Fri 30 Jan 2009, 09:48 AM - Stampa
Un articolo di Rossella Bocciarelli sul Sole 24 ore di ieri (pag. 35) riferisce del parere, positivo e argomentato, sulla proposta governativa dei cosiddetti "Tremonti bond" ex art. 12 del DL anti-crisi n. 185/2008 recentemente convertito in legge, le obbligazioni subordinate e convertibili che il Tesoro potrà sottoscrivere per rafforzare, laddove opportuno, il patrimonio di base delle banche. Si parla anche dell'accordo-quadro tra ABI e Ministero dell'Economia che detta le linee guida degli specifici protocolli e codici etici sottoscritti da ogni banca che si avvarrà di questa fonte pubblica di capitale.
Ecco le anticipazioni riferite dal Sole:
  • le banche si impegnano ad assicurare, nel prossimo triennio, in presenza di una corrispondente domanda, la piena disponibilità del credito alle imprese e a mantenere attivo un mercato dei finanziamenti alle aziende, tenendo sotto controllo l'evoluzione della qualità del credito;
  • le banche si impegnano ad offrire il loro contributo al rafforzamento dei fondi di garanzia, contribuendo anche al fondo centrale di garanzia per le Pmi appena rifinanziato dallo stesso DL anti-crisi, art. 11;
  • le banche si impegnano ad un ulteriore consolidamento del rapporto con i confidi;
  • sarà costituito un organismo composto in modo paritario da rappresentanti del mondo delle banche e di quello delle altre aziende, con un rappresentante del Ministero dell'Economia, avente il compito di monitorare la dinamica dei finanziamenti alle imprese.
L'accordo-quadro prevede inoltre impegni a favore delle famiglie e i risparmiatori, e le linee guida del codice etico, che disciplinerà soprattutto le politiche di dividendo e di incentivazione agli amministratori e al personale (un'etica molto concreta, meno male).
Un parere? Può la moral suasion indurre le banche a sostenere il credito alle aziende più di quanto farebbero spontaneamente? Non è facile capire se il razionamento c'è, e se dipende dal timore delle banche o da qualche vincolo più coriaceo. Se ci sono strozzature, il problema è trovare la strada per rimuoverle, con soluzioni di mercato, mutualistiche, pubbliche, quelle più efficaci. Quanto all'organismo paritetico di monitoraggio, penso che i tavoli di confronto sono sempre benvenuti. Che poi funzionino dipende dalle persone riunite attorno al tavolo, dalla condivisione di uno scopo comune e dalla fiducia che si stabilisce al di là delle appartenenze e degli interessi rappresentati. Ma le soluzioni di cui c'è bisogno - nuove, concrete, rischiate sul campo - è difficile che nascano lì.

Luca
Fri 30 Jan 2009, 07.09 - Stampa
La legge di conversione del DL anti-crisi (link temporaneo a Gazzetta Ufficiale) ha portato al testo seguente in materia di potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le Pmi (in neretto le modifiche in sede di conversione).
Art. 11. Potenziamento finanziario Confidi anche con addizione della garanzia dello Stato
1. Nelle more della concreta operativita' delle previsioni di cui all'articolo 1, comma 848 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, le risorse derivanti dall'attuazione dell'articolo 2, comma 554 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, sono destinate al rifinanziamento del Fondo di garanzia di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, fino al limite massimo di 450 milioni di euro, subordinatamente alla verifica, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, della provenienza delle stesse risorse, fermo restando il limite degli effetti stimati per ciascun anno in termini di indebitamento netto, ai sensi del comma 556 del citato articolo 2.
2. Gli interventi di garanzia di cui al comma 1 sono estesi alle imprese artigiane. L'organo competente a deliberare in materia di concessione delle garanzie di cui all'articolo 15, comma 3, della legge 7 agosto 1997, n. 266, e' integrato con i rappresentanti delle organizzazioni rappresentative a livello nazionale delle imprese artigiane.
3. Il (( 30 per cento )) della somma di cui al comma 1 e' riservato agli interventi di controgaranzia del Fondo a favore dei Confidi di cui all'articolo 13 del decreto-legge del 30 settembre 2003, n. 269, convertito, (( con modificazioni, )) dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
4. Gli interventi di garanzia del Fondo di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, sono assistiti dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza, secondo criteri, condizioni e modalita' da stabilire con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze. (( La garanzia dello Stato e' inserita nell'elenco allegato allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 13 della legge 5 agosto 1978, n. 468. Ai relativi eventuali oneri si provvede ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, numero 2), della legge 5 agosto 1978, n. 468, con imputazione nell'ambito dell'unita' previsionale di base 8.1.7. dello Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. ))
5. La dotazione del Fondo di cui al comma 1 potra' essere incrementata mediante versamento di contributi da parte delle banche, delle Regioni ed di altri enti e organismi pubblici, ovvero con l'intervento della SACE S.p.a., secondo modalita' stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello sviluppo economico.
(( 5-bis. Per gli impegni assunti dalle federazioni sportive nazionali per l'organizzazione di grandi eventi sportivi in coincidenza degli eventi correlati all'Expo Milano 2015, e' autorizzato il rilascio di garanzie nel limite di 13 milioni di euro per l'anno 2009.))
Si confermano le anticipazioni, con la simpatica variazione sul tema del comma 5.bis. Il Fondo va avanti (nelle more, ancora aperte, dell'approvazione delle norme di attuazione del Fondo finanza d'impresa), viene provvisto di una dote cospicua (speriamo che si sblocchino le riserve sulla completa disponibilità), e si apre la strada, con modalità da definire, alla controgaranzia dello Stato. Un cenno alla riserva minima del 30% a favore delle operazioni veicolate dai confidi (che competono con le garanzie dirette del Fondo alle banche): il 30% è molto meno della quota media registrata dai confidi negli ultimi due anni. Il limite è una sorta di clausola di salvaguardia rispetto al rischio di una crescita "leonina" della quota delle banche (che in effetti sono sempre più attive su questo sportello).

Luca
Fri 30 Jan 2009, 06:34 AM - Stampa
Leggete in prima pagina del Sole 24 ore di oggi l'editoriale di Luigi Zingales sulle reiterate richieste di salvataggio del sistema bancario americano (il Wall Street Journal avrebbe ventilato la proposta di un Fondo che rilevi asset tossici fino $2.000md !). Cito la conclusione
Non indennizzare le perdite a spese dei contribuenti non è solo un problema fiscale (il costo è astronomico) o di giustizia sociale (si tratta di una redistribuzione dai più poveri ai più ricchi), ma soprattutto di efficienza economica. Quando si spezza il principio di responsabilità (chi si assume il rischio riceve i guadagni ma anche assorbe le perdite) l'economia di mercato perde la sua ragion d'essere.
Indigna noi, come indigna Zingales, la notizia che Merrill Lynch ha accelerato la distribuzione di bonus per $4md poco prima di essere salvata da Bank of America con un iniezione di risorse pubbliche per $10md. Erano diritti acquisiti, si potrebbe obiettare ...
Ha ragione Zingales: se lo Stato brucia i suoi interventi per tenere in rianimazione a spese nostre un'economia gonfiata, i suoi modelli di consumo ingiusti e insostenibili, la noncuranza irresponsbile verso i bisogni veri delle persone, andiamo verso il disastro.
Luca
Wed 28 Jan 2009, 06:08 PM - Stampa
Spronato dai risultati incoraggianti del mediateur du credit francese, vi aggiorno sui passi del mio progetto (che ha fini analoghi, ma è nello spirito meno napoleonico e più sussidiario) di Business Point, sportello di assistenza alle imprese che annunciavo qui, anzi vi sottopongo una scheda di presentazione che ho scritto per discutere dell'idea con chi è interessato a svilupparla.
Vorrei partire qui a Trento entro marzo. Commenti e testimonianze di esperienze simili sono benvenuti.

Luca
Wed 28 Jan 2009, 04:59 PM - Stampa
Andrea Bianchi mi segnala da Varese una notizia uscita sul Sole 24 ore di ieri (pag. 9): parla di René Ricol, noto commercialista francese, che svolge la funzione di mediatore per le Pmi a rischio di credit crunch. E' una figura voluta dal Presidente Sarkozy nell'ottobre 2008 come parte del piano anti-crisi del Governo francese. In pochi mesi, grazie a Ricol e al suo team, 1.200 imprese a rischio revoca sono riuscite ad ottenere credito e a sopravvivere. Come? Pare che sia bastato cercare nella banca l'interlocutore giusto e spiegare bene la situazione dell'azienda. Nel progetto sono impegnate le filiali regionali della Banque de France.
Trovate maggiori dettagli qui e poi andate a vedere, soprattutto, il sito http://www.mediateurducredit.fr (tutto in francese!).

Luca
PS 3/2: Sul sito francese dell'iniziativa trovate questa presentazione con slide e allegati in cui si illustrano gli aspetti salienti del programma
Wed 28 Jan 2009, 03:31 PM - Stampa
Riprendo il sintetico comunicato del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria, convocato ieri dal Ministro per l'Economia:
Alla riunione, presieduta dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, hanno partecipato il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, il Direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, il Presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini, il Presidente della Consob Lamberto Cardìa.
Le Autorità di vigilanza hanno riferito al Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano.
La Banca d'Italia ha illustrato l'andamento del credito alle imprese nel contesto di un quadro congiunturale in netto deterioramento, con effetti che iniziano a manifestarsi sulla qualità del credito. La crescita dei prestiti bancari continua a decelerare per la contrazione della domanda di finanziamenti per i programmi di investimento, con segnali di inasprimento delle condizioni di offerta. Le condizioni di erogazione del credito alle imprese e alle famiglie riflettono il costo del funding delle banche.
La situazione del mercato della liquidità si presenta meno tesa rispetto allo scorso ottobre, in particolare sulle scadenze più brevi.
Il Comitato ha convenuto sull'opportunità di monitorare costantemente l'evoluzione del mercato del credito valutando gli andamenti, sia delle quantità erogate, sia delle condizioni economiche praticate.
La situazione tiene, ma tende a irigidirsi. Quanto al costo del credito, si accenna all'adeguamento degli spread (soprattutto) al quelli applicati sulla raccolta obbligazionaria. Nei mesi passati correvano voci di prezzi del credito alle Pmi fatti sui listini pre-crisi, giocando piuttosto sul rallentamento delle erogazioni. Ora pare che l'aggiustamento delle condizioni stia andando a regime. Del Comitato dice qualcosa di più il Sole 24 ore di oggi a pag. 7.

