Tue 30 Nov 2010, 12.36 - Stampa
La Banca d'Italia ha diffuso oggi un documento di consultazione nel quale per la prima volta sottopone al sistema il programma di produzione normativa per l'anno prossimo. Ecco le motivazioni portate nell'introduzione:
Far conoscere i futuri sviluppi della normativa, gli obiettivi strategici che si vogliono realizzare, il metodo con cui si intende procedere, le aree di maggiore rilievo in cui interverranno le innovazioni, è parte di quel processo di better regulation in cui la Banca crede: rafforza la trasparenza dell’azione normativa; consente un confronto aperto con il mercato, che si riflette positivamente anche sulla qualità delle norme; permette agli stessi operatori di programmare le ricadute che le diverse iniziative normative possono avere sulla loro attività.
A pag. 18 si presenta il seguente piano di attività per le norme di attuazione della riforma del Titolo V TUB:
Emanazione della disciplina secondaria in attuazione della riforma introdotta con il d.lgs.141/2010.
I principali interventi riguarderanno:
a) la disciplina degli intermediari finanziari (in particolare, autorizzazione iniziale e revoca della stessa, disciplina prudenziale, vigilanza consolidata);
b) l’impianto regolamentare da applicare alle società fiduciarie
c) le modalità con cui la Banca d'Italia controlla gli organismi istituiti nei comparti del microcredito, dei confidi e degli agenti e mediatori.
Inizio Consultazione pubblica: giugno 2011
Fine Consultazione pubblica: agosto 2011
Emanazione definitiva: dicembre 2011
I confidi 107 leggano con attenzione tutto il documento, che tocca molte innovazioni attese su materie di loro interesse (Basilea 3, antiriciclaggio, trasparenza, controlli interni, ecc.)

Luca
Mon 29 Nov 2010, 08.34 - Stampa
Sabato 27, con una squadra ormai collaudata di amici, ho fatto la Colletta Alimentare al supermercato Lidl di Trento. E' stato, come gli anni scorsi, un gesto semplice, che apre verso una possibilità di bene. Molte persone hanno offerto una parte della loro spesa in alimenti, con un piccolo o grande sacrificio (lo si leggeva negli occhi pensosi di alcuni). Nonostante la crisi, abbiamo raccolto 980 kg di alimenti, il 5% in più dell'anno scorso. La raccolta è cresciuta anche a livello nazionale. Come ha dichiarato il presidente del Banco Alimentare, mons. Inzoli:
Siamo cambiati noi. La Colletta Alimentare è la stessa, ma noi no. Abbiamo partecipato, commossi, allo spettacolo della condivisione gratuita del destino dei nostri fratelli uomini. Il cuore di milioni di persone, piccoli e grandi, lavoratori e pensionati, imprenditori e carcerati - molti dei quali provati dalla crisi economica, e da calamità naturali - è stato mosso dalla carità a una nuova responsabilità personale e sociale, desiderosa di costruire un bene per tutti
Il Banco Alimentare distribuisce nell'anno gli alimenti raccolti con la colletta a circa due milioni di persone. La cosa è nata da un'idea lanciata da un amico che ha visto un'esperienza simile a Barcellona. L'idea è stata poi raccolta da Don Giussani e dal patron della STAR, Danilo Fossati. Per partire basta una persona, per cominciare a costruire due o tre.

Luca
Fri 26 Nov 2010, 16.16 - Stampa
Come riferisce Il Denaro, la Banca del Mezzogiorno, l'istituto ideato dal ministro Tremonti, gestirà Jeremie Mezzogiorno, un nuovo fondo rotativo previsto dal Piano per il Sud del Governo per ottimizzare l'utilizzo dei fondi strutturali europei a favore delle Pmi meridionali. Lo si legge nel documento che Palazzo Chigi ha illustrato ieri alle parti sociali. Il fondo servirà a sostenere il credito agevolato, il capitale di rischio e le garanzie verso le aziende. Le garanzie saranno estese anche ai fondi di private equity a fronte della partecipazione al capitale delle Pmi.
Il Piano per il Sud prevede il potenziamento del fondo centrale di garanzia per le Pmi, gestito da Mcc. Previsti, tra l'altro, il cofinanziamento degli enti locali, la prestazione di garanzie non solo di singoli crediti ma di portafogli, il coinvolgimento di fondi di private equity per dare impulso ai processi di patrimonializzazione delle Pmi, il miglioramento del rapporto coi Confidi e il maggior ricorso ai prestiti partecipativi.
Tremonti, sui tempi di costituzione del nuovo Mediocredito per lo sviluppo del Sud (sua la definizione) ha annunciato che martedì 30 Poste e le banche di credito cooperativo (Bcc) presenteranno a Unicredit l'offerta d'acquisto del Mediocredito Centrale. Iccrea entrerà invece successivamente nel progetto della Banca del Mezzogiorno senza partecipare quindi in via diretta all'acquisizione di Mcc.
Mi paiono idee sensate. Vediamo come navigheranno tra i venti e le correnti della situazione politica.

