Commenti precedenti:
Fabio (04/06/2010 12.03) n/a
Ho appena scaricato e letto il bilancio. Continua a confermarsi quanto ho sostenuto tempo fa e ripreso nella presentazione pubblicata sul blog dal Professore, circa la maggiore criticità che affrontano nella crisi (e in futuro fuori crisi), i Confidi di matrice industriale, che operano generalmente con una maggiore concentrazione del rischio. Anche i più bravi e attenti stanno subendo pesantemente il contesto economico, in particolare se attivi con rischi concentrati. Il Sole24ore del 24 maggio finalmente riporta il dettaglio delle sofferenze per settori produttivi (dati Banca d'Italia) e non l'aggregato totale. A fronte di un aggregato globale che indica sofferenze pari al 2% degli impieghi, abbiamo in realtà un tasso di sofferenza medio sui prestiti concessi alle società non finanziarie (le imprese tutte, grandi, piccole, sempipubbliche, ecc.) pari al 5%. La media del 5% deriva da settori energetici con un tasso di sofferenza vicino allo zero, le imprese del settore tessile con un tasso di sofferenza del 12%, ecc. I Confidi non penso garantiscano imprese del settore energetico e quindi a quale tasso di sofferenza sono arrivati e tendono ? Il Bilancio esaminato non chiarisce l'ammontare delle esposizioni deteriorate e quindi la percentuale di accantonamento a fondo rischi per garanzie prestate. Certo il rapporto tra Fondo rischi per garanzie prestate e garanzie rilasciate già è pari al 7,24%.
Per concludere, se scorriamo i blog troviamo informative di bilanci di Confidi attivi con imprese prevalentemente di micro dimensione con risultati soddisfacenti e bilanci di Confidi attivi con imprese di maggiori dimensioni che soffrono. Dobbiamo a mio avviso riconoscere che non può essere solo una questione di capacità o incapacità (altro blog del Professore), ma una condizione di crisi che sta producendo i suoi effetti peggiori nel comparto delle piccole e medie imprese. Dovremmo forse scorporare le sofferenze di Banca d'Italia per dimensione delle imprese oltre che per settori produttivi; ciò ci aiuterebbe a capire meglio i diversi impatti nei bilanci dei Confidi. Pensare in un contesto come questo all'assenza di un sostegno pubblico nel timore dell'incapacità non penso sia un bene. Va fatto uno sforzo per fare chiarezza del contesto e quindi intervenire. Ci sono Confidi che stanno affrontando tale contesto con contributi pubblici pari a poco più dello "zero" sul totale dei ricavi; è sopportabile ?
Sapio (04/06/2010 18.09) n/a
Fabio, ho notato che dai importanza al rapporto Crediti deteriorati/Fondo rischi. La tua ottica è quella Ias di accantonare le perdite incurred. Io preferirei invece che si accantonassero le perdite attese con storno dagli attivi. In tal senso si muoverà Basilea3. Nel caso le incurred siano superiori alle attese storno dal Patrimonio.
Un'altra cosa che ho notato: alcuni Confidi non illustrano la composizione del Rischio, al netto delle controgaranzie, con la relativa ponderazione e la composizione del PV. Questo impedisce di valutare la robustezza del Total capital Ratio, che è l'indice più importante.
Vorrei un tuo parere.
Gigi (04/06/2010 20.15) n/a
Quando ero alla ragioneria, decenni fa, la prof di italiano per farci evitare gli strafalcioni clamorosi ci minacciava in questo modo: se scrivete "un albero" con l'apostrofo vi dò 4, anche se il tema è perfetto per tutto il resto. Lo giustificava con il fatto che quel tipo di errore era un errore da elementari e che quindi alle superiori non si doveva fare, assolutamente. Qualcuno opinava che alla ragioneria l'italiano non era importante e a questo la prof replicava seccata a tutta la classe che l'italiano era importante in qualsiasi scuola, dal classico ai periti perché era la lingua con la quale ci si doveva esprimere e che una semplice disattenzione, un giorno, ci avrebbe potuto far passare per degli ignoranti. Se il bilancio è il modo principale con il quale le aziende comunicano allora 4 è il voto che Neafidi si merita per questo bilancio: non voglio entrare nel merito di tutto il resto ma lo strafalcione è lì che mi guarda dal basso di pagina 29. Sono le cinque righe scarse dedicate in nota integrativa alla valutazione di c.a 345 mln di garanzie. Neanche una tabellina, un riepilogo. No. Nulla. Anzi nelle 5 righe sono spiegate anche le controgaranzie ricevute.