Luca
Wed 28 Jan 2009, 03:20 PM - Stampa
Come riferisce il Sole 24 ore di oggi (e questo pezzo sul Financial Times), la Development Bank of Japan guiderà un programma di apporti di capitale netto in piccole e medie imprese strette dalla crisi delle filiere rivolte all'export. Lo Stato garantirà dal 50 all'80% delle perdite su queste partecipazioni. Le imprese ammesse dovranno dimostrare di essere tecnologicamente competitive e importanti per le economie locali, e inoltre sarà verificata la capacità di tornare all'equilibrio economico e patrimoniale in tre anni.

Luca
Wed 28 Jan 2009, 03:01 PM - Stampa
Riprendo uno spunto interessante (tutto da approfondire) da un intervento di Oscar Giannino sul sussidiario.net:
Ma c’è una discontinuità ancora maggiore da prendere in considerazione, ed è quella che a quanto mi risulta Emma Marcegaglia ha personalmente esposto al presidente del Consiglio. Se la crisi continua – come io purtroppo credo – finché non avverrà una riregulation finanziaria e una credibile pulizia degli asset detenuti dagli intermediari finanziari, a cominciare dagli Stati Uniti – cosa per la quale ci vorranno nel migliore dei casi due trimestri pieni, nel peggiore fino a tutto il 2010 – gli aiuti all’auto non rappresentano affatto la vera sfida da raccogliere. I sessantamila lavoratori a casa di cui ha parlato Marchionne potrebbero divenire fino a un milione e oltre, se non si inizia a pensare non solo – come si è già fatto – a garantire in maniera crescente il sostegno ai redditi ai cassintegrati aggiuntivi; ma anche a come sostenere le aziende nel loro conto economico e patrimoniale.
È un compito che rischia di essere spaventevole, ma è insieme affascinante. Non credo affatto che si tratti di pensare a nuove IRI, la storia non si ripete mai eguale. Ma attenzione: l’esperienza del consorzio sovvenzione valori industriali, che in Italia nacque nel 1912 sotto Giolitti e Nitti ben prima della crisi, qualcosa da insegnare ce l’ha ancora. Il mio modestissimo suggerimento è di rendere operativa al più presto una terza gestione della Cassa depositi e prestiti, che si affianchi a quella ordinaria e a quella speciale. Le modifiche statutarie che ne sono premessa sono già state adottate dal governo. Si tratta ora di immaginare come, alla Cassa che è esterna al recinto del bilancio e del debito pubblico (sempre grazie a Tremonti, non dimentichiamolo per favore), si possa procedere a garanzie per trasformare crediti a breve e medio in lungo termine. Ma anche a interventi straordinari e temporanei nel capitale, per sostenere i circolanti negativi ed evitare fallimenti a catena. Se poi non serviranno, meglio per tutti. Ma l’essenziale è che, se la crisi continua, non ci colga impreparati e con una macchina pubblica incapace di esperire istruttorie anche a centinaia, per valutare caso per caso il da farsi.

Luca
Tue 27 Jan 2009, 01:23 PM - Stampa
Lo storico Harold James, grande studioso dell'economia tra le due guerre, lancia un monito contro i pericoli di una risposta alla crisi tutta nelle mani del potere statale (trovate l'articolo sul Sole 24 ore di domenica scorsa o qui in inglese). Cito un passaggio che ho letto con qualche brivido:
La risposta politica alla deflazione è invocare più Stato. E' impossibile affrontare la deflazione nell'ambito delle normali operazioni di mercato. Solo lo Stato è sufficientemente affidabile da farsi carico di tutti i crediti di cui gli istituti privati, troppo allergici al rischio, vogliono sbarazzarsi. Ma la descrizione astratta che fanno gli economisti dell'intervento pubblico che ne risulta come espansione della "domanda aggregata" nasconde il fatto che il Governo spende per determinate cose e prende decisioni politiche a beneficio di imprese e individui specifici.
Nel clima di scarsità che caratterizza le deflazioni da debito, la specificità delle operazioni di salvataggio inevitabilmente produce un forte dibattito politico. Lo vediamo nella discussione attuale sugli effetti distributivi del salvataggio dell'industria dell'auto, o nella preoccupazione sull'accesso alle linee di credito d'emergenza della Fed per gli hedge fund, additati da tutti come responsabili dei problemi finanziari odierni. [...] Lo statalismo è stata la risposta più comune nel 900 alle nuove incertezze. La sua inadeguatezza potrebbe portare a formulare risposte molto più antiche: la repulsione nei confronti dell'economia di mercato [...] la deflazione non produce soltanto un anticapitalismo radicale, ma anche una profonda ostilità verso qualsiasi genere di organizzazione economica e politica.
Un simile allarme risuonava nell'editoriale di Sergio Romano, pubblicato lo stesso giorno sul Corriere. Sono segnali da prendere sul serio. Tra i pericoli mortali di uno statalismo iniquo e autoritario e di derive anarchiche c'è una via di salvezza: si chiama sussidiarietà, corresponsabilità, o solidarietà, se preferite. Cosa implichi in termini di cose da fare non è semplice, ma abbiamo il dovere di rifletterci giorno e notte, e rischiare una risposta costruttiva.

Luca
Tue 27 Jan 2009, 11:28 AM - Stampa
Penso che i tempi siano maturi per parlare di un progetto molto interessante che è partito qui, a Trento. Come alcuni sanno, in Trentino operano tre confidi, Confidimpresa Trentino, Cooperativa artigiana di garanzia e Cooperfidi. Sono tre realtà importanti, e superano tutti la soglia degli €75mn di attività. Dunque, a Trento abbiamo: tre confidi che devono chiedere l'iscrizione a 107, una Federazione delle cooperative (a cui i confidi sono associati) che fornisce consulenza e servizi di internal auditing alle casse rurali, un'alleanza tra IT provider bancari (Phoenix e Dedagroup) che offre una soluzione confidi 107, un dipartimento universitario che si diletta di confidi e tematiche connesse. Perché non fare qualcosa insieme? L'idea è stata lanciata qualche mese fa, è stata messa a punto, e siamo partiti con il progetto ConfidiPAT (PAT sta per Provincia Autonoma di Trento, l'altro attore chiave del settore).
Sono contento di prendere parte a questo progetto con partner solidi, potendomi quindi dedicare a quello che mi è più congeniale: suggerire gli obiettivi della missione, far circolare idee e infondere entusiasmo. E quanto ad entusiasmo, vi assicuro che i tre soggetti trentini coinvolti non sono da meno di quest'altro terzetto trentino.
Per ora è tutto, penso che avrò cose da raccontare nelle prossime settimane.

Luca
Sat 24 Jan 2009, 10:56 AM - Stampa
Riprendo dal Corriere un passaggio del discorso di Benedetto XVI su Internet.
Il concetto di amicizia ha goduto di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni - scrive Benedetto XVI -. Tale concetto è una delle più nobili conquiste della cultura umana. Per questo motivo occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l'esperienza dell'amicizia. Sarebbe triste se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare online le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero.
Vale anche per aleablog (ma non a caso con tanti amici visitatori ci conosciamo anche di persona).

Luca
Sat 24 Jan 2009, 10.43 - Stampa
Segnalo un articolo di Massimo Mucchetti a pag. 21 del Corriere della Sera di oggi. Nell'apertura si analizzano le clausole delle obbligazioni subordinate convertibili che lo Stato potrà sottoscrivere per ricapitalizzare le banche. Fortemente scoraggianti, come dire "Banche, meglio se riuscite a cavarvela da sole, o cercando capitale da altri". Mucchetti passa poi a trattare di credito, osservando:
Siamo in recessione. Se durerà secondo la media, ne avremo fino a metà 2010, ma potrebbe andar peggio. Le imprese, di ogni taglia, hanno bisogno di credito sicuro non per gli investimenti (per lo più rinviati) ma per finanziare la gestione fatalmente più lenta negli incassi. Aziende sane possono saltare perché non ottengono il prestito necessario a pagare una cambiale in scadenza. Le banche, specialmente le grandi, in questi anni, hanno finanziato soprattutto la finanza. Necessitano di un bagno di umiltà per reimparare il rapporto con il cliente, magari dalle popolari migliori e dal credito cooperativo. E tuttavia certi no non sono senza motivo: la banca ha anch'essa bisogno di liquidità perché ha anch'essa debiti da onorare; oggi i tassi attivi compensano poco il rischio di insolvenza. Alla fine, tra Confindustria e Abi il duello è tra due ragioni, non tra una ragione e un torto. Un numero crescente di debitori, finora finanziati a breve, sta concordando con le banche l'allungamento delle scadenze, ma un numero ancora maggiore non è in grado di farlo e quasi tutti non riescono a farlo in misura sufficiente. Le grandi banche stanno prestando denaro a medio termine a tassi inferiori ai loro costi in un numero di casi non più trascurabile. Si prevede il raddoppio delle perdite su crediti. Il che incide per miliardi sui margini del 2009.
Se vuole sostenere l'economia, più che dal versante indiretto della ricapitalizzazione delle banche, il governo dovrebbe varare misure più efficaci a garanzia della raccolta bancaria a medio termine (indispensabile per allungare le scadenze alla clientela) e a garanzia del rischio di credito (non totale, naturalmente, per non deresponsabilizzare l'intermediario) per l'intera economia come sarebbe augurabile o per settori con elevato indotto come l'auto, se non è possibile fare di più.

