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Raggiunto l'accordo su Basilea 3, a regime dal 2019

Wed 15 Sep 2010, 12.52

Il 12 settembre, il gruppo dei governatori e supervisori che sovrintende al Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha annunciato ufficialmente i termini degli accordi raggiunti alla fine di luglio per il rafforzamento del capitale e della robustezza finanziaria dei sistemi bancari. Saranno presentati al G 20 di Seul in novembre.
Vi consiglio di leggere alla fonte il comunicato (con gli allegati).
Ci sono tanti aspetti che si sono chiariti, altri ancora aperti. L'impatto più forte ce l'avrà il requisito minimo di common equity (capitale netto in senso strettissimo) che sale dal 2% al 4,5%, più un conservation buffer per resistere alle situazioni di stress di un ulteriore 2,5%. In tutto un capital ratio del 7% (il buffer andrà però a regime col tempo). Il requisito per il Tier 1, che include strumenti eleggibili non di capitale in senso stretto, andrà all'8,5% e quello totale, che include strumenti ibridi e passività subordinate, al 10,5%.
Gli aspetti da chiarire sono tantissimi. Ci sarà tempo per farlo. I commenti ovvi sono "Servirà più capitale, il capitale diventerà più caro, le banche aumenteranno i tassi sul credito per remunerarlo, o ridurranno il credito per consumarne di meno". Non è detto. Potrebbe anche ridursi il costo del capitale netto delle banche rispetto ai livelli gonfiati e insostenibili pre-crisi. Potrebbero succedere molte altre cose.

Luca

Commenti precedenti:

Claudio D'Auria (15/09/2010 13.18)

Credit crunch in arrivo? I banchieri centrali si sono subito affrettati a dire di stare tranquilli, ma le regole di B3 sono molto severe.

Se una banca vorrà rispettarle secondo la tempestica prevista dovrà aumentare il proprio patrimonio di vigilanza (con costi elevati, anche in considerazione che molte banche dovranno fare ricorso al mercato) o ridurre l'attivo ponderato (leggi, i crediti).

A me sembra che il rischio di una stretta creditizia è molto più alto con queste nuove regole.

Che ne pensano gli altri forumisti di aleablog?

Gigi (15/09/2010 13.36) n/a

La stretta creditizia potrebbe anche essere sana. Se pensiamo che una delle concause della crisi è stata la troppa liquidità e che in Italia ci siamo salvati dagli eccessi immobiliari perché l'inefficienza delle banche e la loro scarsa proattività commerciale sui mutui ha di fatto impedito di traslare sul mercato tutta la liquidità disponbile, forse una maggiore selettività creditizia non può che far bene. Del resto l'alternativa alla troppa liquidità non è il credit crunch. Bisogna tornare a quel giusto equilibrio che tiene gli animi tranquilli ma non smorza le attività imprenditoriali. Il troppo stroppia sia in eccesso che in difetto.

Basilea 3 vale per tutto il mondo. L'aumento dell'efficienza delle banche italiane (che hanno ancora molta strada da fare) potrebbe compensare in parte i maggiori requisiti di capitale.

Infine per ridurre l'attivo ponderato si può agire sia sul totale che sul peso. E su quest'ultimo i confidi potrebbero agire positivamente.

Claudio D'Auria (15/09/2010 13.51) n/a

@Gigi: sono d'accordo con te sulle ulteriori opportunità di crescita dei confidi.

Per quanto riguarda la tua analisi della crisi non condivido alcuni punti. La crisi nasce per un eccesso di liquidità negli USA ma si propaga in Europa a causa della finanza (soprattutto operazioni strutturate come i CDO). Ora B3 sicuramente colpisce le banche che fanno maggiore leverage (in questo senso i maggiori requisiti per il rischio di controparte, il disincentivo a operare in derivati OTC), ma colpisce anche le banche più tradizionali (come quelle italiane) e il rischio è che, a cascata, questo inasprimento in termini di capitalizzazioni lo pagheranno i clienti delle banche, correntisti, investitori, imprese.

