Wed 27 Feb 2008, 16.29 - Stampa
Riprendo questa notizia:
Il sistema imprese industriali, di piccole e medie dimensioni della provincia di Brindisi ha, da qualche giorno, un nuovo strumento di supporto finanziario: l'Eurofidi Puglia.
Il Consorzio, infatti, nasce dalla aggregazione dei tre Confidi– Confindustria di Brindisi, Lecce e Taranto, con il dichiarato scopo di assistere le aziende per l'ottenimento di finanziamenti bancari, offrendo una garanzia pari al 50% del credito ed ad un tasso sicuramente più conveniente.
Dei confidi industriali della Puglia conosco Fidindustria Bari. Forse la fusione tra gli enti delle province sud-orientali preluda ad una successiva aggregazione regionale, ma potrebbe anche avere intenti opposti. Il confidi è costituito come consorzio. Nonostante il nome, dal sito non si desumono legami con il più noto e omonimo consorzio fidi basato a Torino.

Luca
Wed 27 Feb 2008, 08.10 - Stampa
Finalmente è uscito il volume scritto da me con Marco Bee su " I modelli di portafoglio per la gestione del rischio di credito. Guida alla misurazione e al controllo dopo Basilea 2". Lo potete trovare nelle librerie specializzate oppure online (con sconto internet) sul sito di Bancaria editrice. Sono più di 300 pagine, direi piuttosto dense.
Abbiamo appena inaugurato un sito web dedicato, http://creditportfolio.net, curato da me e da Marco, dove pubblicheremo materiali, modelli, errata corrige (inevitabile!), raccolte di link interessanti, e altro ancora.
Se avrete la compiacenza di leggere questo libro, non fateci mancare i vostri commenti.

Luca
Tue 26 Feb 2008, 12.31 - Stampa
Ieri mattina, nella sede milanese dell'ABI si è costituito il tavolo di lavoro sulla pratica elettronica di fido (PEF) in formato XBRL. Maria Luisa Giachetti e Fausto Orlando dell'ABI hanno presentato l'Associazione XBRL Italia. A seguire, ho illustrato l'idea della PEF-XBRL, lanciando una serie di spunti di discussione. Il tavolo ha il compito di elaborare un formato standard per lo scambio di dati da includere nella documentazione delle pratiche di fido lungo la filiera di erogazione del credito. Ho insistito sul fatto che non ci interessa ridisegnare il modello di pratica perfetta, ma piuttosto aiutare ad abbattere i costi di produzione, trasmissione e fruizione dei dati che alimentano le pratiche. Il processo inizia presso l'azienda (o il suo commercialista) che deve raccogliere i dati chiesti nella modulistica o come allegati.
La composizione del tavolo rappresenta bene i diversi attori. Alla prima riunione erano rappresentate le banche (Intesa San Paolo e una BCC lombarda), la Banca d'Italia, le associazioni d'impresa, i confidi e le organizzazioni di sistema più direttamente interessate (Centrale dei bilanci e Associazione per i Corporate banking interbancario).
La discussione è stata molto ricca di spunti costruttivi. Si sono colti perfettamente i vantaggi del progetto e le ricadute che può generare prima di tutto sulle imprese (un migliore reporting finanziario e supporti per la gestione della tesoreria), sulle banche (dati più accurati, tempestivi, uniformi e meno costosi da lavorare), ma anche sui confidi, sui consulenti aziendali, gli enti pubblici, ecc. Dal punto di vista pratico, partiamo con la raccolta di materiale sulla modulistica (cartacea ed elettronica) per le istruttorie di fido. Il focus è sui rapporti con piccole e medie imprese. Si abbozzeranno quindi due schemi-tipo di PEF, uno per le imprese in contabilità ordinaria, e uno per quelle non obbligate al deposito del bilancio d'esercizio. Nel caso delle imprese in contabilità ordinaria, lo schema PEF-XBRL chiederà di allegare bilanci XBRL secondo la tassonomia GAAP-Italia (estesa alla nota integrativa). Qui le banche potranno trovare gran parte delle informazioni richieste per le analisi di tipo quantitativo, oltre a dati organizzativi e qualitativi in genere. Per le imprese senza un vero e proprio bilancio, bisognerà assemblare dati di varia fonte (fiscale ed extracontabile), ma anche per le ditte individuali e le società di persone ci piacerebbe lanciare, con l'aiuto dei confidi e delle associazioni, un esperimento pilota di acquisizione nella PEF di bilanci XBRL conformi alla tassonomia GAAP-Italia.
Tante idee e cose da fare, dunque. Come coordinatore del tavolo, cercherò di dar seguito nei fatti, con l'aiuto dei colleghi.