Un bilancio così è quasi inutile: 5 righe su 18 pagine è una cosa ridicola, visto che l'attività di un confidi è proprio prestare garanzie. Inoltre Neafidi non è neanche l'ultimo della classe. Le capacità ce le ha. Non è un confidi qualsiasi, da lui mi sarei aspettato molto di più.
L'Alberta avrebbe scritto in rosso:
"Un grave errore di disattenzione inficia lo svolgimento di tutta la composizione:
4+
il + è di incoraggiamento"
Su, forza Neafidi, le capacità ce le hai, ce la puoi fare.
Sapio (04/06/2010 21.03) n/a
Gigi, non è disattenzione. In spregio al 3■ pilastro non vogliono che chi legge valuti la robustezza del Total Capital Ratio.
kkk (05/06/2010 10.44) n/a
Ma nessuno di Voi ha notato l'imputazione a conto economico nei ricavi di oltre 5 ml di euro di contributi pubblici....
Peppe (05/06/2010 12.42) n/a
Sinceramente non capisco questo accanimento sul bilancio di Neafidi.
E' vero che sconta una situazione difficile, ma almeno Neafidi è un confidi solido che sta a fianco delle imprese, anche quando le cose vanno male!
Non ho notato la stessa precisione nella lettura di altri confidi e faccio due esempi:
- Eurofidi ha un bilancio disastroso e si è salvato solo con una ricapitalizzazione di 50 milioni di Euro da parte dei soci, hanno 100 milioni di patrimonio di vigilanza per oltre 5 miliardi di garanzia: ma di quale Total Capital Ratio stiamo parlando, fra 6-12 mesi i soci dovranno rimettere mano al portafoglio!
- Sul bilancio 2009 del Confidi di Mililli hanno buttato quasi 700mila Euro per spese di pubblicità: spiegatene il senso soprattutto dal 2009 quando i confidi sono cercati come il pane per motivi che tutti sappiamo!
Sapio (05/06/2010 13.22) n/a
@ Peppe. premesso che non ho letto il bilancio di Neafidi e non voglio neppure leggerlo se prima, con Luca, non concordiamo un metodo di analisi comune, osservo:
1) Eurofidi ha in ssere molte garanzie cappate per cui il semplice rapporto 100 ME di patrimonio/5 GE di garanzie è inutile. casomai mi dirai che pure loro hanno omesso di illustrare dettagliatamente la composizione del Total Capital Ratio. In verità hanno paura che si capisca la loro debolezza.
2) Confidi di Mililli: perché dobbiamo ricercare il senso di una spesa in pubblicità di un Confidi che comunque opera in concorrenza con altri? E' interessante sapere quanto è stabile e non che si fa pubblicità? O no?
Gigi (05/06/2010 15.04) n/a
@Peppe
non è accanimento. E' solo l'inizio.
Al momento è l'unico bilancio che ho appena scorso (letto no, non ne ho avuto il tempo).
Gigi (05/06/2010 16.50) n/a
.... e comunque, le mie osservazioni erano più legati al "come" si comunica che al "cosa" (anche se le cose non sono slegate). I confidi hanno dei soci che decideranno sulle relative gestioni, se ai soci di Confeserfidi sta bene la pubblicità affari loro. Se ai soci di Eurofidi sta bene mettere mano al portafoglio (di Pantalone visto che il socio principale è pubblico) sta bene. Discutiamone pure, in democrazia, anche economica, la discussione è fonte di confronto e, auspicabilmente, di crescita comune. Io volevo stigmatizzare la mancata volontà di comunicare correttamente il portafoglio di garanzie di Neafidi. Che Peppe mi dica che Neafidi è solido mi sta bene. Ma mi devo fidare di lui. Non posso fidarmi di un bilancio reticente. Che ne so della composizione settoriale delle garanzie di Neafidi, della concentrazione, della distribuzione geografica, della distribuzione temporale, della granularità del portafoglio? Zero assoluto: cinque righe.
