote di un fondo comune di investimento mobiliare chiuso riservato a investitori qualificati. Scopo del fondo è quello di favorire i processi di patrimonializzazione di piccole e medie imprese o l'aggregazione fra imprese per un progetto di sviluppo.
[...] Obiettivo dimensionale del Fondo, ha spiegato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, «è tre miliardi di euro. Un primo closing sarà pari a un miliardo e sarà sottoscritto dalle banche sponsor e dalla Cassa depositi e prestiti. Un ulteriore miliardo potrà essere raccolto presso investitori istituzionali.
Idea interessante e ardita (annunciata qualche settimana fa), che punta ad abbattere le barriere di separazione tra il capitale di rischio esterno e le Pmi italiane. La finanza in primo piano. Vale la pena di crederci, e di impegnarsi al massimo perché funzioni.

Luca
Wed 16 Dec 2009, 14.52 - Stampa
Sul sito della Banca d'Italia è disponibile l'intervento di Stefano Mieli (Direttore centrale dell'area Vigilanza creditizia e finanziaria) al convegno ABI di ieri. Cito dalle conclusioni un passaggio che condivido totalmente:
La regolamentazione sta definendo gli interventi necessari a ridurre la prociclicità, per esempio attraverso il dynamic provisioning; il contesto è complicato dalla necessità di avviare contestualmente il processo di rafforzamento patrimoniale delle banche. Se la normativa sarà aggiornata con tempestività e il necessario processo di rafforzamento patrimoniale delle banche sarà portato avanti con gradualismo, banche e imprese dovranno misurarsi con la sfida di dare un’applicazione piena e più efficace al nuovo quadro regolamentare. Va evitata la soluzione negativa: banche che si basano su meccanismi automatici di allocazione del credito e imprese che mantengono l’attuale livello di opacità e sottocapitalizzazione. In questo contesto il credito è gestito come una commodity, nel quadro delle attuali prassi di multiaffidamento: affluisce copiosamente in condizioni favorevoli, rischia di venir meno altrettanto repentinamente in condizioni di difficoltà. La soluzione virtuosa è rappresentata da un contesto in cui le banche investono adeguatamente nella raccolta e nell’analisi delle informazioni, si sforzano di valutare le prospettive di lungo periodo delle aziende affidate, integrano i moderni strumenti quantitativi con una rinnovata attenzione al radicamento locale; le imprese, da parte loro, devono essere disposte a modificare comportamenti consolidati.
Mieli analizza molto bene nel suo intervento i diversi comportamenti di gruppi nazionali e banche locali e il grado di flessibilità nell'applicazione dei modelli di rating da parte dei primi. La quota sull'offerta dei credito dei player maggiori si è ridotta. I decisori sono restii a forzare (overriding) i responsi semiautomatici dei modelli. Queste sono le evidenze raccolte nei mesi scorsi. Ma il sistema è ancora in movimento, e non sappiamo quando e dove troverà un approdo sicuro.

Luca
Wed 16 Dec 2009, 14.29 - Stampa
Ieri si è tenuto a Roma il convegno organizzato dall'ABI su "Accesso al credito e garanzie per le imprese", cui hanno partecipato rappresentanti del Ministero dell'Economia e Finanze, Ministero dello Sviluppo Economico, Confindustria, Banca D'Italia, Cassa Depositi e Prestiti, Sace, Confidi, oltre a esponenti di università, banche, società di consulenza, studi legali.. Ne riferisce in rete repubblica.it. Al centro del dibattito la patrimonializzazione delle imprese e la rete di garanzie pubbliche e private, come si sottolinea nel comunicato stampa:
Nel corso dell’incontro è stata sottolineata, da un lato la centralità di soluzioni che portino all’ampliamento e al rafforzamento della rete di garanzie pubbliche e private, dall’altro la necessità di un consolidamento complessivo della patrimonializzazione delle imprese. Una equilibrata struttura patrimoniale è una base importante per una sana crescita. In questo senso, ABI ha sottolineato l’importanza della recente iniziativa del Governo relativa alla costituzione di un ‘Fondo Strategico di Investimento per la patrimonializzazione delle Pmi’, questione prioritaria da cui partire per garantire credito e sviluppo alle imprese. Coordinare l’attività dei fondi di garanzia esistenti, a partire dal ‘Fondo centrale di garanzia per le Pmi’, con l’obiettivo di definire un quadro giuridico unitario, ovvero un sistema di regole uniforme sull’intero territorio nazionale, è una priorità del sistema Paese. In tal senso l’ABI auspica il coordinamento attraverso una “Piattaforma di sistema” dei fondi di garanzia esistenti. La possibilità per tutti i soggetti coinvolti di poter utilizzare le stesse procedure consentirebbe di limitare l’effetto delle barriere di accesso ai vari strumenti e ridurrebbe l’effetto disincentivante del ricorso alle agevolazioni.
