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Modi di stare davanti alla crisi

Mon 8 Mar 2010, 08.35

Cari amici, noto da qualche settimana una rarefazione degli interventi sul blog. Forse mancano spunti interessanti. Più probabilmente (stando a quello che sento) rischia di spegnersi l'interesse per quello che continua a succedere.
Non penso che la maggior parte di noi si senta sollevata perché il peggio è passato, dalla crisi stiamo uscendo: sappiamo bene che non è vero, non siamo degli sprovveduti, e sentiamo il peso opprimente di quello che non si dice pubblicamente. Non sento la mancanza dei talk show e dei video catastrofisti e complottisti che imperversano sulle reti statunitensi e su youtube (America's collapse e roba del genere). Mi ribello, però, quando a casa nostra vedo il dibattito politico frantumarsi in scaramucce dove i contendenti si giocano una paginata di consenso mediatico e (più spesso) il controllo di soldi pubblici e il potere che ne deriva.
Da dove può nascere un modo diverso di guardare in faccia le contraddizioni, i bisogni? Me lo chiedo ogni mattina, quando riprendo il lavoro. Mi ha aiutato a fare chiarezza questo apologo di don Zeno Saltini, ripreso da don Giussani:
Pensate al Naviglio. Il Naviglio è un corso d’acqua, vicino c’è una strada, sulla strada passano i pullman; supponete che un pullman freni male e uno che era lì ad aspettarlo viene buttato nell’acqua. Quelli del pullman son lì a dire: «Eh, guarda qui, il governo di qui, il governo di là, dovevano mettere uno spazio più grande per la fermata, dovevano mettere il gabbiotto, dovevan mettere...», e tutti che dicono la loro; e intanto quello là crepa. Di fronte alla vita non c’è più teoria o astrazione; l’astrazione è dettata dall’esigenza di astratta giustizia che c’è nella gente, per cui per gli uni occorreva il gabbiotto, per altri occorreva la strada più larga, per altri occorreva... tutti ragionando immaginavano che cosa occorresse perché uno non cadesse nel Naviglio. Invece, uno che è lì vicino alla porta, corre fuori e si butta nel Naviglio e lo salva. Una presenza non ha più nessuna teoria davanti, ha soltanto il fatto.
Succede anche nel sistema finanziario: al G-20 e a Basilea progettano il sistema perfetto che eviterà la prossima crisi (per intanto tengono in rianimazione quello che ha contribuito a provocare la crisi attuale). E alle persone che cadono, perdono il lavoro, chiudono l'impresa, chi ci pensa? Chi si muove?

Luca

Commenti precedenti:

bartolo mililli (08/03/2010 20.45) n/a

Ciao Luca!! Venti chili fa ero uno dei migliori windsurfisti della zona, anzi, forse il migliore. Compravo le migliori attrezzature, mi aggiornavo, mi allenavo, andavo in acqua ogni giorno, compreso a gennaio. Poi piano piano il lavoro mi ha assorbito, la famiglia pure, e il windsurf lo esco solo quindici giorni ad agosto e magari lontano dai ragazzi freschi. Ora gioco due volte a settimana a calcetto, con amici nelle stesse mie condizioni. La stessa cosa mi pare abbiano vissuto le aziende che stanno chiudendo...siamo sicuri che si sono sforzati di crescere, di investire su se stesse? Ora occorre ripartire dal gioco di squadra, a partire dalle reti d'impresa. che ne pensi?

Beppe (09/03/2010 09.31) n/a

Luca: credo che accanto alle opinioni, alle posizioni difese e ai problemi discussi, occorra ora uno spazio operativo in cui mettere a confronto, personalmente, tutto quanto ci portiamo a mo' di bagaglio.

Almeno dal mio pdv credo che, anche per questo strumento, il blog, fondamentale e vera palestra della "teoria" dei confidi, sia forse giunto il momento di passare a qualche applicazione pratica.

Altrimenti il rischio è quello di entrare a far parte della numerosa schiera dei talk show (poco show per il blog), davanti ai quali si possono passare buone (?) serate ma ... poi domani è un'altro giorno.

Caro prof, in fin dei conti, a distanza di quasi 5 anni, è naturale fare un passo in avanti.

La mia proposta: l'open day (o formule analoghe), magari condita da, perchè no?, un libro che raccolga e ripercorra tutto quanto è stato detto, scritto o pensato su questo blog.

Ovviamente, absit iniuria verbis, condividendo pienamente la citazione riportata.

Gigi (09/03/2010 09.59) n/a

Bisogna correre e buttarsi nel naviglio. Tutto vero. Bisogna anche denunciare le storture del mercato che si vedono in giro e le decisioni sbagliate. A me dà un fastidio enorme (fisico, mi prudono le mani....) vedere come una banca olandese che offre un conto colorato, dopo essere stata salvata dallo stato in barba a tutte le considerazioni liberiste di questo mondo (ma lo scorso anno il liberismo non andava di moda per le banche, per gli operai sì, invece) adesso (solo pochissimi mesi dopo) offra condizioni fuori mercato ai depositanti e spenda milioni di euro di pubblicità (che mantengono televisioni zeppe di trasmissioni indecenti, quello che conta è l'audience per tenere alto il prezzo della pubblicità). Qui c'è qualcuno che annega (si stanno creando le condizioni per un peggioramento della situazione) e nessuno interviene. Sembra di vedere un film dell'orrore, con l'unica differenza che la realtà supera sempre la fantasia. Mi viene da pensare che forse sarebbe stato meglio se qualche banca (ma soprattutto qualche banchiere) fosse fallita sul serio l'anno scorso (tanto il botto mediatico sarebbe stato lo stesso, Lehman più, Lehman meno). L'unica cosa che sembra essere fallita sono i piani di marketing che sono stati rimandati o riconsiderati (in peggio, ovviamente).

