Wed 30 Sep 2009, 10.34 - Stampa
Il Fondo Monetario Internazionale, nel Global Financial Stability Report diffuso oggi, stima che le perdite della crisi, fra il 2007 e il 2010, ammonteranno a circa 3.400 miliardi di dollari, un dato migliore di 600 miliardi di dollari rispetto alla valutazione precedente. Secondo l'FMI, «la stabilità finanziaria globale è migliorata, ma i rischi restano alti». Trovate un resoconto sul Sole 24 ore.

Luca
Tue 29 Sep 2009, 20.19 - Stampa
Il Sole 24 ore riferisce del sit-in dell'imprenditore Giuseppe Pizzino in Piazza Cordusio, davanti alla sede del gruppo Unicredit. Ecco uno stralcio del dialogo tra l'impresa e la banca, così come riportato:
Pizzino, a capo di un gruppo che occupa 300 addetti e fattura 20 milioni di euro l'anno, sostiene di avere bisogno di denaro per investire: «Abbiamo chiesto un finanziamento per attuare un piano di investimenti, non per ripianare passività pregresse. Abbiamo presentato – sottolinea – un progetto di rilancio e richiesto tre milioni di euro, garantiti da beni immobili, destinati a realizzare un nuovo impianto industriale tecnologicamente all'avanguardia. Questo consentirebbe non solo di mantenere gli attuali livello occupazionali, ma di assumere altre 60 persone». Il finanziamento servirebbe ad acquistare moderni macchinari, in grado di abbattere i costi di produzione del 15% e rendere dunque i prodotti più competitivi sul mercato. Pizzino chiede a Unicredit di «valutare la sostenibilità del progetto», ammettendo tuttavia che il 2008 è andato male, «com'è però successo ovunque».
Ma sono proprio i bilanci dell'anno scorso a indurre Unicredit a valutare negativamente l'istanza dell'imprenditore: «Non ci è possibile allo stato attuale concedere il nuovo finanziamento richiesto – si legge in una nota dell'istituto bancario – in quanto i bilanci 2008 evidenziano strutturalmente per entrambe le aziende margine operativo lordo negativo, risultato economico negativo e patrimonio netto negativo. Situazione che riscontriamo per la controllata anche nel bilancio 2007». «Siamo ben consapevoli della gravità e della delicatezza della situazione, anche per le eventuali possibili ricadute sulle numerose famiglie coinvolte. Dobbiamo tuttavia sottolineare – scrive ancora Unicredit – che è nostra precisa responsabilità, nell'impiegare il risparmio affidatoci dai nostri clienti, finanziare aziende che siano in grado di portare avanti attività sostenibili nel tempo e capaci di generare flussi positivi.[...]».
Nei giorni scorsi, un invito al dialogo era arrivato alla banca anche da Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana socio con lo 0,6% della holding lombarda, che ha affermato di condividere le strategie del management di Unicredit per rafforzare il patrimonio del gruppo, facendosi al contempo «portavoce dell'imprenditore Pizzino del gruppo Castello Spa per il mancato prestito di 3 milioni di euro».
Un guazzabuglio. Che cosa ne verrà fuori?

Luca
Tue 29 Sep 2009, 19.13 - Stampa
SEC servizi, noto provider di servizi informatici al settore bancario, ha rafforzato l'alleanza con il polo di offerta per i Confidi Galileo Network, nel quale ha acquisito in luglio una partecipazione del 40%. A ulteriore riprova del commitment verso il settore della garanzia fidi, SEC organizza un convegno il prossimo 9 ottobre a Padova da titolo "Nuove opportunità per i confidi. Soluzioni e servizi ICT per la trasformazione dei confidi". I lavori iniziano alle 9.30 e coprono la mattina.
I relatori sono Bruno Magnani (A.D. Galileo Network), Claudio D’Auria (Allen e Overy), Mario Borin (Amministratore Delegato Sviluppo Artigiano), Cipriana Zorzoli (Resp. Risk Management e Compliance Confidi Lombardia), Patrizia Geria (Direttore Generale Neafidi), Giuseppe Petrelli (Resp. Progetti Speciali Galileo Network), Paolo Pecchiari (vice Direttore Generale Sec Servizi) e Luciano Dalla Riva (direttore generale SEC Servizi). Per maggiori informazioni e per iscriversi (gratuitamente) vi rimando a questa pagina del sito SEC. Le testimonianze invitate si annunciano interessanti, peccato non poterci andare per l'overbooking di impegni didattici.

Luca
Tue 29 Sep 2009, 11.36 - Stampa
L'International Accounting Standards Committee (IASC) Foundation ha pubblicato la versione draft della tassonomia IFRS SME, rivolta alle piccole e medie imprese (vedi qui per il comunicato ufficiale).
Si tratta di una completa traduzione in linguaggio XBRL degli International Financial Reporting Standard per le piccole e medie imprese (IFRS for SMEs), pubblicati dall'International Accounting Standards Board (IASB) il 9 Luglio 2009 (vedi qui)
Questa tassonomia è accompagnata dalla documentazione e da esempi ed è possibile inviare commenti e suggerimenti a riguardo entro il 27 Novembre 2009 (partendo da qui).
Da un punto di vista tecnico, l'architettura di questa tassonomia ricalca quella della tassonomia IFRS 2009 ed in futuro le due tassonomie saranno sviluppate ed eventualmente modificate in parallelo.

Davide
Sat 26 Sep 2009, 12.05 - Stampa
Claudio D'Auria mi segnala la relazione presentata dal Presidente dell'ABI Corrado Faissola alla Commissione attività produttive della Camera. I punti trattati sono riassunti nell'introduzione, che cito:
Le riflessioni che noi portiamo a questa Audizione riguardano dunque il tema del sostegno al sistema produttivo e alle piccole e medie imprese in particolare. Dopo aver brevemente richiamato qualche dato di contesto e collegato la questione delle prestazioni dell’industria manifatturiera con quella più generale della crisi economica, svilupperò il mio intervento lungo due direttrici: nella prima parte ricorderò i dati più recenti sul credito e passerò criticamente in rassegna i principali temi che sono oggi al centro della discussione, dal credit crunch al costo dei finanziamenti, da Basilea 2 alla crescita della rischiosità; nella seconda parte ricorderò motivazioni, natura e dati delle nostre principali iniziative (Avviso comune, Accordo ABI- Cassa depositi e prestiti, Accordo ABI-Sace, Accordo ABI-Bei) cercando di sottolineare soprattutto gli sviluppi più recenti.
Buona lettura.

Luca
Sat 26 Sep 2009, 11.49 - Stampa
Bartolo Mililli mi segnala una sentenza con la quale il TAR siciliano chiarisce che i liberi professionisti, hanno pari dignità delle imprese sia per essere soci dei confidi che per l'accesso alle agevolazioni collegate. Il Dr. Giovanni Cappello, di Profidi, ha dovuto fare ricorso contro l'Assessorato regionale al Bilancio perché i suoi soci, in prevalenza liberi professionisti, erano stati esclusi. L'UE, quando parla di attività economiche non esclude i liberi professionisti (così sottolinea la sentenza) e quindi accedono regolarmente al de minimis.
In diverse occasioni mi è giunta l'eco della querelle in merito all'ammissibilità dei dottori commercialisti come promotori e soci di confidi. Confesso che non ho una posizione precisa in materia (non ho approfondito le ragioni delle parti in causa, penso che le associazioni delle Pmi obiettino che gli studi professionali non hanno fabbisogni di credito insoddisfatti). Se la questione di chiarisce, comunque, meglio per tutti. Le contese per accedere o bloccare l'accesso di altri a risorse pubbliche fanno perder una marea di tempo e distraggono dai problemi reali.