Purtroppo non ho potuto partecipare per i noti impegni (ho finito oggi le lezioni, e ho tre faldoni da licenziare entro martedì prossimo). Mi fa piacere che l'ABI sostenga un disegno di razionalizzazione della piattaforma di garanzia in pieno accordo con le proposte discusse su aleablog.

Luca
Mon 14 Dec 2009, 16.37 - Stampa
Da non perdere l'ultima newsletter del Mediocredito centrale Incentivi online. Si parla dell'ammissione al Fondo delle imprese dell'autotrasporto, dei nuovi e più flessibili criteri di ammissione (con approfondimenti sulle operazioni a breve termine). I criteri aggiornati di valutazione sono illustrati in questo documento.
Si aggiornano infine i numeri sui volumi operativi, che hanno fatto segnare un +84% nei primi 10 mesi del 2009. E per concludere, vi riporto dal comunicato alcune cifre interessanti:
Disaggregando i dati si scopre che le domande accolte riguardano principalmente le operazioni di controgaranzia, cioè quelle presentate dai confidi (75,6% del totale), le imprese localizzate nel Nord (48,1% del totale), le aziende attive nel settore commercio (44% del totale) e le microimprese (55,7% del totale).
Facilitare l’accesso al credito, però, non significa soltanto aumentare i finanziamenti disponibili per le Pmi. L’obiettivo è anche quello di migliorare le condizioni offerte dal sistema finanziario alle piccole e medie imprese. I dati degli ultimi 10 mesi del 2009 testimoniano l’efficacia del Fondo di garanzia in questo ambito. Per quanto riguarda i finanziamenti concessi mediante prestiti a tasso fisso, infatti, si registra un livello generale dei tassi, pari al 4,9%, mediamente inferiori di 2 punti percentuali rispetto a quelli medi di mercato, pari al 6,9% (si tratta dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa al settore produttivo per le operazioni relative al I semestre 2009, che rappresentano l’ultimo dato disponibile in base alla Base Informativa Pubblica della Banca d’Italia). In linea con i dati di sistema che fanno riferimento al I semestre 2009, si riscontrano tassi medi crescenti, passando dalle aree del nord a quelle del meridione, con il livello più contenuto rilevato nelle regioni del nord-ovest (3,9%) e la quota più elevata nelle regioni del meridione (6,2%). Lo scarto maggiore fra tasso di mercato e quello relativo a operazioni garantite dal Fondo si sperimenta sempre nel nord-ovest (2,8 p.p.), cui seguono il Centro (2,6 p.p.) e il meridione (2,4 p.p.).
In merito alle operazioni a tasso variabile, che rappresentano il 31,3% del totale, si segnala uno spread medio complessivo pari al 2,1%, con valori compresi tra il 2,6% per l’Italia insulare e l’1,6% per l’Italia centrale.

