(AGI) - Torino, 2 giu. - Eurofidi, consorzio di cui la Regione Piemonte e' socio di maggioranza, ha presentato due ricorsi, uno al presidente della Repubblica e uno al Tar della Lombardia, contro l'esclusione dai fondi stanziati dalla Giunta regionale lombarda per il rafforzamento patrimoniale dei confidi. A riferirlo e' il Sole 24 Ore NordOvest, in edicola oggi. Il primo ricorso, quello al Capo dello Stato, riguarda il bando dello scorso novembre: secondo il settimanale, Eurofidi aveva domandato di poter accedere ai benefici, ma da Milano e' arrivata una risposta negativa motivata dal fatto che il richiedente deve avere almeno i due terzi delle imprese socie in Lombardia. Nel secondo caso, si tratta di un ricorso diretto al Tar della Lombardia contro il secondo bando del 12 aprile scorso. (AGI) Cli/To
Commenti precedenti:
Sergio (03/06/2010 15.32) n/a
Grande Eurofidi: si vuole pappare anche i soldi della Lombardia.
Fabio (03/06/2010 15.42) n/a
Intervengo per una precisazione. Dalle mie risultanze, il bando prevedeva non che il richiedente deve avere almeno i due terzi delle imprese socie in Lombardia ma: "..di prestare a favore di imprese aventi sede operativa in Lombardia, alla data del 31.12.2008, almeno i due terzi delle garanzie rilasciate".
La lettura che personalmente ho dato è la seguente: premesso che un prestito subordinato per "fare patrimonio supplementare" deve coprire tutte le perdite aziendali, senza vincoli territoriali o di altro tipo, l'unica tutela di una Regione dall'eventualità che si spera remota di impegno del prestito subordinato (tutela di non perdere risorse di fatto per rischi derivanti da altre regioni), è che tale evento sia fortemente condizionato dai rischi derivanti dal proprio territorio e quindi, individua quale parametro di accesso al bando, la marcata prevalenza dei rischi per garanzia nel proprio territorio (da qui il parametro dei due terzi, ritenendo che un terzo di garanzie in altri territori non rappresenti un eccessivo rischio per l'impegno di risorse regionali).
Gigi (03/06/2010 16.30) n/a
Eurofidi, il cui primo socio è un ente pubblico, fa ricorso perché "la clausola posta in essere e in base alla quale la domanda è stata esclusa [...] comporta una grave violazione della par condicio e della concorrenza tra le imprese", leggo nell'articolo del Sole in argomento.
Certo che di faccia tosta ne hanno: sono una società il cui primo socio è la regione(!) e si lamentano delle mancanza di concorrenza. Il pubblico che rivendica una tutela (la concorrenza) dopo aver vissuto e continuare a vivere di sussidi. "Ma mi faccia il piacere!" direbbe Totò
Se continua così fra un po' vedremo le truppe del Piemonte e della Lombardia schierarsi ai confidi (ops scusate, volevo dire confini) regionali.
Enzo (03/06/2010 16.51) n/a
Secondo me è tutto molto più semplice. Se è un loro diritto, avranno accesso ai finanziamenti. Se non è un loro diritto, non avranno accesso ai finanziamenti.
Peppe (03/06/2010 17.00) n/a
In tempi andati molti sollevarono perplessità sul fatto che denaro pubblico della Regione PIemonte (Finpiemonte) fosse utilizzato in altre Regioni.
Stiamo sempre parlando di un confidi non di matrice associativa che tutela principalmente gli interessi delle banche.
Invece di porsi il problema, Eurofidi lo risolve cercando risorse pubbliche in altre Regioni: checche se ne dica sono indubbiamente i numeri uno!
Luca (03/06/2010 17.31)
Sapete come si potrebbe fare per risolvere alla radice il problema? Dando alle imprese un "buono incentivi" da spendere liberamente presso chi offre le migliori commissioni di garanzia, o il miglior TAEG al netto delle commissioni.