In effetti mi giungono voci di spread a buon mercato (inferiori a quelli che la banca paga sui suoi bond) sui mutui alle Pmi, che però si accompagnano a rallentamenti delle erogazioni. Urge una profonda riflessione sui nuovi equilibri di bilancio delle nostre banche (collegata ad una riflessione altrettanto seria sugli equilibri delle imprese affidate).

Luca
Fri 23 Jan 2009, 17.22 - Stampa
Segnalo a Bartolo Mililli e a tutti i gentili visitatori l'editoriale Recessione. I numeri non sono tutto scritto per ilsussidiario.net dal mio amico Paolo Preti, professore di Organizzazione alla SDA Bocconi e ad Aosta, e co-autore di un libro di successo sulla piccola impresa. Un invito ragionevole a non dimenticare quello che abbiamo saputo fare in situazioni difficili come l'attuale, e ad apprezzare quello di cui siamo ricchi. Nelle ricette di Preti si parla anche di ricapitalizzazione, di aggregazione attorno agli imprenditori più capaci, di logiche di rilancio, e non di costosa assistenza.
Molto incoraggiante. Ci sono però passaggi molto stretti per andare in quella direzione, da affrontare con grande perizia manovriera.

Luca
Fri 23 Jan 2009, 04:11 PM - Stampa
... come in questo articolo dell'Economist sul nesso tra crisi e squilibri dei flussi finanziari tra USA e paesi emergenti. Cito le conclusioni:
America, Britain and other deficit countries have drowned themselves in cheap credit from abroad. Because the structural forces behind the global saving glut are unlikely to abate quickly, there is a real risk that the dangerous imbalances will persist—with America’s public sector as the new consumer of last resort. It would be foolish to focus on fixing the financial industry only to find that the public finances are left in ruins.
Sempre sull'Economist di questa settimana un ricco rapporto speciale su The future of finance con questo articolo In the Plato's cave, sui limiti dei modelli quantitativi.

Luca
Fri 23 Jan 2009, 12:08 PM - Stampa
Un articolo sul Sole 24 ore di oggi a pag. 23 (non linkabile) presenta il programma di Neafidi per sostenere la liquidità delle imprese industriali. Neafidi garantirà fino a €200mn di linee di credito chirografarie (18 mesi per finanziamento del circolante e 36 mesi per piani di ricapitalizzazione), a spread sull'euribor compresi tra 1 e 1,7 per cento. Gli importi unitari saranno compresi tra 50 e 500 mila euro. L'istruttoria seguirà un iter veloce, con focus sulle perdite pregresse e sul rapporto di indebitamento. L'iniziativa ha trovato il pieno appoggio della Regione Veneto e delle principali banche operanti nel territorio interessato (Neafidi è l'espressione di Confindustria nelle province di Vicenza, sede del confidi, Venezia, Verona, Belluno, Rovigo, Treviso e Pordenone).
La Pmi interessate potranno presentare domanda dal 2 febbraio.
Si tratta di un risposta veloce alle tensioni innescate dalla crisi finanziaria. Potrebbe essere seguita da altri interventi di sostegno al credito, sempre a livello regionale.

Luca
Wed 21 Jan 2009, 19.23 - Stampa
Ho sistemato la sbobinatura del mio intervento al Convegno Confidi Emilia-Romagna al quale ho partecipato lo scorso 2 dicembre a Bologna. Se ricordate, ero invitato per parlare di TAEG del credito in presenza di garanzia confidi. Potete scaricare qui il paper, dove ho conservato un po' del mio parlato (sfrondando il superfluo).
Il paper tratta dei metodi di calcolo del costo effettivo del credito garantito dai confidi, ponendo una questione fondamentale: il confidi, intervenendo nel rapporto banca-impresa per facilitare e migliorare le condizioni di accesso al credito, che effetto produce sul costo effettivo pagato dall’impresa? L'analisi è suddivisa in due parti teoriche e in un esempio di applicazione. La prima parte è di taglio qualitativo e cerca di analizzare il rapporto contrattuale tra impresa, confidi e banca negli aspetti che impattano sul costo del credito: commissioni, depositi cauzionali, apporti a capitale e fondi rischi. Si dedica la maggior parte del tempo alle garanzie dei confidi 106, per poi analizzare più sinteticamente le garanzie personali dei confidi 107, che non sono ancora operative. La seconda parte si sofferma sul problema della misurazione del TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale; un concetto che si mutua dalla normativa sulla trasparenza bancaria. Concluderemo con un test di applicazione del modello del TAEG che ha un valore esemplificativo. La complessità delle operazioni confidi produce impatti sul TAEG non immediatamente intuitivi, dovuti in particolare alle clausole di partecipazione al rischio (depositi cauzionali, apporto a capitale e fondi rischi) che possono rendere il TAEG sensibile al rischio di default del portafoglio garanzie del confidi.

Luca
Wed 21 Jan 2009, 12:35 PM - Stampa
Ho ricevuto oggi per posta il bel volume Il Mezzogiorno verso un nuovo modello di sviluppo territoriale (scaricabile in pdf), quinta edizione del Rapporto UniCredit sulle Piccole Imprese. E' stato curato dalla Divisione Retail di Unicredit Group con la collaborazione del Consorzio A.A.STER (guidato da Aldo Bonomi). Cito dalla presentazione:
Quest'anno l'attenzione si è concentrata sul mezzogiorno, cercando di offrire una visione il più possibile concreta dell'economia meridionale sviluppando una serie di tematiche evidenziate attraverso due tipi di analisi. La prima, pone in risalto il sistema economico, il contesto operativo di riferimento e le principali caratteristiche del territorio, e lo confronta non solo con il resto del Paese ma anche con "i mezzogiorni" di Spagna e Germania, scelti tra i Paesi europei di maggiori dimensioni al cui interno esistono zone in relativo ritardo di sviluppo.
La seconda, attraverso i risultati di un questionario sottoposto ad oltre 6.000 piccoli imprenditori italiani, offre un quadro interessante sulla consapevolezza che gli imprenditori hanno acquisito sulle proprie capacità e sulle opportunità da sfruttare, ma soprattutto sulla fiducia che questi ultimi hanno verso il sistema sia valutando l'andamento passato, sia dando una previsione su quello che potrà verificarsi nell'imminente futuro, fornendo più di un elemento di originalità al dibattito.
Il dibattito sul Sud ha ripreso intensità negli ultimi mesi. Anche questo rapporto riprende la domanda provocatoria di Gianfranco Viesti "Abolire il Mezzogiorno?" inteso come stratificazione di problemi speciali e intricati che non trovano soluzione. Questo rapporto adotta invece una visone plurale, che parte dai fatti di novità e dalle persone che intraprendono percorsi di cambiamento. Testimonianze che fanno ben sperare.

Luca
Wed 21 Jan 2009, 12:30 PM - Stampa
Abbiamo qualche problema con l'applicazione web che ospita aleablog. Ieri e oggi il sito è andato giù. Mi scuso con i visitatori. Cercheremo al più presto una soluzione stabile al problema.

Luca
Tue 20 Jan 2009, 06:08 AM - Stampa
Come negli USA, la prima tornata di aiuti al sistema bancario britannico non è bastata. La nazionalizzazione di Northern Rock e le massicce ricapitalizzazioni dei principali gruppi non hanno rimosso l'incertezza sulla stabilità delle banche. Royal Bank of Scotland (Rbs) ha segnato il record storico delle perdite per una società britannica: 28 miliardi di sterline, di cui 20 legati all'acquisizione della Abn Amro. Il Governo ha convertito le sue prefered shares in azioni ordinarie per ridurre l'onere degli interessi, aumentando la sua quota di Rbs dal 58 al 70 per cento.
Per sbloccare la paralisi del credito, che minaccia di soffocare l'economia britannica, il Governo sta per lanciare un nuovo piano di aiuti.
Come negli USA, si vuole fare pulizia degli asset tossici a sostenere direttamente l'erogazione di credito nuovo. Come sintetizza il Sole 24 ore, si prevedono tre interventi. Il primo è l'assicurazione degli asset a rischio: le banche devono individuare gli asset "tossici"che il Governo assicura in cambio di una commissione. Il secondo è l'ampliamento del sistema di garanzie al credito da 250 miliardi di sterline annunciato in ottobre, che è stato esteso fino alla fine dell'anno. Il terzo, un piano innovativo che secondo molti analisti verra' "imitato" da altri Governi, è una garanzia per le asset-backed securities, compresi mutui, debiti societari e personali, per far ripartire i mercati del wholesale funding.
Un ruolo di rilievo è assegnato alla Banca d'Inghilterra, che immetterà più liquidità sul mercato, con rifinanziamenti fino a un anno contro una commissione aggiuntiva di 25 punti base. La BoE gestirà inoltre una Asset Purchase Facility da 50 miliardi di sterline, garantita dal Tesoro, per acquistare asset e aumentare la massa monetaria.