Luca
Fri 25 Sep 2009, 12.49 - Stampa
Metto in vista un commento di Sapio su un post precedente:
Suggerimento ai Confidi segnalanti.
da Circ. BdI n.139 del 14/06/04 CERI-Istr. per Intermediari Creditizi, Cap. II, Par. 2 Crediti di Firma
.......... Nell'ambito della categoria di censimento "garanzie connesse con operazioni finanziarie" devono essere segnalate distintamente, previa valorizzazione della variabile di classificazione "tipo garanzia" : le garanzie che assistono finanziamenti concessi al cliente da altri intermediari segnalanti;......
Il "tipo garanzia" dovrebbe essere il flag 108 da porre =1

Luca
Thu 24 Sep 2009, 15.19 - Stampa
... Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Una perifrasi per annunciare il cambio del nome e dell'ambito territoriale del Confidi Napoli, che diventerà Confidi Regione Campania, come riferisce questa news su denaro.it:
Dal Confidi Napoli nasce Confidi Regione Campania. Lo stabilisce l’assemblea dei soci, che decide all’unanimità di modificare lo statuto e di allargare l’operatività dalla provincia di Napoli all’intero territoriale regionale. Con la nuova denominazione prende il via la trasformazione del consorzio fidi in intermediario finanziario vigilato dalla Banca d’Italia ai sensi dell’articolo 107 del Testo unico bancario, come voluto dal presidente Giuseppe Calcagni. L’obiettivo è quello di agevolare l’accesso al credito da parte delle imprese associate e di offrire condizioni più vantaggiose in termini di tassi. Diventano infine operativi gli accordi presi dal consorzio fidi con Confagricoltura Campania, Cis-Interporto di Nola e Cia-Confagricoltura di Napoli e Caserta. Il Confidi aprirà presidi presso queste strutture partendo da Castellammare di Stabia e da Nola.
Luca
Wed 23 Sep 2009, 18.11 - Stampa
Marc Faber, noto investment advisor di Zurigo (suo il sito gloomboomdoom.com), vede sfracelli all'orizzonte per la troppa moneta creata dalla Fed. Ma lo dice con aria divertita. E la banca centrale più brava sta in India. E manderemo i nonni in casa di riposo, ma in Tailandia (costa meno).
Ascoltatelo in questa intervista a Bloomberg TV (qui la seconda e terza parte).

Luca
Wed 23 Sep 2009, 16.56 - Stampa
Dal Sole 24 ore il resoconto dell'audizione di Emma Marcegaglia alla Commissione attività produttive della Camera, da cui cito:
Per Marcegaglia, inoltre, sarebbe opportuno «garantire in via automatica e immediata la deducibilità fiscale delle perdite su crediti» quando si ricorre agli strumenti concordati per le crisi d'impresa. Confindustria chiede, dunque, di allentare, per un periodo di 18 mesi, i vincoli che frenano le banche nel concedere finanziamenti alle Pmi. È necessario, ha detto il presidente degli industriali «rendere meno stringenti i vincoli patrimoniali e consentire alle banche di effettuare minori accantonamenti, a fronte di credito erogato alle piccole e medie imprese». L'obiettivo della proposta, ha aggiunto la Marcegaglia, «non è rinunciare alla valutazione del rischio del credito, ma diluire gli effetti della stessa valutazione». L'allentamento dei vincoli per le banche, tuttavia, «si deve riflettere integralmente su una maggiore erogazione di credito».
Comunque su Basilea2 serve «una rinegoziazione». Si tratta di un «obiettivo di medio-lungo termine - ha detto Emma Marcegaglia - perché è una cosa che va studiata e valutata a livello europeo. La rinegoziazione potrebbe stabilire che quando le cose vanno bene i coefficienti di patrimonializzazione potrebbero essere più alti, per abbassarli in tempi di crisi». In attesa della rinegoziazione, un allentamento dei vincoli per 18 mesi, dedicato alla piccola e media impresa.
Confindustria rilancia la presa di posizione concertata a livello europeo con la consorella tedesca.
L'intenzione la apprezzo, ma non sono sicuro che le banche standard siano frenate oggi dall'obbligo di accantonare il 6% di patrimonio di vigilanza totale a fronte di un prestito Pmi retail, quando il core solvency ratio "non scritto" (ma guardato dagli investitori) è su livelli spesso più alti. E le bahce IRB? Come stanno adattando i loro rating interni e i conseguenti assorbimenti patrimoniali minimi? Stanno accantonando più delle banche standard? Aspettiamo i prossimi bollettini Banca d'Italia per capirne qualcosa di più.
Per ridurre gli assorbimenti può giovare una composizione equa e veloce delle posizioni di crisi irreversibile; naturalmente, anche favorendo l'emersione delle rettifiche per deterioramento con la più ampia deducibilità si fa pulizia e si riduce l'assorbimento (il capital ratio sulle esposizioni scadute di una banca standard scende dal 12% all'8% quando le svalutazioni superano il 20% dell'esposizione passata a default).
Ragionando su questi temi, non posso però far tacere un retropensiero: le sofferenze sul credito alle Pmi potrebbero avere in Italia un impatto sistemico? In caso affermativo, che fare per provvedere in tempo?

Luca
Tue 22 Sep 2009, 13.09 - Stampa
Il bando Made in Lombardy (annunciato nell'estate 2008) si è concluso con l'assegnazione dell'incarico al gruppo BNL, che vi ha partecipato con la propria rete bancaria e con la controllata Artigiancassa. L'iniziativa riguarda l'erogazione di mutui a tassi convenzionati per investire nello sviluppo competitivo, nella ricerca e nell'innovazione. La Regione Lombardia garantisce fino all'80% delle perdite con risorse comunitarie (POR FESR Competitività 2007-2013), nei limiti di un massimale pari ai fondi stanziati.
Trovate annunci e informazioni relativi al programma in questa pagina del sito Artigiancassa.

Luca
Tue 22 Sep 2009, 13.05 - Stampa
Repubblica riferisce di uno studio del centro di ricerca SVIMEZ sulla diffusione e le performance dei confidi nelle regioni meridionali. Cito dall'articolo:
A causa delle deboli condizioni del tessuto bancario e imprenditoriale del Sud - denuncia la SVIMEZ - la struttura attuale dei confidi non è in grado di supportare efficacemente le PMI. Per questo è necessaria una rinnovata attenzione dello Stato e delle Regioni a loro sostegno. In particolare,occorrono forme di intervento diretto (incremento dei fondi di garanzia ai singoli Confidi) ed indiretto (fondi pubblici di cogaranzia e controgaranzia), senza pregiudicare l'autonomia gestionale delle organizzazioni e soprattutto perseguendo una logica di sistema in grado di indirizzare e coordinare tutti gli attori coinvolti (imprese, banche, associazioni di categoria, Confidi, agenzie di sviluppo).
Dopo il lavoro promosso dall'Associazione SRM, un'analisi ulteriore che giunge a conclusioni non dissimili.

Luca
Tue 22 Sep 2009, 12.01 - Stampa
L'AICPA (l'associazione dei dottori commercialisti americani) ha raccolto le testimonianze di Charles Hoffman e di altri pionieri ricavandone un articolo di gradevole lettura sulle origini e la diffusione del linguaggio XBRL. Lo trovate qui (grazie ad Andrea Fradeani per la segnalazione). E' interessante perché l'esperienza narrata dimostra come le innovazioni procedano per iniziativa di singole persone, e riescano a sfondare per circostanze apparentemente casuali.

Luca
Sat 19 Sep 2009, 09.14 - Stampa
Riprendo i passaggi salienti dal dibattito nato da questo post sul disegno di legge abruzzese in materia di confidi:
Sapio: Ai politici hanno fatto credere che gli aiuti in forma di garanzia siano "migliori" di quelli in conto interessi. Mi domando se questo è scientificamente provato.
Luigi: Premetto che non sono un politico e non ho mai cercato di convincere un politico che gli aiuti in forma di garanzia siano migliori di quelli in conto interesse.
Semplicemente perché non c'è ne bisogno.[...]
I 500.000 euro che metto nei fondi rischi di un confidi o di una cooperativa artigiana, se ben gestiti, hanno un effetto moltiplicatore ed una capacità di rigenerarsi evidente e tale da assicurare un'efficiacia complessiva dell'intervento pubblico ben superiore rispetto alla concessione di contributi in conto interessi o interventi similari.[...]
In ogni caso consiglierei la lettura del Reg. CE 1998/2006 sugli aiuti di importanza minore "de minimis" laddove sul tema delle garanzie viene stabilito che 1.500.000 euro di garanzia valgono 200.000 euro di contributo. Il conto mi pare facile.
Sapio: Bene, partiamo da 1.500.000 E di garanzie = 200.000 E di contributo. Che significa ? Che l'impresa che riceve la garanzia ha un beneficio economico di 200.000 E ed il garante una pari spesa. Ma 1,5 mil è capitale, i 200 kE sono costi o ricavi. Il rapporto che i politici fanno e illude è 1.500.000/200.000=7,5, (alcuni arrivano a dire che può diventare 20) ma sono pere diviso mele. Ma allora se dare una garanzia di 1,5 mil equivale a dare all'impresa un beneficio di 200 kE dov'è la differenza? E' nel costo di distribuzione dell'agevolazione! Nel secondo caso, contributo in conto interessi, è molto più basso che nel primo perché c'è solo una valutazione (o se volete solo una burocrazia), quella della banca. Perché in Campania ci sono più Confidi che in Francia? Perché a gestire un Confidi le alte burocrazie ci guadagnano.
Dico la mia. Sull'efficacia moltiplicativa delle garanzie non mi ritrovo con la visione cartesiana di Luigi. Trovo che i calcoli sono ardui per un semplice motivo: l'efficacia dipende dal rischio, il rischio ex ante (su cui la banca valuta il beneficio atteso dall'attenuazione del rischio, e quindi decide di erogare credito che non avrebbe dato, e magari farlo pagare meno) e il rischio ex post (quanto effettivamente può trasferire delle sue perdite, senza far fallire il confidi). Nel dibattito in tema di azioni pubbliche, ci si ferma, quando va bene, al rischio ex ante. Con i contributi in conto interessi si agisce sul costo, ma non si affronta esplicitamente quello del merito di credito e del suo rafforzamento. Diventano finanziabili le imprese che non avrebbero retto il peso degli oneri finanziari di mercato, ma reggono gli interessi abbattuti dal contributo.
Nella sostanza, da quanto ho riscontrato sul campo, non concordo con Sapio nel ritenere le banche da sole trasferiscono meglio alle imprese il beneficio degli aiuti pubblici: un soggetto terzo che valuta il rischio "dalla parte delle imprese", se ne accolla una parte (mutualisticamente) e negozia con le banche ci vuole. Spesso, però, nemmeno i confidi sono bravi a svolgere questo ruolo, tant'è che spesso intervengono consulenti, mediatori creditizi, etc, o l'impresa finisce nella rete dell'usura.
OK, riapriamo il dibattito.