C'è però un problema: come si regge la rete di erogazione delle garanzie, che ha costi fissi ingenti e cicli operativi (e rischi) pluriennali. Ad esempio in Lombardia il sistema dei voucher lo si sta sperimentando nella formazione (sistema Dote) ma non nella sanità, dove le regioni pagano "gettoni" per prestazione (penso sia la quota maggiore dei ricavi delle strutture pubbliche o convenzionate).
Oggi poi c'è un intrico di esigenze, tutte pressanti: avere strumenti di politica creditizia governabili dalle amministrazioni, assicurare loro condizioni di economicità ed equilibrio patrimoniale, che oggi significa dare un aiuto straordinario per sanare le ferite della crisi. Dimenticavo (si fa per dire) tra le esigenze: fare avere credito alle imprese meritevoli a condizioni migliori. I soldi si dovrebbero dare in base a misure di beneficio per le imprese. Ma non è una scienza esatta, e se le regioni la applicassero dovrebbero dire a molti soggetti "no grazie, accomodatevi verso l'uscita".
Stiamo pagando le scelte estemporanee e la negligenza degli anni scorsi.
PS: Bravo, Gigi, sei uno spasso. Anch'io voglio proporre una nuova fiction, ora che è finito "Lost": "Ai confidi della realtà".
Sapio (03/06/2010 17.46) n/a
Molto interessante. Il caso farà scuola. Peppe perché Eurofidi fa l'interesse delle banche che possiedono , loro malgrado, il 17% ?
Sapio (03/06/2010 17.57) n/a
@ Luca: come dovrebbe essere questo buono? Dato a tutti? Poiché c'è equivalenza fra buono spendibile per garanzia e contributo in conto interessi, non si fa prima a ripristinare questo ultimo? Si noti che l'erogazione della garanzia è un atto insindacabile del Confidi, atto che non sempre dipende dal merito di credito del prenditore, semplicemente perché il merito di credito è un'astrazione. Sopratutto se il garante non spende soldi suoi ma dell'ente agevolatore.
excelsus (03/06/2010 18.03) n/a
Eurofidi ha perfettamente ragione a ricorrere poichè la normativa è dalla sua parte.
Non si può discriminare un confidi in base a criteri ridicoli come quelli che spesso caratterizzano i bandi di Regioni e CCIAA. I fondi pubblici, anche quelli destinati a rafforzare i fondi rischi e/o i patrimoni dei Confidi, sono diretti a sostenere le PMI e non gli interessi localistici di "qualcuno"...
Enzo (03/06/2010 18.09) n/a
Grande excelsus!!! Hai proprio ragione.
Fabio (03/06/2010 18.16) n/a
Ho già dato la mia interpretazione circa lo spirito della previsione normativa. Visto il commento di excelsus, provo quindi a porre la considerazione in termini di domanda per capire se ci siamo capiti. Può una Regione rischiare di perdere un prestito subordinato perché la solvibilità di un Confidi è troppo legata ad un rischio per garanzie in altre regioni ?
Ciò indipendentemente dal volume delle garanzie attive nel proprio territorio. La questione è in termini di prestito/rischio in base alle garanzie in essere e quindi a dove le stesse sono localizzate. Se un Confidi anche di origini lombarde avesse rischi in corso in Lombardia pari al 40% del totale e quindi il 60% in altre regioni, è corretto che la Regione rischi il proprio prestito subordinato per tale Confidi.
jaures (03/06/2010 18.24) n/a
quello che mi chiedo è: chi fa l'istruttoria, chi ha il colloquio diretto con l'impresa in questi mega confidi. La banca, in retrosportello, che fa contemporaneamente 2 istruttorie? quella per il proprio deliberante e quella per il confidi?
e per istruttoria non intendo la compilazione di un data base con i valori dei bilanci.
Luca (03/06/2010 18.28)
@Sapio: in termini pratici, il buono può essere costruito come un contributo in conto commissioni veicolato tramite il confidi, che copre la differenza tra la commissione pagata e un costo pieno su basi eque. In questo modo il confidi acquisisce a titolo definitivo i fondi pubblici soltanto a fronte di nuove erogazioni. Oggi però i confidi sono alla spasmodica ricerca di apporti diretti al capitale, non basta il flusso di integrazione dei ricavi e dei margini in c/economico.