Luca
Fri 26 Nov 2010, 16.03 - Stampa
Un articolo di Incentivi Online, la newsletter del Mediocredito Centrale, dà ampio risalto al nuovo regime di aiuto autorizzato da Bruxelles per le garanzie del Fondo Pmi.
Il calcolo è un po’ più complesso, ma il risultato è decisamente più conveniente. Stiamo parlando della nuova metodologia per quantificare l’equivalente sovvenzione lordo in relazione agli interventi del Fondo di Garanzia, introdotta dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le nuove le modalità di determinazione dell’elemento di aiuto, che sono state stabilite con il decreto ministeriale emanato il 28 ottobre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 266 del 13 novembre 2010, si applicano alle garanzie concesse dal 29 novembre 2010
Tale regime è mutuabile anche per i programmi delle Regioni, come osservavo qui nel luglio scorso. Nello stesso numero di Incentivi Online c'è un approfondimento sulle modalità di calcolo dell'ESL, e il link alla circolare MCC sull'argomento.
Rinvio alla chiara trattazione di MCC per i dettagli tecnici, limitandomi a ricordare che il nuovo regime non si applica universalmente.

Luca
Thu 25 Nov 2010, 12.19 - Stampa
Ricordo che domani chiudiamo le iscrizioni al seminario "Le convezioni tra banche e confidi: che cosa cambiare e le ragioni per farlo", su cui trovate tutte le informazioni nel riquadro "In primo piano" qui sopra.
C'è ancora qualche posto disponibile. Se siete interessati a questo momento di lavoro, mandatemi una mail a luca.erzegovesi@smefin.org.

Luca
Thu 25 Nov 2010, 11.44 - Stampa
Da questa news apprendo che dall'aggregazione di otto confidi agricoli è nato CreditAgri Italia. Il nuovo ente di garanzia fidi e assistenza finanziaria e tecnica è stato fortemente voluto da Coldiretti. Avrà convenzioni con 140 istituti di credito e una base sociale di ben dodicimila imprese, con un potenziale di supporto a finanziamenti per 1,3 miliardi di euro.

Luca
Tue 23 Nov 2010, 22.19 - Stampa
Potete scaricare qui la versione aggiornata del Testo Unico Bancario aggiornato alle modifiche introdotte dal DL 141 dello scorso agosto, che ha modificato profondamente le regole su intermediari non bancari e mediatori creditizi. E' molto chiaro ed evidenzia la fonte di ogni modifica. L'altro giorno Nic e Gabri mi ricordavano dei passaggi che devono essere chiariti per applicare le norme sui confidi 106 e 107, pardon, 112 e 106.

Luca
Tue 23 Nov 2010, 19.25 - Stampa
Per un aggiornamento sugli impatti previsti (e temuti) di Basilea 3, leggete il testo dell'audizione di Giovanni Carosio (Vice-direttore generale della Banca d'Italia) presso la Commissione VI del Senato della Repubblica (Finanze e Tesoro) nell'ambito dell'Indagine conoscitiva sui rapporti tra banche e imprese. Cito dalle conclusioni:
L’impatto sulle banche, anche su quelle italiane, sarà significativo, ma il lungo periodo di transizione previsto dalle autorità lo diluisce nel tempo e consente l’adozione da parte delle banche di politiche di graduale convergenza ai nuovi standard. Le stime degli effetti sull’economia reali sono nel complesso rassicuranti. Anche nelle ipotesi più negative – che includono l’effetto di un costo più alto del credito bancario e di fenomeni di razionamento – l’impatto sull’economia sarebbe relativamente contenuto. Le piccole e medie imprese affronteranno gli effetti della riforma da una situazione di relativa debolezza: esse sono mediamente più indebitate, fanno maggiore affidamento al credito bancario, pagano oneri finanziari rilevanti rispetto ai margini operativi. Sono però spesso affidate dalle banche di minore dimensione, che sono mediamente già oggi in condizione di rispettare le nuove regole. I costi devono essere in ogni caso valutati alla luce dei benefici. Un quadro di regole più severo e condiviso a livello internazionale pone i presupposti per un sistema finanziario più solido. Costituisce anche uno stimolo per l’adozione di comportamenti virtuosi da parte delle imprese.