Luca
Sat 23 Feb 2008, 18.04 - Stampa
Il 21 febbraio con mia sorpresa ho trovato nella casella di e-mail un avviso da google news (ho impostato la segnalazione automatica delle notizie comrendenti 'xbrl') che puntava a questo blog del portale pmi.it. Il pezzo, a firma di Claudio Mastroianni, esordiva così:
Alzino la mano quanti di voi conoscono bene il formato XBRL e sono pronti per il prossimo 31 Marzo, data in cui saranno obbligati all’utilizzo di questo standard per l’invio del bilancio elettronico della propria azienda.
Mi sono detto: ma come, è uscito il tanto atteso decreto della Presidenza del consiglio dei ministri (DPCM) che rende effettivo l'obbligo di deposito dei binaci xbrl e non ne so nulla? Non ho potuto appurare la fonte utilizzata da pmi.it. So invece che, nonostante la crisi di governo, il gruppo di lavoro che segue la stesura del suddetto decreto sta lavorando alacremente. Non ho informazioni ufficiali, ma penso che il DPCM possa essere pubblicato nel giro di poche settimane. Che cosa leggeremo nel DPCM? E' tecnicamente impossiible imporre alle aziende di depositare prima dell'estate in formato XBRL i bilanci chiusi al 31/12/2007. Si può peraltro immaginare che il decreto ufficializzi gli schemi di tassonomia e la procedura di deposito presso il registro imprese. Nel 2008, le imprese potranno quindi volontariamente allegare al bilancio dell'esercizio 2007 il file XBRL. Si disporrà poi una ragionevole tempistica per l'obbligatorietà.
In attesa di notizie ufficiali, mi fermo qui, senza ripetere le informazioni note che si trovano nei blog precedenti sull'argomento.

Luca
Mon 18 Feb 2008, 10.05 - Stampa
Ricordate il processo di Lisbona e l'obiettivo ambizioso di fare dell'Europa l'economia basata sulla conoscenza più avanzata del mondo? La Commissione Europea fa periodicamente il punto sui progressi compiuti nei diversi paesi, e ne parla in questo comunicato.
L'Italia non si piazza benissimo: non siamo tra i paesi più dinamici (Danimarca, Finlandia, Germania, Svezia e Regno Unito). Abbiamo buone performance nella produzione di conoscenze (leggi, numero di brevetti), ma meno che buone nella loro applicazione. La produttività dei centri di ricerca è dunque elevata. Il problema sta nel trasferimento delle nuove conoscenze in progetti di impresa.
Abbiamo due mondi che devono amalgamarsi meglio: da un lato il mondo della ricerca (accademica, ma non solo) produce in gran parte per sé, i ricercatori con vocazione imprenditoriale sono troppo pochi rispetto agli altri paesi; dall'altro molti capi di imprese medio-piccole di prima generazione hanno una cultura artigianale (preziosissima, beninteso) che non assume facilmente modelli concettuali astratti e fatica a dialogare con il mondo della ricerca.
A volte penso che basterebbe molto poco per ottenere molto: basterebbe far incontrare le persone, ricercatori e imprenditori, nuove e vecchie generazioni, per uno scambio vantaggioso di metodo contro senso del business, creatività del ragionare e del fare. I passaggi generazionali offrono l'occasione per farlo.
Confido che anche le università, a cominciare dai politecnici, diventeranno col tempo più abili a orientare ai risultati i loro progetti di trasferimento tecnologico.

