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Ancora sulla solvibilità dei confidi

Mon 27 Dec 2010, 14.56

Alcuni amici non hanno condiviso la mia decisione di rinviare la discussione sulla notizia (meglio, sulla voce) riguardante la ricapitalizzazione di Unionfidi Torino. Essendosi svolte le cose tra la vigilia e il giorno di Natale, penso sia opportuno spendere ancora due parole sull'argomento.
Premetto che qualunque visitatore può lasciare un commento nel blog. In cinque anni ne ho rimosso uno solo. Qui però si tratta della mia decisione di valutare un fatto. Ho ritenuto che non fosse opportuno per un motivo molto semplice: non c'erano informazioni fattuali da commentare, soltanto voci imprecise. E non essendo io la fonte delle notizie, non penso che il mio silenzio possa destare preoccupazione sulla portata del problema. Penso sia più rischioso (oltre che inopportuno) discutere del problema su elementi parziali e non verificati.
C'è poi un'altra considerazione: non si può discutere un problema che riguarda i confidi senza i confidi, tanto più se il problema è critico. Il blog, da questo punto di vista, da qualche mese non funziona a dovere. Molti operatori dei confidi lo leggono, pochi commentano. Ci possono essere varie ragioni, e prima fra tutte la riservatezza. Però non sono soddisfatto.
I seminari del gruppo Smefin sono stati un'occasione per coinvolgere i confidi nel dibattito, e hanno avuto successo. L'anno prossimo cercherò di portare lo stesso clima nel blog, mettendo al centro fatti concreti, da raccontare e commentare.
E con l'occasione confermo che la prossima iniziativa del gruppo Smefin metterà a tema la solvibilità dei confidi durante e oltre la crisi.

Luca

Commenti precedenti:

Dodona (27/12/2010 17.15) n/a

Mi sento interpellato dal post di Luca e mi pare onesto dare un picclo contributo come risposta.

Sulla questione UFP, trattandosi di voci, c'è poco da dire in effetti e ancor meno da commentare. E' quindi corretto assumere un atteggiamento di prudenza. Ma...

Non c'è da tacere quanto è invece da discutere sui problemi che, sollevati e delineati da tempo nel dialogo nell'agorà del blog, si stanno in effetti ponendo all'attenzione, più o meno urgente, di tutti.

Una discussione che necessariamente deve affrontare temi quali la solvibilità dei confidi, in primis, ma poi anche la filiera efficiente della garanzia, l'utilizzo efficace delle risorse pubbliche e tanti altri (che tutti qui conosciamo).

Una discussione che, ca va sens dire, non implica nè giudizi di valore nè pregiudizi: e neppure tabù... .

Scopriremo forse che c'è tanto da fare e magari che si aprono diverse opportunità (di far bene alla collettività, intendo).

Mi sembra che questi siano i "fatti" (nel senso mediatico del termine), cui Luca fa riferimento, da mettere al centro dell'attenzione, richiamando qui i commenti e le idee di chi ...li ha.

Se non sbaglio l'amico bartolo in qualche post fa sosteneva che alcune idee venute fuori dai commenti valevano n consulenti!.... Un bel complimento a questa arena.

Un complimento che rinnovo, in primo luogo a te Luca ed agli amici del blog, con l'incoraggiamento a continuare nella ricerca........

Sapio (27/12/2010 19.30) n/a

Luca, hai ragione. Chi non contribuisce non dovrebbe poter accedere al blog che "vale molti consulenti".

Per il futuro vorrei ripetere un suggerimento che ho già avanzato, per togliere pathos alla discussione e poterla ricondurre sul piano tecnico: mettiamo in sicurezza il personale dei Confidi! Le banche hanno sfruttato il fenomeno Confidi e si devono impegnare a riassorbirne pro quota il personale eventualmente eccedente. Poi rimangono solo problemi di potrone!

Ciò fatto possiamo discutere su quale sia il sistema più effice ed efficiente per aiutare le imprese!!!

Nostradamus (27/12/2010 20.48) n/a

Luca ha ragione il Blog da un po' non funziona a dovere !

Motivo :tutte le certezze dei tecnici, Sapio compreso, in quest'ultimo periodo vanno a ramengo.Siete spiazzati. Il sistema avanzato dei confidi e le fusioni stanno accusando le prime falle. Siamo nel Titanic !

I tecnici estremisti , basiti da quello che non avevano previsto, tacciono !

Gli erranti , come me, che chiedono perchè e che avevano previsto -indegnamente- qualcuno di questi scenari, compresa la modifica legislativa, frequentano il blog.

Caro Sapio sul famoso Taeg fai la formula che non riescono a fare coloro che dovrebbero essere assorbiti . Cosi si calcola questo benedetto costo della garanzia che pare "Belfagor".....

Il sistema piu' efficiente per aiutare le imprese è l'economia che gira !

Adesso l'economia non gira e il sistema delle garanzie è troppo complesso per essere semplicemente utile.

Ecco la mission è questa:

rendiamo il sistema di concessione della garanzia semplicemente utile !

Sapio (27/12/2010 21.06) n/a

@ Nostra...: non ho capito niente. Che formula devo fare? Sta scritta su molti libri. Anche se alcuni la ignorano, tipo quel grande Confidi che pretende di farsi pagare non il costo del capitale ma tutto il capitale (cioè 10 volte di più di quello che fanno gli altri).

Gigi (28/12/2010 10.08) n/a

Anch'io non sono molto d'accordo sulla scelta di Luca, anche se, in momenti come questi, la prudenza è d'obbligo. Certo: UFP non è quotato e le chiacchere non farebbero crollare il titolo, ma solo la credibilità del blog, che però, proprio per mantenere una credibilità non può neanche tacere del tutto, ma come dice Luca, rimanere ancorati ai fatti.

A questo punto bisogna interrogarci (e interrogare UFP) solamente sui fatti.

I fatti sono:

1) UFP ha chiesto l'iscrizione ex art. 107 nel novembre 2009 e a tutt'oggi la richiesta non ha avuto alcun esito;

2) UFP ha chiesto una mano alla regione (così scrive il famoso articolo de LA STAMPA).

Il fatto 1) è indiscutibilmente vero. Il fatto 2) se non è vero ci sono giornali nazionali che mentono sapendo di mentire, con conseguenti responsabilità (ma al momento non sono state fatte smentite per cui non è possibile metterlo tra i falsi d'autore....)

Ciò premesso le domande sono:

1) Il fatto 1 dipende dal buon esito del fatto 2 (la regione accetti di aiutare UFP)?

2) Perché UFP non ha ancora ottenuto l'autorizzazione da parte dell'organo di vigilanza (tredici mesi cominciano ad essere tantini)?

3) Perché UFP (che sicuramente legge questo blog) non fa un comunicato, visto che il principale giornale di Torino, a torto o a ragione, ha riportato dei fatti e tratto delle conclusioni che possono anche non piacere?

Sicuramente in questo blog molti confidi prendono più che dare e capisco l'insoddisfazione di Luca. Non vorrei che anche con il danaro pubblico i confidi prendessero più che dare. Resta il fatto che tutti i confidi, in un modo o nell'altro hanno, finora, vissuto anche grazie all'apporto di tale danaro pubblico. E' un loro dovere morale, quindi, prima che giuridico o deontologico essere trasparenti e rendere conto al pubblico, nel bene e nel male, della loro gestione.

Qualcuno si è chiesto di chi è la responsabilità di questo stato di cose.

Io mi chiedo di chi è la responsabilità del silenzio se nessuno chiede?

Io so di non sapere nulla di UFP. Però chiedo. E ho diritto ad una risposta.

Luca (28/12/2010 11.32) n/a

@Nostradamus e Gigi, pur nell'enorme diversità di tono e di opinioni espresse trovo poco utili i vostri interventi.

@Nostradamus, io non la conosco di persona, ma so che dà voce ai confidi 106, è uno dei pochi di quel mondo che interviene sul blog. Questa sua vena polemica verso i supertecnici (dei quali penso di far parte) non la capisco proprio. Anche il suo medico fa ragionamenti complicati. Se si fida di lui vuol dire che sa distinguere tra cure utili e inutili. Invece Lei, nei panni di medico dei confidi, pensa che le cure siano tutte inutili, il tempo è la migliore medicina, basta che l'economia torni a girare. Beato lei, vuol dire che la crisi ha appena sfiorato il suo confidi. Ma in tanti casi il medico ci vuole, e deve essere preparato.