Soluzioni alternative al credit crunch potrebbero essere ridurre i profitti e aumentare l'efficienza. Sulla prima non ci credo finchè non lo vedo, sulla seconda mi aspetto tempi lunghi e anche una certa tensione sociale con i sindacati dei bancari.

Gigi (15/09/2010 14.33) n/a

Ridurre i profitti se il rischio di fare banca è diminuito non dovrebbe essere contro la logica (il problema caso mai è ridurre gli stipendi dei top manager, che non sono sempre correlati alla loro effettiva capacità) e comunque un prezzo bisogna pur pagarlo per la maggiore stabilità del sistema (nessun pasto è gratis). Per quanto riguarda l'efficienza finché si assumono laureati con 110 e lode per fare la cassa (e i sindacati nulla dicono su questo) non c'è da aspettarsi molto dalla gestione delle risorse umane, sia dal lato banche che dal lato sindacati. In realtà, a mio avviso, c'è molto da fare anche su processi, organizzazione, tecnologie e sul lato dell'offerta (prodotti/servizi) per migliorare l'efficienza delle banche italiane. A mio avviso fatta 100 l'inefficienza delle banche quando c'era la foresta pietrificata adesso siamo ad 80. Ce n'è ancora di strada da fare!

Sapio (15/09/2010 15.28) n/a

Per le banche italiane cambierà poco: avevano PV superiore ai limiti e non dovrebbero risentire della necessità di accumulare il buffer anticiclico. Per le banche che parlano inglese invece, sorgerà la necessità di migliorare la qualità del Tier 1 ed aumentare il Core Tier 1. E per loro saranno problemi, che verranno anche dal limite (non funzione della ponderazione) alla leva di provvista.

Luca (15/09/2010 16.13) n/a

Sapio, hai centrato il problema: dietro la campagna di stampa "Abbasso Basilea 3, madre di tutti i credit crunch" c'è la politica di disinformazione delle mega-banche internazionali che hanno sfruttato la sotto-capitalizzazione per pompare gli utili da attività che col credito all'economia reale poco avevano a che fare. Ci sono anche altre banche con problemi di capitale da rimpinguare (come le grandi popolari che hanno utilizzato i Tremonti bond) ma nel complesso, per ora, le banche regionali e locali italiane operano con margini di capitale in eccesso adeguati.

Negli anni di collaudo del nuovo regime di Basilea 3 andrano smontati in molte banche europee ed USA gli apporti straordinari di capitale pubblico, e sostituiti con capitale privato. Il problema è sostituire il capitale distrutto dalle perdite che hanno innescato la crisi, non tanto bloccare i supervisori arcigni che alzano l'asticella.

Claudio D'Auria (16/09/2010 13.22)

Sapio, Luca, vorrei farvi notare che anche in Italia ci sono banche che dovranno capitalizzare e non solo quelle che hanno fatto ricorso ai T-bond.

A regime, il common equity ratio (azioni ordinarie+riserve) dovrà essere al 7% (4,5 + 2,5 di capital conservation buffer) + eventuali buffers anticilicici.

Quindi forse le critiche a B3 non sono del tutto campate per aria. Il rischio di politiche di credito restrittive secondo me è concreto, salvo poi dare tutta la colpa a Basilea (come le banche hanno già fatto con B2). Ma forse stavolta l'accusa appare più giustificata.

Sono d'accordo con Luca comunque sulla lobby delle grandi banche d'affari abituate a leverages elevatissimi e che correttamente vengono penalizzante da B3.

Ma perchè colpire anche tutte le altre ?

Gigi (16/09/2010 14.31) n/a

Bisogna poi vedere cosa faranno i singoli stati: mi pare, se non ricordo male, che BIS2 negli Stati Uniti fosse stata recepita parzialmente.