Per quanto riguarda il metodo di analisi non so se è corretto averne uno comune. Più metodi, o comunque letture personali, possono mettere in evidenza cose diverse tutte interessanti. Per quanto mi riguarda, ormai da qualche tempo, quando guardo il bilancio di un confidi la prima cosa che faccio è quello che ho fatto con Neafidi, ovvero guardo quanto analitica è la nota integrativa alla voce "garanzie" e se ci sono tabelle esplicative in merito. Poi passo ad una lettura più approfondita, ma se questa prima parte mi ha deluso il giudizio sarà tendenzialmente negativo, perché dimostra una colpevole reticenza; mi risulta difficile pensare che chi redige un bilancio di un confidi non ritenga importante questa voce a meno che non sappia neanche quello che sta facendo! Per questo motivo se un bilancio è reticente sulla voce più importante per me perde di credibilità in tutto il resto. Qualcuno potrebbe obiettare che non ci sono obblighi in tal senso e che il bilancio rispetta la legge, i principi contabili, etc.etc.. Appunto, se non vi sono obblighi è evidente la volontà di essere reticenti. Del resto la volontà si può esprimere solo se si è liberi. E la differenza si vede nei bilanci di altri confidi che reticenti non sono (o almeno non come Neafidi).
Sapio (05/06/2010 17.01) n/a
Anch'io guardo per prima cosa in nota integrativa la tabellina con la distribuzione del rischio ponderato e la composizione del PV. Se non c'è non vado oltre perché non serve, il bilancio non è trasparente e quindi è inutile.
Sergio (05/06/2010 18.44) n/a
Io invece per prima cosa guardo come viene trattato il contenzioso e gli accantonamenti relativi. Per me già da lì si capiscono tante cose. Esempio Bilancio di Conserfidi: per le sofferenze in essere accantonano il 7%: Voi cosa ne pensate? Secondo me è poco, veramente poco!
Sapio (05/06/2010 20.07) n/a
L'acca.to in C.E. dovrebbe essere pari alla PA della nuova operatività. Il fondo dovrebbe essere detratto dall'Attivo nell'Impairment Test. Quindi le Sofferenze dovrebbero essere già al netto del fondo e praticamente poco sopra zero salvo conguaglio per Perdita Inattesa.
Fabio (06/06/2010 00.25) n/a
Per Sapio.
Da quel che mi risulta, i bilanci dei Confidi di oggi (quindi non IAS), riportano se va bene nella voce 81 del passivo la perdita attesa per le esposizioni deteriorate, nella misura stimata quindi e non per il lordo, mentre il lordo dei rischi deteriorati è ricompreso nelle garanzie rilasciate, unitamente a quelle in bonis. Taluni Confidi mi risulta accantonino anche perdite inattese su posizioni in bonis. Altri Confidi che operano con i fondi segregati (o cappati, come vogliamo chiamarli), mi risulta non accantonino nulla (chiaramente, senza generalizzare, trovando modalità operative non uniformi). Tutto questo relativamente chiaramente a posizioni "non liquidate", in quanto diversamente ci troveremmo un credito e non più un rischio e come tale dovrebbe essere valorizzato al presumibile valore di realizzo (e quindi di fatto svalutato, per rappresentarne il valore netto).
Con il passaggio IAS, si perdono i conti d'ordine ma i rischi non possono in ogni caso diventare attività se non oggetto di liquidazione (è la liquidazione che fa divenire crediti di firma dei crediti per cassa). Quindi, nel passivo (all'interno delle altre passività), dovremo accantonare la perdita attesa per le posizioni deteriorate non liquidate e quella inattesa per le posizioni in bonis (e in questo caso, per un valore che non potrà essere inferiore allo storno delle commissioni di garanzia in base alla durata dei rischi; ciò comporterà quindi nel primo bilancio IAS uno storno dal patrimonio).