Luca
Sat 20 Nov 2010, 14.40 - Stampa
Dal Sole 24 ore:
Abi e Confindustria hanno aperto un tavolo per trovare «in tempi stretti» strumenti alternativi e selettivi alla moratoria che scadrà il prossimo 31 gennaio. Lo hanno annunciato il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e il presidente di Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel corso di un seminario organizzato dall'associazione bancaria. La moratoria, hanno spiegato, non è «tecnicamente ripetibile» per il dettato di Bankitalia che farebbe iscrivere a sofferenza l'ulteriore proroga dei crediti.
Si tratta, in sostanza, di capire come intervenire per sostenere «alcune imprese sane che presentano però ancora qualche tensione finanziaria», ha spiegato Boccia. Verranno valutate quindi «garanzie aggiuntive come intervento o nuove misure sui tassi». Tecnicamente, secondo i modelli che si stanno studiando, si potrebbe comprendere, ha detto Mussari, un allungamento «ragionevole» di alcuni crediti in scadenza, così come sui tassi, «per quelle aziende che hanno contratto tassi variabili, si può pensare di sterilizzare il rischio con un derivato lineare». Un contratto derivato, ha precisato il presidente dell'Abi, «non è lo sterco del demonio» ma, come per il nucleare, ha aggiunto Boccia, può essere usato per creare energia o altro.
Finalmente si torna a parlare del destino delle imprese in moratoria. Il 31 gennaio prossimo scade la proroga dell'avviso comune. Secondo una news Radiocor sullo stesso evento, Boccia avrebbe affermato "che si sta pensando alle modalita' per utilizzare il Fondo di Garanzia delle pmi, strumento pubblico, proprio per le imprese che hanno ancora tensioni finanziarie.". Il presidente dell'ABI parla di misure "alternative e selettive", immagino pensate per quelle imprese "sane che presentano però ancora qualche tensione finanziaria". Nei suoi ragionamenti noto alcune omissioni:
  • che cosa accadrà delle imprese incagliate in una situazione di illiquidità non sanabile e quindi escluse dalle nuove azioni "selettive"? Ricordo che le esposizioni "moratoriate" pesavano in agosto per circa il 15% sul credito alle Pmi italiane; quanto peseranno le perdite da deterioramento sui bilanci delle banche? E sulla chiusura di aziende oggi attive, con i riflessi occupazionali e sociali?
  • possibile che nessuno parli mai di assistere la pianificazione finanziaria delle imprese in tensione come condizione irrinunciabile prima di qualsiasi altro intervento? OK sul coprire il rischio di rialzo sul debito legato all'Euribor che risale (notando però che uno swap di tasso verso il fisso costerebbe oggi alle imprese un aggravio del tasso IRS pagato oggi, a fronte della copertura del rischio di un rialzo dell'Euribor domani); ma il rischio tasso è un di cui della gestione del debito, che è un di cui della tesoreria, che è un di cui della finanza, che è un di cui della gestione dell'impresa.
E' arrivato il momento di gridare queste cose dai tetti, e soprattutto di buttarsi a capofitto nel farle. Confidi, anche voi, per quanti pesi abbiate già da sopportare.

Luca
Sat 20 Nov 2010, 14.25 - Stampa
Da una news Dow Jones:
MILANO (MF-DJ)--Si e' chiuso oggi, con 5 istanze di partecipazione pervenute, il nuovo bando per la selezione dei Confidi di primo grado, nell'ambito dell'iniziativa Jeremie, finanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e da Finlombarda - Finanziaria per lo sviluppo della Lombardia.
I Confidi che saranno selezionati, spiega una nota, impiegheranno le risorse del fondo per la concessione di garanzie a copertura parziale dei rischi di prima perdita su portafogli di finanziamenti accordati dalle banche a micro-piccole-medie imprese, anche in fase di avvio, operanti in Lombardia nei settori manifatturiero e dei servizi alle imprese.
Il nuovo bando ha una dotazione di 10 milioni di euro, suddivisi in quattro lotti finanziari da 2,5 milioni ciascuno, e prevede l'assegnazione fino a un massimo di due lotti per ciascun Confidi.
"L'iniziativa utilizza la tecnica innovativa in ambito pubblico delle tranched cover, depositi monetari a copertura dell'intermediario finanziario, del tutto conformi ai requisiti di Basilea II", ha sottolineato il d.g. di Finlombarda, Marco Nicolai.
Il primo bando aveva visto l'assegnazione di risorse finanziarie per 9 milioni ad Ati Confidi Lombardia-Comfidi Mantova, Confidi Province Lombarde e Confapi Lombarda Fidi, che apportando 2,6 milioni di euro, avevano portato il valore complessivo delle risorse a garanzia dei finanziamenti a favore delle imprese a 11,6 milioni. Garantiranno portafogli di finanziamenti da parte del sistema bancario per 160 milioni e attiveranno investimenti per 200 milioni.
La Lombardia è forse la regione con il menu più vario di interventi basati sulle garanzie: un confidi intersettoriale di 2° grado (Federfidi, in cerca di nuovi assetti), strumenti di patrimonio supplementare per i confidi (i Formigoni loan), il programma più tradizionale "Confiducia" promosso con Unioncamere, e questi bandi FESR rivolti a confidi di 1° livello per alimentare fondi rischi dedicati a coperture cappate. Senza dimenticare il bando "Made in Lombardy" rivolto direttamente alle banche.
Aspettiamo maggiori informazioni sull'uso che gli assegnatari del primo bando faranno dei fondi ricevuti; chissà se tra i vincitori del secondo bando ci sarà un ricambio.