Luca
Sat 12 Dec 2009, 08.51 - Stampa
La crisi ha costretto il Comitato di Basilea (e prima ancora il G-20 e il Financial Stability Board) a ripensare il framework sul capitale. Sul tappeto ci sono cinque punti critici: requisiti di liquidità, coefficiente di leva non ponderato per il rischio, composizione e qualità del patrimonio, il trattamento delle banche "troppo grandi per fallire" e, ultimo ma non per importanza, le riserve di capitale anti-cicliche.
E' sul quinto punto che si fatica a trovare un accordo. Dalle indiscrezioni raccolte da risk.net, ci sono divergenze tra i membri del Comitato, che provengono da due mondi collegati, ma distinti: quello del central banking, e quello della regolamentazione e vigilanza bancaria. I primi, che vantano eccellenti competenze econometriche, confidano di poter trovare un indice macroeconomico che segnali i periodi di vacche grasse, nei quali chiedere alle banche di accantonare riserve per i tempi grami. I secondi, che raccolgono i cocci dei bei modelli che si rompono, e degli intermediari che si schiantano seguendoli, non si fidano. Questo almeno è l'aneddoto riferito.
Qualunque sia l'indice del ciclo, temo che passerà del tempo prima che segnali il momento di mettere fieno in cascina. E probabilmente la discussione sui buffer non è tanto di metodo, quanto di rilevanza pratica in un contesto dove ci sono già troppi problemi incombenti da tamponare.

Luca
Fri 11 Dec 2009, 15.18 - Stampa
Sapio ha richiamato la mia attenzione su questo intervento di Silvio D'Arco, assessore allo Sviluppo Economico della Provincia di Latina, che riguarda il mondo confidi:
In qualità di assessore provinciale allo Sviluppo Economico ho già più volte spiegato nelle sedi delle Commissioni consiliari competenti le ragioni della scelta della provincia di Latina di uscire da Consorzio Intrafidi. [...] La stessa relazione consuntiva fornita dal Consiglio di Amministrazione di Intrafidi conferma le ragioni del superamento del Consorzio ed evidenzia quanto da me affermato e sostenuto e cioè la totale inefficacia di Intrafidi rispetto alla propria missione, quella di fornire garanzie alle imprese che abbiano bisogno di accedere al credito bancario.
Infatti, nella relazione consuntiva di Intrafidi si può leggere testualmente "di una fase di stallo che ha interessato la collaborazione con la Banca di Roma, dell'esaurimento del plafond in essere con la Banca Popolare del Lazio, che ha bloccato il flusso di pratiche per tutto il 2008 e ancora di un innalzamento dello spread applicato sui tassi "euribor" ed "eurirs" da parte di alcuni Istituti convenzionati che ha bloccato l'abbassamento dei tassi di interesse".
Tutto ciò dimostra in maniera evidente quanto Intrafidi, che ha costituito per anni uno strumento importantissimo a disposizione delle imprese, tanto da spingerci come Provincia ad acquisirne importanti quote societarie, abbia ormai perso ragione di esistere così come è oggi.
Le recenti normative di Basilea 2 obbligano a prevedere garanzia dirette e non sussidiarie se si vuole realmente abbassare il rating delle aziende e obbligano, contestualmente, a dotarsi di strumenti maggiormente efficaci ed incisivi di quelli oggi esistenti.
Personalmente ritengo auspicabile una riconversione di questo istituto in una vera e propria Banca di Garanzia, in grado di sostenere la capacità delle imprese di investire su se stesse e sul loro futuro con una serie di strumenti moderni.
Intrafidi è un Consorzio intersettoriale promosso dalla Camera di commercio di Latina. Non lo conosco direttamente, e sul sito non ho reperito dati sui volumi operativi. La diagnosi dell'assessore D'Arco segnala i limiti di un soggetto che opera su una scala dimensionale inadeguata. La terapia (trasformarlo in Banca di garanzia) mi sembra peggio quanto a praticabilità.
Finché il riassetto dei confidi verrà discusso volando in dirigibile non aspettiamoci progressi.