Detto questo, quando guardo un bilancio Confidi non IAS, nella voce 81 ritengo ci sia di fatto la perdita attesa per le posizioni deteriorate (mi posso sbagliare se tale voce ricomprende anche la stima sulle posizioni in bonis, ma non trovando alcun commento in nota integrativa, direi che non è così) e quindi, che tale importo indichi come minimo le posizioni deteriorate (nel caso siano state considerate perdite al 100%), ovvero un valore inferiore o molto inferiore. A questo mi riferivo nel mio commento, non limitandomi al bilancio di NEAFIDI, ma riferendomi a Confidi che operano di norma con imprese di maggiore dimensione e che hanno quindi rischi meno frazionati, nell'attuale contesto di crisi. Non a caso ho citato i dati delle sofferenze per settori dai dati di Banca d'Italia.
Sapio (06/06/2010 08.49) n/a
Forse diciamo la stessa cosa: io credo che i Confidi debbano accantonare PA per le posizioni IN BONIS mentre l'inattesa può andare a patrimonio tramite l'utile.
Dopo l'accantonamento devono stornare il fondo dall' Attivo (generalmente liquidità ottenuta come commissione anticipata).
Non devono attendere il deterioramento per accantonare e men che mai lasciare, nei Conti d'Ordine, i deteriorati confusi con gli in bonis.
Sergio (06/06/2010 09.59) n/a
Nel post di sopra forse mi sono espresso male e provo a riformulare il concetto: a prescindere dalla manifestazione contabile e dal metodo, quando si manifestano nuove sofferenze, è quantomeno surreale ipotizzare per un confidi di recuperare il 93% della esposizione.
Gigi (06/06/2010 10.32) n/a
@Sergio
E' per questo che il tema dei bilanci potrebbe chiamarsi tranquillamente "Ai confidi (ops scusate confini) della realtà!!
Sapio (06/06/2010 10.57) n/a
@ Sergio: per favore aiutami a ricostruire il tuo calcolo su Confeserfidi. Loro espongono per il 2009
41 Crediti per interven. a garanzia 2.492.144
già al netto di 331.404 di fondo svalut.
81 Fondo rischi per gar. prestate 700.674
Il netto voce 41- 81 è comunque basso.
ma il 7% che dici tu come si ottiene?
L'acc.to dell'anno conta relativamente. Quello che conta è il netto 41-81? O no?
Sergio (06/06/2010 11.03) n/a
Non ho il bilancio sotto mano ora, ma le percentuali di accantonamento (anche sul bonis) sono su una tabella della nota integrativa
Sapio (06/06/2010 11.21) n/a
Quando sei comodo fammi sapere. Io non l'ho trovato ma forse non ho guardato bene.
Luca, qui si è sviluppato un discorso sul bilancio di Confeserfidi che andrebbe spostato sul relativo post, che altrimenti appare non contribuito.
Luca (06/06/2010 17.52)
I confidi 106 seguono prassi contabili variegate. Di regola dovrebbero accantonare quantomeno le perdite presunte sulle garanzie escusse, le quali però non sempre si traducono in crediti (ad esempio quando sono sussidiarie senza anticipo) e l'entità del credito per anticipo non sempre corrisponde al nominale o alla perdita presunta.
Alcuni accantonano a fronte delle perdite attese sul portafoglio in bonis, se hanno spazio in conto economico. Non sempre c'è una rilevazione distinzione tra fondi rischi (o rettifiche di valore su crediti per escussioni) e riserve di patrimonio: basti pensare alla voce 141 (Fondo rischi riserve indivisibili) che viene alimentata e utilizzata in maniera spesso discrezionale. Ma anche sulle sofferenze, non è detto che si facciano svalutazioni calibrate sulla stima delle perdite a stralcio, adducendo il motivo che le banche informano a cose fatte, e che comunque le riserve patrimoniali sono capienti.Sulle esposizioni cappate si può invocare il fatto che la perdita massima è coperta da fondi segregati, quindi non serve fare stime puntuali delle perdite pendenti, tanto il cap è coperto.