Luca
Fri 19 Nov 2010, 15.32 - Stampa
Il consorzio di garanzia fidi “Credimpresa Società Cooperativa”, promosso da Asa Confartigianato, è stato iscritto nell’elenco speciale della Banca d’Italia (ex art. 107), elenco speciale degli intermediari finanziari vigilati.

Luca
Fri 19 Nov 2010, 11.09 - Stampa
Claudio D'Auria mi informa che Neafidi è stato iscritto il 4 novembre nell'elenco speciale. Mi unisco a lui nel fare le più vive congratulazioni e un grande augurio al Direttore Patrizia Geria e a tutti gli amministratori e dipendenti di Neafidi.

Luca
Wed 17 Nov 2010, 17.00 - Stampa
Apprendo da questa news che Unifidi Emilia-Romagna, confidi regionale dell'artigianato, ha ottenuto l'iscrizione all'elenco speciale ex art. 107. Congratulazioni al direttore Domenico Menozzi, alla vice-direttrice Elena Biagetti, agli organi amministrativi e a tutto lo staff.
E con questa siamo a 35 iscrizioni censite nel portalino.

Luca
Mon 15 Nov 2010, 11.35 - Stampa
Segnalo due articoli che mi hanno fatto riflettere oggi sul futuro delle banche italiane. Il primo, di Giovanni Pons, è uscito su Repubblica-Affari & finanza titola "Unicredit, tolta la diga Profumo le fondazioni vogliono tutto". Il secondo, di Gianni Credit (firma del Sussidiario.net), ragiona delle "nuove banche che piacciono alla Lega".
Le tesi e i toni dei due articoli sono dissonanti, ma la questione posta è la medesima: quella dei soggetti "pubblici" che vogliono contare di più nelle banche, e che vogliono banche più funzionali agli interessi economici dei territori. Secondo Pons, nel caso di Unicredit le fondazioni azioniste premono per spostare il focus strategico sull'Italia e sull'attività di local banking, a scapito della presenza internazionale e dell'investment banking. La Lega Nord, sottolinea l'altro articolo, rivendica competenze regionali in materia di credito e questo disegno si salda con i progetti di ispirazione governativa (nuova Cassa DD.PP., Banca del Sud) tesi a rinsaldare alleanze tra i soggetti pubblici, le fondazioni e comparti del sistema bancario (come il credito cooperativo) non contendibili dal mercato finanziario.
Non voglio allargare il dibattito a temi troppo vasti per aleablog, che lascio ad arene più qualificate. Mi limito ad osservare alcune cose:
  • il modello italiano di banca territoriale ha retto meglio alla prima ondata della crisi, perché ha tenuto lontani i rischi; ora mostra segni di affaticamento; è un modello che deve essere aggiornato, e deve fare i conti con l'imperativo dell'internazionalizzazione;
  • che i governi (al centro e nelle regioni) vogliano leve importanti per muovere il credito non è in sé sbagliato; il buon uso di queste leve richiede però intelligenza tecnica dei banchieri "pubblici" e autolimitazione degli interessi di breve dei politici; mi chiedo se ci sono nella quantità e qualità necessarie;
  • le banche pubbliche, in senso lato, vivono di una dotazione di capitale ereditata dal passato, e della capacità di alimentarla principalmente con gli utili non distribuiti; se questa non basta deve intervenire lo Stato, o si è costretti a vendere sul mercato finanziario; nei disegni di consolidamento domestico e collegamento organico con le politiche di sviluppo territoriale si dà per scontato che il patrimonio sia un pozzo di san Patrizio, ma in realtà è un serbatoio che deve ogni tanto essere riempito per non restare a piedi.
Toccare le banche significa mettere in moto impatti pluridecennali. Temo che la generazione che sta pensando questo ridisegno, si curi soltanto dei risultati che vedrà lei. Lo si potrebbe dire di tante cose che si fanno e non si fanno in Italia.