Luca
Mon 19 Jan 2009, 12:24 PM - Stampa
Dopo la nostra anticipazione, ecco il comunicato ufficiale:
(AGI) - Firenze, 19 gen. - Banca d'Italia ha iscritto Artigiancredito Toscano, consorzio fidi delle pmi, nell'elenco speciale degli intermediari finanziari. Sorto nel 2006 dalla fusione dei diciotto confidi provinciali promossi dalle associazioni Cna e Confartigianato, e' il primo consorzio fidi in Italia a ricevere l'autorizzazione ad operare sotto la vigilanza della Banca d'Italia nel mercato regolato del credito, un riconoscimento prestigioso che consentira' alla societa' di rilasciare garanzie alle imprese associate equivalenti a quelle bancarie. Cio' si tradurra' per le imprese in migliori opportunita' di accesso al credito, in termini sia di finanziabilita' delle operazioni sia di livello dei tassi, sensibilmente piu' vantaggiosi di quelli ordinari. Act potra' inoltre operare anche in favore di altri soggetti, come ad esempio i dipendenti delle stesse imprese. La decisione di Banca d'Italia e' giunta dopo una minuziosa istruttoria che ha verificato la sussistenza dei requisiti patrimoniali di Act rispetto alle garanzie rilasciate e all'operativita' programmata nel prossimo triennio e l'adeguatezza dell'organizzazione aziendale con particolare riferimento al sistema dei controlli interni. Il 2009 sara' un anno difficile per le imprese e Act, in virtu' dell'accresciuto valore delle garanzie, destinate a essere decisive per ottenere interventi di ristrutturazione finanziaria - cosi' preziosi in tempi di recessione per contenere gli oneri finanziari - e affidamenti a breve necessari per sopperire alle esigenze del ciclo produttivo, potra' rappresentare un sostegno ancora piu' efficace che in passato. Questi interventi sono gia' stati sperimentati con successo nell'ultimo trimestre dell'anno, quando nel pieno della crisi che ha sconvolto i mercati finanziari il consiglio di amministrazione di Act, in piena sintonia con le istanze del sistema imprenditoriale rappresentate da Cna e Confartigianato, lancio' una campagna per sostenere le imprese che ha condotto a risultati molto positivi: tra ottobre e dicembre sono state infatti garantite operazioni per circa 200 milioni di euro, con un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo del 2007.
Come dire, quando il gioco si fa duro ...

Luca
Mon 19 Jan 2009, 09.20 - Stampa
L'ultimo Economist vede un 2009 di massicce (e forzate) emissioni azionarie per la ricapitalizzazione delle imprese. In questo articolo The great dilution osserva che nell'anno in corso vanno a scadere $518md di corporate bonds e più di $1.000md di linee di credito. Con gli attuali cash flow operativi, questo debito non è rifinanziabile. Da qui la pressione a raccogliere cassa con nuove offerte di azioni, anche con la formula da noi familiare, ma in passato vilipesa nel mondo anglosassone, della rights issue (emissione a sconto con diritto d'opzione per i vecchi azionisti). Per molte corporation c'è il rischio di un'enorme diluizione degli attuali azionariati, ma tant'è. E qualcuno, come la Scottish & Southern, settore energia, cerca di giocare d'anticipo per accaparrarsi capitali (£479mn nel caso citato), magari per lanciare tra qualche mese deal opportunistici (leggi scalate).
Buone notizie? Sì, per le travagliate investment banks che torneranno a fare margini sui collocamenti di azioni.

Luca
Mon 19 Jan 2009, 09.18 - Stampa
Un commento su Bloomberg vede sfaldarsi la visione di Trichet di un Europa monetaria sempre più unita. Sono discorsi brutti, e li sentiamo spesso in questi giorni, dopo il declassamento del debito sovrano di Grecia, e il negative watch per Irlanda, Spagna e Portogallo (l'Italia ha difeso il suo A+, con i complimenti, relativi, delle agenzie per il basso debito privato e il sostanziale equilibrio dei conti con l'estero). Non amo l'allarmismo, ma giusto per assaggiare il clima, segnalo questo pezzo di Bottarelli sul sussidiario.net che rinvia a un articolo del Sunday Telegraph, "Monetary union has left half of Europe trapped in depression".
Vedremo crisi valutarie vecchio stile nei paesi dell'est Europa e fughe di capitali dagli anelli più deboli dell'Eurocatena? I macro-speculatori potrebbero ripetere guadagni astronomici, come quelli che George Soros accumulò con l'uscita della sterlina e della lira dal Sistema monetario nel settembre 1992, questa volta speculando al ribasso sui titoli di Stato del Club Med (contro posizioni lunghe massicciamente rifinanziate dalla BCE) e non sui cambi. Non voglio puntare il dito contro i cattivi speculatori, ma temo che abbiano idee e strategie più chiare di quelle dei governi e delle banche centrali, e che siano molto più determinati nell'agire. Certo, il loro gioco a dare spallate è quello più facile, ma ora, se lo vincessero, l'esito sarebbe un disastro peggiore del 1992.

Luca
Sun 18 Jan 2009, 04.50 - Stampa
[...] Ci sarebbero inoltre i fondi interprofessionali per la formazione continua costituiti dalle parti sociali con la trattenuta dello 0,30%. Una "dote" di 1,5 miliardi in parte riutilizzabili. Spero che su questo si possa arrivare quanto prima a un accordo con Regioni e parti sociali in modo da concentrare queste risorse sul sostegno al reddito unito ad attività di utile formazione in maniera che il tempo di non lavoro sia impiegato per incrementare le competenze.
Lei ha detto spesso che per i formatori la festa è finita. Conferma?
Certo. Troppe risorse sono state impiegate troppo spesso e troppo a lungo per ingrassare i formatori e non per dare conoscenze ai lavoratori. Ora basta. La crisi impone un cambio di rotta. Va superata l'idea che la formazione debba essere esterna all'impresa, come è stato finora. Bisogna passare a considerare l'impresa come il luogo più idoneo all'apprendimento anche attraverso tirocini dei disoccupati. Le stesse certificazioni formalistiche sulla formazione devono essere sostituite da valutazioni sulle effettive competenze dei lavoratori.
Questo passaggio dell'intervista al Ministro Sacconi sul Sole 24 ore di oggi (pag. 3, non linkabile) mi ha fatto pensare alle pubblicità dei fondi interprofessionali sulla radio dello stesso editore: che strano, pubblicizzano a tappeto uno strumento che non dovrebbe averne bisogno, essendo espressione diretta dei lavoratori e delle imprese utenti della formazione.
Basteranno le urgenze della crisi a far spendere meglio queste risorse quanto mai preziose?

Luca
Sat 17 Jan 2009, 05:52 AM - Stampa
Come riferito dai media (vedi questa news Reuters), la Banca d'Italia ha creato con Abi ed e-Mid un nuovo segmento di mercato interbancario collateralizzato (Mic) che assicura l'anonimato e prevede la compartecipazione delle banche alla coperture dei rischi. Le banche potranno partecipare al mercato entro un limite massimo correlato al patrimonio di vigilanza e, comunque, nell'ambito del valore delle garanzie conferite alla Banca d'Italia: titoli stanziabili presso l'Eurosistema, altre attività e strumenti finanziari con specifiche caratteristiche. Nello schema di funzionamento del nuovo segmento di mercato interbancario la Banca d'Italia provvede a valutare il collateral prestato dalle banche; a verificare che le negoziazioni rispettino limiti e condizioni fissati; ad assicurare il puntuale regolamento delle operazioni nel caso di inadempienza di un operatore, rivalendosi successivamente sulle garanzie conferite.
La Banca d'Italia precisa che potrà iniziare a ricevere le garanzie per il nuovo segmento dal prossimo 19 gennaio. Il Mic almeno all'inizio sarà articolato su scadenze di una settimana e oltre. Lo schema di garanzia è valido sino a fine 2009.
Con il MIC si crea un comparto a metà strada tra l'interbancario classico unsecured e i repo con general collateral. L'annuncio ci fa ricordare che gli scambi di depositi interbancari oltre l'overnight sono ancora ridotti al lumicino (la paura rimane). La discesa dell'Euribor a 1 e 3 mesi, di cui siamo tutti compiaciuti, è frutto di una concertazione che echeggia la politica espansiva della BCE più che un processo di aggiustamento di mercato.
E in questo stato di cose, ben vengano iniziative come questa, che cercano di ricreare spazi di fiducia e di operatività in ambiti ristretti, sotto l'egida dell'autorità monetaria nazionale.

