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Commenti a Cutrera (1): il peso dei confidi sull'offerta di credito

Mon 19 Apr 2010, 12.12

Il post con l'intervento di Fabio Cutrera ha sviluppato un dibattito impressionante per vivacità e coinvolgimento. Una presa di posizione, tecnicamente circonstanziata, dall'interno del mondo confidi colpisce di più del discorso di un esterno. Tanto più se è firmata con nome e cognome.
Per mantenere viva questa tensione propositiva, metto alcuni post "di servizio" che servono soltanto per specializzare il dibattito che, mi auguro, continui per qualche tempo e porti a delle cose da proporre e da fare.
La prima sezione riguarda la collocazione dei confidi nel mercato del credito, e le stime della loro quota di mercato, previa definizione del loro habitat naturale, che Cutrera vede nel credito chirografario di durata superiore al breve. Qui lui stimava un'incidenza del 25% circa.
Avete stime alternative? Ritenete che la quota sul credito bancario alle Pmi denoti l'importanza e l'efficacia dell'azione dei confidi? La quota è cresciuta nel durante-dopo crisi. E nei prossimi mesi? O anni?

Luca

Commenti precedenti:

Fabio (19/04/2010 22.38) n/a

Circa un anno fa, sulla base della relazione sulla gestione di un importante gruppo bancario, ho ipotizzato che i Confidi rappresentassero una quota di circa il 15% degli impieghi chirografari alle PMI. Il mio interlocutore mi rispose che la quota era maggiore.

Ho lavorato su dati di Banca d'Italia non sufficientemente disaggregati per una stima precisa (ad esempio, il raggruppamento degli affidati oltre 5 e fino a 25 milioni di euro di fido globale accordato è troppo ampio).

Interessante sarebbe poter collaborare con Banca d'Italia per un'analisi più precisa, individuando la disaggregazione dei dati necessaria.

In merito all'importanza nel segmento di operatività, in particolare il credito a medio termine chirografario, personalmente credo che sia quanto mai complementare e indispensabile alle altre forme di finanziamento. Un'impresa che non dispone di mezzi propri pari al capitale investito (la norma), non vive se non ha terzi finanziatori, con la corretta suddivisione tra fidi per la gestione corrente (gli anticipi) e finanziamenti per investimenti e in parte per il capitale circolante a più lenta rotazione (il magazzino in primis). I finanziamenti ipotecari di norma finanziano gli immobili (nche se in situazioni di crisi, la finalizzazione ove possibile cambia). Per concludere, anche se i Confidi operano di fatto in uno specifico segmento degli impieghi bancari alle PMI, ritengo che la quota sia di tutto rilievo e la tipologia di credito vitale; non possiamo quindi permetterci che manchi tale "ossigeno" alle PMI. La crisi, ha esponenzialmente incremento l'attività dei Confidi nel segmento citato, a comprova che è su tale forma di finanziamento che le banche sono più "attente" nella relativa concessione e in cerca di garanzie, non essendo per definizione una forma di credito garantita. Scontato anche come i finanziamenti chirografari, di fatto siano altresì strumento per il consolidamento di esposizioni correnti; su questo però invito i colleghi dei Confidi a "contrastare" un uso "disinvolto", in quanto non è la nostra funzione e, in un contesto di crisi, significa aggravare la posizione finanziaria dell'impresa (si convertono fidi, che non devono essere rimborsati ma utilizzatie che quindi non calano giorno con giorno, facendoli diventre rate da rimborsare).

Luca (20/04/2010 18.52) n/a

Sì, anche a me risulta che le banche prospettino al cliente il ricorso ai confidi come soluzione "normale" per certi rischi, oggi più gradita anche della garanzia personale o ipotecaria. Più oneri => più onori, ovvero la banca cooperi a configurare un modello di confidi che sia sostenibile. Quando le banche duettavano con gli istituti di credito speciale agivano secondo unba logica di complementarietà. Anche lì abbiamo avuto dei casi di scaricabarile. Però ricordiamo ancora i maggiori ICS come soggetti forti, prima di tutto tecnicamente e culturalmente.