Luca
Fri 18 Sep 2009, 18.29 - Stampa
Gentili visitatori, vogliate perdonarmi se sono e sarò meno assiduo nell'aggiornare il blog, ma la prossima settimana vado a regime con quattro corsi per un totale di 18 ore di lezione settimanali. E in più ci sono gli altri lavori in corso.
Diraderò i post di argomento generalista (crisi, G20, Basilea etc., sulla stampa e in rete trovate già tutto), e mi focalizzerò sulle cose più "nostre" (confidi in primo luogo).
Il periodo di punta dura fino ad ottobre.

Luca
Tue 15 Sep 2009, 13.41 - Stampa
Dopo aver parlato di Unicredit e Montepaschi, riferisco di un'iniziativa di Intesa San Paolo per il sostegno finanziario della piccola impresa, riprendendo da La Repubblica:
L'accordo odierno tra Confartigianato, CNA, Casartigiani e Intesa Sanpaolo è un impegno ad accompagnare l'azienda artigiana in un percorso di recupero di solidità e fiducia attraverso interventi finanziari mirati, processi operativi semplificati per la concessione del credito in sede di delibera accelerando i tempi di risposta, disponibilità di un ampio plafond per le imprese dell'intero contesto nazionale, grazie ad una presenza capillare sia delle circa 2.500 strutture territoriali delle Confederazioni Artigiane, sia delle 22 Banche della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, che attraverso le 6.000 filiali distribuite in tutto il Paese garantisce la prossimità alle PMI su tutto il territorio.
L'accordo pone una particolare attenzione agli interventi finanziari per rafforzare il patrimonio delle piccole imprese artigiane, allo scopo di migliorarne il rating e quindi di favorirne l'accesso al credito, oltre a studiare le misure per un utilizzo più agevole di tutti gli strumenti di finanziamento disponibili. Il ruolo delle Confederazioni e la capillarità dei rapporti sul territorio delle Banche dei Territori del Gruppo Intesa Sanpaolo diventano a questo proposito un vero elemento strategico perché consentono di mettere a patrimonio comune la conoscenza diretta delle imprese e degli imprenditori, favorendo tra l'altro la rapida attivazione degli strumenti di garanzia fissati dai Confidi come nel caso di Fedart Fidi, con il quale Intesa Sanpaolo ha già definito un precedente plafond di ulteriori 500 milioni di euro.
Grazie all'accordo inoltre anche le PMI associate e le imprese artigiane possono rinviare la rata di mutui e leasing con "rinvio rata", una iniziativa di Intesa Sanpaolo che vede tutte del Banche della Divisione Banca dei Territori già operative da tempo, avendo avviato fin da maggio la procedura per consentire la posticipazione di 12 mesi del pagamento della rata di mutui e leasing. Provvedimento che, come noto, è stato poi oggetto dell'Avviso comune Abi-Governo-Organizzazioni imprenditoriali per la moratoria dei crediti alle imprese di inizio agosto a cui il Gruppo Intesa Sanpaolo ha aderito: ad oggi Intesa Sanpaolo ha già concesso alle PMI complessivamente oltre 1200 rinvii di pagamenti rate.
Come si legge, il programma prevede un plafond cospicuo (500 milioni di euro) per operazioni con i confidi.
Luca
Tue 15 Sep 2009, 05.58 - Stampa
Dal resoconto del Sole 24 ore del discorso pronunciato ieri dal Presidente USA:
Non possiamo permettere alla storia di ripetersi» e «non torneremo ai giorni delle azioni sconsiderate e degli eccessi incontrollati alla base della crisi, dove troppi erano motivati solo dall'appetito per i bonus. Wall Street non può tornare ad assumersi rischi senza pensare alle conseguenze e attendersi che la prossima volta i contribuenti americani saranno lì a frenare la loro caduta. È per questo che abbiamo bisogno di regole più forti».Wall Street non deve sedersi sugli allori pensando che tutto possa tornare come era in passato contando su un nuovo salvataggio pubblico in caso di nuova crisi.
E la prova - aggiunge Obama - della necessità di cambi delle regole ora è data dal fatto che alcuni «prontamente sono ritornati» alle vecchie pratiche.«Un anno fa abbiamo sperimentato come il mercato può sbagliare, come la mancanza di regole di buon senso possa portare eccessi e abusi - ha detto - A un anno di distanza è essenziale approvare le riforme che impediranno a una crisi come quella attuale di ripetersi».Il presidente americano Barack Obama sprona Wall Street a ritrovare il senso di responsabilità e la esorta a sostenere la crescita economica, soprattutto dopo che molte banche si sono riprese dalla crisi grazie all'aiuto del governo.
Intervenendo alla Federal Halle di New York, Obama ha precisato che «molte delle aziende che stanno tornando a essere redditizie hanno un debito nei confronti degli americani»: da qui l'invito alle banche ad aiutare maggiormente le famiglie che chiedono una modifica dei mutui nell'ambito del piano varato dall'amministrazione. Per aiutare le piccole imprese che hanno «disperatamente bisogno di finanziamenti».

Luca
Mon 14 Sep 2009, 19.15 - Stampa
Segnalo l'uscita del numero di settembre 2009 della Rassegna trimestrale BRI (BIS Quarterly review". Cito dal comunicato stampa in italiano:
La Rassegna trimestrale BRI pubblicata in data odierna si suddivide in due parti. La prima presenta una panoramica degli sviluppi recenti nei mercati finanziari e analizza quindi in maggiore dettaglio gli aspetti salienti emersi dalle ultime statistiche BRI sull’attività bancaria e finanziaria internazionale. La seconda si compone di quattro articoli monografici sui seguenti argomenti: il futuro della cartolarizzazione, l’impiego di controparti centrali nella negoziazione degli strumenti derivati over-the-counter, il costo del capitale proprio per le banche internazionali dal 1990 al 2009, e infine la rilevanza sistemica degli intermediari finanziari.
Buona lettura!

Luca
Sun 13 Sep 2009, 16.16 - Stampa
Sto ricevendo le prime risposte al tam tam sui procedimenti di iscrizione dei confidi all'elenco speciale ex art. 107 TUB. La scorsa settimana, le principali associazioni dei confidi si sono riunite a Roma per fare il punto sulla possibilità di ottenere dal Ministero dell'economia la proroga della scadenza del 31/12/2009, oppure la deroga all'obbligo di iscrizione per i confidi con volume di attività superiore a €75mn ma inferiore ad una maggiore soglia da stabilirsi.
Stando a quello che mi hanno riferito alcuni amici che hanno partecipato agli incontri, non sono ipotizzate o ipotizzabili dilazioni o attenuazioni delle scadenze pendenti ai sensi delle norme in vigore.
Il segnale è confortante, in quanto starebbe ad indicare che i confidi soggetti all'obbligo di iscrizione si sono attrezzati per corrispondervi.
In ogni caso, penso che varrà il motto latino motus in fine velocior, col rischio di code da bollino nero.
Sembra che, per concordare l'atteggiamento da tenere verso i ritardatari, le rappresentanze dei confidi e la Divisione Costituzioni banche e intermediari finanziari della Banca d'Italia abbiano scambiato messaggi ricchi di significati simbolici. Assoconfidi ha inviato il testo del leitmotiv di una nota commedia musicale, al che la Vigilanza ha risposto con i passaggi conclusivi di una parabola evangelica.
Chi ha programmato una partenza intelligente eviterà il rischio.

