Commenti precedenti:
Dodona (09/05/2010 11.48) n/a
Vigilantibus iura succurrunt, diceva un brocardo di scuola giurisprudenziale. E tutti noi dovremmo attingere dall'esperienza millenaria che trasuda da queste parole per determinare e vivere questi nostri mala tempora.
Per il caso dei confidi potrebbe essere più semplice, paradossalmente, perche' le regole in materia (iura) per quanto in continuo movimento hanno ancora la possibilità di essere plasmate (il documento e' ancora in consultazione: che fanno i confidi?).
Purtroppo ciò che noto in generale e' la cura ossessiva del proprio particolare, della propria carriera, del proprio tran tran... Il bene pubblico? Non esiste, se esiste va gestito dagli altri, non essendo di competenza...
E' così anche per chi crea le norme: incredibile ma vero l'emendamento proposto relativo ai conducenti di auto blu...
Forse sono uscito dal solco della discussione, ma spero sia concesso anche un po' di pensiero laterale... Finche ne rimane...
Grazie al blog e a Luca per questi spazi.
Luca (09/05/2010 12.09)
Grazie a te, Dodona. Qui c'è una cosa sola da fare: fare, al di là di ogni calcolo o paura di sbagliare. Cum grano salis, naturaliter.
Gigi (10/05/2010 11.41) n/a
Al pessimismo della ragione subentri l'ottimismo della volontà. Nulla di quel che non vogliamo perdere andrà perso.
E' facile, stamattina dire questo, con le borse che volano e il piano da oltre 700 miliardi di euro approvato in nottata, difficile era pensarlo ieri.
Resta il fatto che solo un'azione concordata a livello mondiale riesce a far fare ai mercati i movimenti voluti. Sembra quasi che i governi si comportino come addestratori di mercati. Una scudisciata di qua, una bistecca di là, e la tigre dei mercati si addomestica, con la difficoltà che bisogna mettersi d'accordo in millanta per decidere quando la bistecca e quando la scudisciata.
Ridare fiducia ai mercati e metterli in linea con quanto desiderabile è diventato l'esercizio principale dei consessi internazionali (alla faccia degli ultraliberisti da strapazzo che vorrebbero i mercati come il fernet, sopra tutto).
Forse dopo l'Europa del carbone e dell'acciaio, serve un'Europa della fiducia e della politica.
Parafrasando il D'Azeglio (in questi tempi di celebrazioni patriottiche la citazione m'è d'obbligo): fatto l'Euro bisogna fare gli Europei.
E qui serve tutto l'ottimismo del mondo, visti i precedenti.
Ma è il nostro, difficile, compito: almeno proviamoci, non avremo la stima dei nostri figli se non lo faremo.
Sempre che ci interessi di più di un posto in CdA.
Luca (10/05/2010 14.49) n/a
Gigi: il mio intervento è profondamente ottimista. ■ bene che i mercati abbiano dato fiducia al piano UE. Però la vera partita non si gioca lì. Non sappiamo ancora quale sarà la cura della crisi e delle terapie d'urgenza attuate e di prossima attuazione . Si può fare molto accettando che la responsabilità in fondo è nostra.