@Gigi, il mio intervento su UFP segnalava l'opportunità di rinviare la discussione a gennaio per mancanza di fatti di cui discutere. Mi spiace che tu non l'abbia colta. La tua domanda può essere legittima, ma ha senso porla tra Natale e Capodanno, distillando una voce di stampa fumosa e probabilmente faziosa?

La mia priorità è aprire un dialogo con i confidi da cui si sviluppino delle linee di lavoro comuni a livello di sistema. Perché il problema di cui stiamo rinviando la discussione non è di un confidi o di una regione, ma di una larga parte del sistema. Ed è un problema gestibile, ma bisogna studiarlo per affrontarlo bene.

jaures (28/12/2010 12.17) n/a

non ho mai nascosto la mia diffidenza verso i grandi confidi.

Sinteticamente:

la "grandezza" di un confidi, 107 o non 107 (di certo c'e' un aumento di burocrazia operativa, costi di struttura e robusti costi consulenziali per la famosa "evoluzione") non garantisce un bel niente in termini di solidita' delle garanzie offerte.

Molto banalmente e' il rapporto fra patrimonio e rischi a fare la differenza. E ricordo la sputacchiata ricerca del Parini, impietosa da questo punto di vista.

Forse questi primi casi concreti indurranno un ripensamento e a rivalutare le vecchie, antiquate, artigianali cooperative di garanzia.

Neofita (28/12/2010 13.06) n/a

Scusate se pongo una domanda da neofita . Mi pare di capire che raramente i confidi accantonino adeguatamente non disponendo da un lato di credibili PD sui loro portafogli ma anche volendosi(dovendosi??) "cullare" sulle fuorvianti storicità delle escussioni passate. Se così è ed io fossi un Ente pubblico(o un Socio) non metterei 1 € per la patrimonializzazione di queste strutture (alimenterei solo le inefficienze)ma investirei in un adeguato monitoraggio della rischiosità sviluppando casomai il tema con il Sistema bancario (il default dei Confidi non credo piaccia nemmeno a loro). Non c'è patrimonio che tenga se accantono 1 e la mia PD è 10 e di certo non sarà quello striminzito 6% di requisito patrimoniale che mi farà vivere a lungo!

Gigi (28/12/2010 13.31) n/a

Caro Luca, sull'utilità del mio intervento si può decidere solamente se ne è chiaro l'obiettivo: pungolare UFP a fare fatti. Parli, dica, comunichi: faccia il fatto chiarificatore. Non aspetti che i fatti li porti la Befana.

Se sto spingendo UFP a rintanarsi sottoterra ed ad aspettare il disgelo per emergere allora non solo il mio intervento è inutile ma è anche dannoso.

Se invece UFP, magari un po' scocciato, interverrà a far chiarezza nelle sedi che riterrà più opportune allora il mio intervento, nella misura in cui avrà contribuito a smuoverlo, sarà stato utile.

Non è mio obiettivo blandire UFP o altri confidi. Per questo non sono tenero con loro. Ma neanche cattivo. L'ho già detto. Cerco solo la verità: anche tra Natale e Capodanno (magari UFP è chiuso per festività natalizie.....

Beppe (28/12/2010 13.31) n/a

@jaures: scusa ma non capisco il tuo ragionamento.

La distizione fra 107 e non 107 è fondamentale... Non avrebbe senso di essere se non ci fosse la vigilanza di bdi e la necessità da questa imposta di mantenere adeguati e specifidi requisiti (semmai il problema sarà quello di requisiti in capo anche ai futuri 112... ma lì vedremo).

Il fatto di mantenere dei requisiti fa sì che diventino importanti le economie di scala.

Certo che rileva il rapporto tra patrimonio e rischi: ma proprio qui si annida uno dei principali problemi.

Quale è la vera rischiosità garantita dai Confidi? Con quali modalità / strumenti sono in grado di monitorarla e farvi fronte?

C'è l'ICAAP: come viene svolto dai Confidi?

Poi, risultati alla mano, grandi o piccoli, non è un problema....

jaures (28/12/2010 14.01) n/a

@beppe: non c'e' bisogno di tante vigilanze, se non quelle previste dal codice civile per amministratori e sindaci e, se del caso, dal codice penale, in tema di reati societari e fallimentari.

Innanzitutto perche' il confidi garantisce un'operazione, la stessa operazione, fatta in tandem con un soggetto gia' vigilato dalla Banca di Italia: l'istituto di credito erogante, esso si' in grado di sopportare oneri e procedure imposte dalla normativa amministrativa.

Per me, generalizzando necessariamente, si duplicano controlli e in sostanza ingessature, fatti salvi i casi di malagestio dove vi sono gli strumenti ordinari gia' indicati.

Il rischio e' evidente: si prendono gli oneri e si perdono i vantaggi di un sistema flessibile che ha accompagnato fin dagli anni 60 le imprese.

Tanto questo e' un paese che funziona cosi': sempre piu' controllori, sempre meno i controllati (quelli che fanno, che "si sporcano le mani" per fare andare avanti una societa' dalle mille contraddizioni e dalle pelose ipocrisie).

Oggi sono un po' anarchico (della nobile tradizione storica, eh... sia chiaro), se no che jaures sarei?

Tom (28/12/2010 14.31) n/a

@Tutti: mi sembrate piuttosto ingiusti con il Luca. Ha semplicemente deciso di non procedere a commentare una notizia senza contenuti o con contenuti fumosi e non verificabili...per sentito dire. Io sto con Luca, aspettiamo....

Beppe (28/12/2010 14.48) n/a

@ jaures: capisco il tuo sogno e il tuo desiderio utopico. E' anche il mio: dove ciascuno fa il suo mestiere e non c'è bisogno nè di controllori nè di giudici nè di consulte a causa della intima bontà di ciascuno.

Eppure, nonstante i codici, leggi, decreti e grida, le malagestiones non solo continuano ma prosperano.

Questo in generale. Per i Confidi, ripeto potrei anche essere d'accordo con te su cercare di evitare certi momenti di duplicazione(segnalazioni?) o di talvolta inutile ridondanza di adempimenti. Ma qui sta il ruolo primario dei confidi stessi e di chi li rappresenta: nel far fronte comune argomentando con chi di dovere le proprie ragioni. Si sta lavorando per questo? Ci sono tavoli (di solito non mancano....)?

Per la tua anarchia, jaures, vai tranquillo... so che è sincera... e l'apprezzo perchè spesso dà ottimi spunti...

Gigi (28/12/2010 14.53) n/a

@ Tom

Anch'io sto con Luca, non sarei su questo blog.

Ho solo spiegato perché ho opinioni diverse in merito ad una questione.

Avere diverse opinioni e argomentarle mi sembra un atto di civiltà.

Non si tratta di stare con chi e con che cosa a prescindere. Quello lo fanno i tifosi di una squadra o di un'altra.

Tra persone intelligenti e civili ci si parla, ci si rispetta, si argomenta ed esprimono opinioni, anche contrastanti. Sempre nel rispetto di tutti.

L'opinione di Luca è sacrosanta ma semplicemente non la condivido per le ragioni che ho detto. La stima e l'affetto che ho per lui mi permette di essere sincero e di dirglielo, sicuro che lui continuerà a stimarmi nonostante la divergenza di opinioni. Se non fosse così non scriverei neanche. Ma ciò non basta, anche la stima ed il rispetto che ho per gli altri interlocutori di questo blog mi spinge a fare ciò. Qualunque critica alle mie opinioni è benvenuta perché mi permetterà di cambiare idea e di scartare le convizioni che mi si dimostrasse essere errate.

Per questo motivo Tom ti chiedo, hai letto la notizia? Forse i due fatti che ho enucleato sopra non ci sono? Le mie domande non sono lecite? Ho troppa fretta (di verità)? UFP è in ferie? Convincimi che sbaglio da qualche parte.