Luca
Sat 12 Sep 2009, 15.04 - Stampa
Dal Tempo:
«[...] entro fine mese verrà portata in Giunta la nuove legge organica in materia di Confidi (Consorzi di garanzia collettiva dei fidi) per dotare il nostro territorio di un sistema capace di fare da cerniera tra il mondo che produce ed il sistema bancario». «È ormai diventata non più urgenza ma una vera e propria esigenza, 78 confidi sono troppi, la nuova legge porterà ad una riduzione notevole, saranno confidi di respiro intersettoriale e regionale, entreranno in vigore nuove regole che porteranno la Regione ad avere un sistema confidi in grado di svolgere il proprio ruolo fino in fondo». Castiglione poi si sofferma sulla Finanziaria Regionale: «la Fira dovrà svolgere un'azione di contro e co- garanzia. Si tratta di un salto di qualità e discontinuità dell'attuale sistema creditizio finanziario per coinvolgere indistintamente dai professionisti agli agricoltori, dagli artigiani ai commercianti».
Amici abruzzesi, ci raccontate qualcosa di più preciso con un commento?

Luca
Fri 11 Sep 2009, 17.58 - Stampa
Sono reduce da una riunione fiume (4 ore e mezza) tenuta stamattina con Dedagroup e Phoenix, fornitori IT dei confidi trentini aspiranti 107. L'incontro è stato utilissimo. I nostri interlocutori ci hanno aggiornato sullo stato di avanzamento dell'applicazione D&D confidi, che è installata presso Finsardegna, il confidi sardo iscritto come 107 nello scorso gennaio. Senza parlare del prodotto (non voglio rubare il mestiere ai bravi commerciali Deda) propongo alcune riflessioni fatte stamattina.
Per dotarsi di sistemi informativi adeguati i 107 e i loro fornitori stanno pedalando su una strada in salita con qualche buca. D'istinto, si attribuiscono le difficoltà al gap di cultura organizzativa, contabile, tecnologica dei confidi. In realtà, c'è un gap non meno importante nelle attuali piattaforme contabili e informatiche bancarie, che formano la base di partenza per le soluzioni rivolte ai 107.
Alcuni esempi: i gruppi di lavoro Puma 2 non hanno ancora rilasciato specifiche esaustive per le operazioni di garanzia e credit risk transfer. Se ho inteso correttamente, per i crediti di firma e per le cartolarizzazioni sintetiche non sono ancora parametrate le "tabelle decisionali", ovvero le impostazioni che pilotano l'estrazione, l'elaborazione e l'aggregazione dei dati dagli archivi gestionali verso i tracciati delle segnalazioni di vigilanza su dati contabili e di rischio. Soltanto da poco sono state coperte le cartolarizzazioni per cassa.
Anche per Centrale Rischi i tracciati hanno bisogno di una manutenzione evolutiva per gestire adeguatamente le garanzie, in particolare per abbinare le doppie segnalazioni fatte dalle banche e dai confidi di una stessa pratica, che è garanzia ricevuta per le prime e rilasciata per i secondi, in modo da non duplicarla nella posizione dell'azienda acquisita col flusso di ritorno. Abbiamo poi già detto qui dei dubbi sulla gestione contabile delle contro-garanzie,e in genere delle garanzie ricevute.
Un ulteriore problema deriva dalla separazione tra i tavoli di lavoro Puma delle banche e degli intermediari non bancari. I confidi 107 afferiscono al secondo comparto, nel quale però attualmente si discute di leasing, factoring, credito al consumo, merchant banking, e non di crediti di firma.
In generale, la gestione delle garanzie rilasciate e ricevute negli applicativi banca (e qui il problema non è soltanto Puma, ma sta a monte) è lungi dall'essere completa.
C'è tanto lavoro da fare, e in fretta, per mettere a fuoco questi ed altri aspetti, e con maggior grinta, sistematicità e coordinamento. E avendo presente che non si possono risolvere con l'acquisto (o lo sviluppo) di un software problemi organizzativi e gestionali complessi trascurati fino a quel momento.

Luca
Fri 11 Sep 2009, 17.48 - Stampa
Dal resoconto del Corriere sulle carte di una nota vicenda processuale.
"Voglio infine precisare che il ricorso alle prostitute ed alla cocaina si in­serisce in un mio progetto te­so a realizzare una rete di con­nivenze nel settore della Pub­blica amministrazione perché ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo nella società."
L'idea è vecchiotta. Molti di voi conosceranno l'attacco di un country blues (vedi versione di Jackson Browne):
You take Sally, I'll take Sue
There ain't no difference between the two
Cocaine, it's runnin all around my brain.
Con queste premesse, niente fa più differenza. E la vita si dissolve nel nulla.


Luca
Thu 10 Sep 2009, 18.57 - Stampa
Il CEO di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein ha parlato ieri a Francoforte alla Handelsblatt Banking Conference. Ecco alcuni passaggi:
We believe attracting and retaining the best people is vital to our effectiveness and that incentives are an important element in that process. But we also recognize that, misapplied, they can also encourage excess. As an industry, we need to do a better job of understanding when incentives begin to work against the public interest rather than for it and take action to redress the balance.
I do think it is important to recognize that while incentive structures should be improved across our industry, that is no panacea for poor risk management. More than a few financial institutions kept billions of dollars of assets on their books. Often, they kept those assets because they didn’t know they were bad or toxic. Those institutions and the people that worked there – particularly at banks that failed -- suffered as a result. Thousands of professionals went down with the ship and lost much of their net-wealth as a result.
After the shocks of recent months and the associated economic pain, there is a natural and appropriate desire for wholesale reform of our regulatory regime. We should resist a response, however, that is solely designed around protecting us from the 100-year storm. Taking risk completely out of the system will be at the cost of economic growth. We know from economic history that innovation – and the new industries and new jobs that result from it -- require risk taking.
La stampa ha sottolineato le sue parole sui compensi dei banchieri che suscitano rabbia, "comprensibile e giustificata". In realtà il discorso è una difesa del modello operativo della sua banca e della vituperata finanza innovativa e globalizzata: la crisi è scoppiata per colpa di operatori miopi e incompetenti. Il fair value accounting, i modelli di risk management, le strategie di trading dinamico non sono il male assoluto, ma strumenti di lavoro che bisogna saper usare (loro li hanno saputi usare e continuano ad usarli).
Nei mercati finanziari di ogni epoca c'è posto per pochi vincitori, che si chiamino de' Medici, o Rotschild, o Goldman Sachs. Qual è il motore delle loro fortune, e come queste si correlano con la crescita e la redistribuzione della ricchezza reale? La questione, in ogni epoca, rimane aperta.

Luca
PS 11/09: Questo articolo su breakingviews.com fa la lista delle banche vincitrici, sopravvissute, messe a dura prova e in rianimazione.
Thu 10 Sep 2009, 18.45 - Stampa
Dall'Economist qualche anticipazione sul prossimo summit del G-20 chiamato a prendere posizione, tra l'altro, sulle proposte di ri-regolamentazione lanciate qualche giorno fa dal Comitato di Basilea:
PITTSBURGH, the host of the next G20 summit on September 24th, is known as the “city of bridges”. Anyone watching the build-up to the meeting may have already concluded that they will lead to nowhere. The warm-up event, a meeting of finance ministers and central bankers in London on September 4th, produced a fog of contradictory statements by multiple politicians, some from the same countries.
Depending on whom you listened to, capital requirements will get tougher quickly—or very gradually, to prevent banks shrinking their loan books. Bonuses will be governed by strict formulas—or by broad principles. Accounting rules will be made more forward-looking—or loosened to prevent big losses coming all at once.
[...]
Does that mean Pittsburgh will be a damp squib? It may yet produce some fireworks on bonuses, but not on any of the deeper issues: a forced wave of equity-raising by European and Japanese firms is highly unlikely. In a sense that is a good thing. Reforming the financial system is complicated. And although banks need much more capital, there is no hurry while they are wrapped in state guarantees and the economy is fragile. Pittsburgh may even be exactly what is needed—loud talk, and the delegation to experts [il riferimento è al Financial Stability Board] of the design of new and bigger sticks.