Quali vincoli hanno le decisione della BRI per gli stati nazionali?

Sapio (16/09/2010 20.07) n/a

@ Claudio: io ho avuto la possibilità di leggere un doc.to secondo il quale le (grandi) banche italiane non dovrebbero ricapitalizzare. Naturalmente purché non emergano perdite latenti.

Sulla leva: era tipica delle grandi banche americane che dolosamente (con l'aiuto delle soc.tà di rating) sottoponderavano l'attivo per massimizzare il ROE riducendo l'Equity a denominatore. Ma le altre banche perché dovrebbero risentire di questo provvedimento?

Claudio D'Auria (17/09/2010 10.31) n/a

@Sapio, pensa che io ne ho visto un altro dove le banche italiane dovevano tutte ricapitalizzare!

Il problema comunque mi sembra più generale: anche se qualche banca non dovesse emettere azioni nel breve periodo, sicuramente la necessità di mantenere ratios così elevati impatterà in ogni caso sulle politiche di credito delle banche.

Gigi (18/09/2010 21.13) n/a

Beh, forse è proprio quello che si vuole (e che ci vuole). Meno credito per tutti. A cominciare dalle aziende italiane storicamente sottocapitalizzate. (azienda povera, imprenditore ricco.....)

Sento già gli strilli delle associazioni degli imprenditori ma i numeri sono quelli. Le nostre aziende (piccole medie e grandi, ma soprattutto piccole e sono tante) sono sottocapitalizzate e non ci sono santi.

Se poi lo sono anche le banche vuol dire che qui tutti vogliono fare impresa con i soldi degli altri compresi i banchieri. Beh, speriamo che al almeno questa crisi metta un po' di buon senso nelle banche e anche nelle imprese. Il leverage è sempre stato un elemento di rischio per tutti (del resto la crisi è stata amplificata se non causata da troppo leverage e dalla troppa liquidità).

Sapio (21/09/2010 11.03) n/a

ho letto questa affermazione di Francesco Bellotti a questo link:

http://www.eurogroup.biz/web/canali-tematici/crediti-finanza/approfondimenti/CON-BASILEA-LITALIA-POTREBBE-ESSERE-PENALIZZATA-PER-LA-SUA-STRUTTURA-PECULIARE_2135_6.jsp

e non ho capito l■ultima affermazione:

domanda: "Basilea 3 avrà un impatto anche nel mondo dei confidi?"

risposta di Bellotti "Molti confidi oggi operano come intermediari finanziari, si sono rafforzati.

Ma bisogna andare avanti, visto che la peculiarità italiana è di avere il più avanzato sistema di garanzie mutualistiche concesse: per esempio arrivare al riconoscimento delle garanzie offerte dai consorzi fidi, al fine di evitare il doppio accantonamento da parte delle banche e quindi consentire maggiore liquidità disponibile per gli istituti di credito.

■ necessaria un'azione di coordinamento tra governo ed enti locali"

Ma non è già così? Le banche non accantonano la quota coperta dalla garanzia! Allora cosa vuol dire l'affermazione di Bellotti?

Gigi (21/09/2010 16.30) n/a

Forse intende dire che dall'aspetto normativo (sulla carta) bisogna passare a quello operativo.

Non basta che la norma preveda che... bisogna mettere in opera le disposizioni e applicarle. Non c'è banca in Italia (soprattutto AIRB), nonostante la normativa lo permetta, che alleggerisca i requisiti di capitale perché ha dei crediti garantiti da confidi.

Se ne conoscete qualcuna fatemi un fischio e ditemi a che pagina del bilancio c'è scritto.

Sapio (21/09/2010 17.20) n/a

E' vero! Ma il problema non riguarda solamente le garanzie dei Confidi ma tutte le garanzie con l'eccezione delle ipotecarie sugli immobili. E questo perché i sistemi informativi obsoleti delle banche non sanno trattare le garanzie in ottica Basilea2.