Commenti precedenti:
Gigi (28/05/2010 10.59) n/a
La scelta fra stato ed investitori non è facile ed è tutta politica.
Se paga lo stato si salva la fede pubblica nel sistema (a spese della collettività) ma si incrementa il moral hazard (sarà sempre così? che quando falliscono le banche paga pantalone? sempre sperando che pantalone abbia ancora linee di credito sufficienti...). Da un lato si evitano crisi di panico sul mercato e dall'altro lato si applicano logiche fuori completamente da quelle di mercato.
Viceversa se pagano gli investitori si tutela il principio di responsabilità (il capitale di rischio è di rischio e adesso sono affari vostri) ma diventa difficile evitare crisi di panico, anche tra i correntisti, oltre che tra gli investitori. Senza tener conto che comunque la speculazione picchierà duro.
Che fare? Una scelta in una direzione o nell'altra comporta dei rischi ed è comunque una presa di posizione ideologica.
Se si potesse, pragmaticamente, trovare una via intermedia? Vista l'eccezionalità della crisi si potrebbe fare un po' e un po' (magari limitando le speculazioni di borsa? niente vendite allo scoperto? niente acquisti a leva?)
In una maniera o nell'altra il giudizio sulle politiche economiche attuate fin'ora (non solo in Italia) non può essere positivo, basta guardare ai risultati e alle difficoltà di trovare vie d'uscita dalla crisi. La politica economica è in affanno perché l'economia politica non ha gli strumenti teorici per leggere la complessità della realtà.
In questi casi la prudenza non è mai troppa.
Luca (28/05/2010 12.50)
Gigi: penso che in Spagna la banca centrale voglia far spendere soldi privati (delle banche solide) per rilevare le banche ormai fuori dal gioco e per pulire i bilanci.
Gossip (28/05/2010 16.32) n/a
Una cosa che mi piace dell'approccio spagnolo è la semplicità. Così semplice che lo capisce anche un direttore di banca.
Mi chiedo che cosa succederebbe in Italia se si adottassero le stesse regole.