Luca
Thu 10 Dec 2009, 15.19 - Stampa
Come riferisce ildenaro.it, i confidi che beneficiano di contributi della regione Campania ai sensi della LR della legge regionale n. 10, del 26 settembre 2008 dovranno attenersi agli schemi di domanda e di dichiarazione stabiliti in un apposito disciplinare. L'efficacia della norma è subordinata all'approvazione, da parte della Commissione europea, del regime di aiuti istituito con la legge regionale e regolato dal disciplinare stesso. Il disciplinare approvato dal Consiglio regionale, sarà attuato con successivi decreti dirigenziali. Ecco quanto si dovrebbe prevedere in termini di procedure di assegnazione, utilizzo e rendicontazione dei fondi:
L'erogazione del contributo avverrà in un'unica soluzione, su un conto corrente dedicato i cui dati saranno comunicati agli uffici dai confidi beneficiari entro venti giorni dalla delibera di concessione dei contributi. Il Confidi assume l'obbligo, anche in sede di bilancio annuale, di evidenziare tutte le operazioni relative all'attività di prestazione delle garanzie esercitate utilizzando i contributi regionali.
I contributi erogati, iscritti in un apposito conto di bilancio, devono essere utilizzati unicamente a dotazione dei fondi di garanzia ed esclusivamente per operazioni finanziarie a favore delle imprese beneficiarie e non potranno in nessun caso essere utilizzati per scopi diversi, in particolare non potranno mai essere utilizzati per la gestione delle operazioni di ordinaria amministrazione del Confidi.
Il Confidi è obbligato a utilizzare, nel rilascio di garanzie a valere sul contributo regionale, gli stessi criteri di valutazione e le medesime modalità operative adottate nella gestione normale degli altri fondi propri. Sul fondo alimentato dal contributo confluiranno gli interessi attivi maturati, nonché i premi di garanzia per gli importi garantiti o comunque autogarantiti e sullo stesso graveranno gli oneri di gestione riconosciuti al Confidi beneficiario nella misura massima contemplata in base alla regolamentazione comunitaria. Il Confidi presenterà, entro il 31 maggio di cascun anno, la relazione sulle attività garantite con l'utilizzo del contributo regionale con l'indicazione di eventuali criticità e proposte in merito ad attività migliorative. In particolare, dovranno essere evidenziate, sulla base dei rapporti intrattenuti con il sistema bancario, e delle richieste di garanzia avanzate, le esigenze di imprese aderenti e le criticità da rimuovere al fine di consentire alla Regione Campania di attuare specifiche politiche di intervento, anche settoriali, a sostegno delle piccole e medie imprese (Pmi) regionali.
Tecnicamente, mi pare di intendere che i fondi assegnati costituiscano una dotazione destinata alla copertura di un pool di rischio segregato. E se poi con questa dote si fanno operazioni con più banche, come fanno queste a stimare la probabilità di esaurimento dei fondi? Da apprezzare è comunque l'intento di razionalizzare le procedure e istituire controlli sull'effettiva destinazione.

Luca
Mon 7 Dec 2009, 12.11 - Stampa
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha annunciato lo scorso 4 dicembre la riforma dei criteri di ammissione alla garanzia del Fondo centrale. Ecco la sintesi del comunicato:
Il Comitato di Gestione del Fondo di Garanzia per le Pmi ha approvato l’adozione di nuovi criteri di valutazione delle imprese beneficiarie. Parametri caratterizzati da una maggiore flessibilità e apertura alle aziende e una velocizzazione delle procedure di ammissione. In particolare, i criteri per l’accesso al credito sono stati aggiornati per estendere l’attività del Fondo anche alle aziende sane che hanno subito la crisi e si trovano in temporanea difficoltà.
Si tratta di un cambiamento significativo, condiviso da tutte le categorie presenti nel Comitato: Ministero dello Sviluppo Economico, dell’Economia, delle Politiche Agricole, Infrastrutture e Trasporti, Presidenza del Consiglio, Regioni, ABI, Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA , Casartigiani, Unatras, Confcooperative.