Luca
Thu 10 Sep 2009, 12.41 - Stampa
Apprendo da una news ASCA:
(ASCA) - Roma, 9 set - Accordo Monte dei Paschi di Siena-Confesercenti per abbattere la burocrazia e velocizzare le procedure di accesso ai fondi di garanzia.
E' stato individuato un percorso dedicato per l'accesso al Fondo di garanzia delle Pmi, gestito, nell'attualita', da Mediocredito Centrale.
Ma fra gli obiettivi piu' rilevanti ci sono anche quelli che guardano oltre la negativa congiuntura economica per puntare a definire una serie di misure che valorizzino ulteriormente i Confidi, attuino obiettivi presenti nello ''Small Business Act'' europeo a favore delle imprese, individuino proposte nuove nel campo della moneta elettronica e valorizzino potenzialita' fondamentali come quelle presenti nell'imprenditoria femminile e nel turismo.
Il primo passo di questo rilancio si e' dunque concretizzato con la sottoscrizione e la diffusione presso le rispettive reti territoriali di un accordo, gia' operativo,con Co.Svi.G, Consorzio di garanzie associativo, che prevede un iter dedicato e veloce per favorire l'accesso ai fondi di garanzia del Mediocredito Centrale, relativo alle tipologie microimpresa e percorso semplificato.
L'iniziativa coinvolge Co.Svi.G., soggetto facilitatore dell'accesso delle Pmi alla garanzia diretta del Fondo centrale (ne abbiamo parlato a più riprese, l'ultima volta in questo post). Co.Svi.G. rappresenta un canale alternativo ai confidi. L'accordo di cui sopra, che auspica la valorizzazione ulteriore dei confidi, si tradurrà probabilmente in modalità di intervento diverse a seconda delle regioni. Non dimentichiamo che in area Confesercenti opera Toscana Comfidi, che è tra i primi per dimensioni in Italia, e più che probabile capofila delle aggregazioni che interesseranno alcuni confidi del medesimo ambito associativo.
Consentitemi un accostamento: Confesercenti non figura tra le associazioni sponsor di "SOS Impresa Italia", l'iniziativa del gruppo Unicredit (vedi qui) a cui aderisce Confcommercio (ma anche CNA, con Confartigianato e Casartigiani). La varietà di modelli di offerta e di alleanze banche-associazioni può essere un arricchimento.

Luca
Thu 10 Sep 2009, 12.32 - Stampa
Sfogliando ilsussidiario.net ho trovato questo intervento di Vittorio Salvadori di Wiesenhoff, che mi ha ricordato e chiarito la misura di incentivo fiscale alla ricapitalizzazione delle imprese decisa dal Governo a inizio luglio. In dettaglio, il decreto-legge 1° luglio 2009 No. 78, convertito con modificazioni dalla Legge 3 agosto 2009 No. 102, stabilisce al comma 3-ter dell’Articolo 5, introdotto nel corso dell’esame alla Camera, che “per aumenti di capitale di società di capitali o di persone di importo fino a 500.000 euro perfezionati da persone fisiche mediante conferimenti ai sensi degli articoli 2343 e 2464 del codice civile entro sei mesi dalla data di entrate in vigore della legge di conversione del presente decreto si presume un rendimento del 3 per cento annuo che viene escluso da imposizione fiscale per il periodo d’imposta in corso alla data di perfezionamento dell’aumento di capitale e per i quattro periodi d’imposta successivi”. Un revival della dual income tax, per certi aspetti, ma riservato ad apporti di piccola entità che dai patrimoni personali affluiscono a piccole e medie imprese. Un'opportunità, non risolutiva ma interessante.

Luca
Wed 9 Sep 2009, 19.00 - Stampa
Segnalo nel magazine del New York Times il saggio del Nobel Paul Krugman How Did Economists Get It So Wrong?. Secondo Krugman, la miopia, o la distrazione dei suoi colleghi rispetto alla crisi montante nasce da una fascinazione estetica. Cito:
The theoretical model that finance economists developed by assuming that every investor rationally balances risk against reward — the so-called Capital Asset Pricing Model, or CAPM (pronounced cap-em) — is wonderfully elegant. And if you accept its premises it’s also extremely useful. CAPM not only tells you how to choose your portfolio — even more important from the financial industry’s point of view, it tells you how to put a price on financial derivatives, claims on claims. The elegance and apparent usefulness of the new theory led to a string of Nobel prizes for its creators, and many of the theory’s adepts also received more mundane rewards: Armed with their new models and formidable math skills — the more arcane uses of CAPM require physicist-level computations — mild-mannered business-school professors could and did become Wall Street rocket scientists, earning Wall Street paychecks.
L'economia finanziaria ha affascinato anche me, da giovane. Non l'ho frequentata più di tanto trattandosi di una partner molto impegnativa, corteggiata da numerosi e talentuosi colleghi, più giovani ed esercitati in econometria. Sarà elegantissima (nella sua versione didascalica) ma col tempo diventa cerebrale, barbosa. Alla fin fine, è povera non solo di verità, ma anche di bellezza, guardabile e toccabile. La verità è anche bella.

Luca
Wed 9 Sep 2009, 12.08 - Stampa
Il Sole 24 ore commenta a pag. 41 (vedi ritaglio OCR dalla rassegna stampa del MEF) un rapporto del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo (che trovate qui).
Le banche italiane hanno core solvency ratio (attività ponderate per il rischio su capitale tier 1) più bassi delle omologhe europee (in ispecie dei gruppi elvetici), però il capital ratio (attività non ponderate su capitale tier 1) è sensibilmente più alto. Oggi la misurazione del capitale bancario (quello disponibile e quello necessario) è un arduo esercizio delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità). Lo studio citato fornisce uno spaccato esauriente, nella prospettiva del cambio di paradigma (verso un apporccio più macro e sistemico) a cui vigilanza e mercati si stanno preparando.

Luca
Wed 9 Sep 2009, 11.38 - Stampa
Ho trovato un respiro non comune nell'articolo di Mario Deaglio, dal titolo coraggioso, uscito oggi sulla Stampa, di cui cito (invitando alla lettura dell'intero pezzo, segnalato da Sapio):
Il divario di opinioni tra Tremonti e Berlusconi va quindi interpretato, prima di tutto, come la variante italiana della confusione e della carenza mondiale delle idee su questo punto fondamentale [una linea comune nei rapporti tra mondo politico e finanza, essenziale per evitare il ripetersi di crisi distruttive]. Vi sono però particolarità italiane che richiederebbero maggiore coordinamento a livello di governo e anche un maggiore apporto dell’opposizione. Mentre infatti negli altri Paesi ricchi, con pochissime eccezioni, gli Stati hanno relativamente poco debito mentre le famiglie sono relativamente molto indebitate, in Italia succede il contrario: lo Stato italiano è tra i più indebitati (in rapporto al prodotto interno lordo), mentre le famiglie italiane hanno pochi debiti e consistenti saldi attivi e le imprese (le cui finanze spesso non sono ben separate da quelle delle famiglie dei piccoli imprenditori) sono relativamente poco capitalizzate.[...]
Un’azione determinata del governo per mettere a posto la propria tesoreria e pagare con maggiore celerità i propri fornitori avrebbe probabilmente effetti più incisivi di un credito che, magari con un’interpretazione «buonista» dei «Tremonti bonds», venisse distribuito a pioggia; e gli imprenditori italiani, dal canto loro, dovrebbero tener presente che la creatività, l’energia e la freschezza innovativa che li caratterizza a livello mondiale devono accompagnarsi a un altro tratto tipico delle imprese in ogni parte del mondo, ossia l’accettazione di una buona dose di rischio finanziario, senza la quale è difficile, al giorno d'oggi, fare molta strada.
Lo spunto è un dissidio (tra Berlusconi e Tremonti), ma la conclusione è che bisogna guardare al quadro complessivo, e farlo in profondità e in modo coordinato (e non partigiano).

Luca
Wed 9 Sep 2009, 10.20 - Stampa
Un visitatore mi segnala un articolo di aggiornamento dal Gazzettino del 5 settembre:
Banca Popolare di Garanzia al bivio.
Dopo un’estate di lavoro il commissario dell’istituto padovano Isacco Marchesini potrebbe avere qualche offerta in mano. Il condizionale è d’obbligo perché il traghettatore designato dalla Banca d’Italia per evitare il fallimento della Popolare sta lavorando sotto traccia e non rilascia dichiarazioni. Sembra però sicuro che vi siano delle offerte in pista, una potrebbe arrivare da Torino, sponda gruppo Conafi, in Borsa con la controllata Conafi Prestitò. Una finanziaria specializzata nei servizi finanziari e nei prestiti personali come la cessione del quinto dello stipendio che ha chiuso il primo semestre di quest’anno con una perdita consolidata di 455mila euro, meno di un quarto del "rosso" dell’anno scorso. Interpellato sull’indiscrezione anche il portavoce delal Conafi si è trincerato in un "non posso rispondere" che lascia aperta qualsiasi ipotesi. Ma viene confermato un dato: il capitale libero per acquisizioni è di 68,5 milioni. Risorse per salvare la Popolare dunque ci sarebbero.”
Questa soluzione sembrerebbe però non essere gradita a Via Nazionale che vorrebbe la presenza nella compagine sociale anche di altri istituti di credito i quali però non hanno dato, nell’incontro di venerdì scorso tenutosi a Padova, disponibilità in tal senso.
Se a tutto ciò si aggiunge la questione che la banca ha ormai gravi problemi di liquidità (è da circa nove mesi che non produce ricavi) si capisce che la situazione è alquanto grave.
Aggiunge il mio corrispondente:
Quello che ci si chiede è se Banca d’Italia avrà il coraggio o meno di ordinare la messa in liquidazione della Popolare pur in presenza di un’offerta seria (anche se a lei non gradita) lasciando a casa una sessantina di dipendenti.
Dell'interesse di Conafi per il settore della garanzia avevo parlato in questo post. Non aggiungo commenti perché la situazione è estremamente delicata e non ho modo di verificare le informazioni.