Luca
Sat 13 Nov 2010, 11.41 - Stampa
La vexata quaestio del ruolo dei soggetti pubblici nel sistema delle garanzie torna alla ribalta in Sicilia, dove si sta decidendo il futuro di vari veicoli finanziari regionali di storia più o meno recente. Ecco da questa news la posizione espressa da Confindustria per voce dei presidenti Ivan Lo Bello (Sicilia) e Alessandro Albanese (Palermo), per i quali ...:
"... riunire sotto un'unica struttura Irfis, Crias ed Ircac per dar luogo ad una sorta di agenzia per la gestione degli incentivi alle imprese e' un vecchio modello che consideriamo tramontato. Oggi le esigenze sono cambiate e bisogna guardare ad un nuovo ruolo che passa attraverso il rafforzamento dei confidi per migliorare il rating delle aziende".
L'Irfis puo' rappresentare, ad avviso degli industriali, un veicolo importante per l'economia regionale, per consolidare e rafforzare il sistema dei confidi regionali introducendo, con modalità e regole da definire, una garanzia regionale di secondo livello che offra maggiore solidità alle operazioni assistite dai confidi. L'Irfis, con l'eventuale partecipazione al capitale anche delle banche operanti in Sicilia, potrebbe pertanto candidarsi autorevolmente a divenire una banca di secondo livello.[...]
"Siamo disponibili - concludono Lo Bello e Albanese - a fornire tutte le valutazioni tecniche per mettere in moto il nuovo meccanismo".
Apprezzo la disponibilità a supportare la richiesta con adeguate valutazioni tecniche.
Il progetto di un Irfis-banca di garanzia con l'apporto delle banche assomiglia a quello che Regione e confidi stanno discutendo in Lombardia. Pur distanti sulla carta geografica, le due regioni condividono un sistema confidi con una rilevante presenza di 107 di primo livello, in Lombardia sei e in Sicilia quattro + due in istruttoria. La Lombardia ha un secondo livello in cui è presente la Regione (Federfidi) di cui si sta decidendo il futuro. In Sicilia non c'è, ma si pensa che sarebbe utile. La Sicilia peraltro rientra nel raggio d'azione della costituenda Banca del mezzogiorno, che dovrebbe coprire lei questo ruolo.
Le due esperienze dimostrano che la comparsa dei 107 non nega un ruolo al secondo livello della garanzia, anzi. Dovendo far quadrare volumi di break even e controllo dei rischi, i 107 cercano veicoli di pooling del rischio più accessibili e governabili di quelli nazionali ed europei.
Io non ho certezze su cosa sia meglio fare. Ogni regione segue una strada propria, e non vedo modelli che stravincono rispetto ad altri.
Il tema dominante è la competizione tra confidi (autoctoni vs stranieri, piccoli vs meno piccoli, e un domani 106 vs 107), e tra questi e le finanziarie o banche pubbliche. L'oggetto del contendere sono le risorse pubbliche che tutti i competitor rivendicano per sé in ragione dei meriti propri o dei demeriti altrui.
Pensavo che la crisi avesse portato uno spirito più aperto e costruttivo nel dialogo tra i contendenti. Forse questo spirito c'è ancora, ma non sopravviverà ad altri mesi di stallo.
Con un guizzo di ingenuità, mi verrebbe di proporre un nuovo progetto del gruppo Smefin: la riorganizzazione del sistema della garanzia in Italia ovvero, come uscire dalle acque basse e dare spazio a chi è disponibile a cambiare per migliorare. Giudicando in base alle intenzioni e ai risultati. E senza nessun piano regolatore preconfezionato.
Pensando all'età, mia e dei confidi, verrebbe da tirarsi indietro con la battuta di Danny Glover. Soltanto se scendono in campo i giovani ce la possiamo fare. Dobbiamo lasciare spazio, però.

Luca
Sat 13 Nov 2010, 05.24 - Stampa
Ho pensato spesso in questi giorni agli amici padovani e vicentini colpiti dall'alluvione. Alcuni li ho sentiti, e mi ha fatto piacere sapere che stanno bene. Li ho ripensati leggendo le parole di Antonio Favretto riprese in un volantino di altri miei amici veneti:
«Abbiamo telefonato alla Protezione civile, sono stati gentili ma ci hanno dirottati sui vigili urbani – dice Antonio Favretto, presidente dell’azienda di famiglia (siamo alla terza generazione) –, loro ci hanno detto che avevano altre emergenze, che avremmo dovuto attendere.
Ci siamo mossi da soli, abbiamo fatto venire una ditta per gli spurghi, abbiamo trovatole pompe, cercato container per portare via tutto». (…) Da martedì hanno lavorato tutti senza sosta, «al limite del collasso fisico, altro che un’ora di straordinario» (…)
Due milioni di danni, ma Favretto riesce a vedere il lato positivo: «L’esperienza di questi giorni è stata per certi versi meravigliosa, è stato bello vedere tutti, ma proprio tutti, lavorare con il solo scopo di rimettere in piedi l’azienda, i sindacalisti sono stati i primi a mettersi gli stivali per spazzare il fango. Nessuno ha protestato per lo stipendio in ritardo (…) Se questo clima pazzescamente unitario continuerà, posso dire che l’azienda avrà una marcia in più per affrontare il futuro».
(da un articolo di questi giorni de Il Sole 24 ore)
Offro queste testimonianze a tutti i visitatori di aleablog.