Luca (28/12/2010 15.02)

@Gigi: Unionfidi non è la Telecom e né tu né io siamo Beppe Grillo. Le persone che chiami in causa le conosco personalmente (forse anche tu). Potrei chiedere informazioni per telefono o per mail, e penso che mi risponderebbero. Non ho ragioni per farlo tra Natale e Capodanno. Perché non lo fai tu?

Paolo (28/12/2010 15.04) n/a

in questo momento per rispondere a Gigi non basta Tom: c'e' bisogno forse di un Tom Tom .....

Gigi (28/12/2010 15.18) n/a

Luca, una risposta Unionfidi la deve ai suoi stakeholders istituzionali, non a me o a te personalmente. Se anche chiedessi, privatamente, poi non potrei parlarne: a che pro farlo? Non voglio soddisfare una curiosità voglio solo capire cosa c'è di vero e cosa c'è di falso e la variabile tempo non è indifferente. Proprio per il chiacchiericcio che si crea nell'assenza di fonti ufficiali (e da cui mi chiamo fuori: ho solo evidenziato due fatti ed espresso delle domande, non mi sembrava gossip...). Forse ho fatto troppi corsi di comunicazione ma non me ne pento. Una delle grandi verità e che "non si puo' non comunicare". E UFP con il suo silenzio ci sta comunicando una grande difficoltà e non c'è modo di nasconderlo o di negarlo se non comunicando qualcosa di diverso, che La Stampa si sbaglia e che le mie domande sono fuori bersaglio perché partono da presupposti sbagliati.

Chiedo tanto?

Giorgio (28/12/2010 15.20) n/a

A mio avviso non tocca a Gigi telefonare a UFP... ne' ad altri. Ha mosso argomenti e sollevato domande su notizie (voci? Ma dov'e ' il limite?) dove sta l'inopportunita '?

Se e' un problema di periodo, bene aspetteremo....

Io credo che qualunque istituzione a fronte di notizie potenzialmente dannose e non veritiere abbia interesse a fare chiarezza. O no?

Purtroppo state parlando del contorno. Mi piacerebbe leggere sulla sostanza.

Nostradamus (28/12/2010 15.31) n/a

Jaures non esprime un sogno e neanche un'utopia.

"certi momenti di duplicazione" nascono da una maledetta non rappresentanza di chi si è seduto a concertare anche con BI sul nuovo modello di garanzia.

Nessuno si è sognato di contestare le duplicazioni anzi si è lavorato per elaborale in maniera differenziata rispetto alle Banche.

Nascono cosi nuovi software adattati ai confidi vigilati e poi nuovi programmi per quelli non vigilati.

I costi e la macchina da organizzare per le "duplicazioni" è mostruosamente costosa poichè altamente specialistica e i costi vanno ad aggiungersi ai costi di "preistruttorie" ? non prendiamoci in giro sono vere e proprie istruttorie forse meglio articolate anche di quelle della stessa banca.

Da questo vizio d'origine nasce l'elevato costo delle garanzie.

E qui nasce la polemica sul "Taeg" che Luca non condivide.

Il momento di stagnazione era previsto ma comunque -in giacca e cravatta- si procede anche su Basilea 3 !

I fondi Regionali sono spesso ineligibili ma nessuno lo evidenzia perche' in termini di bilancio è utile lo stanziamento degli stessi.

Molti solerti e potentissimi direttori dei nuovi 107 pero' non avevano previsto il duro impatto dei principi di bilancio Ias ( che peraltro subiranno una revisione degli entro il 2011 )con il disinvolto modus operandi per fondi vincolati e a destinazione specifica spesso soggetti anche a restituzione !!!

C'è stata in piu' regioni un'operazione di Lobby che ha influenzato gli assessori di turno affinchè comunque stanziassero milionate di euro inutili allo scopo di far ottenere all'istituto di credito un risparmio concreto in termini di patrimonio di vigilanza da accantonare.

Tali fondi dovevano essere in grado di soddisfare le esigenze di mitigazione del rischio degli istituti di credito, producendo in questo caso effetti positivi sulle condizioni praticate alle imprese prenditrici.

E qui ritorna il casus belli sul costo della garanzia.

La marea di soldi pubblici, mai visti in epoca 106, si sta' sparpagliando in maniera disordinata e inutile senza reali benefici per le imprese e con una sufficiente e letale complicazione di una cosa che prima era semplice anche se da perfezionare.

Scusa Luca delle mie note -nove volte su dieci inutili- sopportami su quell'una su dieci.

Che poi è presuntuoso anche sostenere questa tesi : dieci su dieci potrebbe essere ancora piu' realistico.

Questo ti potrà indurre a "segregare" il blog rendendolo esclusivo e tecnicamente impeccabile.

Io potrei solo leggere e la mia stima nei tuoi confronti rimarrebbe immutata.

Il mio punto critico è verso la categoria "segregata" e non verso chi si fa un culo come una capanna a tenere un blog valido come questo.

Commentare non vuol dire giudicare, ma serve a far sapere agli altri come la pensi.

Neofita (28/12/2010 16.05) n/a

Interessanti le argomentazioni di Nostradamus. D'accordo sulle Lobbies ma temo che le "preveggenze" sbaglino target.Secondo me le Banche scaricano poco o nulla della garanzia confidi in termini di RWA e riduzioni di provisions (la garanzia è strutturalmente debole ed il rischio di "riprese" di accantonamenti è un lusso che non si possono permettere di questi tempi).Piuttosto vedrei stanziamenti regionali (sollecitati dal mondo associativo?)(mal)mirati per garantire boccate d'ossigeno a qualcuno...

Comunque complimenti a tutti per la passione e competenza che esprimete.

Luca (28/12/2010 17.13) n/a

@Gigi: Se Unionfidi debba prendere posizione sulla news dello spiffero.com lo lascio valutare ai suoi vertici. A me oggi preme sottolineare che non sto dalla parte di chi spiffera, ma da quella di chi cerca di ragionare e di capire, a costo di sembrare antiquato.

@Nostradamus: dal suo omonimo ha mutuato una certa oscurità di espressione, anche se nell'ultimo commento l'oggetto era più chiaro del precedente. Nel settore confidi qualcuno ha sbagliato? Forse, ma si sono commessi dei peccati di omissione più che di pensiero, parola ed opera. E' arrivato il momento di correggere le rotta e prendersi carico dei problemi in prima persona. Non serve la caccia ai colpevoli.

Giorgio (28/12/2010 17.51) n/a

Ma Gigi ha riportato una notizia della Stampa!

Sapio (28/12/2010 19.05) n/a

Amici, sono appena tornato da ramengo dove mi sono recato spinto da impellente necessità confidiana e mi sono perso il filo del discorso. Lì a ramengo, degli ospiti mi han detto (relata refero) "ma gli amici hanno capito che quella notizia è stata spifferata da chi è interessato a fare un lauto pranzo di un pesce piccolo con piccola spesa?" Non ho capito neppure questo ma mi adeguo.

Luca (28/12/2010 19.15) n/a

@Giorgio: il link alla Stampa (e allo Spiffero) sono nel mio post (non ho nascosto nulla). La Stampa dice che Unionfidi sta valutando con la Regione Piemonte la conversione di uno strumento patrimoniale ibrido sottoscritto dalla stessa regione per adeguarlo ai requisiti di vigilanza (non ci sono dettagli precisi). La vera notizia è che i suddetti strumenti ibridi non hanno risolto i problemi di patrimonializzazione, forse erano meno "compliant" di quanto gli ideatori si immaginavano (a margine ricordo che un comma inserito nella finanziaria 2006 ha autorizzato i confidi a riclassificare ope legis gli apporti pubblici come capitale di vigilanza eleggibile e nessuno nel settore si è scandalizzato o ha lanciato allarmi, a parte la Banca d'Italia che lo ha lasciato capire con aplomb; questo per dire della sommarietà con cui si è affrontato prima della crisi il problema della solvibilità dei confidi futuri 107).