Un contributo in conto interessi sarebbe meglio? Vexata quaestio ... Se il confidi è efficiente, rimuove fattori di razionamento dell'offerta e fornisce servizi, allora il contributo in c/garanzia può essere competitivo. Ma lo sai tu meglio di me se e quando ciò accade.
Però non è solo un problema di soldi, è un po' come decidere se avere una rete di medici di base pagati con contribuzione semi-fissa, oppure soltanto degli ospedali (mutatis mutandis).
Enzo (03/06/2010 18.29) n/a
@ jaures....non capito. Cosa sono le due istruttorie?
jaures (03/06/2010 18.29) n/a
enzo:
quella bancaria
e quella del confidi.
Enzo (03/06/2010 18.33) n/a
@ Fabio: Chi è più rischioso? Chi ha concentrazione geografica di rischio o chi ha rischio geografico diversificato? Fuori dalla Lombardia dicono la seconda.........
Fabio (03/06/2010 18.39) n/a
Non faccio una questione su chi è più rischioso. Può essere meno rischioso un Confidi con rischi diversificati (non solo geograficamente, ritenendo che sia la dimensione dei singoli rischi ad impattare maggiormente); la questione è se, estremizzando (non è il caso di Eurofidi), una Regione possa ad esempio erogare un prestito subordinato ad un Confidi che ha il 99% dei rischi in un'altra regione, per il sermplice fatto che ha anche dei rischi nella propria (magari l'1% che in termini assoluti supera il 100% di un piccolo Confidi provinciale). Non voglio sostenere che il parametro individuato sia giusto e corretto; voglio dire che una regione ha il dovere di invididuare dei parametri e ciò non è semplice.
Enzo (03/06/2010 18.44) n/a
L'erogato potrebbe essere funzione delle garanzie prestate in Lombardia. Ma credo che anche questo non andrebbe bene visto che Eurofidi - a suo dire- ha un monte garanzie erogate in Lombardia superiore ad ogni altro confidi.
Gigio (03/06/2010 21.34) n/a
Un confidi che non interviene sul tasso applicato alle proprie aziende garantite, a cosa serve?
Nostradamus (03/06/2010 22.05) n/a
Io l'avevo detto che ci sarebbero stati problemi.
Potrebbero essere anche retroattivi.
Sè i Fondi sono Fondi Fesr è corretto limitare e condizionare l'utilizzo nella Regione che li sta' utilizzando. Chiaramente a condizione che tali parametri giustifichino gli obbiettivi di tali fondi.
Una traccia di quello che è stato fatto in Lombardia dove è stato istituito, nell■ambito del Programma Operativo Regionale (POR) Competitività 2007-2013 un fondo, denominato Fondo Jeremie ■ FESR, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e finalizzato a
migliorare le condizioni di accesso al credito delle PMI operanti in Lombardia al fine di sostenere investimenti (ad elevato contenuto innovativo) nelle aree della ricerca industriale, sviluppo sperimentale, innovazione tecnologica e sviluppo organizzativo-aziendale anche in riferimento alle nuove imprese in fase di primissimo avvio.
Tutto il resto sono chiacchiere !
Peppe (03/06/2010 22.22) n/a
@ Gigio
Leggi post sopra: sono i numeri uno!
Non tutelano le imprese perchè non intervengono per convenzionare i tassi: permettono alle banche di fare le condizioni che vogliono: strano, il loro capitale (almeno il nocciolo duro che è intervenuto nella ricapitalizzazione da 50 milioni di Euro per permettere l'ok della Banca d'Italia all'iscrizione 107) è in larga parte in mano a Unicredit,Intesa e altre banche.
Non servono alle imprese, sono anche inefficienti (leggere post precedente sui loro costi di garanzia e loro ultimi 6 bilanci) e pretendono anche di ottenere i soldi pubblici dalla Lombardia: ripeto sono eccezionali!!!