“Dopo 10 anni – ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola - si cambiano i criteri per l’accesso al Fondo. Si tratta di una riforma storica: più imprese potranno accedere a questo strumento così importante soprattutto in questa delicata fase di ripresa economica. E’ la prima di una serie di riforme che il Comitato di Gestione sta mettendo a punto per riorganizzare il Fondo, convertendolo da strumento anti-crisi a infrastruttura “di sistema” per il rilancio e lo sviluppo delle Pmi. Il 2009 ha visto già importanti novità come l’ampliamento della dotazione a 1,6 miliardi da qui al 2012, l’estensione alle imprese artigiane e l’aggiunta di una sezione speciale per i trasporti. E i dati confermano l’utilità del Fondo: gli ultimi aggiornamenti indicano un aumento delle domande dell’86,4% rispetto al 2008, un incremento del 185,8% dei finanziamenti richiesti, dell’87,3% dei finanziamenti accolti, del 109,6% dell’importo garantito. La via da seguire per il futuro – ha concluso il Ministro Scajola - è quella di un dialogo con le Regioni per creare una rete di alleanze tra Governo e territori. Creeremo anche una rete di formazione-informazione sul Fondo, perché vogliamo che le imprese conoscano a fondo lo strumento per poterne sfruttare tutte le potenzialità”.
Tra le novità approvate, si segnalano l’ampliamento dell’accesso alle procedure semplificate e l’aumento dell’importo massimo ammissibile alla procedura di microcredito da 75.000 euro a 100.000 (con l’estensione anche alle aziende che hanno presentato una perdita in uno degli ultimi due bilanci), che testimoniano l’impegno a premiare sempre più le operazioni non assistite da garanzie reali, bancarie e assicurative. Si evidenziano poi nuove semplificazioni procedurali per le richieste di garanzia su operazioni di importo ridotto da parte di imprese start up, nonché la modifica dei valori di riferimento, ora più flessibili, di alcuni indicatori per l’ammissione alla garanzia e sostituzione di quelli considerati ormai obsoleti.
Le modifiche intendono facilitare l'accesso rapido alla garanzia, estendendo l'applicazione delle procedure rapide previste per le micro-imprese e disattivando i filtri sulle perdite di bilancio. Dai nuovi criteri, di cui non ho reperito il documento completo (lo troveremo presto, spero, sul sito del Fondo presso il MiSE, da non confondere con questo, che è di una società di consulenza), forse si troverà qualche altra innovazione di processo nella direzione auspicata dal Ministro. Lo strumento è quindi sempre più appetibile, prevedo che nelle prossime settimane si accorgeranno di questo molte banche e confidi che finora non vi hanno fatto ricorso. E allora potranno formarsi code nell'accesso, con problemi di razionamento. Pensiamoci per tempo.

Luca
Sun 6 Dec 2009, 17.37 - Stampa
Da un comunicato di Confindustria Puglia:
Giovedì 10 dicembre p.v. con inizio alle ore 11,30 presso la sede di Confindustria Puglia a Bari (via Demetrio Marin, 3) Nicola De Bartolomeo, presidente degli industriali pugliesi, presenterà alla stampa FIDINDUSTRIA PUGLIA, l’unico consorzio fidi di matrice confindustriale presente sul territorio regionale.
Il Consorzio, frutto di un continuo lavoro svolto da tutta l’Organizzazione con spirito di condivisione e aggregazione sull’intero territorio regionale, nasce dalla fusione per incorporazione di Eurofidi Puglia di Lecce, Confidi del Levante di Monopoli e Co. Fi. Ma. di Massafra in Fidindustria Bari dando dunque origine a Fidindustria Puglia, il consorzio fidi che da oggi sarà al servizio delle imprese aderenti a Confindustria.
Il Consorzio raccoglie oltre 1.500 imprese aderenti, 15 milioni di garanzie patrimoniali , 40 milioni di affidamenti concessi e 20 convenzioni con gli istituti di credito.