Luca
Sat 17 Jan 2009, 04:50 AM - Stampa
Sul Sole 24 ore di oggi, a pag. 2, un articolo (non linkabile) di Carmine Fotina anticipa i contenuti di un Decreto con cui il Ministro Scajola (Sviluppo Economico) intende finalmente lanciare, dopo due anni di incubazione, il Fondo Finanza d'Impresa (ne parlava qui uno dei suoi ideatori, Andrea Vecchia, dello staff dell'ex Ministro Bersani). Il FFI dovrebbe accorpare gli interventi pubblici a sostegno del private equity, con un focus sulle Pmi innovative nelle fasi di start-up e crescita. Diversi gli interventi attuabili, tra cui ricordiamo i seguenti:
  • fondi rotativi pubblici creati da Stato, Regioni, finanziarie regionali per assumere partecipazioni in Pmi innovative o per garantire le perdite su partecipazioni assunte da società di venture capital; le partecipazioni assunte o garantite, comprensive della quota privata, non devono superare €1,5mn per azienda per anno; così formulato, il decreto non sfrutterebbe i maggiori spazi per aiuti di Stato al capitale di rischio consentiti dal recente piano anticrisi della Commissione Europea, che innalza i limiti agli apporti a €2,5mn per impresa per anno con una percentuale minima di fondi di origine privata del 30%.
  • apporti pubblici a fondi di investimento di tipo chiuso fino al 50% per un massimo di 10 anni.
La dotazioni per il FFI-equity sarebbe di almeno €150mn per il 2009. Sarebbero inoltre accorpati i residui di altri programmi (Fondo Hi-tech per il Sud, il Fondo rotativo ex Sviluppo Italia, la quota del Fondo per l'innovazione tecnologica destinato alle imprese innovative).
Il FFI, come noto, avrebbe dovuto assorbire anche gli interventi baati su garanzie creditizie, tra cui il Fondo centrale di garanzia per le Pmi. La bozza di decreto prefigura la gestione in house del Fondo centrale da parte di un veicolo pubblico, identificabile in Invitalia (ex Sviluppo Italia). A questo riguardo, l'articolo ribadisce le divergenze su chi dovrà gestire questo fondo (ne hanno discusso qui i nostri visitatori). Pare che il Ministero dell'Economia sia vicino alle posizioni di banche e associazioni, contrari all'affidamento in house. Per aggirare una possibile impasse, il capitolo garanzie potrebbe essere stralciato dal FFI.
I programmi di private equity hanno un grosso appeal politico, anche in tempi di crisi, specie se abbinati a buzzwords piacevoli (innovazione, start-up, hi-tech, imprese giovani). Le crisi sono il crogiuolo da cui si forgiano i vincitori di domani? Mah, può darsi, e se una Pmi ci riesce on un milione e mezzo di euro, tanto di cappello.
Il private equity che è esploso negli ultimi anni, prima della crisi era però rivolto in primis ad operazioni leveraged su imprese mature, un mercato tra i più colpiti dalla crisi. Gli apporti a Pmi innovative sono operazioni possibili per numeri piccoli, e con alti costi di istruttoria e monitoraggio. Gli intermediari specializzati ci sono, si tratta di capire quale può essere la popolazione delle imprese beneficiarie.
In tempi di crisi, c'è piuttosto fame di nuova finanza per ristrutturazioni e salvataggi, e non mi meraviglierei di vedere nei panni di Pmi innovative delle newco nate dalle ceneri di un'azienda in crisi. Stiamo a vedere. Io preferisco le cose chiare, e non starei ad inventarmi un business plan innovativo quando un'impresa, con fondamentali sani e non necessariamente innovativa, ha bisogno di iniezioni di capitale per affrontare la crisi su basi più solide. Questo dovrebbe essere possibile grazie alle deroghe temporaneamente concesse dalle misure anti-crisi dell'UE.
Certo che non è facile far funzionare i programmi pubblici basati su capitale di rischio: i fondi possono giacere inutilizzati, oppure essere bruciati in interventi assistenziali (vedi esperienza delle finanziarie d'investimento pubbliche negli anni settanta). Ma di questi tempi il secondo tipo di rischio minaccia qualsiasi aiuto finanziario, anche quelli legati al credito. Quanto al Fondo di garanzia, lo stralcio di questo tipo di interventi dal FFI sarebbe comunque positivo, se non altro per gestire distintamente strumenti che hanno obiettivi, meccanismi di efficacia, complessità, numeri, tutti drammaticamente diversi tra loro.

Luca
Fri 16 Jan 2009, 05:38 PM - Stampa
Come anticipa Bloomberg, il Governo USA interverrà a sostegno di Bank of America, gravata dalle perdite incamerate con il salvataggio di Merrill Lynch. Saranno garantiti $118md di mutui residenziali e commerciali e credit default swap. Il Governo sottoscriverà, inoltre, $20md di preferred shares con dividendo all'8%. I fondi necessari saranno attinti dalla prima tranche del Troubled Asset Relief Program. Il Senato USA ha votato ieri, dopo il via libera di Barack Obama, lo sblocco dei restanti $350md di fondi TARP.
Come si riporta qui, i mercati degli asset rischiosi (azioni e corporate / bank bond) hanno accolto con favore questa notizia. Si può tornare a scommettere che qualcosa, tra bail out e stimoli fiscali, vada a buon fine. Hanno perso i titoli di Stato a 10 anni, un porto sicuro non più così agognato.

Luca
Fri 16 Jan 2009, 05:32 PM - Stampa
«Ripeto oggi - ha detto Draghi ricordando Carli - le sue esatte parole: "Non sono sopite nel Paese forze rigogliose che accettano le condizioni nelle quali il genio delle invenzioni si sviluppa in finezza sotto la costrizione dell'aumento del rischio, in un mercato che si estende fino ai confini del mondo". Chiunque abbia o possa avere responsabilità di comando nella sfera pubblica e nella sfera privata può creare lo spazio, intelligentemente ordinato, perché queste forze possano agire. Con l'urgenza - ha aggiunto il Governatore - la determinazione e la serietà che la situazione attuale richiede. Così renderemmo omaggio a un grande italiano e a un grande europeo»
Luca
Fri 16 Jan 2009, 05:10 PM - Stampa
Oggi Nout Wellink, presidente del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, ha presentato (vedi comunicato) una serie di documenti di consultazione sui punti critici del Framework in vigore.
Gli emendamenti proposti riguardano:
  • le esposizioni del trading book, e in particolare i prodotti complessi e illiquidi;
  • certe securitisation complesse del banking book (ad esempio i cosiddetti CDOs of ABS);
  • le esposizioni a veicoli fuori bilancio (cioè le asset-backed commercial paper conduits e le SIV).
Il Comitato propone inoltre standard di vigilanza più rigorosi sul rischio di concentrazione, le esposizioni fuori bilancio, le securitisation e il rischio reputazionale ad esse correlato. Attraverso affinamenti del Secondo Pilastro, il Comitato intende migliorare gli standard di valutazione degli strumenti finanziari, le gestione dei rischi di funding e le pratiche di stress testing integrato a livello di banca.
Gli emendamenti relativi al trading book dovrebbero entrare in vigore dal dicembre 2010, mentre gli altri (banking book e secondo pilastro) dovrebbero essere introdotti entro quest'anno.
Potete scaricare i documenti di consultazione da questa pagina.
Luca
Fri 16 Jan 2009, 02:08 PM - Stampa
Il centro Carefin della Bocconi, diretto da Andrea Resti, pubblica un paper di Francesco Cannata e Marco Quagliariello, economisti della Banca d'Italia, dal titolo The role of Basel II in the subprime financial crisis: guilty or not guilty?. Lo potete scaricare dal link (previa registrazione gratuita). Gli autori prendono atto delle accuse contro Basilea 2 formulate da economisti, politici e operatori. Dopo aver ricostruito la dinamica e le caratteristiche della crisi, di cui Basilea 2 sarebbe tra i principali responsabili, Cannata e Quagliariello passano in rassegna le principali imputazioni, confutandole. Le conclusioni? Sebbene sia urgente emendare le parti dell'Accordo che non hanno (o non avrebbero, se vigenti) funzionato bene durante la crisi, non ci sono ragioni valide per abbandonare la filosofia sottostante il nuovo framework.

Luca
Fri 16 Jan 2009, 11:53 AM - Stampa
Penso che interessi a tutti questo contributo di Claudio D'Auria, consulente presso Allen & Overy, amico e assiduo frequentatore del blog, che pubblico molto volentieri.
Luca
Con lettera firmata dal Dr. Saccomanni (Direttore Generale della Banca d'Italia) il 15 gennaio 2009 è stato iscritto nell'elenco speciale di cui all'art. 107 TUB il Consorzio Fidi Finsardegna. La lettera segue al pronunciamento favorevole del Direttorio nella sua riunione collegiale del 13 gennaio nella quale, oltre a quella di Finsardegna è stata accolta l'istanza di iscrizione anche di Artigiancredito Toscano.
Il provvedimento della Banca d'Italia chiude un lungo e intenso processo teso alla trasformazione di Finsardegna in intermediario vigilato. Un processo che Finsardegna ha avviato, anche avvalendosi della mia consulenza, sin dal 2006. Il processo di avvicinamento all'iscrizione nell'elenco speciale ha interessato tutta la struttura del Confidi, coinvolgendo rilevanti aspetti operativi, tecnici e organizzativi.
Finsardegna ha definito in questi anni un processo di riorganizzazione interna finalizzato, tra l'altro, a dare rilevanza alle funzioni di valutazione dei rischi sia nel momento della concessione della garanzia, sia nel momento successivo del controllo interno. Sono state attentamente valutate le poste patrimoniali al fine di determinare l'ammontare del patrimonio di vigilanza che è risultato più che adeguato rispetto ai rischi di credito e operativi cui è esposto il Confidi. Infine, sono state apportate le dovute innovazioni ai sistemi informativo-gestionale e contabile, quest'ultimo modificato per accogliere pienamente i princìpi contabili IAS/IFRS.
Il cammino è stato lungo, complesso, ma ricco di soddisfazioni. L'organizzazione è sempre favorita dall'innovazione, anche quando questa sembra essere imposta dall'esterno (come nel caso degli intermediari vigilati).
Ora, chiuso un capitolo complesso, se ne apre un altro non meno difficile: Finsardegna è chiamata a competere sul mercato del credito e delle garanzie con gli altri operatori finanziari, a rappresentare un punto di riferimento per le banche che operano nel mercato di riferimento di Finsardegna, a mantenere la sana e prudente gestione, sviluppando al tempo stesso l'operatività per salvaguardare e migliorare la posizione reddituale.
A tutte queste sfide è oggi chiamato il nuovo intermediario finanziario vigilato. Tantissimi Auguri !