Ha ragione Fabio quando sottolinea che con gli IAS tutto dovrebbe diventare più uniforme e rigoroso. Anche negli IAS però abbiamo ancora delle incertezze su cosa si debba o si possa rettificare (o accantonare) a livello di esposizioni in bonis: le modifiche dello IAS 39 post crisi dovrebbero consentire rettifiche in base al tasso di perdita attesa medio del ciclo (almeno su questo insiste il comitato di Basilea, lo IASB sarebbe più incline a una svalutazione al fair value che tiene conto dell'eventuale downgrading).
Detto questo, penso che i giudizi sui bilanci dei confidi 106 (come quelli qui commentati) debbano essere espressi, secondo me, con pacatezza. Non da ieri molti bilanci dei confidi lasciano a desiderare quanto a dettaglio delle valutazioni del portafoglio rischi. Altri sono più trasparenti. Con la crisi, le divergenze si accentuano: c'è chi preferisce differire gli impatti, chi invece li fa emergere subito per aver chiaro il punto da cui ripartire.
In un ottica di sistema il secondo atteggiamento è quello appropriato. Però è un discorso da fare con calma, e forse è più convincente se fatto in privato.
Fabio (06/06/2010 23.23) n/a
Concordo con il Professore sulla necessità di discutere con senso critico cercando di evitare accanimenti. A mio avviso arriveremo al workshop in programmazione con vari indizi, proprio dall'esame dei bilanci e da altre notizie, che portano ad una questione di sistema stressata dal contesto di crisi. Usare senso critico e nel contempo cercarndo di capire le ragioni dei "comportamenti" bilancistici, ci potrà permettere di essere propositivi, spero.
Con l'occasione, mi correggo a riguardo del posto precedente dove ho parlato di perdita inattesa del portafoglo in bonis volendomi riferire in realtà alla perdita attesa che emergerà di fatto nel passaggio IAS (storno dal patrimonio il che significa che oggi non è di norma considerata). La perdita inattesa è l'ulteriore variabile che si dovrebbe considerare nel contesto economico e da stimare a seconda del portafoglio che ogni Confidi si ritrova, cosa non facile.
In ultimo, leggendo il post del Professore e quello di Sapio, non ho idea se ci siamo intesi su come di norma i Confidi danno vita e alimentano la voce 81 del passivo. Dalla mia esperienza, tale voce è volta a rettificare di fatto il patrimonio per posizioni deteriorate non ancora liquidate per varie ragioni (convenzioni, accordi tra banca e confidi, ecc.). In pratica, rappresenta il rischio per "default conclamati" che non hanno però dato ancora origine ad alcuna manifestazione monetaria, ne come anticipo, pegno, ecc. (quindi, non escusse). Ora, come indicato nel precedente post, sulle modalità di alimentazione della voce 81 ci sono molte differenze e il passaggio agli IAS dovrebbe superarle.
Sapio (07/06/2010 06.42) n/a
@ Fabio: non credi che dovremmo limitarci ad esaminare bilanci IAS? Quelli NON IAS sono redatti con criteri così variabile che sarebbe difficile per noi analizzarli.
Inoltre dovremmo limitarci ad esaminare i bilanci che espongono dettagliatamente i rischi ponderati e la composizione del PV.
Sapio (07/06/2010 07.04) n/a
@ Fabio: sopra dici "..."Con il passaggio IAS, si perdono i conti d'ordine ma i rischi non possono in ogni caso diventare attività se non oggetto di liquidazione (è la liquidazione che fa divenire crediti di firma dei crediti per cassa)".
Io penso invece che:
1) quando il Confidi riceve una commissione anticipata a copertura di PA+PI allora fa Cassa/81 Fondo;
2) quando liquida la banca fa 41 Crediti/Cassa e rimane 41 Crediti/ 81 Fondo.