A condurre Fidindustria Puglia sarà Nitti Vitopaolo, già Presidente di Fidindustria Bari, e promotore dell’iniziativa con Vice Presidente Giuseppe Leopizzi, già Presidente di Eurofidi Puglia di Lecce, unitamente a sette consiglieri.
Finalmente si è trovato il punto di incontro tra i confidi pugliesi di area confindustriale, dopo il primo esperimento di fusione del febbraio 2008 tra Brindisi, Lecce e Taranto. Con quel progetto era nato Eurofidi Puglia, che ora si aggrega con due realtà di centri minori e con il fratello maggiore Fidindustria Bari. Auguri di buon lavoro al Presidente del nuovo confidi regionale Vitopaolo Nitti e al suo staff, che ho avuto il piacere di conoscere a Bari.

Luca
Sat 5 Dec 2009, 20.19 - Stampa
Ieri è stato presentato a Roma il Rapporto che ogni anno Unicredit Banca dedica al mondo delle piccole imprese. Dopo lo studio sul Mezzogiorno, quest'anno è la crisi ad essere il filo conduttore delle analisi. Trovate sul sito di Unicredit il testo scaricabile in pdf e il comunicato stampa, da cui cito:
Il settore bancario ha saputo sostenere l’economia produttiva, a fronte della debolezza in termini di patrimonializzazione delle imprese. Le imprese intervistate sono coscienti che la sottopatrimonializzazione, oltre a costituire un limite alle opportunità di sviluppo delle imprese, comporta dei vincoli al rapporto con la banca, soprattutto in termini di condizioni praticate e di volumi erogati.
Le banche italiane di fronte alla crisi hanno saputo dimostrarsi flessibili in termini di valutazione del rischio di credito, quando i modelli di valutazione del merito creditizio ispirati a Basilea II si sono dimostrati prociclici. Il nuovo modo di fare banca ripone maggiore attenzione alla relazione con il cliente, a porsi come riferimento stabile sul territorio, a stringere accordi significativi con partner strategici quali Confidi e Associazioni di Categoria, che vengono così a svolgere un importante ruolo di mediazione con le banche rispetto all’accesso al credito delle piccole imprese.
Segnalo nel Rapporto il capitolo 4 su La crisi finanziaria e le conseguenze sul rapporto Banca-impresa, ma si trovano spunti interessanti in tutti. Per un feeling dei movimenti in corso nel mondo confidi, leggete nel capitolo 6 i risultati di un indagine tra associazioni di categoria e confidi, a cui dedico una seconda citazione:
e Associazioni di Categoria e i Confidi intervistati forniscono i loro servizi con intensità differenti e per certi aspetti polarizzate. È il caso ad esempio della consulenza contabile e amministrativa, che non viene fornita dal 36,8% del campione mentre un altro 25,9% degli intervistati lo reputa un servizio fondamentale a disposizione degli associati. Un’analoga dicotomia si registra anche per altri servizi, come il disbrigo di pratiche burocratiche e amministrative richieste dalla Pubblica Amministrazione (il 31,8% degli intervistati non lo annovera tra i servizi a disposizione dei propri associati, mentre per il 27,4% costituisce un’attività di spicco), l’acquisizione di informazioni relative alla specificità delle attività imprenditoriali degli associati (24,9% rispetto a 30,3%) e, in modo meno eclatante, per il servizio di aiuto nell’accesso a nuovi mercati (27,9% rispetto a 16,9%). Alquanto concorde il giudizio sulla grande importanza rivestita dalla funzione di aiuto agli associati nell’accesso al credito bancario (80,1% delle risposte con modalità “molto”). Rilevante secondo gli intervistati anche la consulenza economica e finanziaria offerta alle imprese (87,6% delle risposte con modalità “molto” e “abbastanza”), secondo il modello del cosiddetto “business office”, che offre un servizio reputato fondamentale dalle piccole imprese

Luca
Sat 5 Dec 2009, 09.03 - Stampa
Giovedì scorso sono intervenuto a un workshop di ABI formazione a Milano sul tema "Gestione della crisi d'impresa e strumenti di mitigazione del rischio di credito: aspetti normativi e tecnico-operativi". Nel primo giorno (che non ho seguito) si è parlato di stato della qualità del credito e delle relazioni banca-impresa, con approdondimenti sulla gestione delle crisi. Il secondo giorno era dedicato al fondo centrale di garanzia e ai confidi. E' un piacere incontrare a questi eventi persone amiche e stimate come Lorenzo Gai, Pierpaolo Brunozzi (FCG MCC), il dott. Lo Monaco (già in Banca d'Italia e ora segretario di Federconfidi), Alfredo Varrati dell'ABI, e diversi altri. C'era anche il nostro Sapio, che ha come sempre animato il dibattito.