Luca
Tue 8 Sep 2009, 11.56 - Stampa
Un articolo di Sergio Rizzo dal Corriere di oggi (qui ripreso dalla Rassegna stampa del Governo) riporta il presunto cahier des doléances di Confindustria sulle attività del Ministero dello sviluppo economico. Mi permetto di riprendere questa perla:
Fatto sta che gli industriali si sono trovati davanti uno scenario molto diverso da quello che immaginavano un anno fa, e soprattutto un ministero con il portafoglio sempre più vuoto. Un esempio? Il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che a suo tempo fece sbottare Emma Marcegaglia chiedendo al governo «soldi veri» per le imprese alle quali le banche stavano chiudendo i rubinetti del credito. Scajola annunciò che per quel fondo sarebbero stati disponibili subito 1,6 miliardi: poi però si scoprì che le risorse erano state scaglionate da Tremonti e che per il 2009 la somma utilizzabile non era che di 169 milioni. A questo si devono poi aggiungere le assurdità burocratiche. Per dirne una, la domanda per accedere a questo fondo non deve essere presentata dall'impresa, ma dalla banca a cui è stato chiesto il prestito. Con il risultato di allungare notevolmente i tempi. Un problema serio. Tanto che per risolverlo il ministero sta studiando la possibilità di introdurre i voucher del credito: buoni di garanzia che le imprese possono spendere direttamente per avere prestiti in qualsiasi banca scavalcando le procedure bizantine.
A onor del vero lo scaglionamento degli stanziamenti era noto fin dal botta e risposta sui "soldi veri" tra ministro (Scajola) e presidente (Marcegaglia). L'articolista, autore del best seller Rapaci, deve essere andato a caccia di malumori, non di notizie. Confindustria non si è mai lamentata della procedura telematica di accesso al Fondo Pmi. L'idea del voucher del credito (non entro nel merito) sottintende che banche e confidi siano un ostacolo, e non un tramite, tra Pmi e Fondo centrale. Non mi risulta che le cose stiano così.
In un anno di crescita sostenuta dei volumi (con le risorse che ci sono), il Fondo ha bisogno di una messa a punto di alcuni dettagli del suo impianto normativo, e di un collaudo dei nuovi strumenti (a cominciare dalla garanzia dello Stato). E occorre una collaborazione più assidua e collegiale tra gli attori (MEF, MiSE, associazioni, banche, MCC), senza lasciare vuoti tra produzione normativa, affinamenti procedurali, assegnazione di fondi, politiche di allocazione, scelte operative di erogazione.
Sui soldi veri, penso che il Ministro Scajola darà presto le opportune precisazioni.
E anche i media facciano la loro parte. Tutti parlano di imbarbarimento del gusto, della sensibilità dei lettori: i giornali si comprerebbero soltanto per spiare dal buco della serratura, e sentire di gente che si azzuffa, condanna, recrimina, o almeno si indigna. Io personalmente mi indigno quando leggo un quotidiano di 60 pagine che ha la consistenza dell'albume a neve. Se anche l'economia finisce con la politica nel pentolone del gossip velenoso possiamo andare tutti a casa, soldi o non soldi.

Luca
Mon 7 Sep 2009, 16.50 - Stampa
Onore al titolista del quotidiano il Tempo, che ha voluto fare un primo sommario punto sull'applicazione della moratoria (rectius, avviso comune) banche-imprese:
Blocca rate snobbato. La crisi non c'è
[...] I primi numeri disponibili sulla corsa allo stop delle rate però danno una percezione diversa dell'effettivo stato di salute finanziaria delle aziende italiane. Un'indicazione è arrivata ieri dall'amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera, che a Cernobbio nel corso dei lavori del Workshop Ambrosetti ha spiegato che «più di mille aziende hanno fatto richiesta» ad Intesa Sanpaolo per ottenere una moratoria sui crediti vantati dalla banca nei loro confronti. Una buona notizia sicuramente per le mille imprese che hanno ottenuto il necessario ossigeno per non chiudere i battenti. Ma che stride con l'evidente sproporzione con il parco clienti vantato dallo stesso istituto.
Oggi, sul fronte del fare notizia, "la crisi, aiuto!" cede talora il passo a "la crisi, che barba. Ma dov'è?".
Segnalo ai commentatori che i piani di riequilibrio finanziario, come la vittoria, avanzano con il passo della fanteria. Il galoppo, in finanza, è andatura buona soltanto per fughe disperate. Specialmente quando la comunità migrante è numerosissima. Ma lo stesso articolo fornisce una spiegazione più confortante dell'avvio in sordina della moratoria:
O ancora spiega ancora un banchiere a Il Tempo il segno che chi aveva veramente bisogno di ossigeno, in banca, si è recato in tempi non sospetti. Cioè prima di accordi, carte bollate e discussioni tra le parti sociali.

Luca
Mon 7 Sep 2009, 13.53 - Stampa
Dall'articolo del Sole 24 ore sull'intervento di Emma Marcegaglia al Workshop Ambrosetti di Cernobbio
Confindustria ha lanciato l'allarme liquidità. «È stata firmata la moratoria sui debiti aziendali, l'Abi dice che ha aderito oltre l'80% delle banche. Ora contano i fatti». Intanto Confindustria si muove anche su altre strade: l'idea ha spiegato la presidente, è di creare una sorta di società consortili, private, partecipate da banche, confidi o dalla Cassa depositi e prestiti, che sottoscrivano azioni e obbligazioni di aziende e che le aziende stesse possono ricomprare dopo un periodo di circa tre anni. «È un meccanismo che potrà dare risposte alle esigenze di ricapitalizzazione e consolidamento delle imprese».
Non mi pare un'idea da poco, e coinvolgerebbe anche i confidi. Qualcuno ha maggiori informazioni, o commenti?

Luca
Mon 7 Sep 2009, 12.21 - Stampa
Il Gruppo dei governatori di banche centrali e dei capi degli organi di vigilanza bancaria, riunito ieri a Basilea in rappresentanza di 27 paesi, ha raggiunto un accordo sulle linee guida delle "nuove regole" dell'intermediazione finanziaria da molti invocate come cura risolutiva contro la crisi finanziaria globale.
Nel comunicato, il presidente del "Gruppo" Jean Claude Trichet ha sottolineato l'importanza dell'accordo raggiunto, che fissa i nuovi principi della regolamentazione e della vigilanza sulle banche a livello globale. Secondo il presidente del Comitato di Basilea, Nout Wellink, il passo in avanti consiste nella posa in opera di uno strato "macro-prudenziale", che consisterà principalmente di un tampone di riserve patrimoniali anticicliche e di procedure per gestire le crisi di banche "sistemiche" e interconnesse.
Le principali misure delineate sono le seguenti:
  • aumentare la qualità, coerenza e trasparenza del patrimonio di base (Tier 1) che dovrà essere composto in misura predominante da azioni ordinarie e riserve di utili;
  • introdurre un leverage ratio sull'attivo non ponderato per il rischio come misura aggiuntiva rispetto ai requisiti basati sul rischio di Basilea II, con possibile sua inclusione nei requisiti di Primo Pilastro;
  • introdurre a livello globale un requisito minimo per il rischio di liquidità nella forma di un coefficiente minimo di copertura in caso di stress supportato da un coefficiente strutturale di liquidità a più lungo termine;
  • introdurre uno schema per riserve patrimoniali tampone in aggiunta ai requisiti minimi, in chiave anti-ciclica (oltre a regole anticipatrici per accantonare a fondi rischi date le perdite attese, alla moda spagnola);
  • formulare raccomandazioni per ridurre il rischio sistemico associato alla gestione delle crisi di banche cross-border.
Il Comitato valuterà se applicare un requisito addizionale di capitale alle banche sistemiche.
I supervisori auspicano per il futuro un sistema meno indebitato, più liquido, meno concentrato, meno interconnesso, più preveggente, insomma più capace di farsi trovare pronto, robusto ed elastico, dalle crisi prossime venture. Molto diverso dal sistema che la crisi lascia in eredità. Quanto ci vorrà per arrivare alla nuova destinazione? E chi ci metterà le risorse private? Azionisti e manager meno avidi?
Il Comitato di Basilea è cauto sui tempi di attuazione delle nuove misure. Promette di stilare proposte concrete entro fine 2009, di svolgere uno studio di impatto a inizio 2010, per poi calibrare i nuovi requisiti per fine 2010. Il piano di attuazione sarà modulato per non ostacolare la ripresa dell'economia economia reale.
Già, perché le nuove misure sono rivolte ad un mondo in piena salute che intende scongiurare una nuova crisi. Un mondo diverso e lontano da quello che abbiamo davanti agli occhi, dove l'economia reale chiede di allentare i requisiti di capitale, le risorse liquide le mettono le banche centrali, il capitale lo mettono gli Stati a disastro avvenuto, soci e manager non rinunciano ai buoni guadagni.