Ci sono in giro diverse amministrazioni che stanno studiando le ricette per rimpinguare il patrimonio dei confidi senza ricevere il cartellino giallo da Bruxelles. E ognuno la cucina suo modo. Ma, penso io, se si decide politicamente che va fatto perché economicamente è la cosa migliore da fare, allora si va a Bruxelles insieme (Governo centrale e Regioni) e si dice che lo si vuole fare, alla luce del sole. Quanto ha messo e metterà il governo di Dublino nel capitale delle sue maggiori banche? Riteniamo i confidi altrettanto strategici e vitali per l'economia e la coesione sociale? Il punto è essere convinti di questo, cambiare perché i confidi siano questo.

Tornando alla news della Stampa, altre notizie su problemi di bilancio di Unionfidi che già non fossero pubbliche non ce ne sono (c'erano voci allarmistiche nello Spiffero, che la Stampa si è ben guardata dal riprendere). Se poi qualcuno vuole pubblicare l'equivalente delle "dieci domande" a Unionfidi in nome della comunicazione e della trasparenza lo faccia, apra un suo blog se non l'ha già. Per me è una cosa assolutamente inutile e forzata.

Oggi in qualsiasi settore la denuncia e la protesta, senza un impegno personale sui problemi, un lavoro concreto, quotidiano, valgono zero (zero!) anche se fatta da persone intelligenti e bene intenzionate. Non ne viene fuori niente di costruttivo, non si trova l'accordo su nulla, non si va a vedere mai come stanno veramente le cose.

@Sapio: alla faccia del pesce piccolo! Se ho capito il messaggio dei tuoi amici, allora ho fatto bene a rinviare la discussione. Gli inglesi e i tedeschi diffidano di noi perché siamo i nipoti di Machiavelli, temo che abbiano ragione.

Gigi (28/12/2010 19.16) n/a

In effetti, Luca, io manco l'avevo letto l'articolo dello Spiffero. Le mie considerazioni partono da quanto riferito dalla Stampa che ritengo giornale più informato, più posato ma soprattutto più affidabile. Per quanto riguarda lo Spiffero è evidente che le cose scritte non sono fatti ma voci e i numeri sono buoni per il superenalotto. Comunque credo che la mia posizione sia chiara: ora su UFP, in assenza di novità ritengo di non avere più nulla da dire. Parleranno i fatti (o la loro assenza).

Luca (28/12/2010 19.23) n/a

OK, Gigi. Mi accorgo che il mio intento di rinviare la discussione è andato a farsi benedire. Comunque il dibattito è stato interessante.

Gigi (28/12/2010 19.33) n/a

@Luca: il mio post precedente (19.16) è stato scritto senza aver letto il tuo (19.15).

Volevo solo aggiungere che condivido al 100% la tua proposta: se si decide che ricapitalizzare i confidi è cosa buona (io lo penso....) si vada a Bruxelles insieme e si faccia; caspita, la politica serve a questo!!!!

Sapio (28/12/2010 20.32) n/a

Si, si, aumenti di capitale a tutti, anche a quelli che si sono mangiati il fondo rischi "per farsi la villa" [citazione da un intervento al convegno Res del 24/11/2010]. A quelli che garantiscono i parenti e gli amici e gli amici degli amici. Alle imprese senza amici, no. A quelle niente aiuti, non hanno merito di credito.

Dodona (28/12/2010 20.58) n/a

@ sapio: aramengo, località carina (http://it.wikipedia.org/wiki/Aramengo), più godibile in primavera, non è luogo adatto alla pesca (men che meno se di frodo), però evidentemente è un luogo frequentato dai bene informati.

Il tempo ci dirà se il pesce grande ingoierà quello piccolo (piccolo???) e/o se il piccolo farà come Giona....

@ Luca: l'intento di rinviare è andato a farsi benedire (credevo di intuirne, forse, le ragioni), ma la discussione che ne è comunque sorta rappresenta un bel segnale, a mio avviso, di civiltà (intesa come preoccupazione ai problemi della polis). Ne è valsa la pena e credo ci sia da esserne un po' contenti.

Sul se i Confidi siano "strategici e vitali" ci sono i numeri che circolano (magari sporchi e non proprio perfetti...) e le parole di Draghi che ci dicono che sì il loro supporto alle imprese nella crisi è stato prezioso. Dire il contrario non mi pare un atto di giustizia.

CIò detto il sistema dei confidi così come oggi lo ritroviamo dopo anni di riforme e dopo gli effetti di questa crisi e dopo la crisi di lungimiranza che spesso si è avvertita in chi a vario titolo si occupa di confidi, va supportato e rivisto, proprio per l'utilità che fino ad oggi i confidi hanno perseguito, sopratutto in relazione all'apporto del soggetto pubblico, ma non solo.

Ciò detto, quali sono le amministrazioni che stanno pensando alla riforma del sistema? Perchè devono essere al plurale? Possibile che non ci sia un coordinamento nazionale? Quali sono le idee? Possibile che non ci sia un documento, un atto su cui ragionare in modo trasparente?

Perchè in questo benedetto Paese tutto (quando c'è...) deve essere considerato "riservato", "vago" o "confidenziale" quando riguarda i cittadini (contribuenti)?

Solo con un po' più di trasparenza potremo evitare che qualche spiffero si trasformi in falsi scoop.... e che i pranzi siano motivo di discordia.

Fabio (28/12/2010 21.01) n/a

Sapio: non aiuti a tutti (come ironicamente scrivi). Non penso sia la richiesta della maggioranza dei Confidi. Aiuti a coloro che in un contesto di crisi hanno consapevolmente troppo rischiato per non contribuire eccessivamente al razionamento del credito, fiduciosi in un supporto pubblico? Aiuti a coloro che nel pieno della crisi non hanno pensato solo a salvarsi e quindi, commettendo certamente maggiori errori di valutazione (finanziabilità delle imprese)? Certo difficile distinguere ma necessario. Penso (e ho scritto), che i Confidi non sono soggetti e strumenti anticrisi, ma possono svolgere tale funzione in sinergia con i soggetti pubblici, concordandone l'intervento (settori, tipologie di imprese, ecc.). Vivo in Lombardia e i Confidi che spesso descrivi (ville, amici), Ti assicuro che sono molto lontani dal contesto Lombardo.

(28/12/2010 21.01) n/a

Sapio (28/12/2010 21.11) n/a

Due mesi prima che BPG finisse in amm.ne controllata il suo AD, G. Molon, in una intervista invocava "Dateci le risorse, aiutiamo noi le imprese". Per chi chedeva aiuti? Il Veneto non è lontano dalla Lombardia ed i buoni ed i cattivi non sono monopolio di nessuno.

Ed allora, prima di partire per Bruxelles vogliamo pensarci : a chi diciamo si, a chi diciamo no? Io ti dico come finisce ! Si a tutti! C

hi lavora con i soldi di pantalone fa innanzi tutto beneficienza a se stesso.

Fabio (28/12/2010 21.40) n/a

Sapio: purtroppo di soldi se ne sprecano a fiumi (in generale). Personalmente, in una presentazione che Luca ha pubblicato in questo blog, ho fatto autocritica sul "fare Confidi" nell'ultimo decennio. Più che di buoni e cattivi si tratta di focalizzare la mission e riacquisire la capacità di selezionare, in un contesto molto mutato (più selettivo). Certamente è tutto molto complicato, ma dobbiamo a mio avviso sforzarci di non sentenziare sommariamente. Sforzarci di chiederci se sia bene stanziare ingenti risorse per garantire banche per finanziamenti ad imprese economicamente e finanziariamente sane (Fondo di Garanzia o Istituto di Credito di diritto pubblico?); chiedercelo è doveroso, visto l'incremento considerevole delle garanzie dirette in un contesto di contrazione degli impieghi da parte delle banche(è stato concesso credito aggiuntivo o sono stati ristrutturati i fidi che, in un contesto di crisi, creano rate, l'esatto effetto contrario della moratoria?). Insomma, non voglio dire che i Confidi non sbagliano o non hanno sbagliato. Non voglio neanche dire che non esistono situazioni "al limite" (amici, ....). Voglio dire che a mio avviso è necessario sforzarci di capire se, post crisi, i Confidi servano o no, in un contesto dove il credito mi pare sia è sarà sempre più concesso con metodologie volte a contenere il costo della valutazione e che, se la valutazione quantitativa e andamentale dice "rischio medio/alto", meglio lasciar perdere. E' meglio lasciar perdere subito o fare un ulteriore sforzo? Non pongo domande in modo retorico: non ho una risposta convinta se per l'economia sia meglio far morire subito imprese nei numeri deboli o provare a sostenerle (meglio che facciano subito da concime per le altre o no?). Ad una domanda ho però una risposta: sono troppe le imprese che dovremmo dall'oggi al domani far morire (troppe le imprese sottocapitalizzate, con un indebitamento finanziario eccessivo, ecc.).