Sapio (04/06/2010 06.56) n/a
Il fatto che Eurofidi lasci alla contrattazione banca-prenditore il tasso non è anomalo. Il prenditore deve però conoscere il Taeg di filiera banca+ Confidi per potersi regolare ed eventualmente rivolgere altrove.
I tassi di Eurofidi sono tassi normali. I premi al rischio in Basilea sono proprio quelli. I Confidi che fanno prezzi inferiori o aspettano Pantalone o aspettano brutte notizie.
Le banche sono socie di minoranza loro malgrado. Uscirebbero volentieri dai Confidi che sono loro concorrenti e non patner. Infatti i Confidi vendono garanzie in concorrenza con le banche.
Nostradamus (04/06/2010 07.59) n/a
Quindi Sapio chiuderebbe i Confidi.
I Confidi non vendono garanzia in concorrenza con le banche ma, a seguito di basilea 2 ( fatta dai banchieri e da esponenti degli stati servi dei banchieri con l'invenzione dei 107 ) prestano garanzie " a piacere" delle banche.
Anch'io chiuderei i Confidi.
Anch'io rivedrei Basilea 3.
E forse,semplificando molto i processi di aiuto alle imprese, vedi l'idea del buono di Luca, molti soggetti dedicherebbero piu' risorse e tempo all'impresa e non al credito, meglio e non al complicatissimo accesso al credito che -prima dei 107 - era molto ma molto piu' semplice.
excelsus (04/06/2010 09.01) n/a
@enzo...si che è giusto poichè quel Confidi ha espresso volumi di garanzie ben più consistenti in Lombardia di molti altri attori con sede legale nella stessa Regione...
Fabio (04/06/2010 09.09) n/a
Vedo che da qualsiasi argomento si parte, prima o poi la rilevazione di criticità, che ci sono e in un contesto economico difficile si amplificano, porta a considerazioni a mio avviso estreme, frutto anche di convinzioni personali maturate nel tempo che forse non si è in grado di mettere in disucussione. Ciò conferma la necessità dell'incontro in progettazione sul modello di fare Confidi e relativa sostenibilità. Se vogliamo iniziare a parlare di modelli per cercare, con senso critico, di valutarne l'utilità per il mercato e a seguire la sostenibilità economico-patrimoniale del modello, ho in mente due differenti approcci: a) Confidi quale selezionatore del credito che quindi garantisce; b) Confidi quale riassicuratore di portafogli bancari specifici (crediti chirografari a piccole e medie imprese con talune fragilità strutturali e/o informative). Per i Confidi che vogliano tendere al modello "a)" diviene indispensabile la capacità di individuare e valorizzare elementi qualitativi che unitamente a quelli quantitativi e andamentali possano portare ad un affidabile modello predittivo in grado di contenere i default; tali Confidi potrebbero quindi tendere ad un modello di fare Confidi non particolarmente oneroso per l'imprese (quasi un ritorno al passato, dove in un contesto economico meno competitivo e con un tasso di solvibilità ampio, i Confidi garantivano di fatto imprese che non fallivano e quindi la garanzia era più sulla carta che un effettivo indennizzo di perdite potenziali). Per i Confidi che vogliano tendere al modello "b)", la logica diviene forse più assicurativa. Possono esserci altri modelli; io ho in mente questi due. A questo punto mi pongono però vari interrogativi tra cui: 1) di quale modello di Confidi necessita il mercato (di nessuno, di uno di essi, di entrambi) ?
2) quali sono i fattori e le criticità per la sostenibilità economica dei due differenti modelli ?
3) cosa fare per impostare un Confidi per uno o l'altro modello ?
Concludo: potrebbe essere una buona base per l'incontro che ha in mente di organizzare il Professore ?
Sapio (04/06/2010 09.24) n/a
@ Fabio, un contributo: Tu dicii Confidi garantivano imprese che non fallivano ... purtroppo fallivano sia le imprese che i Confidi. Questi ultimi nel più assoluto silenzio per non gettare allarme nel sistema!