Luca
Fri 15 Feb 2008, 15.11 - Stampa
In un precedente blog (al quale rinvio per gli antefatti) concludevo che il limite di granularità dell'1% previsto da Basilea 2 per i portafogli al dettaglio (nell'ambito del metodo standardizzato per il rischio di credito) doveva essere applicato "ricorsivamente", e questo poteva scatenare nelle piccole banche il progressivo svuotamento di tale portafoglio.
Oggi ha raccolto elementi e riflessioni nuove che mi inducono ad una rettifica. Provo qui di seguito a ridefinire sulla base di tali elementi la procedura per calcolare il portafoglio retail:
  1. si individuano le esposizioni che rispettano i criteri soggettivi (prestiti verso privati e piccole imprese sotto i 5 milioni di fatturato); indichiamo questo aggregato con A;
  2. da questo aggregato togliamo le esposizioni che non rispettano il criterio dell'importo unitario inferiore a un milione di euro; indichiamo l'aggregato che rimane con B;
  3. da B togliamo le esposizioni che pesano, sempre su B, più dell'1%; otteniamo l'aggregato C.
Il portafoglio retail ponderato al 75% dovrebbe coincidere con C. Pertanto il requisito di granularità non sarebbe verificato sul portafoglio retail "finale", ma sul portofoglio retail lordo, comprendente le esposizioni che rispettano i criteri soggettivi e di importo unitario, prima di applicare il filtro per la granularità. Se, come ipotizzavo fino a ieri, il requisito dell'1% andasse verificato rispetto a C, si dovrebbe ripetere la fase 3 su un portafoglio che viene eroso progressivamente. Sarebbe assai problematico implementare tale modalità di calcolo ricorsiva in una procedura di vigilanza. E' quindi sensato ammettere la procedura non ricorsiva qui sopra illustrata.
Tengo a precisare che sull'argomento, a quanto mi consta, non c'è un parere ufficiale della Banca d'Italia, quindi prendete queste mie note (come già le precedenti che qui rettifico) con cautela.
Peraltro, l'interpretazione qui riportata ha anche una giustificazione teorica: al retail Basilea 2 applica requisiti più bassi per la maggior granularità (minor rischio di concentrazione) e la minor dipendenza del tasso di default dal ciclo economico (minor rischio di correlazione). Le esposizioni di importo unitario sotto il milione verso privati e PMI hanno comunque un minor rischio di correlazione, a prescindere dal loro peso sul totale esposizioni. Al loro interno si ammettono al trattamento retail soltanto quelle che rispettano, in aggiunta, il requisito di granularità. Non è la soluzione perfetta, ma può funzionare.
Non dimentichiamo poi che tutte le banche, comprese le piccole, devono calcolare un indice di rischio di concentrazione ai fini del Secondo pilastro. Se la griglia dei requisiti retail lasciasse passare un'eccessiva concentrazione, questa sarebbe catturata nel secondo pilastro.
Per altre "varie ed eventuali" sull'applicazione di Basilea 2, vi do appuntamento ai prossimi giorni.

Luca
Thu 14 Feb 2008, 13.00 - Stampa
In questo comunicato Fitch annuncia l'abbassamento di un notch dei rating IFS (insurer financial strength) dei confidi italiani per allinearli con i rating long-term IDR (issuer default rating), che rimangono stabili. Dopo questa revisione abbiamo la situazione seguente:

Artigianfidi Varese (AV):
Long-term IDR: affirmed at 'BB+'; Outlook Stable
Short-term IDR: affirmed at 'B'
IFS lowered to 'BB+' from 'BBB-' (BBB minus); Outlook Stable

Eurofidi:
Long-term IDR: affirmed at 'BBB+'; Outlook Stable
Short-term IDR: affirmed at 'F2'
IFS lowered to 'BBB+' from 'A-' (A minus); Outlook Stable

Federfidi Lombarda (FL):
Long-term IDR: affirmed at 'BBB+'; Outlook Stable
Short-term IDR: affirmed at 'F2'
IFS lowered to 'BBB+' from 'A-' (A minus); Outlook Stable

NeaFidi - Societa Cooperativa di Garanzia Colletiva Fidi (Nea):
Long-term IDR: affirmed at 'BB+'; Outlook Stable
Short-term IDR: affirmed at 'B'
IFS lowered to 'BB+' from 'BBB-' (BBB minus); Outlook Stable

Unionfidi Piemonte (UPI):
Long-term IDR: affirmed at 'BB+'; Outlook Stable
Short-term IDR: affirmed at 'B'
IFS lowered to 'BB+' from 'BBB-' (BBB minus); Outlook Stable

E' positivo che l'outlook sia in tutti i casi "stabile". Tra le determinanti del rating, Fitch apprezza positivamente la dimensione del portafoglio garanzie, la capitalizzazione, e il commitment delle Regioni, quando queste sono presenti tra gli stakeholder (questo gioca a favore di Eurofidi e Federfidi Lombarda). Tra i fattori di criticità considera l'incidenza dei costi operativi, il tasso medio di default e il peso delle sofferenze. Secondo l'agenzia, tutti i confidi hanno migliorato i processi di selezione del credito e di controllo dei rischi.