Luca (28/12/2010 22.15) n/a

Bene, vedo che molti dei protagonisti del dibattito sul blog stanno scaldando i motori in vista dell'anno nuovo. Sarà l'anno della verità.

Sto raccogliendo le idee per il tradizionale saluto di fine anno. Questo thread me ne ha stimolate parecchie. Raccolgo a caldo lo spunto di Fabio: per decidere cosa fare bisognerà guardare dentro le imprese, accompagnarle sulla strada più percorribile. Ci sarà selezione, ma che non sia non mors tua vita mea. Di conseguenza potrà esserci una selezione degli altri attori (confidi 106 e 107, mediatori creditizi, finanziarie e veicoli vari di intervento pubblico, banche, sì anche alcune di loro, speriamo piccole), a seconda di come di distribuiranno i costi della soluzione delle crisi. Ci sono tante valutazioni di merito da fare e scelte da prendere. Possono fare la differenza tra un si salvi chi può e una difesa delle posizioni, coraggiosa, per ripartire.

jaures (28/12/2010 22.31) n/a

@fabio: interrogativi i tuoi pertinenti e scomodi, che vanno alla radice. Provo a dire la mia su alcuni aspetti

1) necessita' di valutazione andamentale ai fini della concessione del credito. E' un male necessario in luogo delle strombazzate analisi di bilancio, businness plan e chi piu' ne ha piu' ne metta. Il motivo? Facciamo accademia e ripetiamo insieme le parole di Roberto Ruozi, già rettore dell'Universita' Bocconi e nume indiscusso della tecnica bancaria. Ipse dixit:

RUOZI R., Economia e gestione della banca, 1997, 241 s., in cui si afferma che ■specie nel grande arcipelago delle piccole e medie imprese e in particolare di quelle a proprietà familiare, che sono peraltro la stragrande maggioranza, fenomeni di varia natura ma essenzialmente connessi a problematiche fiscali, favoriscono la creazione di costi e ricavi che non vengono registrati nei bilanci ufficiali, con conseguente alterazione della loro attitudine a rappresentare la realtà e quindi ad essere buoni strumenti di valutazione da parte della banca■. Inoltre ■la qualità di tali bilanci ■ di per sé considerati ■ mediamente non sarebbe in grado di far prendere alle banche decisioni positive di affidamento a favore delle relative imprese■.

Sono passati un po' di anni ma secondo voi queste parole sono ancora attuali (domanda retorica?)

La soft information del Confidi sta tutta qui, a mio modesto avviso.Nel dare informazioni aggiuntive, legate a una conoscenza storica (e non certo legata all'analisi di bilancio) del cliente che la banca - non piu' territoriale e con i settoristi smantellati - non possiede piu'.

2) se invece il confidi e' visto come strumento a valle della richiesta di fido bancario, ossia come silente riassicuratore pret a porter della banca stessa, perde la sua funzione e si porta a casa delle belle (si fa per dire) insolvenze.

3) sottocapitalizzazione: ebbene che ne pensate di un codice civile che mantiene il capitale sociale di una SRL a 10 mila €???

Sapio (29/12/2010 07.16) n/a

@ Jaures: se non ho capito male uno degli scopi dei Confidi sarebbe quello di permettere l'affidamento di imprese con i bilanci falsi per ragioni fiscali, alias favorire l'evasione fiscale con i soldi nostri!

Sottocapitalizzazione: convento povero, frati ricchi, sempre coi ns soldi.

Sapio (29/12/2010 07.44) n/a

@ Fabio, se sia giusto garantire direttamente banche tramite FCG: se le banche riducono correttamente il TAEG alle imprese è giusto, altrimenti no, stiamo agevolando le banche.

I Confidi servono etc ? Certo, se fanno servizio e magari svolgono una unica istruttoria valida per tutta la filiera, dando, e facendosele pagare, garanzie straeligibili. E' la duplicazione che crea diseconomie, e chi garantisce in maniera eligibile deve stravalutare. Come vedete non c'è spazio solo per agevolazioni in forma di garanzia. Ma i soggetti ... bah, quelli devono diminuire in maniera drastica. Salviamo il personale.

Sapio (29/12/2010 07.59) n/a

Proposta: i Confidi diano garanzie straeligibili sul 100% dell'esposizione sollevando le banche dall'onere dell'istruttoria ripetuta e vediamo cosa succede in termini di Taeg per le imprese. Se i Confidi sono bravi come dicono, il denaro alle imprese dovrebbe costar meno. Nota : le garanzie al 100% non possono, e non devono, essere date come agevolazione, altrimenti sono tutti buoni a dimostrare la propria bravura nel valutare con i soldi ns.

jaures (29/12/2010 09.19) n/a

@sapio: diciamo che gli strumenti che l'economia aziendale da' universalmente per la valutazione delle imprese, valutazione oggettiva, nel nostro Paese, a causa di fenomeni endemici tollerati e sanati (condoni, scudi e chi piu' ne ha piu' ne metta), si traducono spesso in esercizi intellettuali.

Condividendo in pieno le parole di Ruozi e' chiaro che se ci si basasse sui bilanci e sulle informazioni ufficiali, come teoria vorrebbe, si affiderebbero 3 aziende su 10. I confidi servono a mitigare questi aspetti rendendo "bancabili" aziende che nei fatti lo sono ma la cui capacita' di rimborso (=capacita' di reddito) non appare o appare in modo insufficiente.

Chi e' in grado di smentirmi?

Dodona (29/12/2010 09.34) n/a

@ sapio delle 7:44: le banche, normalmente, non riducono il TAEG in presenza dell garanzia diretta del FCG. O meglio, non lo fanno con automatismi: come più volte emerso, ciò può avvenire per considerazioni "commerciali"...

Ciò detto, il sistema della garanzia diretta del FCG, erogata promiscuamente con controgaranzie vs Confidi, mi sembra alquanto inefficiente, soprattutto nell'ottica delle finalità che si propone il FCG (con MiSE e Stato).

Occorrerebbe una scelta di campo: o tutte garanzie dirette o solo controgaranzie.

Da un pdv teorico, per il quale propendo, la c/garanzia sarebbe significativamente più vantaggiosa: effetto leva più consistente, maggiore frazionamento del rischio e, nota bene, quella doppia valutazione che può tornare utile per evitare azzardi, non solo morali....

Sulla sostenibilità del prezzo della garanzia è ormai scontato il risultato - negativo - di eminenti lavori (es. Piatti), ma non mi scandalizzerei, visto - come evidenzia Luca - quello che viene deciso e fatto altrove in Europa per le Banche.

I Confidi possono, anzi: devono inserirsi in un circuito virtuoso (efficace) della garanzia, la quale prevalentemente soddifa esigenze pubbliche. Mi pare evidente. O no?

Beppe (29/12/2010 09.48) n/a

@ jaures: figliolo, la tue parole e quelle di Ruozi, sono talmente note che infatti da anni le banche, per la clientela da te evidenziata, non si affida più soltanto ai bilanci o ai prospetti fiscali, ma ha sviluppato sofisticati modelli basati sui comportamenti bancari (andamentale).

Il problema della soft information del Confidi è che "che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa", ma... sarebbe utile distillarlo in qualche ricerca empirica.

jaures (29/12/2010 09.57) n/a

@beppe: lo so bene, ho solo voluto dare una cornice "accademica" al tema, per cosi' dire "super partes".

Per quanto riguarda l'araba fenice della soft information fornita dai confidi beh.. alcuni spunti esemplificativi di una relazione istruttoria rivolta alla banca e al deliberante Confidi.

