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Scoffone (Casartigiani ed Eurocons): i fondi pubblici stile Bancomat basteranno ai confidi?

Sun 13 Jun 2010, 11.16

Piergiorgio Scoffone (presidente di Euroconsult, responsabile delle relazioni esterne di Casartigiani Piemonte e consigliere di Finpiemonte) ha analizzato sul sito di Eurogroup il tema delicatissimo del sostegno pubblico ai confidi, nello specifico a quelli del Piemonte. Riassumo i punti principali del suo intervento: Questo il sasso lanciato da Scoffone. La tesi non è esplicita, ma se facciamo un collegamento con il ricorso di Eurofidi (che come Eurocons fa capo ad Eurogroup / Finpiemonte) contro l'esclusione dai bandi per i confidi della Lombardia, possiamo completare il ragionamento fino alle probabili conclusioni: non si può finanziare una miriade di confidi con fondi pubblici, non ci sono abbastanza soldi e soprattutto quei pochi che ci sono vengono bruciati dai costi di (sovra)struttura. E' più equo ed economico finanziare i soggetti efficienti.
Prima che vi scateniate nei commenti, vorrei portare altre evidenze e dire la mia: Non voglio assolutamente innescare un talk show uno contro tutti. Pongo in evidenza, cari amici dei confidi, che siamo bloccati. Lo status quo porta alla lotta per la sopravvivenza, ovvero per le risorse e le contro-garanzie pubbliche. Ma nell'arena sono scese le banche con richiesta crescente di garanzie dirette al Fondo centrale. I confidi non hanno più ragione di esistere se la loro missione diventa sopravvivere, e basta. Occorre ripensare tutto. Abbiamo perso troppi anni. Occorre buttarsi a lavorare sui molti punti critici da cui dipende il futuro dei confidi (e dei servizi associativi collegati): selezione e pooling del rischio, pricing, efficienza operativa, assistenza alle imprese, efficacia dell'aiuto pubblico. Affrontando i problemi, si scoprirà che le ragioni per collaborare (cambiando, beninteso, tutti quanti, compresi i big) sono più forti di quelle per arroccarsi e farsi la guerra.
Lo stesso Scoffone auspica confidi che sappiano "fare sistema".

Luca

Commenti precedenti:

Sapio (13/06/2010 16.30) n/a

Solo una domanda: nelle altre Regioni la situazione è migliore?

Luca (13/06/2010 16.45)

In Trentino sì, c'è da anni una politica di apporti stabili ai fondi rischi dei confidi, con facoltà di giro a riserve patrimoniali. Dovrebbe essere confermata negli anni a venire.

In Lombardia, il tema è attualissimo (vedi Formigoni loan e intervento sul capitale del secondo livello Federfidi lombarda).

Ci sono molte differenze.

Sapio (13/06/2010 17.08) n/a

E questi apporti stabili si riflettono sul Taeg dei prestiti. Inoltre che forma hanno? Se leciti (non aiuti di Stato) perché le altre Regioni non li imitano?

Luca (13/06/2010 22.40)

Caro Sapio, non volevo fare la lavagna dei buoni e dei cattivi utilizzi dei fondi pubblici. Come si diceva un tempo, "il problema è a monte".

Sapio (14/06/2010 09.34) n/a

Non volevo l'elenco dei buoni ma l'elenco dei sistemi di capitalizzazione (apporti) idonei (non aiuti di stato).

Gigi (14/06/2010 09.36) n/a

Ci sono due modi per affrontare il cambiamento del (non?) sistema confidi: uno è tramite l'organizzazione, lo scambio, il dialogo e verso la creazione e l'anticipazione di un nuovo sistema, in una parola tramite la collaborazione; l'altro è lasciare che il mercato faccia il suo corso andando ognuno con le proprie idee e i propri interessi; entrambi i metodi sono dolorosi ma il primo può portare ad un percorso condiviso, consapevole e negoziato, il secondo, attraverso la concorrenza (leggi competizione sulle risorse, quella cattiva, dura, a colpi di fallimenti e di ricorsi in tribunale) porta ad un equilibrio non progettato ma creato dalla selezione darwiniana del mercato. Non c'è, a mio avviso, generalmente un metodo migliore degli altri ma dipende dal contesto. Nel contesto del (non?) sistema confidi forse sarebbe il caso di usare il primo metodo (collaborativo). Il metodo competitivo non sempre porta a risultati desiderabili (non era così per il macellaio smithiano, lui sì che faceva i propri interessi ma anche quelli dell'economia in generale, ma purtroppo un confidi non è un macellaio). Ma dubito che molti operatori del settore abbiano la lungimiranza di capire che rinunciare ad un posticino nel consiglio di amministrazione di propria sponte sia meglio che aspettare la concorrenza dura e pura con il suo carico di lacrime e sangue. Una lacrimuccia certa oggi potrebbe risparmiare il molto probabile sangue domani.

Sapio (14/06/2010 09.45) n/a

Forse i dipendenti dei Confidi dovrebbero cominciare a preoccuparsi per non finire come i dipendenti di BPG. Se i vertici non vogliono capire né mollare, allora comincino i dipendenti.

Sergio (14/06/2010 10.14) n/a

Nel discorso di Scoffone c'è un passaggio che non ho capito: "la dipendenza da risorse pubbliche; oggi, a parte Unionfidi ed Eurofidi, tutti i confidi non sono in grado né di generare risorse proprie per incrementare il proprio patrimonio".

Cosa voleva dire? Che questi 2 grandi confidi sono in grado di reggersi da soli? Forse ha fatto esempi sbagliati.