Claudio D'Auria

PS 23/1: qui trovate il comunicato stampa di Finsardegna.
Fri 16 Jan 2009, 09.10 - Stampa
Il Group of Thirty non è un forum istituzionale, come il Financial Stability Forum, ma una think-tank formata da banchieri (centrali e privati, ex e in carica) e super-economisti. Ne fanno parte, per il nostro paese, Mario Draghi e Tommaso Padoa-Schioppa. Ha avuto risalto sui media la pubblicazione del rapporto Financial Reform: A Framework for Financial Stability. E' scaricabile al costo di $49, mentre è gratis l'elenco delle 18 raccomandazioni: i 30 saggi propongono, tra l'altro, di allargare il perimetro degli intermediari e dei mercati regolamentati (includendo gli hedge fund e i derivati su crediti e stringendo sulle quasi-banche come i fondi di mercato monetario), di limitare il proprietary trading dei gruppi bancari, di rafforzare il loro capitale, di attenuare l'impatto della contabilità al fair value sugli utili, di consentire accantonamenti su crediti anti-ciclici. Molta sintonia con le analoghe raccomandazioni del FSF di aprile e ottobre 2008: là troviamo più di 70 raccomandazioni.
Già che visitavo il sito dei Trenta, sono andato a rivedermi il loro celebre rapporto del 1993 Derivatives. Practices and Principles, che ha segnato la svolta della gestione e regolamentazione sui rischi di mercato (il grande pubblico ha imparato a conoscere i modelli VaR con questo documento). Sarebbe il caso di scrivere un addendum a quel rapporto: i derivati e in genere l'innovazione finanziaria sono fattori di arricchimento del mercato, sempr e comunque?
Sarebbe ora di mettere in discussione questo assioma, o di condizionarne la validità. Dopo lo scoppio di questa crisi, siamo ancora convinti che l'economia trae beneficio dal minuetto tra innovazione dei mercati finanziari e rincorsa delle regole prudenziali? Siamo nela situazione paradossale in cui si esalta la funzione di discovery delle PD svolta dal mercato dei credit derivatives, escono emissioni garantite dallo Stato con clausole complicatissime di step up / subordinazione / conversione / esposizione alle perdite, e i mercati monetari (a cominciare dall'interbancario) sono ingessati, il Libor non è più rappresentativo, mancano i punti di riferimento fondamentali.
Per tornare a essere semplici, occorre essere così complicati? Forse, ma sarebbe ora di rischiare qualche idea diversa.

Luca
PS 22/1: Ho letto nella prefazione che il principale estensore del rapporto sulla Financial Reform è Stephen Thieke, già chairman del Risk Management Committee di JP Morgan e attualmente nel CdA del Riskmetrics Group: il mio richiamo al rapporto del '93 e al VaR (Value at risk) non era fuori luogo. Non arrivo all'indignazione talebana (nel senso di Nassim Taleb) anti-VaR, però mi interrogo sull'utilità di questa cultura nell'attuale crisi. Quante crisi sono state evitate grazie al VaR? Temo nessuna. A quante crisi si è andati incontro con la falsa sicurezza infusa da una miope e banale valutazione del rischio? Più di una.
Fri 16 Jan 2009, 09:00 AM - Stampa
Il fatto lo conoscete, la Banca Centrale Europea ha portato il tasso obiettivo sul rifinanziamento principale al 2%, giù di mezzo punto, con effetto dal 21 gennaio. Da quella data i depositi marginali presso la BCE renderanno l'1%, e il rifinanziamento marginale costerà il 3%. Cito il monito di Trichet dal Sole 24 ore:
Trichet non ha mancato di sottolineare i rischi di un taglio eccessivo del costo del denaro. «Non è nostra intenzione ritrovarci in una trappola della liquidità», ha spiegato il presidente dell'Eurotower riferendosi al rischio di tagliare i tassi di interesse eccessivamente creando così le condizioni per una liquidità eccessiva nel sistema, tale da produrre una nuova fiammata delll'inflazione. «L'esperienza ci insegna - ha aggiunto - che una volta entrati nella trappola della liquidità, poi è molto difficile uscirne». Niente corse al ribasso, quindi, con Stati Uniti e Giappone.

Luca
Fri 16 Jan 2009, 01.36 - Stampa
Ne parlano tutti i quotidiani oggi, lo trovate qui. Sul fronte reale le previsioni sono, prevedibilmente, negative (PIL -2% nel 2009). Ecco una stralcio dal sommario che tratta del credito.
Rallenta il credito bancario - Il credito bancario cresce a tassi ancora sostenuti ma è in rallentamento, riflettendo una domanda di finanziamenti da parte di imprese e famiglie resa più prudente dalla recessione. Il rallentamento del credito è più intenso nei confronti delle piccole imprese. L'indagine periodica sul credito condotta dalla Banca d'Italia segnala inoltre un progressivo inasprimento delle condizioni di concessione dei prestiti; è in aumento, secondo altri sondaggi, la percentuale di imprese che incontrano difficoltà nel finanziarsi. Le banche, in Italia come in altri paesi, adattano l'attivo dei propri bilanci alle difficoltà di provvista e al costo crescente della stessa. L'allentamento delle tensioni sui mercati monetari e finanziari e il rafforzamento patrimoniale degli intermediari, facilitati dalle misure prese dal Governo e dalla Banca d'Italia, potranno contribuire a distendere le condizioni di offerta di credito. I dati relativi alle prime due decadi di dicembre segnalano che le recenti riduzioni dei tassi ufficiali si stanno gradualmente trasmettendo ai tassi sui prestiti bancari.
E poi dal Bollettino a pag. 35 il passo sulla qualità del credito:
La qualità del credito ha iniziato a risentire del peggioramento ciclico. Dati preliminari indicano che nel corso del terzo trimestre del 2008, al netto della componente stagionale, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti è aumentato. La crescita è stata più forte per il credito erogato nel mezzogiorno e, a livello settoriale, per quello concesso alle imprese di costruzioni. Il tasso d’insolvenza dei prestiti concessi alle famiglie consumatrici è invece rimasto sostanzialmente stabile.
Amici che vi occupate come me di finanza delle Pmi, spremiamo le meningi e tiriamo su le maniche. Che la crisi non ci colga imbambolati, ne va dell'onore nostro e del Paese.

Luca
Thu 15 Jan 2009, 09:18 AM - Stampa
Confidimpresa Trentino ha deciso di ricorrere al servizio di rating della società Lince per le società di capitali. La decisione è maturata in seguito al grande successo del programma di riassetto finanziario della Provincia Autonoma di Trento, sul quale i confidi trentini hanno raccolto centinaia di richieste. L'outsourcing della fase di scoring creditizio verso Lince sta consentendo una lavorazione più spedita di questa coda di pratiche, ma non è questo l'unico motivo. Parlando con il direttore di Confidimpresa, Sergio Anzelini, ho appreso che il servizio ha un costo per pratica competitivo in un'ottica make-or-buy. La tariffa, che ovviamente non è divulgabile, è differenziata tra semplice scoring ad uso gestionale e rating ECAI valido a fini di Vigilanza. Confidimpresa per ora si avvale del servizio del primo tipo, ma quando diventerà un 107 (è sopra la soglia degli €75mn e ha già intrapreso il percorso di trasformazione) potrà anche avvalersi del rating ECAI per ponderare il rischio delle esposizioni garantite. Un altro utilizzo potenziale di questo rating, che è corredato da una PD/LGD, riguarda il calcolo dell'intensità di aiuto di Stato secondo una metodologia basata sul rischio (altro argomento gettonato su aleablog, vedi mio intervento a Taormina).
Altri enti di garanzia, confidi o finanziarie regionali, ricorrono ad agenzie di rating. Ad esempio Finlombarda prevede di utilizzare il rating del modello Pmi di Standard and Poor's nel programma Made in Lombardy. Non saranno quindi solo le banche ad usufruire di questo servizio.
Premettendo che giudico interessante questa nuova opportunità di gestione, appunto alcune osservazioni:
  • l'intermediario creditizio (banca o confidi) fa bene ad esternalizzare la fase del processo di fido a maggior contenuto di informazioni oggettive, ma non deve per questo trascurare le fasi di valutazione qualitativa o basata su analisi in chiave previsionale; ne soffrirebbe la relazione con i clienti e la capacità di valutare i piani industriali e finanziari;
  • il rating ECAI è oggi uno strumento per risparmiare capitale regolamentare (ne parlavo qui) e innalzare il coefficiente di solvibilità; la presenza di ECAI attive nel segmento Pmi consente alle banche standard benefici analoghi a quelli di cui si avvalgono le banche IRB, ovvero la possibilità di ponderare i crediti verso imprese di migliore qualità ben sotto il 100% del caso unrated; questo avviene perché, sulla base delle esperienze di default cumulativo maturate negli ultimi anni, una fetta consistenze di Pmi può fregiarsi di PD, attribuite da ECAI o da sistemi IRB, mappate su rating migliori di BBB; attenzione alla discontinuità che la crisi introduce nella distribuzione delle frequenze di default! Potremmo fare i conti nei prossimi mesi con massicci declassamenti, un boomerang pericoloso per l'adeguatezza patrimoniale; non a caso si parla di rischio prociclicità;
  • le ECAI possono fare il rating anche su portafogli di crediti alle Pmi, come nel caso di cartolarizzazioni e tranched cover (ne parlavo qui); le agenzie internazionali lo fanno da tempo; l'agenzia italiana già attiva, e quelle che saranno autorizzate, dovrebbero anche loro dotarsi di questo servizio, che allargherebbe il campo di scelta per banche e confidi; attenzione anche qui alla prociclità, si tratta di modelli che danno stime di rischio molto instabili rispetto alle PD del portafoglio e ai parametri di correlazione tra default (subprime crisis docet).