Modello di sostenibilità: il Confidi si giustifica se non genera oneri per le imprese e ciò accade se riesce a far ottenere alle stesse uno sconto sul tasso bancario uguale o superiore alla sua commissione. E questo non accade mai ma viene giustificato col fatto che la garanzia è accompagnata dal servizio di accompagnamento in banca (preparazione pratica alias accesso al credito etc) utile solo alle microimprese ed agli artigiani.
Il Confidi può distribuire aiuti in forma di garanzia ma il ricorso di Eurofidi renderà sempre più arduo cercare finanziamenti regionali o local.
Sapio (04/06/2010 09.30) n/a
..continua. Luca ipotizza che si possano distribuire aiuti alle imprese sotto forma di buoni. Verissimo! In fondo è quello che si è sempre fatto con la più antica ed efficiente forma agevolativa d'Italia: la legge 1329 Sabatini, disgraziatamente in via di abbandono. Il cliente riceveva un buono che aumentava il netto ricavo dell'operazione diminuendone il tasso.
Poi sono arrivate le garanzie con il miraggio del moltiplicatore e i legislatori si sono fatti prendere da un entusiasmo sbagliato.
Rimane questo principio: c'è assoluta equivalenza economica, per tutti i soggetti, fra contributi in conto interessi e contributi in forma di garanzia!
jaures (04/06/2010 09.32) n/a
@fabio: alcune riflessioni sulla tua proposta.
a)confidi selezionatore di credito.
presuppone persone - settoristi - in grado di analizzare le aziende con un "di più" rispetto alla più semplice quanto formalmente corretta analisi di bilancio automatica tramite digitazione delle voci contabili su un software.
Questo comporta assumere gente preparata e con esperienza e ciò costa: per parlare chiaro e semplice: non possono essere bancari di risulta, spesso oggi con un grado di impreparazione in materia di fidi che lascia allibiti.
b) confidi per imprese "marginali" o "opache informativamente". Qui il confidi può assumere un qualche ruolo a valore aggiunto: sia per il proprio andamentale sui mutui chirografi pregressi dell'azienda. Per essere chiari e non facciamo gli ipocriti: molte pmi hanno bilanci pietosi. Sulla base dei bilanci se ne affiderebbero 3 su 10, però sono affidabili. Con quegli stessi bilanci pietosi hanno magari pagato puntualmente e regolarmente 3,4,5,6 ecc. finanziamenti chirografi garantiti dal confidi. Questo e' un elemento fondamentale, per mia esperienza.
Sapio (04/06/2010 09.38) n/a
@ Fabio e Jaures: confermo che i sistemi di rating piccole imprese delle banche sono basati per più del 60% sull'andamentale interno (neanche sulla Ceri), che però i Confidi non possono replicare.
Gigi (04/06/2010 09.50) n/a
Eviterei per il momento di chiudere i confidi; molto di buono ancora lo fanno. Ovvio, si può fare in maniera più efficiente ed è doveroso ragionarci sopra.
Ma la mia polemica con il ricorso di Eurofidi riposa sulla contraddizione (tutta italica, ma soprattutto etica) che c'è tra il rispetto formale delle regole (non dimenticate che noi siamo il paese degli azzeccagarbugli) per cui "Se è un loro diritto, avranno accesso ai finanziamenti. Se non è un loro diritto, non avranno accesso ai finanziamenti", e la retorica del "è il mercato, bellezza". Il mercato per definizione è fatto di operatori liberi (più o meno razionali, ma liberi all'interno di un contesto di regole) e quindi privati. Il pubblico non fa mercato; è il mercato. Capisco la difficoltà di molti di capire queste differenze (non tanto sottili) ma questo è.
Ma per rimanere nell'ambito dell'italico legalismo: non è forse previsto dalla legge che "I confidi sono costituiti da piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, da imprese artigiane e agricole, come definite dalla disciplina comunitaria."? La regione, o la finanziaria regionale socia, rientrano in questa definizione? Le banche? Non è che Eurofidi invoca la legalità ed è, in nuce, il meno legale dei confidi italiani, nella sua costituzione sociale?
Prima di rivedere basilea 3 mi rivedrei Totò!
ps
magari mi sbaglio e la 326/2003 commi 8-9-10 sono stati, a mia colpevole insaputa, abrogati? Sul sito dell'UIF sono ancora lì, ma, magari, nottetempo.....se è così chiedo venia.