Luca
Fri 8 Feb 2008, 11.38 - Stampa
Raccogliendo informazioni per un progetto in corso (ancora misterioso), ho contattato alcune società candidate all'autorizzazione come ECAI. Di ECAI italiane abbiamo parlato diverse volte su aleablog. Banca d'Italia ha ricevuto un numero non piccolo di domande di accreditamento, e pare che tra non molto potrebbe esserci il disco verde per una o più società, quelle più mature e strutturate.
Come ipotizzavo qui, le agenzie italiche saranno specializzate nel rating unsolicited di prestiti alle PMI, e successivamente anche di strutture di cartolarizzazione sulla stessa classe di attivi. Un soggetto di questo genere potrebbe dare un rating esterno alle tranched cover, che in questo modo diventerebbero eleggibli per Basilea 2 anche da parte di banche originator non IRB (le IRB possono utilizzare la c.d. supervisory formula sui loro rating interni).
Prevedo confermata un'altra mia supposizione: il costo del rating made in Italy dovrebbe essere molto più abbordabile di quello delle agenzie internazionali. Con il costo di un'istruttoria (poche centinaia di euro) si potrebbe avere il rating esterno di un cliente PMI, con possibilità di sconti nel caso in cui si riuscissero ad eliminare lavorazioni manuali sulla documentazione per l'istruttoria (il nostro progetto PEF-XBRL capiterebbe a fagiolo).
Restiamo dunque in fiduciosa attesa: con rating esterni a buon mercato si potrebbero realizzare tanti progetti che finora sono rimasti sulla carta, come l'intervento dei confidi su tranched cover eleggibili e i modelli di calcolo dell'intensità di aiuto delle garanzie basati sul rischio, come quello tedesco di cui parlavo qui.

Luca
Fri 8 Feb 2008, 11.14 - Stampa
Standard and Poor's ha lanciato ieri un nuovo sito, www.spnewactions.com, per comunicare al pubblico il massiccio programma volto "a rafforzare ulteriormente i processi di rating per servire meglio i mercati dei capitali di tutto il mondo". Le azioni intraprese riguardano la governance e la prevenzione dei conflitti di interesse, la qualità dei modelli analitici, la trasparenza verso il mercato, e la formazione degli investitori. Questa manovra per certi versi previene gli interventi di monitoraggio dei supervisor (come l'iniziativa prospettata nella riunione del 6/2 del Comitato tecnico dello IOSCO).
Dal canto suo Fitch Ratings ha prospettato cambiamenti al suo approccio alle CDO, che potrebbe produrre declassamenti più drastici di quelli attesi dal mercato. Le Synthetic corporate CDOs sarebbero quelle più colpite dalle nuove regole: le CDO basate su debito investment grade potrebbero scendere di cinque notch, o addirittura di dieci notch se sprovviste di supporto creditizio adeguato. I cashflow CDOs ad alto rendimento sarebbero declassati fino a tre notch, con prevalente conferma del rating AAA delle tranche super senior. Dietro queste possibili revisioni sta l'allungamento fino ai primi anni ottanta della profondità del dataset storico sul quale l'agenzia stima le distribuzioni di perdita: si sono inclusi due periodi (2001-2002 e 1990-1991) con tassi di default molto più alti di quelli degli ultimi anni (escluso il 2007, beninteso). Trovate informazioni tecniche sul nuovo modello di Fitch per le CDO (in versione beta) su questa pagina.

Luca
Mon 4 Feb 2008, 23.19 - Stampa
Ancora sul convegno di Roma, dove si è parlato anche di banche, e non è stato un caso, visto che la stessa ABI ospitava l'evento.
Delle applicazioni per le banche ha parlato Carlo Calandrini, Titolare della Divisione Bilanci e Segnalazioni di Vigilanza in Banca d'Italia. XBRL in banca significa COREP (armonizzazione delle segnalazioni di vigilanza prudenziale) e FINREP (disclosure di bilancio): sono questi i progetti che hanno fatto conoscere XBRL alle banche europee, e in tutti e due la Banca d'Italia ha svolto un ruolo da protagonista. La vera "bomba" dell'intervento è stata la parte sull'imminente riforma della matrice dei conti, che mira ad aggiornare, razionalizzare e semplificare le segnalazioni di vigilanza. Tra i principi guida c'è appunto l'integrazione con i framework armonizzati in sede europea (FINREP, COREP, statistiche BCE, ecc.). La riforma della matrice, ha affermato Calandrini, è il primo passo. Nel prossimo futuro si avranno ulteriori evoluzioni connesse con il processo di convergenza delle frequenze e dei tempi di invio a livello UE, con l'evoluzione degli schemi armonizzati e la raccolta dati per il Secondo Pilastro. Fa parte del pacchetto anche l'acquisizione dei bilanci bancari in formato elettronico.
Avremo quindi una tassonomia per i bilanci bancari validata dalla Banca d'Italia e coerente con gli schemi armonizzati a livello di supervisori europei.
Il gruppo Montepaschi è stato il primo a pubblicare il suo bilancio in XBRL. Adesso aspettiamo che un numero crescente di banche si unisca alla schiera degli sperimentatori.
Su XBRL e banche è intervenuto Domenico Santececca, direttore centrale dell'ABI. Il suo intervento ha riguardato le potenzialità di XBRL nel dialogo banca-impresa grazie all’applicazione nel Corporate Banking Interbancario (CBI). Santececca (che è il presidente dell'Associazione per il CBI) ha illustrato le potenzialità di questa rete come veicolo di trasmissione di contenuti XBRL tra impresa e impresa, tra impresa e banca (pensiamo alle pratiche di fido) e come punto di accesso verso la rete delle Camere di commercio. In effetti CBI2 può dischiudere l'accesso ad una miniera di informazioni per la gestione online delle tesorerie aziendali, e XBRL può essere benissimo il linguaggio di codifica di queste informazioni. Un altro fronte interessantissimo che si apre.