Normalmente si compila subito la parte sul commento di bilancio e subito dopo, se ne ricorrono le condizioni, si scrive:

1) l'azienda X ha contratto con il confidi 10 finanziamenti a m/t tutti puntualmente onorati (con diverse banche nel corso della sua vita)

Oppure: quando si commentano i bilanci si scrive, con un pleonasmo voluto:

i risultati economici dichiarati sono i seguenti:

2009: ricavi... costo del venduto... ecc. ecc.

e' evidente, per il lettore attento, la ridondanza apparente di quel "dichiarati"...

Gigi (29/12/2010 12.30) n/a

Premesso che "prendi i soldi e scappa" è l'articolo zero, non scritto, della costituzione italiana, l'unico articolo sul quale tutte le classi sociali, tutti i partiti polici concordano e si riconoscono, l'unico vero elemento unificatore di questa nostra disperata terra, vorrei fare alcune riflessioni fingendo che la nostra costituzione parta dall'articolo 1.

1) Efficienza ed efficacia sono parole che ripeterò fino all'esaurimento della vostra pazienza perché devono essere i criteri sottostanti a ogni politica che si mette in campo.

Sono le uniche misure sulle quale il giudizio di merito può essere dato. Tutto il resto è inutile e sterile rumore di fondo.

2) Efficienza ed efficacia hanno bisogno di essere misurate in maniera oggettiva, ma la verità non è posseduta da nessuno e quindi si arriva a concreti risultati solamente con il metodo della prova ed errore.

3) In ordine logico l'efficacia viene prima dell'efficienza: l'efficacia è l'adeguatezza di un mezzo di compiere il proprio fine, l'efficienza è la modalità con la quale il mezzo raggiunge il proprio fine in termini di consumo di risorse. Strumenti efficienti ma non efficaci sono inutili. Strumenti efficaci ma inefficienti possono essere migliorati.

4) La richiesta da fare a Bruxelles va considerata in un'ottica di efficacia. Se la casa sta bruciando vai a prendere l'acqua per buttarla sull'incendio. Poi se l'acqua è poca cerchi di utilizzarla al meglio ma non puoi stare a ragionare se riesci a farne avanzare per poi, ad incendio spendo, innaffiare il giardino. Quindi è corretto definire criteri di efficienza per l'allocazione ai confidi più virtuosi, ma bisogna che l'azione complessiva raggiunga il suo risultato ovvero salvi le aziende che meritano di essere salvate; se qualcuno nel frattempo si fa la villa lo andremo a prendere poi (basterebbe allungare i termini di prescrizione di certi reati e ci sarebbe sempre il tempo. (.....a proposito Molon che fine ha fatto? Esistono ipotesi di reato? qualcuno sa qualcosa?)

Questo giusto per inquadrare il problema e rispondere genericamente a qualche dubbio.

Nel dettaglio:

@Sapio: cerchiamo di utilizzare l'acqua al meglio. Soldi non a tutti e cerchiamo dei criteri oggettivi per assegnare i fondi ma non perdiamoci in mille discussioni:la casa brucia!

@Dodona&Luca: quando un argomento scotta, difficile, anche se (eventualmnte) opportuno, rimandarne la discussione. Tanto vale affrontarla per quello che è come è stato fatto, non dando spazio a voci incontrollate, ma ragionando sui fatti che sono incontrovertibili, anche se pochi.

@Dodona: la trasparenza non fa parte dell'italica cultura. Noi ci mettiamo a ridere se un presidente americano è messo alla gogna per un sigaro sotto la scrivania della sala ovale, ma ci scandalizziamo se qualcuno chiede le dimissioni di un presidente del consiglio con problemi ben più gravi (non quelli a sfondo sessuale, gli altri ed è inutile ricordarli...) Dimentichiamo che il problema non è solo quello che può aver o non aver fatto. Il problema è l'opacità, l'impossibilità che la magistratura accerti la verità. Non siamo un paese di cittadini, ma di sudditi relativamente a chi l'informazione ce l'ha e se la tiene stretta. Nel tempo di internet e delle mafie mondiali se devo scegliere (ma è una questione morale, non di efficacia o di efficienza) io sto con wikileaks, e non con la Clinton (toh, chi si rivede..., come sta Monica?)

@Fabio: sulla morte delle imprese: ci sono morti naturali ed morti violente, epidemie, pandemie, semplici polmoniti isolate. Ci sono imprese che sono intrinsecamente inefficienti, non più adatte al mercato, con prodotti datati, vecchi, con imprenditori testoni. Beh, queste devono chiudere. Se poi anziché con il fallimento si chiude con la lquidazione tanto meglio. Sarà una morte naturale. Ma se l'imprenditore testone non si rende conto di essere alla fine allora benvenga il fallimento.

Poi ci sono le epidemie o le pandemie. La cinese è una di queste. Nel momento in cui, in un breve periodo di tempo, miliardi di persone entrano nel mondo del lavoro (c'è anche l'India e tanti altri paesi...), la concorrenza della manodopera diventa spietata. Le fabbriche si spostano e nel giro di pochi anni le nostre aziende vengono uccise dal virus cinese grazie al libero mercato che permette alle fabbriche senza diritti di entrare nelle nostre case assorbendo il nostro reddito. Le alternative che abbiamo sono due: abbassare lo standard dei nostri diritti/tutele a quelle della Cina (cosa che sta avvenendo) oppure contigentare le importazioni (ricordo che ha funzionato bene negli anni '80 con la auto giapponesi). Certo, qualcuno obietterà, ma c'è la tutela del consumatore, mercati aperti vuol dire prezzi più bassi. Sicuro, peccato che senza redditi, senza stipendi qui i consumatori si stiano estinguendo insieme alle fabbriche.

@Sapio&Jaures, sulla valutazione delle imprese: questo è un bel temino sul quale sono stati scritti trattati e sul quale accademia e prassi sono andate per strade diverse per molti anni. Le considerazioni di Ruozi sono del 1997 e arrivano, secondo me, oltre che tardi con una certa amarezza... con una certa consapevolezza dell'articolo zero della nostra costituzione. Se i confidi vogliono avere diritto di cittadinanza devono fare una valutazione seria. Basata su tutte le informazioni che hanno anche quelle soft. Certo, se il problema è di sistema una sola parte non può farsene carico. Quanti imprenditori (più in passato che ora) sono entrati in una banca chiedendo al direttore: "mi serve il conto per il nero? con 10 milioni di fido .....!!!!!) non vi è mai capitato? Perchè non avete mai lavorato in una banca! Che deve fare il direttore andare dalla guardia di finanza? Se fa così la sua agenzia chiude dopo dieci minuti. In un paese che ha deriso il suo ministro del tesoro perché ha detto che era bello pagare le tasse, mentre vota e rivota un presidente del consiglio che dice che le tasse non devono superare una soglia naturale oltre la quale è lecito non pagarle. Beh in un paese così, che amo soffrendo, ma nel quale non mi riconosco è lecito parlare di bilanci falsi? E nelle valutazioni i pleonasmi voluti sono allusioni? Questo è quanto dichiarato, ma grazie al nero possiamo concedere i fidi. Vuol dire questo Jaures? Confidi e banche devono fare due valutazioni il più seriamente possibile: non è inefficienza. E' un meccanismo ridondante certo, ma in questo caso utile, soprattutto se c'è la soft information che i confidi pretendono di dare. Nel momento in cui tutti faranno la valutazione con gli stessi modelli e con gli stessi dati input allora una delle due sarà ridondante (e i 107 rischiano questo). Per il momento non è così.

@Jaures da solo: ti smentisco io. Ci sono banche che sui dati ufficiali deliberano fidi anche a chi è a reddito negativo, proprio perché è ufficialmente e statisticamente provato che comunque non sono aziende che falliranno. La statistica, molte volte, nel bene e nel male, non segue la logica che vorremmo, la correlazione non sempre dimostra causalità. Ecco che da dati che logicamente non dimostrerebbero l'affidabilità del valutato (i bilanci), esaminati secondo logiche statistiche salta fuori che sì, si può fare, yes we can! Anche senza i confidi.

Insomma i temi sono molti: aiuti di stato, ragione di esistenza dei confidi, metodi di assegnazione degli aiuti, metodi di valutazione delle imprese, efficacia ed efficienza degli strumenti messi in campo etc.etc.