Luca
Thu 15 Jan 2009, 06:32 AM - Stampa
Ho ridotto, volutamente, i commenti sul quadro globale, cioè sui macrointerventi monetari e fiscali degli altri paesi. Ci torno su fugacemente.
Negli USA c'è da mettersi le mani nei capelli: si torna a parlare di acquisti pubblici di toxic assets, come era nel disegno originario del TARP, segno che le massicce ricapitalizzazioni bancarie e i programmi di garanzia sul funding non sono bastati; il dream team sfoggiato dalla nuova amministrazione ha le sue ombre: pesanti, come nel caso di Bill Richardson, coinvolto nello scandalo dei muncipal bonds (vedi articolo di Rampini su Repubblica del 10/1), o lievi, come i versamenti fisco-previdenziali dimenticati dal neo-segretario al Tesoro Timothy Geithner (dimenticanze minuscole, se confrontate al benign neglect col quale, da Direttore della Fed di New York, ha visto gonfiarsi sotto il suo naso la più grande bolla della storia).
Vi segnalo però due passaggi interessanti da un'intervento del Presidente Fed Bernanke sull'exit strategy che la Fed prevede di attuare per rientrare dall'attuale regime straordinario, e sulle differenze tra il credit easing made in USA di questi mesi e il quantitative easing made in Japan degli anni '90. Li ho ripresi dal nostro quasi omonimo aleablog.com.
Bernanke e gli staff economici dei Presidenti uscente ed eletto anno fatto e faranno quel che possono, ma non vorrei essere nei loro panni.

Luca
Wed 14 Jan 2009, 05.39 - Stampa
Il Sole 24 ore riferisce del piano annunciato nel regno Unito dal governo Brown per sostenere le piccole e medie imprese colpite dal credit crunch. L'esposizione garantita dallo Stato ammonta a £10md, con una quota coperta del 50% (per un erogato, quindi, pari al doppio). La garanzia statale è remunerata da una commissione a carico dell'impresa. Di questo intervento parlano più diffusamente un articolo e un commento dal sito del Financial Times (registrazione gratuita). Il dibattito sull'opportunità delle nuove misure è animatissimo. Forte è la paura di un intervento di salvataggio a spese dei contribuenti, dato che sui programmi di garanzia creditizia statale si registrano, dalla crisi in avanti, tassi di default del 28%, in crescita.
In tema di interventi a sostegno della finanza delle Pmi di oltre Manica, guardate com'è fatto bene questo portale del Governo britannico.
In Italia i siti web analoghi sono meno amichevoli e integrati, ma la salute finanziaria delle Pmi è, finora, molto più robusta.

Luca
PS 15/1: Il piano prevede due interventi aggiuntivi: una linea di credito statale da £1,3md per concedere garanzie fino al 75% dell'esposizione alle imprese di minori dimensioni (fatturato fino a £25mn); un fondo più esiguo, £75mn cofinanziati dalle banche, per apporti al capitale netto delle società con buone prospettive di crescita che hanno esaurito l'accesso al credito.
Tue 13 Jan 2009, 03:09 PM - Stampa
Come anticipato da questo articolo, il team XBRL della IASC Foundation ha pubblicato una versione provvisoria della tassonomia IFRS 2009 (vedi qui per il comunicato ufficiale).
Da una prima analisi, questa versione riflette i cambiamenti dovuti alle modifiche degli IFRS ed apporta alcune piccole migliorie tecniche. Non cambiano invece, rispetto alla versione 2008, l'architettura e le scelte tecnologiche principali (suddivisione dei linkbase per principio contabile e misurato uso delle XBRL dimensions) di cui abbiamo parlato in questo post.

Davide
Mon 12 Jan 2009, 08:41 PM - Stampa
Sul Sole 24 ore di oggi un articolo (a pag. 13, non linkabile) di Emanuele Scarci tratta della scelta tra approccio standard e IRB che le banche italiane hanno fatto (e in alcuni casi modificheranno). Milovan Milovic, responsabile rating di Lince, l'unica ECAI italiana ad oggi autorizzata, illustra i vantaggi dei rating esterni per le banche standard: il database di Lince fornisce il rating per 152mila aziende secondo una classificazione fine del merito di credito in 19 classi. Alla luce delle PD stimate, una fetta consistente della clientela rientra nelle fasce nr 1 e 2, pesate al 20% e al 50%, con un sensibile risparmio di capitale rispetto al risk weight corporate per le imprese senza rating, che Basilea fissa al 100% (75% per le imprese retail). Ubi Banca, utente del servizio Lince, conta di realizzare importanti risparmi di capitale dall'applicazione dei rating esterni.
Dal canto loro, riferisce l'articolo, le banche IRB non fanno mistero di gradire la liberazione di capitale assorbito che i rating interni producono nelle fasce di clientela migliori.
Apprezzo questa sottolineatura del rating come incentivo virtuoso alla buona valutazione e selezione del rischio. Spero nel contempo che nessuno abusi di questo aiuto prezioso.

Luca
PS 13/1: Qui c'è il ink alla metodologia utilizzata da Lince per assegnare il rating.
Mon 12 Jan 2009, 08:16 PM - Stampa
Sul sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione è stato pubblicato il 9/1 un comunicato sulla pubblicazione del noto Decreto del 31/12. Ne cito un passaggio
Con tale decreto il Ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha inteso dare impulso al processo di semplificazione e dematerializzazione dei procedimenti amministrativi a beneficio delle imprese e far sì che l’Italia sia il primo Paese al mondo a prevedere l’obbligo di usare il formato elettronico elaborabile XBRL per la presentazione dei bilanci.
Il DPCM decreta che le imprese interessate (il deposito dei bilanci è reso obbligatorio dall’art. 2435 del codice civile) che chiudono l’esercizio successivamente alla pubblicazione sul sito XBRL (il sito Internet indicato dal CNIPA per la pubblicazione delle specifiche tecniche del formato XBRL nella versione italiana) delle specifiche tecniche dovranno presentare i bilanci e i relativi allegati riferiti all’esercizio in corso al 31 marzo 2008 nel nuovo formato elaborabile. Il CNIPA comunica inoltre al Ministero dello Sviluppo economico, per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le date di disponibilità sul sito delle relative informazioni.
Ci trovate anche il link al Decreto (che ho ripreso per vostra comodità).

Luca
Sun 11 Jan 2009, 13.18 - Stampa
Un articolo di Carmine Fotina sul Sole 24 ore di oggi (non linkabile) ci aggiorna sull'iter di discussione nella Commissione Bilancio e Finanza della Camera dell'art. 11 del Decreto anti-crisi del 28/11 che riguarda i confidi. Si precisano le condizioni della garanzia statale di ultima istanza sul Fondo centrale di garanzia per le Pmi, sebbene non siamo sicuri al 100% che si riesca a rientrare nei paletti che Basilea 2 richiede per la ponderazione zero. Nello specifico, gli impegni del Fondo (di garanzia) saranno coperti dal Fondo di riserva per le spese obbligatorie e di ordine ex legge 468 del 5/8/1978, un fondo generico per le passività potenziali future presso il Tesoro. E' un passo avanti rispetto alla sibillina formulazione originaria ("nei limiti delle risorse destinate a tale scopo a legislazione vigente sul bilancio dello Stato"). Restano però aperte tante questioni: quantificare tale esposizione nel bilancio statale, trattarla o meno come aiuto di Stato, remunerare o no lo Stato garante (eh sì, difficile che non si sollevi la questione, col gran parlare che si fa di onerosità delle garanzie statali sulla provvista subordinata delle banche).
A latere dei lavori parlamentari, l'articolista fa notare che dei 450 milioni assegnati dal Decreto al Fondo Pmi, solo 80 sono sicuramente disponibili, mentre rimane da verificare lo svincolo dei fondi ex L. 488.
Una cosa che farei subito è lavorare sulle procedure del Fondo, per aggiornare ed aprirle a programmi co-finanziati da SACE, Regioni, banche e altri garanti, un'ipotesi operativa che lo stesso decreto menziona.

Luca
PS 17/1: Le modifiche di cui sopra sono state recepite dal testo dell'art. 11 approvato dalla Camera dei Deputati.
Fri 9 Jan 2009, 09:38 AM - Stampa
Massimo Ceretto di Eurofidi mi segnala un interessante paper di Elisa Ughetto (Politecnico di Torino) e Andrea Vezzulli (Università statale di Milano) dal titolo Guarantee-Backed Loans and R&D Investment. Do Mutual Guarantee Consortiums Value R&D? (documento scaricabile). Lo studio si basa sull'analisi statistica di un dataset di pratiche svolte da Eurofidi. I risultati paiono evidenziare vincoli nell'accesso al credito delle imprese innovative, anche quando interviene un ente di garanzia: infatti, le imprese che chiedono prestiti per progetti di ricerca e sviluppo, pur non presentando un probabilità di default più elevata, hanno una minor probabilità di essere finanziate.

Luca
Fri 9 Jan 2009, 09:29 AM - Stampa
Con un comunicato, il Comitato di Basilea annuncia l'estensione del mandato dell'AIG (Accord Implementation Group), rinominato SIG (Standard implementation Group). Il SIG si occuperà in termini generali dell'implementazione delle linee guida e degli standard del Comitato di Basilea in modo coordinato e coerente a livello internazionale, andando oltre l'attuazione del framework di Basilea 2. Sarà ancora presieduto da José María Roldán, Direttore Generale della Vigilanza alla Banca di Spagna.

Luca
Thu 8 Jan 2009, 06:51 PM - Stampa
Vi segnalo questo brillante articolo di Andrea Resti sul sito lavoce.info, dove si respinge l'accusa a Basilea 2 di essere tra le cause della crisi finanziaria globale, per il semplice fatto che non era in vigore negli USA presso le istituzioni travolte dal turmoil. Si indicano altri punti deboli del nuovo Accordo: non includere nel primo pilastro il rischio tasso sul banking book, l'eccessiva enfasi data ad una componente variegata quale è il rischio operativo, e la mancata revisione delle regole sugli strumenti ammessi nel capitale regolamentare.