Luca
Sat 2 Feb 2008, 07.49 - Stampa
Ritorno a parlare del convegno XBRL del 21-22 gennaio. Si è parlato molto del "nostro" tavolo di lavoro sulla tassonomia GAAP Italia per le imprese non quotate: ne hanno riferito Marco Conte (Unioncamere), Paola Fumiani (Infocamere) e Fabio Giordano (Assosoftware). Tornando indietro nel tempo, ricordo che tutto è nato dopo il primo convegno XBRL del 2005: al nostro dipartimento avevamo pubblicato nel 2004 il paper di Aste e Panizzolo, e mi ero divertito a programmare un foglio excel per trattare tassonomie e istanze. Al convegno abbiamo conosciuto le persone di Infocamere. Ci siamo poi rivisti da loro a Padova per vedere cosa si poteva fare per dar seguito alle idee discusse al convegno. In qualche settimana abbiamo predisposto la traccia di quella che sarebbe diventata la tassonomia per i bilanci civilistici IV direttiva, oggi nota come GAAP Italia. Da lì è nata l'idea della prima sperimentazione del maggio 2006, che ha coinvolto gli ordini professionali, poi in agosto la sorpresa del Decreto Bersani sull'obbligo di adozione di XBRL. Parte il tavolo di lavoro con Assosoftware, che aveva già mostrato attenzione. Nel 2006 decreto di attuazione del "Bersani" non arriva, e allora si fa una seconda sperimentazione nel maggio 2007. Il resto è storia recente: nasce l'Associazione XBRL Italia, il nostro progetto con Infocamere & partners confluisce nel tavolo di lavoro "non quotate". Alla fine dell'anno, siamo ancora in trepidante attesa del decreto attuativo dell'obbligo, che non arriva. Ed eccoci qua.
Questo è il sunto delle esperienze raccontate. Riprendo una considerazione sull'obbligatorietà di XBRL. Ho sentito dire "Senza obblighi in Italia non si innova". Può darsi, all'inizio la previsione di obbligatorietà ha mosso l'interesse di alcuni. Ma anche suscitato le resistenze di molti altri. L'obbligo oggi non c'è ancora, ma ciò nonostante l'interesse cresce e il lavoro va avanti. Al "tavolo", stiamo mettendo a punto le estensioni della tassonomia per la nota integrativa. Le società di software contabile, grandi e piccole, hanno aperto i loro prodotti a XBRL, e stanno seguendo con assiduità gli sviluppi della tassonomia. Siamo pronti a partire con il tavolo PEF dove il bilancio XBRL verrà utilizzato come input delle pratiche di fido. Penso che in nessun altro paese sia nato questo interesse operoso e diffuso per XBRL.
Curioso: un convegno in cui non si discute di un obbligo incombente, con una presenza molto discreta degli sponsor (soltanto IBM). Un'occasione per conoscere uno strumento liberamente, per quello che può fare di utile, senza il mantra "comprate, adeguatevi o perirete".
Senza obblighi in Italia non si innova? Nel caso di XBRL è vero il contrario.

Luca
Fri 1 Feb 2008, 18.03 - Stampa
Con questa disposizione del 25 gennaio la Banca d'Italia comunica che l'unità organizzativa della Banca d'Italia responsabile del procedimento amministrativo di riconoscimento delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito (External Credit Assessment Institutions - ECAI) viene ora individuata nel Servizio Vigilanza sull'intermediazione finanziaria. In precedenza la competenza era del Servizio Vigilanza sugli enti creditizi.

Luca