Io credo che ci sia molto da fare in questo mondo e le cose siano abbastanza aggrovigliate, ma che se cancellassimo l'articolo zero dalla nostra costituzione sarebbe tutto più facile.

Claudio D'Auria (29/12/2010 14.45)

Caro Luca, al di là del caso specifico di Unionfidi Piemonte, mi sembra che stia prendendo piede su questo blog un certo qualunquismo. Purtroppo, sono molto frequenti commenti finalizzati a fare di tutta l'erba un fascio, senza fornire suggerimenti, anche polemici, ma positivi.

Se vuoi, questo è uno dei motivi per cui frequento un po' meno il blog. Non sono certo un super-tecnico impaurito dall'evoluzione del mondo come qualcuno con un nick da profeta di sventura ha detto.

L'altro motivo è che lavoro con i confidi. E per i confidi seri (piccoli e grandi, la serietà è un valore trasversale) questo è un periodo di intenso lavoro. Il tempo per gli sproloqui (non per gli interventi di spessore) è di chi evidentemente ha meno da fare.

Sono a tua disposizione per valutare insieme proposte per rendere questo blog (qualcuno lo ha chiamato intelligentemente una agorà) un luogo di confronto utile e serio, anche polemico se serve e non un luogo dove dar sfogo, protetti da un inutile e forse anacronistico anonimato, alle proprie frustazioni.

Detto questo auguro a te ai frequentatori del blog un Felice e intenso Anno Nuovo!

Dodona (29/12/2010 15.39) n/a

@ claudio: il problema del qualunquismo non sta nello strumento (il blog) ma in alcuni attori, che però, sotto molti aspetti, non nuocciono di sicuro - ne sono sicuro.

E credo, anch'io, che non si debba fare di tutta l'erba un fascio (riferito questa volta ai frequentatori/contributori del blog) nè che la soluzione sia, utilizzando un'altra metafora, di buttare via, insieme, l'acqua sporca e il bambino, (questo blog è ottimo - non ce ne sono altri in giro...; di tipi strani in giro invece... non ne parliamo - ma il mondo è grande).

Più volte ho sostenuto che si debba dare un seguito sostanziale alle riflessioni del blog e mi sembra che i seminari da Luca organizzati e proposti quest'anno (o in proposta per l'anno venturo) vadano esattamente nel segno auspicato.

Forse ci vorrebbe ancora qualcosa di più (qualcuno proponeva open day, ma andrebbe bene anche altro....); ci si può pensare: l'importante è che vadano nella direzione di una maggiore consapevolezza di problemi e di ricerca di soluzioni efficaci per le imprese e per questo benedetto Paese... Parliamone.

Nel frattempo tanti auguri anche a te e a tutti gli amici dell'agorà...!

Luca (29/12/2010 16.49) n/a

Caro Claudio, grazie dell'intervento. Come ho scritto nel post qui sopra, al blog manca da mesi la presenza dei confidi, in particolare dei 107. Ci sono delle eccezioni (gli amici), ma ho la sensazione che il blog sia letto da molti, ma non utilizzato. Il qualunquismo che lamenti è dovuto sia ad alcuni visitatori talora petulanti (che peraltro vivacizzano), sia ai molti visitatori silenziosi. Inoltre il blog va stretto come strumento di suppporto all'intenso lavoro che i confidi stanno facendo, e che ti vede in prima linea: il gruppo di lavoro Smefin è un passo in avanti. Però come strumento di informazione e relazione il blog serve ancora.

Sul fatto di registrare gli utenti che commentano ci si può ragionare. Ho il problema di trasferire gli attuali contenuti su una nuova piattaforma. Non è un lavoro impossibile, ma serve del tempo, e lo devo valutare anche in relazione ai progetti collegati al gruppo Smefin, che già hanno dei siti dedicati, come sai.

L'anno prossimo ci saranno dei cambiamenti. Ti auguro anch'io che sia pieno di soddisfazioni.

Gigi (29/12/2010 19.40) n/a

@ Claudio: non so se ti riferisci direttamente anche a me o principalmente a me, ma il tuo post subito successivo al mio me lo può far ritenere. Se è così, non posso che rispedire al mittente l'accusa di qualunquismo per almeno due motivi:

1) Dare genericamente del qualunquista a qualcuno è distillato di qualunquismo a sua volta.A fronte di un'accusa servono prove, o almeno indizi e argomentazioni e riferimenti precisi. Poi se ne discute: così non c'è modo di discutere. Questo vale anche se non ti riferivi a me.

2) Nello specifico, se invece proprio a me ti riferivi, credo che disegnare scenari generali per poi scendere nel particolare e portare la propria opinione specifica sia proprio quel dare suggerimenti che tu cerchi. Certo se li cerchi positivi a priori dovresti dirmi come li vuoi i suggerimenti, e allora te li cucino come vuoi tu. Io i suggerimenti li do', anche polemicamente, ma è con la dialettica che si cresce (l'ho già detto da qualche parte). Il pensiero unico (che si sta pericolosamente diffondendo in questo paese) può anche essere pratico, veloce, quello del partito del fare e fare velocemente, ma a me non piace tanto, mi ricorda tempi bui, molto bui.

Ed infine è proprio la retorica del fare, fare, fare, fare qualcosa per darsi un certificato di esistenza o un buon motivo per fatturare comunque che a me non va. Certo bisogna fare. Bisogna fare, ma prima bisogna pensare a quello che si fa.Altrimenti corriamo incontro solo alle emergenze e non pianifichiamo mai niente. Saro' qualunquista ma basta aprire un telegiornale per capire che questa retorica non porta a nulla e forse è solo funzionale al mantenimento dello statu quo.

Giusto per fare un esempio e stare sul pratico: dare miliardi di euro ai confidi senza sapere che c'è l'epidemia cinese in giro vuol dire sprecare gran parte dei soldi e far morire le aziende di una morte più lenta ma non meno dolorosa. Qualcuno la può pensare diversamente, ma non mi sembra un argomento qualunquista. Caso mai discutiamone. Se non si ha sott'occhio il quadro generale siamo come il gommista che aggiusta la gomma e non si accorge che gli hanno già fregato la macchina.

Infine è del tutto legittimo estromettere chi non sta, diciamo, nella linea editoriale del blog. Per cui forse è il momento di definirla o ridefinirla (repetita juvant) saprò trarre le mie conclusioni da solo. La libertà non ha prezzo in democrazia e le discussioni se sono interessanti (vedi UFP) riemergono come un fiume carsico dove meno te le aspetti. Non c'è modo di fermarle nel tempo e nello spazio.

Non solo: anche le frustrazioni fanno parte del lavoro. Forse tu non hai dipendenti, ma prova a frustrarne uno (non frustare, è illegale) e vedrai come ti lavora bene. Per quanto mi riguarda sì, sono un frustrato: la mia frustrazione più grande è che amo un Paese che non piace, e amo soffrendo.

Auguri.

jaures (29/12/2010 21.25) n/a

frustrati di tutto il mondo, unitevi!

certo, il mondo del lavoro (dipendente, ma non solo), scolarizzato, diciamo cosi', e' sovente frustrato. Ad ogni modo, in questo spazio libero creato da Luca, è giusto pensare e ripensare, senza aderire fideisticamente a nuovi mantra, delle volte disinteressati delle volte meno, che vorrebbero disegnato e incontestato il nuovo confidi.

Beppe (29/12/2010 22.10) n/a

@ jaures: suvvia amico sii più chiaro... Fallo per noi che non parliamo la lingua felsinea....

Fede? Mantra? Confidi? Cosa sono?

Claudio D'Auria (30/12/2010 14.22)

@Gigi, il tuo post non avevo neanche finito di leggerlo. Onestamente l'ho trovato un po' lungo e molto generico e generale. Per discussioni di quel tipo, forse, sono meglio i blog di partito qualunque sia quello che ti rappresenta meglio.

Le discussioni sono utili, non sarò certo io a negarlo. Le discussioni polemiche, anche. Ma parlare di miliardi (di cosa? lire? euro? dollari?) ai confidi in maniera generica, ebbene sì, è qualunquismo.

Dire tutto va male, fa tutto schifo e non proporre uno straccio di soluzione, ebbene sì, è qualunquismo.