I conti d'ordine dovrebbero aprirsi in Garanzie e Sofferenze ma non si trasformano in Attività.
Luca (07/06/2010 08.49)
Sapio, finché la garanzia non è escussa le perdite attese sono accantonate in un conto del passivo, dopo l'escussione si forma un credito per cassa al quale si apportano delle rettifiche (concordo con Fabio su conto 81). Ci possono essere situazioni miste nelle quali l'esposizione in parte è passata per cassa ma per il resto è ancora di firma (ad esempio in caso di anticipo parziale). Ad ulteriore complicazione c'è la rilevazione di eventuali risconti di commissioni e il loro scarico a ricavi per competenza. Non a caso gli IAS stabiliscono che le garanzie devono essere contabilizzate nel passivo al maggior valore tra commissioni riscontate e perdita attesa. Questo valore risultante va però gestito in bilancio su conti diversi seppur coordinati.
■ un bell'intrico, e si può comprendere la varietà di prassi contabili e la tentazione di prendere strade semplificate affermando che "tanto la copertura patrimoniale c'è". Il problema non si può eludere quando l'affermazione è dubbia.
PS: fabio&sapio, potrebbero darvi uno spazio garanzie nella prossima stagione di zelig
Fabio (07/06/2010 08.56) n/a
1) Siamo ancora a bilanci non IAS e quindi nei bilanci che esaminiamo le commissioni sono da una parte disponibilità e dall'altra ricavi. Il risconto delle commissioni per la durata della garanzia non era e non è largamente in uso. L'accantonamento alla voce 81 può essere anche dipendente da tale condizione ma come dicevo, di norma serve per non gonfiare il patrimonio a fronte di perdite "dietro l'angolo" che pur non essendo state liquidate, sono conosciute;
2) Quando si liquida la banca, se la garanzia non è a prima richiesta e non si liquida a titolo definitivo, di norma si diventa creditori della banca e quindi un credito per firma diventa un credito per cassa. Le attuali norme civilistiche impongono che i crediti siano valutati al presumibile valore di realizzo; la svalutazione dovrebbe quindi riguardare direttamente il credito, con dettaglio in nota integrativa. Certo, c'è chi utilizza ugualmente la voce 81 del passivo per rettificare i crediti nominali per cassa a fronte di interventi a garanzia, ma la sostanza non cambia in quanto nell'attivo troveremo i crediti per sofferenze liquidate al valore nominale e nel passivo la rettifica. La questione è che se nel passivo, voce 81, c'è solo di fatto la "svalutazione" di quanto liquidato, non abbiamo accantonato nulla a copertura delle posizioni deteriorate e non liquidate, ne tanto meno per quelle in bonis (se non abbiamo operato i risconti delle commissioni).
Sergio (07/06/2010 09.51) n/a
@ Sapio ( e, in qualche modo, mi collego al ragionamento perfetto di Fabio)
pag 49 della Relazione del consiglio di amministrazione di Conserfidi: ci sono le svalutazioni forfettarie del portafoglio.
Sulle sofferenze avviate (non capisco come non ci sia una svalutazione specifica per le sofferenze avviate) viene utilizzata una percentuale di svalutazione del 7%.
Dato che
- la voce 81 del passivo, Fondo Rischi per garanzie prestate è pari a € 700.674 (non ci sono state svalutazioni in passato)
- Le sofferenze avviate ammontano a € 5.826.045
non pensate che la svalutazione per sofferenze avviate sia troppo esigua?
Sapio (07/06/2010 11.44)
Sergio, il fondo c'è: guarda a pag. 24 del Bilancio la composizione dell'81 Fondo rischi, voce a).
Sullo specifico Bilancio, in ossequio al suggerimento di Luca, continuiamo in privato.
Sopra c'è la mia email.
Sapio (07/06/2010 11.48) n/a
Simpaticamente a tutti.
Tutto si può dire di noi meno che non siamo cultori della materia! :-)