Luca
Fri 12 Nov 2010, 09.33 - Stampa
Secondo indiscrezioni riportate ieri da Reuters e riprese oggi dal Corriere della sera, prosegue la trattativa per la cessione del Mediocredito Centrale al gruppo promotore della Banca del Sud. Si parla di una valutazione della banca in vendita di 100-150 milioni di euro,a fronte di un patrimonio netto al 30/9 di 170 milioni circa.

Luca
Wed 10 Nov 2010, 11.11 - Stampa
Come avete letto nel box "In primo piano" qui sopra, il prossimo 1 dicembre si terrà a Milano il seminario del gruppo di lavoro Smefin sul tema convenzioni banca - confidi. Aggiungo una precisazione: dovendo conciliare il limite di 30 partecipanti con l'obiettivo di coinvolgere un numero ampio di confidi, abbiamo deciso di accettare una sola iscrizione per confidi (non due come ipotizzato in precedenza).
Iscrizioni ulteriori saranno inserite in una lista d'attesa e confermate in relazione alla disponibilità di posti.
Confidiamo nella comprensione di tutti gli interessati. Il lavoro sul tema non finirà con il seminario, per cui ci sarà modo di organizzare altri eventi e occasioni di incontro entro breve tempo.

Luca
Wed 10 Nov 2010, 09.43 - Stampa
Nei temi di discussione della Banca d'Italia è stato pubblicato un paper di Vincenzo Tola su La misurazione del rischio di concentrazione geo-settoriale (scaricabile dal link). Ecco il riassunto:
L’oggetto di questo lavoro è l’applicazione al sistema bancario italiano del modello di misurazione del rischio di concentrazione geo-settoriale di Pykhtin. L’impostazione proposta generalizza il modello di portafoglio da cui discende la formula regolamentare, rimuovendo le ipotesi di esistenza di un unico fattore di rischio sistematico e di infinita granularità del portafoglio. La differenza tra la perdita inattesa derivante dal modello proposto e quella stimata attraverso la formula regolamentare è interpretabile come misura del rischio di concentrazione. L’approccio presentato, essendo coerente con il framework di Basilea 2, produce una misura di perdita inattesa congruente con il requisito patrimoniale IRB. L’impostazione teorica suggerita ha quindi il vantaggio di “parlare il linguaggio dei supervisori”: consente di interpretare il divario esistente tra capitale regolamentare e capitale economico nonché di scomporre il rischio di concentrazione nelle sue due componenti (single-name e geo-settoriale). I risultati empirici mostrano la capacità del modello di produrre ordinamenti internamente coerenti e vicini all’intuizione economica: l’esposizione al rischio di concentrazione geo-settoriale è inversamente correlata alla dimensione degli intermediari.
Una lettura interessante su un tema importante nell'ambito di 2° Pilastro e ICAAP, anche per i confidi.

Luca
Tue 9 Nov 2010, 14.53 - Stampa
Il Sole 24 ore riferisce della recente iscrizione all'elenco speciale di Fidimpresa Liguria. Commentando la notizia, l'assessore regionale alle attività produttive, Renzo Guccinelli, ha prospettato un'aggregazione del sistema della garanzia regionale
«Il nostro obiettivo [...] è disporre di un unico Confidi entro la fine dell'anno. Riteniamo che questa sia una concreta risposta alla crisi da parte delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Nel panorama nazionale la Liguria diventerà un caso pilota sul versante delle garanzie per il finanziamento delle imprese in quanto potrà contare su un Confidi multicategoriale e operativo in ambito regionale».
Buon lavoro al nuovo 107 (34°).

Luca
Mon 8 Nov 2010, 12.43 - Stampa
Repubblica-Affari&Finanza parla oggi delle imprese italiane che si trasferiscono in Ticino (le lombarde) o in Carinzia (le nordestine). Quelle regioni, già favorite da bassa fiscalità, stabilità sociale, infrastrutture e servizi efficienti, stanno lusingando le imprese estere con esenzioni fiscali e previdenziali molto aggressive.
E le imprese italiane cedono al fascino, o piuttosto cercano rifugio dai mille impedimenti che ostacolano il fare impresa in Italia. Anche nel mio entourage personale ne conosco diverse. E non parliamo solo del quartier generale della società, spesso trasmigrano anche attività ad alto impiego di lavoro, nella manifattura e nei servizi. Si tratta di una delocalizzazione meno appariscente di quella verso i paesi a basso costo del lavoro, ma per certi aspetti è più pericolosa. In alcuni casi patologici l'imprenditore se ne va per sottrarsi allo strascico legale di una crisi aziendale, ma in molti altri fugge da un ambiente dove troppe cose costano di più, non si trovano o non funzionano.
Onore al merito delle imprese che rimangono in Italia, grazie alla capacità miracolosa di fare cose da sole. Ma se non facciamo un triplo salto in avanti nella capacità di fare cose insieme, imprese con imprese, e imprese con enti pubblici, siamo condannati ad impoverirci, economicamente e umanamente.
Dal mio osservatorio di cose creditizie, professionali e informatiche, la capacità di fare cose insieme soffre di una mancanza di vigore e di responsabilità che è prima di tutto nella testa e nel cuore delle persone che contano.
Deve succedere un disastro per darci la sveglia?

