C’è un’altra strada? Una sola: educare le giovani generazioni alla realtà dura del tempo storico presente. Il primo atto consiste nel dir loro la verità sul Paese, sulla scuola, sull’università, sul mercato del lavoro ecc... [...] Chi ha fatto credere che il mondo ti viene incontro facile, che non c’è bisogno di sacrifici e di investimenti? Chi ha lasciato credere che la responsabilità e l’impegno personale non contano, bastano buone relazioni sociali e di potere, basta una buona rete corporativa? Chi accredita pubblicamente modelli di vita e di carriera “sopra le righe” o molto al di sotto? Chi svaluta il valore della conoscenza e del lavoro nella vita sociale? Può la politica continuare a mentire sulla condizione econonomico-finanziaria e culturale del Paese, combinando le menzogne con le salite sui tetti e con le tendenze fatali all’ope-legismo[...]? Il tutto per paura di perdere il consenso? Nella disperazione festosamente esibita di centinaia di migliaia di giovani c’è una domanda di verità che deve essere presa sul serio e alla quale occorre rispondere qui e ora. Non chiedono di “avere ragione”, esigono delle “ragioni”. Questi ragazzi manifestano per sé e per noi. Capirlo è la condizione per poter dire loro le parole dure e impegnative. E’ la condizione della credibilità adulta.
Commenti precedenti:
Gigi (03/12/2010 20.08) n/a
Prof. non sei per niente fuori programma o fuori tema. Le verità ufficiali che vengono date ai giovani troppo spesso sono state falsificate dai fatti. Parlarne a proposito dei politici sarebbe come sparare alla croce rossa: troppo facile. Ma anche nell'economia le cose stanno così. Ovviamente la riforma universitaria è solo un pretesto per far emergere un malessere che serpeggia in tutta la società e che gli studenti interpretano nel solo modo che conoscono: fare casino. Vent'anni fa gli studenti della mia generazione occupavano (erano i tempi della pantera e del popolo dei fax), contro gli aumenti delle tasse universitarie ed una riforma che faceva entrare i privati nellse università. Non so se avevamo ragione nel merito specifico ma avevamo ragione da vendere nel credere che i nostri governanti non avessero a cuore l'istruzione dei giovani. E infatti dopo 20 anni l'università e la scuola in generale è di molto peggiorata. Le varie riforme (bipartisan) a tutti i livelli che si sono susseguite hanno avuto tutte come risultato di abbassare il livello medio di istruzione dei nostri giovani. Benvengano le proteste e benvengano i professori come te che hanno a cuore veramente il futuro dei giovani. Certo a 20 anni si è stupidi davvero, come dice il saggio Guccini, e gli studenti delle stupidaggini ne potranno anche fare, soprattutto se guidati da cattivi maestri, ma la loro protesta nasce da bisogni profondi che non possono essere trascurati:bisogno di verità, bisogno di trasparenza, bisogno di cura, bisogno di certezze, bisogno di speranza, bisogno di futuro e infine bisogno di amore.
Una nazione che non ha a cuore il futuro dei propri figli è una nazione destinata a morire presto.
Sapio (05/12/2010 11.43) n/a
Luca, per favore potresti pubblicare un paper sull'esperienza dell'anno scorso (azienda dolciaria, mi pare) con integrazione di contabilità e scadenzario crediti.