Dagli interventi e dalle conversazioni al buffet ho raccolto alcune voci interessanti che vi riporto:
  • la Banca d'Italia ha chiesto alle banche aspiranti IRB di pazientare qualche settimana, in attesa degli emendamenti della normativa di vigilanza prudenziale (Basilea 2.1,2.2 etc.) che la Commissione europea sta per promulgare; le modifiche dovrebbero riguardare marginalmente il rischio di credito applicato al banking book (in particolare sulle cartolarizzazioni complicate), ma non sappiamo ancora con precisione i tempi e l'impatto delle modifiche strategiche (come i meccanismi di accantonamento a riserve in funzione anticiclica);
  • l'ABI presenterà a giorni le linee guida per le convenzioni banca-confidi (ne avevamo appena discusso in questo post); è il frutto di un lavoro puntuale, che mette in chiaro le condizioni per avere l'efficacia a fini di Vigilanza; il documento inquadra, molto opportunamente, anche gli impegni allo scambio di informazioni tra banca e confidi; speriamo che la prassi recepisca in fretta queste linee guida, e che laddove si può si introducano degli standard (ad esempio sui flussi informativi);
  • il dott. Venceslai di ISMEA nella sua relazione ha espresso meraviglia per la freddezza delle banche verso le garanzie della SGFA con copertura dello Stato quindi Basel-compliant (e nemmeno troppo care, lo 0,43% annuo in media di commissione); chissà, succederà lo stesso per l'omologo prodotto del Fondo centrale?
  • è imminente una riunione in Banca d'Italia tra le rappresentanze dei confidi e la Vigilanza; il dott. Lo Monaco ha espresso la linea della sua Associazione, che non vuole sconti sulle regole, bensì il riconoscimento di uno status specifico per i confidi, in ragione del loro ruolo embedded nelle relazioni banca impresa; a meno di un mese dalla scadenza del termine per l'iscrizione a 107, se ho inteso bene, settori importanti del mondo confidi rilanceranno con forza l'istanza di snellimento del quadro regolamentare; non so come andrà a finire; sembra un copione pirandelliano, ma in realtà è l'intreccio di due trame: l'horror vacui dei piccoli (più correttamente, dei pigri) che non si sono mossi per tempo, e la penuria di capitale e di margini dei grandi, incagliati nelle secche della crisi.
Bene, con questo pot pourri vi lascio perché scendo in officina a sistemare il modello di bilancio previsionale dei confidi trentini.

Luca
Tue 1 Dec 2009, 10.15 - Stampa
Su lavoce.info Stefano Firpo e Renato Maino lanciano una proposta non da poco: titoli subordinati sottoscritti dallo Stato per rafforzare il capitale di rischio delle imprese (grazie a Nicola e Gabriele per la segnalazione). Ecco l'abstract:
La crisi finanziaria delle imprese è seria, in Italia come in Europa. Nel nostro paese più della metà del calo del Pil si spiega con la flessione della spesa per investimenti da parte delle aziende. Serve una politica economica anti-ciclica che agisca su questo elemento di debolezza, puntando a recuperi di produttività e forza competitiva. Ma il presupposto è un consolidamento patrimoniale delle imprese. E per ottenerlo si può ricorrere a un meccanismo del tutto analogo a quello dei Tremonti bond per le banche. Oltretutto, si tratta di fondi già stanziati ed erogabili.