Luca
Sat 6 Nov 2010, 13.48 - Stampa
Finalmente una testimonianza franca sulla situazione dei confidi. L'ha resa Andrea Crovato, direttore generale di Confidi Lombardia, ad un incontro tenuto ieri a Bergamo (lo riferisce l'eponimo Eco). Ecco alcuni passaggi dall'articolo:
Le condizioni imposte dall'evoluzione normativa, abbinate all'aumento del volume delle garanzie erogate a causa della grande crisi economica che tutt'ora imperversa, hanno messo in seria difficoltà non solo Confidi Lombardia ma il sistema nel suo complesso.
Di qui la necessità di
dare mandato ad un esperto di costruire una casa comune confindustriale in tema di garanzia del credito che veda partecipi sia i confidi, sia Confindustria, sia le banche interessate, sia gli Enti pubblici ove possibile.
E infine le richieste e le proposte
Alle banche viene invece richiesto, in questo frangente di diffusa fragilità del sistema, di rinunciare, per l'immediato e a certe condizioni, a parte delle garanzie loro concesse, sia di contribuire a conteggiare con maggior precisione l'utilità che loro deriva dalla garanzia fornita dai confidi[...].
Agli enti pubblici si chiede «un sostegno anche finanziario, perché non venga meno il modello delle garanzie mutualistiche tipico del mondo confidi che oggi non hanno alcuna possibilità, di proporre aumenti di capitale per incrementare il loro patrimonio, né di adeguare sufficientemente le competenze richieste all'impresa per la copertura dei rischi e della gestione, in coerenza con l'obbligo di raggiungere una sostenibilità attuale e prospettica dal punto di vista economico-patrimoniale come preteso da Banca d'Italia.
Confidi Lombardia è infine disponibile a valutare un progetto di concentrazione dei confidi contigui promosso d'intesa con Confindustria Lombardia che guardi oltre l'immediato, ribadendo però come sia indispensabile coinvolgere anche banche ed enti pubblici regionali interessati ad un progetto di vitalità di ampio e nuovo respiro.
Le banche presenti (Intesa, Credito bergamasco e Popolare di Bergamo) hanno mostrato apertura, anche sulla richiesta di rinunciare a parte delle coperture giuridicamente (e teoricamente) in essere. Cancella il debito, come chiedevano Bono e Jovanotti. Come in quella campagna, è bene fare due conti per assicurarsi che il beneficiario della cancellazione cammini poi sulle proprie gambe. Impresa non facile.
Ho notizie indirette dei piani di rafforzamento dei confidi, ai quali Crovato fa riferimento. Sono iniziative prese in ambito regionale, o associativo. Il tema dominante è raccogliere capitale per sanare situazioni infragilite e mettere ordine nel portafoglio rischi, magari stralciando qualcosa (il live aid, appunto). I fondi pubblici per apporti e controgaranzie non bastano più: in Lombardia questo è chiaro. Si cercano allora altre fonti, come le banche, le fondazioni, i gruppi assicurativi, e altri soggetti bene intenzionati.
Dei confidi c'è bisogno come non mai, ma è sempre più difficile farli lavorare. Come garanti vigilati, hanno una missione chiara, ma non un mercato solvibile, né le risorse per adempierla. Non ci si può mettere in viaggio sicuri di fermarsi a metà strada senza benzina o col motore fuso, confidando nel soccorso stradale. Né tanto meno, in simili condizioni, si possono vendere servizi di trasporto.
Se qualcuno ha un'idea nuova, si faccia avanti.