Luca
Mon 7 Sep 2009, 11.50 - Stampa
Ricevo in questi giorni richieste di pareri da amici di confidi e banche sul seguente quesito (che io stesso accennavo in questo post sulla recente comunicazione in materia della Banca d'Italia): una garanzia 106 a prima richiesta, contro-garantita a prima richiesta dal Fondo centrale Pmi, trasmette efficacemente la ponderazione zero all'esposizione bancaria sottostante?
Ho fatto qualche telefonata per consultarmi a mia volta. I pareri pervenuti (dei quali ringrazio tutti gli amici interpellati, e gli amici degli amici) sembrano convergere su un punto: perché no? Quanto vale per i 107 sarebbe applicabile ai 106: le garanzie 106 che rispettano i requisiti di validità oggettivi posti da Basilea 2 per la garanzie personali sarebbero quindi efficaci "veicoli" dell'attenuazione del rischio prodotta dalla garanzia statale di ultima istanza. Banca d'Italia non avrebbe esplicitato questa estensione perché il preciso quesito oggetto della comunicazione era stato formulato in relazione alle garanzie dei 107.
Se fossi un 106, mi affretterei - di concerto con i miei pari - a stilare uno schema di convenzione tipo per garanzie a prima richiesta conformi, lo verificherei con il gestore del Fondo e, con l'occasione, metterei a punto una serie di aspetti procedurali e di documentazione per tranquillizzare le banche beneficiarie (che devono avere basi solide sulle quali fondare la ponderazione più favorevole dei prestiti garantiti). Forse i membri del comitato di gestione del Fondo ci hanno già pensato, o lo hanno già fatto.
Siamo tutti d'accordo su questa interpretazione, che non può che far piacere ai 106?

Luca
Fri 4 Sep 2009, 19.22 - Stampa
Una comunicazione di Unicredit MCC, successiva alla comunicazione della Banca d'Italia sul trattamento prudenziale delle garanzie del Fondo centrale Pmi, ne esplicita un punto importante. Affermava Banca d'Italia:
Per quanto riguarda, infine, l’efficacia temporale della garanzia dello Stato, il D.M. 25 marzo 2009 stabilisce espressamente che gli interventi del Fondo sono assistiti da detta garanzia a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto stesso.
E il Customer care di MCC, dopo aver riepilogato le fonti e il disposto della normativa da applicare, opportunamente specifica:
Il trattamento prudenziale si applica agli interventi deliberati dal Fondo a decorrere dalla data di entrata in vigore (15 maggio 2009) del DM 25 marzo 2009, che ha stabilito criteri, condizioni e modalità di rilascio della garanzia di ultima istanza.
Le prime esposizioni ponderate zero sono dunque quelle a prima richiesta assunte dal Fondo dal 15 maggio in avanti. Il prossimo rendiconto statistico dovrebbe darci le prime evidenze del successo del nuovo intervento.

Luca
Fri 4 Sep 2009, 08.09 - Stampa
Grande risalto oggi sul Sole 24 ore alla lettera appello spedita da Emma Marcegaglia e Hans Peter Keitel (presidente della confindustria tedesca) ai presidenti di Commissione e Consiglio europeo in vista del prossimo vertice del G-20. I leader delle associazioni industriali evidenziano come siano in atto i segnali di un preoccupante credit crunch e chiedono che vengano alleggeriti i requisiti patrimoniali e la valutazione del rischio imposti dalle regole entrate in vigore due anni fa. Da questa constatazione nasce la richiesta pressante di una revisione delle direttive sul capitale bancario, nei punti che più condizionano - si presume - i comportamenti delle banche, senza aspettare una Basilea 3.
Bruxelles non ha respinto l'istanza, promettendo attenzione.
Il rimedio sarebbe molto semplice: tornare ad adottare il metodo standard semplificato, che di fatto non è molto diverso da Basilea 1. A questo punto tutto l'armamentario dei rating creditizi viene estromesso dalla disciplina di vigilanza prudenziale. Sì, estromesso drasticamente, perché non si possono legare i requisiti minimi ai rating, esterni ed interni, quando il ciclo creditizio è buono per risparmiare capitale e poi spegnere l'interruttore quando le sofferenze cominciano a stringere. I coefficienti di Basilea 2 IRB sono legati ai rating della banca, e quindi inevitabilmente salgono quando la clientela viene declassata. Anche sulle posizioni a sofferenza gli assorbimenti IRB possono essere più alti che nel metodo standard.
E' una proposta provocatoria la mia, ovviamente. Di fatto sarebbe una scorciatoia.
La strada da seguire è un'altra: che le banche IRB intervengano sui sistemi di rating, in particolare su quelli per lo small business, e riducano il peso dello score andamentale a favore dello score qualitativo e di una valutazione quantitativa a più lungo orizzonte. Altra modifica: applicare probabilità di default a medio termine (through the cycle), ovviamente annualizzate, e rendere meno rigidi i criteri di validazione statistica. E che le banche standard, in modo meno sofisticato, facciano lo stesso per i loro score a fini gestionali. Basilea 2 fissa criteri per i sistemi di rating che obbligano alla coerenza, non all'automatismo.

Luca
Thu 3 Sep 2009, 12.41 - Stampa
Il 9 agosto (vedi post) Unicredit Banca con Confcommercio, Confartigianato, Cna e Casartigiani annunciavano la creazione di task force locali in aiuto delle piccole imprese in tensione di liquidità. Oggi sono stati resi noti da Roberto Nicastro, Deputy CEO di Unicredit Group, i dettagli, come promesso. Cito dal comunicato ripreso, tra gli altri, da ilVelino.it:
[...] “Nei prossimi giorni verranno quindi create 80 task-force, 30 operative a livello regionale e 50 a livello provinciale, impegnate a prendere in esame le situazioni di disagio creditizio segnalate dalle associazioni di categoria delle Pmi e dai relativi Confidi. Le task-force, che vedranno il coinvolgimento anche degli specialisti della banca, saranno dei veri e propri tavoli di confronto con la funzione di valutare, caso per caso, le richieste delle piccole imprese in difficoltà e individuare le soluzioni più efficaci per dare loro un’opportunità per il rilancio." [...]
"Questa iniziativa serve a dare immediata e concreta attuazione operativa all’accordo tra Abi e ministero dell’Economia – ha aggiunto Nicastro –. Ci aspettiamo che il 90 per cento delle imprese comprese nell’accordo abbiano meno di 20 addetti, poiché l’intesa è finalizzata alle piccole e piccolissime imprese in difficoltà”. Le task-force delle associazioni di categoria delle Pmi coadiuveranno dunque UniCredit sia nella concessione di nuova finanza, sia nell’individuare possibili soluzioni per le imprese che necessitino di una ristrutturazione delle attuali linee di credito o che debbano rafforzare il proprio profilo di rischio. Più in dettaglio, l’intervento della banca avverrà tramite soluzioni di finanziamento come per esempio: l’allungamento del piano d’ammortamento fino ad ulteriori 5 anni rispetto alla durata originaria; l’accodamento alla fine del piano di ammortamento delle quote capitale delle rate arretrate non pagate; la sospensione del pagamento della quota capitale attraverso l’inserimento nel piano di ammortamento di rate di soli interessi per 12 mesi ed il conseguente allungamento del piano residuo con rate comprensive di capitale ed interessi; il finanziamento a titolo personale degli imprenditori attraverso mutui ipotecari residenziali destinati al riequilibrio finanziario aziendale; il consolidamento di passività a breve termine finalizzato al riequilibrio della struttura patrimoniale e finanziaria aziendale; il prestito partecipativo, per il rafforzamento patrimoniale per l’azienda; l’allungamento a 270 giorni delle scadenze del credito a breve termine per sostenere le esigenze di cassa.
Un po' come il mio business point, ma con ben altri numeri, e con i quattrini (su questo non li possiamo seguire). Auguri sinceri di buon lavoro. Fateci sapere come andrà l'esperimento. In Trentino potremmo far qualcosa insieme.