Sapio (04/06/2010 09.51) n/a
Sul ricorso di Eurofidi: in linea di principio è giusto che un Confidi con operatività in Lombardia possa concorrere alle agevolazioni regionali. Il fatto è che queste agevolazioni sono contributi al patrimonio senza vincolo di destinazione (altrimenti sarebbero ineligibili) e quindi potrebbero servire a ripanare perdite generatesi in altre regioni. In conclusione, se il ricorso di Eurofidi verrà accolto, per i Confidi si chiuderà un'altra strada di ricapitalizzazione.
Sapio (04/06/2010 09.54) n/a
@ Gigi: hai ragione le banche non dovrebbero far parte della compagine azionaria dei Confidi. Ma italicamente si è interpretata la legge!
Luca (04/06/2010 10.34)
@Gigi e Sapio: i soci non Pmi presenti nell'azionariato prima della L 326/2003 possono rimanerci in forza di una norma transitoria delal stessa legge (molto italica). Non possono entrarne di nuovi.
@Fabio: faccio tesoro delle tue riflessioni per la progettazione del seminario. Però oggi occorre partire dallo status quo devastato dalla crisi: per fare un'analogia, giusto pensare all'efficienza energetica delle case che saranno ricostruite all'Aquila, ma non ha senso farlo senza un piano di demolizione e sgombero di quelle che sono venute giù o stanno in piedi per miracolo. Molti confidi sono come i quartieri di una città terremotata. Cominciamo a parlarne chiaramente. Perché da un anno i confidi chiedono agli enti pubblici capitale e non fondi per nuova operatività? E litigano per averne anche fuori dalla regione di origine?
Gigi (04/06/2010 11.02) n/a
Italiche interpretazioni a parte (che comunque con dispiacere, non aumentano il patrio orgoglio), resta la commistione tra chi il mercato lo fa, gli operatori, e chi è un elemento costituente del mercato (ovvero il pubblico), che non solo dispone del potere di fare le regole ma anche di prendere i soldi dai cittadini e destinarli alle cosiddette pubbliche utilità. Siamo anche il paese dei conflitti di interesse. Beh, anche questo è un conflitto in piena regola. Al di là delle rispondenze formali a norme, interpretazioni e cavilli.
Non voglio dire che non bisogna rispettare la legge, e se Eurofidi ne avrà diritto accederà ai Formigoni loans. Voglio solo dire che se la legge glielo permette abbiamo un problema: ci sono delle norme e dei regolamenti da cambiare (e forse la norma transitoria salvasedie accennata da Luca è una di queste). E ne dobbiamo essere consapevoli.
Tom (07/06/2010 10.20) n/a
@ Gigi: che il mercato delle garanzie debba essere un mercato privato è un tuo punto di vista, legittimo, ma un punto di vista. In altri stati, per esempio in Francia, coesistono società di garanzia pubbliche e società di garanzie private.
Ciò che trovo divertente è che da un lato si critica l'azionariato pubblico e dall'altro si chiedono fondi pubblici. Si parla di mercato della garanzia, ma il mercato della garanzia non esiste. Avete mai perso un'operazione a causa di un altro confidi? Credo proprio di no. Ciò che da fastidio è la rilevanza "politica" dei grandi confidi...
jaures (07/06/2010 11.32) n/a
@Tom: contesto, si sta formando un mercato delle garanzie dovuto a:
- caduta degli steccati settoriali originariamente previsti dagli statuti;
- aumento delle pratiche confidi preimpostate dalle banche (che "scelgono" il confidi a cui indirizzarle, in base a vari fattori, in primis la facilità di ottenere una garanzia più alta)
- presenza di grandi confidi extralocali, macchine di "garanzia", su cui ho una visione personale piuttosto negativa.
Tom (07/06/2010 12.17) n/a
@jaures; se non c'è libera contrattazione (domanda e offerta) non c'è mercato. Tu stesso dici che manca la libera contrattazione, quindi....