Luca
Wed 3 Nov 2010, 09.15 - Stampa
Confidi Mutualcredito (Pescara), primo ed unico confidi 107 dell'Abruzzo, ha deliberato nell'assemblea dei soci svoltasi il 7 ottobre un piano di rafforzamento patrimoniale. Così lo presenta il comunicato dal sito del confidi:
Il contributo straordinario e le nuove quote di iscrizione saranno destinati a irrobustire il patrimonio della Cooperativa che è l’elemento fondamentale per svolgere e sviluppare l’attività di garanzia a beneficio delle imprese Abruzzesi e Molisane. Unitamente al contributo chiesto ai soci (circa 3 mln di Euro), i fondi provenienti dalla campagna di adesione soci (2 mln di Euro),la cooperativa ha richiesto altri 5 mln di Euro alle banche (di cui 3,25 mln già incassati) che hanno assunto il ruolo di Enti sostenitori (art. 16 statuto sociale).
Il contributo e le nuove quote di iscrizione saranno ampliamente compensati dai nuovi e importanti vantaggi che i soci ottengono a seguito della recente iscrizione di Mutualcredito nell’elenco speciale 107 della Banca d’Italia.
Dalla sezione FAQ (molto precisa) si apprende che il contributo per socio dipende dall'Importo della garanzia in essere presso Mutualcredito al 07/10/2010: fino a € 50.000 sono dovuti € 500; da € 50.000 a € 100.000 si devono versare € 1.000; da € 100.000 a 250.000 il contributo è di € 2.000; sopra € 250.000 si versa l'importo massimo di € 3.000. Anche i soci senza garanzie in essere sono tenuti a corrispondere un versamento di € 350. Pertanto l'incidenza sulle garanzie in essere varia intorno all'1-2%, molto di più per chi ha in essere piccole pratiche, di meno per chi ha esposizioni sopra i 250.000 euro (spero che siano poche).
Il contributo non è volontario: nelle FAQ si precisa che il socio dissenziente che non versa il richiesto rischia la revoca della garanzia e azioni coattive.
La notizia non è un fulmine a ciel sereno. Tutti i confidi prevedono meccanismi di supporto patrimoniale basati sulla mutualità, nelle forme della sottoscrizione di quote sociali, dei depositi cauzionali escutibili in caso di illiquidità o default, o dei fondi fideiussioni. Anche le casse rurali, prima della guerra, erano cooperative a responsabilità illimitata.
In passato avevo espresso scetticismo sul fatto che queste fonti fossero concretamente attivabili. Oggi è necessario attivarle in risposta alle pressioni congiunte della crescita dei volumi (e talora della concentrazione dei rischi), della crescita delle sofferenze, e - nel caso dei 107 - della crescita dei costi operativi combinata con lo scrutinio severo delle condizioni di solvibilità da parte della Vigilanza.
Non è un problema soltanto per il 107, lo è anche per i 106 che hanno spinto sulla crescita negli ultimi anni. Non lo è per il 106 "di comunità" che si sono mantenuti in un perimetro operativo di soci ben conosciuti, e hanno così preservato i loro tesoretti, non dovendo supportare né la crescita, né i rischi. Ci sono peraltro anche dei 106 piccoli in difficoltà, ma stanno fuori dai riflettori e possono risolvere i loro problemi in maniera "bonaria", specialmente se qualcuno mette una buona parola.
Nel settore confidi il problema (non solo in Abruzzo) è trovare fonti di capitale alternative agli aiuti pubblici: per 5 milioni che Mutualcredito intende raccogliere dai soci, vecchi e nuovi, aspetta di riceverne altrettanti dalle banche coinvolte come enti sostenitori.
Si tratta di azioni imposte da uno stato di necessità. Quando un ente di garanzia bussa alle porte di due classi di stakeholder chiedendo un apporto al patrimonio senza dare una contropartita immediata, deve promettere una contropartita futura. Quale sarà? Saranno conciliabili le aspettative dei soci e quelle delle banche? Cambierà il peso nella governance delle associazioni di settore, laddove sono presenti?
Coglierei l'occasione per portare alla ribalta la domanda "Qual è la ragion d'essere dei confidi, oggi?", e dare risposte nuove, propositive?
Aspettiamo le risposte. Ne enuncio due:
  • "i confidi sono una rete di mediazione creditizia per clienti bancari marginali che intendono restare tali e sono disposti a pagare per il 'favore'";
  • "i confidi sono un modello virtuoso nato negli anni cinquanta ed ancora valido così com'era".
Risposte possibili, ma prive di interesse (almeno per me).

Luca
Mon 1 Nov 2010, 12.05 - Stampa
Segnalo due articoli dal Sole 24 ore di oggi.
Il primo è un aggiornamento sui numeri del Fondo centrale dei garanzia al 30 settembre, con riflessioni dei presidenti di Federconfidi e Assoconfidi, sul ruolo centrale della garanzia per l'accesso al credito. Il secondo è la testimonianza di un giovane imprenditore biellese, Tommaso Galbersanini, che afferma
«I funzionari della banca sono rimasti stupiti quando ho presentato la garanzia dei confidi già al primo appuntamento: così è stato molto più rapido l'iter per istruire la pratica e ottenere il finanziamento».
Ma come stanno andando veramente i confidi? I neo-107, a quanto so, si fanno in quattro per andare a regime raccogliendo gli onori e sopportando gli oneri del loro status. I 106 dovrebbero prepararsi all'introduzione della vigilanza light prevista dal Decreto 141, ma non ne sento parlare molto in giro.
Come diceva Amatore Sciesa, il patriota milanese, "Tiremm innanz". Un motto che può signifcare cose diverse.

Luca