Luca
Wed 2 Sep 2009, 15.29 - Stampa
Sapio mi segnala un intervento di Antonio Foglia (Banca del Ceresio) sul Sole di oggi. Cito un passaggio:
la rischiosità del bilancio complessivo del sistema bancario [occidentale] è identica a quella di un portafoglio che, a fronte di capitali propri pari a 100, fosse investito in azioni per 380 e in obbligazioni AAA per 1.270, finanziando con un debito di 1.550 la differenza rispetto all'esiguo capitale di 100. Un simile portafoglio è 3 o 4 volte più rischioso di quello degli hedge fund più aggressivi e circa 8-10 volte più rischioso di quello del proverbiale buon padre di famiglia. Provate a metterlo in relazione col vostro portafoglio personale: vi sembra che le banche corrano rischi ragionevoli?
Con così tanta leva e rischio in portafoglio, e le banche più grandi ne hanno ancor di più, non deve stupire che le banche passino dall'insolvenza a utili straordinari quando governi e banchieri centrali permettono loro di falsificare la contabilità e assicurano loro un sostegno incondizionato. L'aumento radicale dei requisiti di capitale delle banche e il ripristino di mercati regolamentati per titoli e derivati inciderebbero alla radice sulle cause degli extraprofitti e dei bonus vergognosi.
Dalla pagina linkata sopra è scaricabile l'analisi dei bilanci di settore che porta Foglia alle conclusioni forti sopra citate.

Luca
Wed 2 Sep 2009, 08.56 - Stampa
Nel post di ieri ho raccolto questo commento di Pierpaolo Arzarello, che riprendo perché delinea un'agenda di problemi e di proposte che merita una discussione focalizzata
Concordo con voi che chiedere "sconti" alla Banca d'Italia, soprattutto in questo periodo di scadenza e dopo una proroga di circa un anno, non sia la strategia giusta.
Tuttavia vi chiedo se avete alcuni suggerimenti da poter proporre alle Federazioni dei confidi. A me sono venuti in mente alcuni punti:
1) eliminare le segnalazioni in centrale rischi (anche se in contropartita si dovrebbero perdere i flussi di ritorno);
2) chiedere alla Banca d'Italia un'interpretazione ufficiale sul trattamento contabile delle poste di bilancio caratteristiche dei confidi (vedi ad esempio le commissioni, i fondi rischi, le controgaranzie...). A suo tempo le Federazioni dei confidi avevano emanato dei chiarimenti sui bilanci confidi (avete presente i numeri 21, 41, 51 etc. degli schemi di bilancio?) mentre per gli Ias dobbiamo utilizzare le istruzioni, a volte molto scarne, degli altri intermediari 107.
3) Consentire una consistente esternalizzazione di servizi e controlli sulle Federazioni nazionali per contenere i costi di vigilanza;
4) Avevo pensato anche ad una ponderazione standard delle garanzie rilasciate al 75% (come se fossero tutti soci retail) per ridurre le necessità patrimoniali.... ma non sono troppo convinto.
Attendo i vostri commenti....
Ecco i miei commenti:
1) capisco, Centrale rischi richiede segnalazioni mensili e ad evento di deterioramento. L'attività correlata potrebbe assorbire una persona a tempo pieno. Mi chiedo però come può un intermediario specializzato nel rischio di credito fare a meno di questa fonte informativa, che tra l'altro "costringe" ad avere una procedura crediti allineata con gli standard bancari. Senza CeRi il confidi non può fare controllo andamentale, se non bussando alla porta delle banche convenzionate (cosa che deve comunque fare perché CeRi non fornisce indici di movimentazione). Alimentare CeRi (ma in genere gestire il processo del credito) richiede comunque un'integrazione informatica con le banche basata su protocolli standard di sistema. Quello che manca è questo.
2) Il periodo di consultazione sugli schemi di bilancio 107 è scaduto in luglio; era quella la sede per fare proposte, si potrebbe chiedere di riaprire la consultazione, per recepire quanto appreso nella predisposizione dei bilanci IAS per l'iscrizione a 107; io ci ho perso una settimana buona dopo ferragosto su quegli schemi;
3) Quali federazioni nazionali? Quelle dei confidi mi risulta che abbiano patrocinato delle convenzioni con fornitori di IT e di consulenza, ma non hanno investito in strutture tecniche per gestire direttamente l'outsourcing. La produzione "in economia" è essenziale per abbattere i costi, così come la presenza di offerte concorrenti (l'esperienza delle BCC insegna). Per le funzioni di controllo (internal auditing, risk management, compliance) e per quelle direzionali i confidi ricorrono a società di servizi professionali (consulting firm generaliste o boutique specializzate su banche e intermediari), salvo alcune che si sono appoggiate alle federazioni regionali delle BCC. Peraltro anche i fornitori esterni non nascono imparati, e il gap di competenze specifiche sulla garanzia si fa sentire, ci vorrà un anno per colmarlo;
4) Se c'è una procedura credito decente, non c'è problema a calcolare gli assorbimenti patrimoniali giusti; la concentrazione del credito è un aspetto delicatissimo, mi sembra pericoloso trattare a priori i portafogli come retail (ampiamente frazionati), di esposizioni sopra il milione di euro ce ne sono, specie nell'industria; c'è comunque il plafond sui grandi rischi da rispettare.
Altri commenti?

Luca
Tue 1 Sep 2009, 09.40 - Stampa
September is the cruellest month, penso, parafrasando Eliot. Come ogni anno, lo stress da ripresa mi provoca sbalzi di umore. Se non bastasse, si aggiunge la fatica di programmare il lavoro con un sentiment negativo di fondo. Le aspettative di consenso proiettano un quadro fosco: la morìa di imprese sfinite dalla recessione, l'accumulo di sofferenze bancarie, il probabile scivolone dei mercati finanziari (azioni, ne parla oggi Carlini sul Sole 24 ore, ma anche corporate bond).
Tante macro-incertezze, e in più micro-incertezze negli ambiti che più ci interessano, gentili visitatori: i confidi aspiranti 107 stanno facendo i conti con la scadenza di dicembre, mentre la domanda di garanzie preme e le escussioni non vanno certo calando. I mezzi patrimoniali sono quelli che sono. La garanzia statale di ultima istanza concessa tramite il Fondo centrale PMI sopperisce in parte, a condizione che i confidi eroghino garanzie personali. Ma anche lì, i problemi non sono tutti chiari e risolti: per effetto delle sofferenze in aumento, la "prima richiesta" prosciuga la tesoreria dei confidi, che è in parte vincolata a presidio delle garanzie sussidiarie. La contro-garanzia del Fondo copre una quota elevata dell'impegno, ma non tutto, e il Fondo non è il pozzo di San Patrizio. E poi: quali saranno le politiche allocative? Saranno ammessi soltanto i 107, di diritto o di fatto? I 106 faranno soltanto garanzie sussidiarie (non contro-firmabili dallo Stato), oppure anche personali?
La micro-incertezza contagia le attese sulle policy verso i confidi: taluni pensano, sollecitano ad una proroga, o una deroga, del suddetto appuntamento con l'iscrizione a 107. Altri chiedono adempimenti di Vigilanza più leggeri (come se fosse sensato chiedere a via Nazionale regole su misura, a quattro mesi da una scadenza).
Sono soltanto voci, per di più discordi, per ora, ma dietro le voci stanno difficoltà oggettive di alcuni confidi. C'è in più il rischio di congestione dell'iter autorizzativo in Banca d'Italia, se dovesse arrivare un pacco di domande sciué sciué in zona Cesarini.
Come sapete, seguo le domande di iscrizione dei tre confidi trentini. Ci ho dedicato buona parte del mese di agosto. Sono andato a vedere gli schemi delle segnalazioni, le problematiche IAS, il reporting, e tanti altri aspetti. Ci stiamo lavorando intensamente con le strutture dei confidi, perché a poco serve una domanda da trenta e lode se poi la nave 107 non è armata e l'equipaggio non è pronto. I costi del 107 non sono una variabile esogena, possono diventarlo se si pensa che comprare è più facile che pensare.
Non abbiamo tempo di pensare a proroghe, o deroghe. I lavori in corso avranno in ogni caso un senso, l'impegno profuso non sarà inutile.

Luca
Tue 1 Sep 2009, 09.21 - Stampa
Una bella canzone di Claudia Alvarèz, ispirata cantautrice argentina, mi aiuta in questi giorni a non cedere al malumore e allo scoraggiamento. Si intitola Despiértame (svegliami!):
Tu conoces los deseos que mueven mi corazón
yo te pido que me avises cuando no sea más quien soy.

Ay de mí cuando me olvido y me pierdo en el camino,
ay de mí cuando me voy,
cuando estoy tan confundido se me nublan los sentidos
se me duerme el corazón.
Tú conoces mis deseos, tú conoces mi cansancio
tú sabés muy bien quien soy.
Yo te llamaré mi amigo porque cuidas mi destino
despierta mi corazón.
"Tu conosci i desideri che muovono il mio cuore/io ti chiedo che mi avverti quando io non sono me stesso." Un'esortazione a una persona cara, ad un amico, piccolo o grande.
Trovate qui il testo completo (con traduzione).

Luca