Io, grazie a Dio, non sono legato politicamente a nessuno, pur avendo le mie idee (ci mancherebbe altro). E ho sempre pagato la mia indipendenza a caro prezzo (se vuoi un giorno, magari quando avrai il coraggio di dire chi sei, te ne posso parlare a quattr'occhi).

Ma questo non è un luogo di confronto politico o almeno di confronto politico come lo conosciamo noi, su livelli bassi. E' un luogo di confronto sulle cose concrete. Io non sono mai stato così stupido (come mi dipingi tu) da fare senza pensare. Ma ritengo che parlare per il gusto di parlare sia un po' vano. O meglio (repetita juvant) si possono anche scrivere 200 righe di lagna sull'Italia di oggi, ma almeno concludere con qualche proposta.

E comunque sono in buona compagnia. Oggi anche Galli della Loggia sul suo editoraile sul Corriere parla di questo qualunquismo imperante che si sta insinuando un po' in tutti.

Io ne sono sinceramente spaventato. Se c'è chi ci si crogiuola, buon per lui.

Chiudo con una chiosa. Anche tu fai qualche volta degli errori di editing. Anche tu nei hai fatti (si scrive satus quo, non statu quo) e ne farò anche io su questo post. Prendere in giro perchè ho scritto frustrato senza la prima r la dice lunga sulla tua voglia di polemizzare solo per polemizzare.

Luca (30/12/2010 16.32) n/a

@Gigi e @Claudio: vi sentirò a voce per gli auguri di fine anno. Quanto al vostro vivace scambio di idee, non penso di dover dipanare qui la matassa. Gigi ha messo tanta carne al fuoco, e mi pare amareggiato da qualcosa che c'entra relativamente poco con le "nostre" questioni. Ne sono venute fuori delle incomprensioni, più su diversità di visione del mondo che su oggetti del contendere identificabili.

Su alcuni punti che mi premono tornerò "a prescindere" domani nel mio saluto di San Silvestro. Le incomprensioni le butterei giù dal balcone come si fa con le cose vecchie (magari cadono in testa a qualcuno, ma non fanno male).

Sapio (30/12/2010 18.18) n/a

Saluti ed auguri a tutti da Aramengo dove non mi ricordo più chi mi ci ha mandato. Ho con me un sacco di sicurezze che a mezzanotte getterò dal balcone per la gioia della comunità. Auguroni e ... conservate la voglia di dibattere e contribuire perché tutti abbiamo bisogno di imparare e migliorare.

Dodona (30/12/2010 21.56) n/a

@ Sapio: per la gita devi ringraziare Nostradamus...(chissà perchè poi il ns amico si ostini a mantenere un nick così poco affidabile... non si sa).

@ Sapio ancora: per la metafora sulle certezze, più che il gettare quelle che si hanno dal balcone, mi piacerebbe pensare al buon Diogene di Sinope che (e non è metafora) dentro la sua botte cercava "l'uomo"....(e qui noi possiamo fare una sostituzione.....).

@ Luca: chissà perchè leggendo del tuo saluto di san silvestro mi sono immaginato una scrivania, con tanto di tricolore e azzurro stellato, e, ovviamente, reti unificate.... Ma per fortuna era solo un incubo.... ;-))). Sono comunque qui in attesa....

@ Claudio: suvvia... ce ne fossero di Gigi... Eppoi non devi essere spaventato dal qualunquismo: è figlio, allevato e accudito, di questi nostri tempi (di fine impero,,,), cugino del benessere (finchè c'è), parente delle tante decadenze che l'umanità ha conosciuto. Ma il pneuma già agisce....

@ tutti: buon 2011!

Roèros (31/12/2010 10.40) n/a

Giuro che mi pesa ma lo faccio, Nostradamus finisce con il 31.12.2010 e viene sostituito da Roèros un mix di buona pratica numeri positivi ed efficienza con l'accento scalpitante !

Ovviamente con Roèros diminuiranno i commenti non utili ma non quelli criptici.

Perchè non tutto si deve dire qualcosa si interpreta ...

Luca un consiglio : non ascoltare consigli !

Buon 2011 da Roèros per tutti !

Gigi (01/01/2011 12.29) n/a

@Claudio

Non voglio esagerare con la polemica, anche se il tuo post è un invito a nozze per lo "spirto guerrier ch'entro mi rugge", ma che lascerò dormire ancora: risponderò solo a ciò che merita, a mio umile avviso, una risposta.

a) Non ho mai detto tutto fa schifo e tutto va male. Se sì, dimmi dove e come.

b) La proposta c'è, non mia è di Luca, a cui io ho dato il mio appoggio, è quella di andare a Bruxelles, e mi pareva fosse chiaro. Ho solo messo dei caveat (e comunque i milardi sono di euro, c'è scritto, basta leggere).

c) Galli della Loggia, a mio avviso, manda un messaggio diverso da quello che gli volevi far dire. Ma non entro nel merito: invito chi ha voglia a leggersi l'articolo e a giudicare in proprio. E' un articolo molto bello per cui non sarà tempo perso;

d)la mia difesa dalla retorica del fare è conseguente al suo utilizzo in senso offensivo - "Il tempo per gli sproloqui (non per gli interventi di spessore) è di chi evidentemente ha meno da fare." - indipendentemente del soggetto a cui tale attacco era rivolto. E' una retorica che classifica come fannullone chi pensando diversamente dalla controparte argomenta, anche in maniera articolata, le sue ragioni. Una volta che la controparte è svilita (=fannullone) anche le sue idee non valgono più nulla. Disvelato l'artifizio retorico, respinta l'accusa. Con cio' non volevo affatto significare che tutti quelli che dicono di fare facciano senza pensare. Tanto meno tu, di cui tutti conosciamo le tue capacità professionali (con il latino te la cavi peggio, ma lo dimostro dopo). Ho precisato che chi, ada altri livelli, usa questa retorica da tempo non fa che affrontare emergenze, perché non pianifica, non pensa a quello che fa. Infine pensare, progettare, ragionare e discutere è comunque parte del fare (e se ci sono discorsi inutili la cosa migliore da fare è ignorarli; rispondere dicendo che sono inutili è doppiamente tempo perso).

d) Per quanto riguarda l'anonimato, l'utilizzo di nick anonimi permette a me e agli altri di non impegnare l'azienda per cui lavoriamo (confidi, banca, società di consulenza, di rating, etc.), e di lasciarci liberi di dire come la pensiamo indipendentemente dalle posizioni ufficiali dell'azienda a cui prestiamo i nostri servigi, che non sempre coincidono con quanto pensiamo. Diventa un mezzo per essere più sinceri e più disinteressati. Per me il blog non è una vetrina nella quale mettere in mostra le mie abilità. E' solo uno strumento per il confronto dialettico, l'apprendimento, e se vuoi qualche piccolo divertissement. Se ho da dire qualcosa che a qualcuno può non non piacere lo dico. Non corro il rischio di perdere clienti che non ho. Ci si guadagna in sincerità e perché no, qualche volta anche in senso dell'umorismo.

Ed ora veniamo alla rubrica "siamo tutti latinisti": premetto che sono d'accordo con te, di refusi ne facciamo tutti, però è anche simpatico scherzarci sopra, non mi pare il caso di prendersela. Sulla vexata quaestio dello statu(s?) quo cito letteralmente quanto riportato da wikipedia al link http://it.wikipedia.org/wiki/Status_quo

<>

Su queste basi (e non su lunghi anni trascorsi a fare versioni di latino) tra le due possibilità ho scelto, semplicemente, quella indicata come la più corretta, non mi era rimasta la s sulla punta dell'anulare sinistro.

Altro non aggiungo se non buon anno a tutti.

Gigi (01/01/2011 12.33) n/a

Tra < e > del post precedente ci doveva stare una citazione che è misteriosamenta scomparsa. La ripropongo:

Status quo è una ellissi dell'espressione latina "status quo ante" (la situazione precedente), analoga e meno corretta dell'espressione statu quo derivante dall'espressione "in statu quo ante" (nella situazione precedente). Il termine è spesso utilizzato nei testi letterari, citato per lo più con ironia, in particolar modo nell'ambito della politica e della diplomazia.