Luca (14/06/2010 10.41) n/a

@Sapio: l'elenco dei sistemi di capitalizzazione (apporti) idonei rispetto alle regole sugli aiuti? Troveremo l'occasione di parlarne più diffusamente. E' uno dei tanti temi sull'agenda. Il problema è difficilmente superabile per interventi a copertura di perdite pregresse, mentre ci sono tanti modi di farlo passare se l'apporto serve a finanziare l'erogazione dei nuove garanzie.

Dodona (14/06/2010 11.39) n/a

Finchè tratteremo (rectius: i Confidi tratteranno) l'argomento con sufficienza, facendo spallucce sull'equilibrio gestionale, mostrando indifferenza sull'assenza clamorosa di dati di sistema, non so se approderemo a qualche riforma degna di tal nome.

Inutile, a mio avviso, domandarsi, come si fa nell'articolo, quanti altri milioni serviranno per sostenere i Confidi se prima non si capisce perchè sostenerli, dimostrandone l'utilità della garanzia e l'efficienza del loro ruolo nell'ambito della filiera del credito... ovviamente numeri, solidi, alla mano.

Evitando proprio sui numeri gli svarioni, come fa l'articolo confondendo i milioni con i miliardi ricevuti a sostegno...(almeno spero sia un errore...)

Parini (14/06/2010 12.45)

Dato che la competizione tra confidi è da tempo a livello nazionale, sarebbero almeno necessari criteri omogenei di concessione delle agevolazioni locali. Trasparenti e con la richiesta di livelli minimi di efficacia operativa, come condizione per eventuali priorità a favore dei confidi locali, che di per sè possono essere ancora giustificabili.

Sapio (14/06/2010 13.00) n/a

Certo, quello che conta per il prenditore è il TAEG di filiera sulla quota garantita. Nienti incici sull'esposizione totale, più o meno garantita.

nemesi (14/06/2010 14.12) n/a

@parini...concordo pienamente e Ti specifico che, almeno in Toscana, la Regione concede "contributi a fondi rischi" solo ai Confidi già iscritti all'elenco speciale ex art. 107 TUB o a Confidi che sono nella fase di iscrizione a detto elenco.

@sapio...giustissimo calcolare il TAEG di filiera Banche/Confidi ed i relativi benefici...ma le Banche si convinceranno ad applicare spread che tecnicamente ponderino sul serio la garanzia eligibile BASILEA 2 Compliant?

Sapio (14/06/2010 15.19) n/a

@ nemesi, certo è pure facile fare il conto e verificare se lo fanno oppure no.

Dodona (14/06/2010 17.05) n/a

@ nemesi: oltre agli spread delle banche occorrerà pensare anche al pricing della garanzia....

Sapio (14/06/2010 21.34) n/a

@ nemesi: secondo te se banca e Confidi 107 danno del cliente la medesima valutazione (espressa in Rating o ponderazione), la garanzia del Confidi quanto deve costar meno della garanzia acquistata in banca?

nemesi (15/06/2010 08.18) n/a

@sapio...la garanzia del confidi deve scontare un prezzo che tecnicamente "abbia un senso"...il beneficio della garanzia ponderabile lo riceve la Banca e quindi...

sapio (15/06/2010 09.13) n/a

scusa ma non ho capito.

Dodona (15/06/2010 09.28) n/a

@ nemesi: temo tu sia un nostalgico dei prezzi imposti....

E poi, per quale ragione se riesco ad ottenere un beneficio devo trasferirne una parte o tutto a qualcun altro ?!?

Gigi (15/06/2010 11.09) n/a

Mi pare si confondano i costi con i ricavi, i prezzi di acquisto con i prezzi di vendita. Molte volte concentrarsi sull'analisi dei costi la loro natura, la loro origine, non significa automaticamente che i prezzi di vendita debbano essere pedissequamente derivati dai costi. I prezzi di acquisto e di vendita sono determinati dal mercato in una società libera all'interno delle regole che quella società si è data. Ripeto cose ovvie, che però ovvie non sembrano, molte volte.

Ciò premesso, tutti gli elementi che compongono il costo della garanzia e della liquidità (costo del capitale, PA, funding, etc. etc.) cose di cui in questo blog discutiamo ampiamente, servono per calcolare, valutare l'economicità della produzione dei confidi e può (dovrebbe) essere di supporto alle politiche di pricing. Ma da "essere di supporto" ai fini decisionali, ad applicare pedissequamente prezzi di vendita meccanicamente dedotti dai prezzi di acquisto ne passa. Se fosse così semplice basterebbero tre bravi ingegneri e due avvocati (notare l'equivalenza, un avvocato qualsiasi vale un ingegnere e mezzo bravo) per le regole tecniche e giuridiche e dalle regole ne deriverebbero i risultati. E mandiamo a casa tutti gli altri. (vedo già qualcuno che si frega le mani).

Lo stesso vale per le banche. Sta alla concorrenza tra confidi organizzare la migliore gestione delle garanzie; sta alla concorrenza tra banche riconoscere o meno un vantaggio nel prezzo del danaro prestato ad aziende garantite da confidi e tagliarsi fuori o meno da quel mercato. Se non ce lo mettiamo in testa avremo sempre confidi e banche pietrificate dal dirigismo economico e dalla logica sediocentrica.

Se invece deve essere tutto programmato meccanicamente tanto vale che Tremonti si pigli tutti i confidi li trasformi in agenzie regionali e mandi a casa tanti amministratori che non devono più amministrare. Con buona pace del mercato libero.