Luca
Tue 6 Jan 2009, 07:43 PM - Stampa
Il Comitato di Basilea per la Vigilanza bancaria ha pubblicato un paper Principles for sound stress testing practices and supervision. Attingendo agli insegnamenti della crisi, il paper presenta i principi per il governo, la progettazione e la realizzazione dei programmi di stress testing presso le banche. Tratta dei punti di debolezza messi in luce dalla crisi finanziaria, specie nell'area del risk transfer. Fissa inoltre i ruoli e le responsabilità degli organi di vigilanza in merito alla supervisione delle pratiche di stress testing, sollecitando in particolare a fornire stime di rischio orientate al futuro, a combinare informazioni storiche e da modelli, a integrarle nei processi di pianificazione del capitale e della liquidità.

Luca
Fri 2 Jan 2009, 09:20 PM - Stampa
La Banca d'Italia ha emanato le disposizioni in materia di Mutui ipotecari per l’acquisto dell’abitazione principale. Disposizioni di trasparenza ai sensi del d.l. n. 185/2008. Cito dal testo:
Secondo quanto previsto dall’articolo 2, comma 5 del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, recante “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale”, in corso di conversione (d’ora in avanti, il “decreto legge”), a partire dal 1° gennaio 2009, le banche che offrono mutui garantiti da ipoteca per l’acquisto dell’abitazione principale (d’ora in avanti, “mutui”) sono tenute ad assicurare alla clientela la possibilità di stipulare tali contratti a un tasso variabile indicizzato al tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale della Banca Centrale Europea. Il tasso complessivo applicato in tali contratti deve essere in linea con quello praticato per le altre forme di indicizzazione offerte.
Alla Banca d'Italia è affidato il compito di dettare disposizioni volte ad assicurare adeguata pubblicità e trasparenza all’offerta di tali contratti e alle relative condizioni.
In relazione a ciò, le banche che offrono mutui sono tenute a predisporre, con riferimento al nuovo contratto indicato in premessa e a decorrere dal 1° gennaio 2009, la documentazione di trasparenza in conformità alle vigenti disposizioni in materia. Considerata, inoltre, la complessità e la diversificazione delle tipologie di mutuo offerte dalle banche, alle quali si aggiunge ora, obbligatoriamente, quella introdotta dal decreto legge, e al fine di pubblicizzare meglio l’esistenza di quest’ultima nell’ambito del ventaglio delle offerte della banca, si ritiene opportuno che sia fornita alla clientela un’informativa riguardante tutte le tipologie di mutuo offerte dalla banca stessa, che agevoli le scelte del cliente verso prodotti potenzialmente più confacenti alle sue esigenze.
Pertanto, a decorrere dal 1° marzo 2009, le banche che offrono mutui in Italia predispongono – in aggiunta alla documentazione specifica relativa a ciascun contratto offerto, redatta ai sensi della vigente disciplina sulla trasparenza delle condizioni contrattuali – un documento contenente informazioni generali sulle diverse tipologie di mutui offerti.
Quindi, da marzo in ogni filiale sarà disponibile un quadro sinottico delle diverse forme di mutuo casa, tra cui la nuova tiplogia ancorata al tasso BCE-Refi. E il cliente dovrà avere indicazioni per scegliere la forma più appropriata per lui. Refi o Euribor? Spiegatelo in venti righe, se ci riuscite, senza buttarla in politica (monetaria).

Luca
Fri 2 Jan 2009, 16.52 - Stampa
Buon 2009, amici visitatori! Spero che lo abbiate cominciato bene.
A fine 2008 non ho scritto il consueto post "bilancio di fine anno". Perché? Sono tempi in cui si deve guardare la strada davanti, e non le cose fatte o lasciate indietro. E nel futuro di aleablog, e del mio gruppo che si occupa di finanza delle PMI, vedo tantissimo lavoro per raggiungere dei traguardi nuovi. Quali cambiamenti mi riprometto di introdurre? Eccone una breve anticipazione:
  • costruzione di uno spazio di confronto tra esperti, superando il concetto di blog - one man show (two men contando Sapio ...); se ci sarà discussione, aleablog sarà una lettura interessante, altrimenti deperirà;
  • giudizi più netti, non per presunzione o cattiveria, ma per l'urgenza dei problemi che si profilano; tanti attori in posizioni di responsabilità parlano svagatamente da anni dei "nostri" problemi, e con la crisi il rapporto idee/chiacchiere si è ulteriormente abbassato; absit iniuria verbis, ma all'occorrenza dirò che così non va;
  • nuovi strumenti di diffusione di conoscenze, come video-lezioni o pagine interattive per testare modelli di valutazione, o cose del genere;
  • da ultimo, il più importante; non ci limiteremo all'attività di ricerca e alla partecipazione a progetti di confidi, banche o enti pubblici, ma faremo partire un punto di assistenza finanziaria alle imprese, con un'attenzione particolare a quelle in stato di tensione o di crisi; un micro-progetto che nascerà a Trento, con le forze mie e di un gruppetto di amici, per andare a vedere come stanno le cose, e soprattutto le persone che affrontano la crisi; non abbiamo la bacchetta magica, e nemmeno un eurocent da dispensare; porteremo soltanto ipotesi di lavoro, strumenti di analisi, e il desiderio di capire di più, e di dare un aiuto, con umiltà e rispetto assoluti verso le situazioni delicate che potrebbero portarci; non sarà il business office di cui parliamo da tempo, ma piuttosto un business point, un punto di incontro che prenda in carico problemi e li orienti verso possibili vie di soluzione, sollecitando gli attori chiave (banche, confidi, associazioni, commercialisti, enti pubblici); se troveremo delle ricette valide, le metteremo a disposizione di tutti coloro che volessero ripetere questa esperienza in giro per l'Italia; non intendo cambiare mestiere, soltanto imparare qualcosa di utile per le nostre imprese e farlo conoscere più efficacemente; quando partiremo (e partiremo, lo prometto) racconteremo l'esperienza.
Sono questi i miei propositi per il nuovo anno. E mi prendo il rischio di comunicarveli in questo stadio primordiale, nel quale sono poco più che l'auspicio di una singola persona. Ma sento di poter muovere il primo passo, convinto che la cosa abbia senso e valore. I passi successivi non sono nelle mie mani, ma a quel punto spero che altri si muoveranno per condividere questi propositi buoni.
L'inizio del nuovo anno è segnato per me dal desiderio di costruire. Auguro a me stesso e a tutti voi, cari amici, di essere sostenuti ogni giorno in questa tensione positiva, soprattutto nelle circostanze che la metteranno più duramente alla prova.

Luca
Fri 2 Jan 2009, 02:53 PM - Stampa
Nella Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31-12-2008 è stato pubblicato il Decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 10 dicembre 2008, Specifiche tecniche del formato elettronico elaborabile (XBRL) per la presentazione dei bilanci di esercizio e consolidati e di altri atti al registro delle imprese. Potete accedere per 60 gg al testo del Decreto sul sito della Gazzetta Ufficiale.
All'art.3, comma 1 del DPCM si specifica che
L'obbligo di adottare le modalita' di presentazione nel formato elettronico elaborabile si applica ai bilanci e ai relativi allegati riferiti all'esercizio in corso al 31 marzo 2008 per le imprese che chiudano l'esercizio successivamente alla pubblicazione sul sito XBRL delle specifiche di cui all'art. 5, comma 1.
Ora, l'Associazione XBRL ha pubblicato le specifiche sul proprio sito in data 29 dicembre 2008 (questa è la pagina). Ne consegue che saranno tenute al deposito del primo bilancio in formato XBRL le imprese che chiudono l'esercizio il 31 dicembre 2008 o in data successiva.
L'Associazione XBRL ha lavorato molto per arrivare preparati a questo appuntamento con tutti gli interlocutori istituzionali e tecnici. In aprile - giugno ci sarà la prova del fuoco. Sono molto contento di questo traguardo. Nel suo comunicato stampa, l'Associazione cita il mio Dipartimento tra i soggetti che hanno contribuito a raggiungerlo. E pensare che a Trento tutto è cominciato per curiosità nel 2004, con una tesi di laurea e dei fogli excel da me abbozzati nei ritagli di tempo, e poi completati da Davide Panizzolo con molto lavoro. Da allora si è fatta molta strada, e si sono unite forze imponenti. Anche il Sole 24 ore, a pag. 23, commenta il DPCM con un articolo di Luigi Lazzi Gazzini (non lo posso linkare perché da qualche settimana il sito del Sole 24 ore ha ridotto di molto i contenuti pubblicati gratuitamente). Lì si sottolinea che lo schema approvato dal Governo non comprende la nota integrativa, e che sarà molto più laborioso addivenire ad un formato standard per tale componente dei documenti di bilancio. Sono pienamente d'accordo, anche per l'esperienza fatta su quel fronte dal tavolo tecnico dell'Associazione XBRL: della "nota" abbiamo una versione in bozza già molto avanzata (è ancora Davide che ne sta curando la compilazione in formato digitale), c'è quindi materiale su cui discutere.
La pubblicazione del DPCM potrebbe dare quella spinta "istituzionale" alla diffusione di report contabili in formato XBRL che i più consideravano determinante. Io confido di vedere presto tutte le ricadute positive che questo avrà nella filiera della comunicazione finanziaria.

Luca

PS 3/1: Sul Sole di oggi a pag. 21 un nuovo articolo di Lazzi Gazzini commenta più dettagliatamente i contenuti della tassonomia e dà un'interpretazione convergente con la mia sui tempi di decorrenza dell'obbligo di deposito