Citando dal testo, ecco gli aspetti tecnici:
Si potrebbe immaginare un meccanismo del tutto analogo a quello predisposto per i Tremonti bond per le banche. Il Tesoro si indebita in via ordinaria e poi eroga prestiti partecipativi subordinati, finalizzati al rientro delle imprese nei parametri di leva finanziaria accettabili, con il po­tenziamento temporaneo delle risorse patrimoniali di primo livello senza alterare il rapporto tra proprietà, comando e controllo d’impresa.[...] il tasso fisso dovrebbe essere molto basso, legato ad esempio al livello dell’inflazione programmata, mentre la componente variabile corrisponderebbe a una quota dell'utile lordo ante imposte devoluta a titolo di inte­resse sul prestito, anch’essa fiscalmente deducibile come il tasso d’interesse.[...]
Lo strumento genera un rendimento “ex post” rappresentato dal tasso interno di rendimento dei flussi effetti­vamente pagati dal debitore. Nel nostro caso il rendimento medio atteso “ex ante” potrebbe essere agganciato alle previsioni governative del Dpef, nel livello dell’8-10 per cento. Il rendimento ex post dipenderà dall’effettivo andamento del ciclo economico.[...]
Una volta raggiunta una massa critica, i prestiti potrebbero essere cartolarizzati, mantenendo in capo al Tesoro una adeguata prima perdita, liberando così nuove risorse per ulteriori interventi e aumentando l’effetto moltiplicatore.
L’allocazione e la selezione dei prestiti avverrebbe tramite il circuito bancario. La banca che vuole aderire firma una convenzione con il Tesoro, secondo cui si impegna ad accertare le caratteristiche di ammissibilità e propone periodicamente tranche “discrete” al Tesoro. Le imprese che intendono beneficiare devono impegnarsi a designare una banca “agente” e a sottoscrivere le relative condizioni previste (covenant e obblighi informativi) e assoggettarsi alla verifica da parte della banca.
I vantaggi dell’operazione sono tangibili fin dall’effetto “annuncio”, come è avvenuto con i Tremonti bond per le banche. Molte imprese, in difficoltà finanziaria, potrebbero infatti guadagnare tempo se potenzialmente beneficiarie dell’intervento, in attesa di perfezionarlo con scadenze rapide. La disponibilità dei fondi sarebbe immediata, così come il ripristino delle facilitazioni bancarie e dei fornitori. Appena approvata l’erogazione, dunque, verrebbero liberate capacità di spesa sul circuito clienti/fornitori con la nuova liquidità e il nuovo credito bancario, offrendo sostegno a organizzazioni imprenditoriali altrimenti destinate a un brusco ridimensionamento. La risposta alla ripresa congiunturale sarebbe più pronta ed efficace con l’adeguamento delle scorte e gli effetti di ritenzione occupazionale. Infine, nel medio termine, dovrebbe prendere corpo una adeguata “exit strategy” dal debito subordinato, con l’adeguamento patrimoniale delle imprese, alla cui realizzazione potranno prepararsi ordinatamente banche, fondi e altri operatori interessati.
In sostanza, si parla di un programma di erogazione di prestiti mezzanini (del tipo complesso, con equity kicker sugli utili) assunti dal Tesoro, e poi eventualmente cartolarizzati (con collocamento presso investitori delle tranche senior). Ogni prestito configura un rapporto di finanziamento diretto tra lo Stato e l'impresa beneficiaria, sia pur mediato da una banca agente.
Vedo due punti critici da approfondire: come aspetti micro, la fruibilità di simili contratti per le imprese target (medie? medio-piccole? o le solite grandi?) e i costi per originarli e impacchettarli; come aspetti macro, l'analisi della distribuzione delle perdite (e dei rendimenti) di pool fatti da strumenti del genere.

Luca