Scusate lo sfogo ma se c'è una cosa che mi rende livido di rabbia è la stupidità interessata fatta sistema.

Luca (09/03/2010 10.04)

Bartolo: grazie della testimonianza. A quaranta (o cinquanta, sessanta) anni si può cavalcare l'onda della vita con la stessa freschezza di un diciottenne. E' importante, come dici, mettersi al lavoro con altri. L'età dovrebbe rendere meno individualisti, anche se spesso produce l'effetto contrario. Le imprese che stanno chiudendo in molti casi hanno speso tutto quello che avevano, forse avevano bisogno di ripensare al loro futuro, non da sole.

Beppe: certo, non c'è più bisogno di parole. Per passare all'azione basta trovare occasioni concrete. Ad esempio, uno o più tavoli di lavoro (con incontri di persona e per via telematica) sui grandi temi che qui discutiamo: convenzioni banche-confidi, pricing delle garanzie, tranched cover, pratiche elettroniche di fido, ecc.. Proverò a lanciare una proposta. L'altra azione concreta che è nata su queste pagine è il business point (sportello di prima assistenza alle imprese), che operativamente è rimasto una cosa piccola (alludo ai casi seguiti da me in Trentino). Oggi l'idea potrebbe trovare un terreno più fertile e diffondersi.

Luca (09/03/2010 10.13)

Gigi: quella banca colorata di cui parli ha un modello di business enigmatico, anche se i vantaggi di costo delle banche online sono netti (così come la loro vulnerabilità a corse agli sportelli da un iPhone, o un Blackberry, basta guardare alle banche telematiche islandesi che raccoglievano depositi in Gran Bretagna). I miei maestri, dai tempi del crack Sindona, mi hanno insegnato a diffidare dalle banche che offrono tassi spiazzanti sui depositi. Andrò a guardarmi i fogli informativi, e i bilanci.

Concordo che c'è bisogno di nuovi modelli di intermediazione bancaria.

Gigi (09/03/2010 11.14) n/a

Il fatto è che i modelli di business li fanno i manager e i buchi li paga lo stato. Che la banche on line siano convenienti lo si sa da oltre un decennio e le banche europee sono arrivate ultime.

Cito: ■Una ricerca svolta nel 1996 per l'European Financial Marketing Association (EFMA) dalla Booz Allen & Hamilton evidenziava un costo per l'apertura di un sito pari a 120-130.000 $, contro i 1.200.000-2.000.000 $ per uno sportello completo. Il costo per servire 100.000 clienti con una rete tradizionale è 900 volte più alto rispetto a un sito internet■, AAVV, Il commercio elettronico, ISEDI, 1999, p 478-479.

Proprio per evitare i crack i risparmiatori dovrebbero stare più attenti. Forse Banca d'Italia per tutelare il sistema dovrebbe lasciar fallire una banca ogni tanto (evitando grandi danni, ma giusto per tenere viva l'attenzione.)

roberto villa (09/03/2010 11.37)

Caro Luca,

Chi ci pensa? Chi si muove?

Non certo le banche che tra aumenti dei tassi, aumenti delle commissioni di istruttoria, aggiunta di polizze assicurative pressoché obbligatorie, per non parlare del "pasticciaccio brutto" delle commissioni di massimo scoperto, non stanno certo aiutando le imprese.

Non certo le istituzioni (Stato, Regioni, ecc) che, dimenticandosi sempre più del principio di sussidiarietà, entrano nella partita con la stessa, classica delicatezza dell'elefante nel negozio di cristalleria, oppure, peggio ancora, proponendo misure dell'ultimo minuto (causa le prossime elezioni) che punto o nulla hanno di carattere strutturale.

Non certo i politici che, a fronte di una situazione a dir poco preoccupante, spendono solo "Parole, parole, parole" (ricordate Mina?), ma "Fatti" veramente pochi.

Chi ci pensa al numero di fallimenti in costante aumento? (nella Provincia di Bergamo, ad esempio, sono più che triplicati nei primi due mesi dell'anno in corso rispetto al 2009).

Chi ci pensa al numero di ore di cassa integrazione che, sempre nei primi due mesi dell'anno, sono aumentate del 125% sempre rispetto al 2009?

Chi ci pensa al saldo negativo tra Imprese che nascono e Imprese che chiudono?

Chi ci pensa a formare i nuovi imprenditori che nascono forzatamente perché estromessi dal mondo del lavoro dipendente?

Le Imprese, soprattutto le piccole e medie, fanno quello che possono, si indebitano pur di continuare l'attività, cercano di non licenziare (quasi sempre il valore di una piccola attività è l'esperienza del personale formatasi negli anni), riducono i margini, accettano condizioni "capestro" dai committenti! Il mondo degli "invisibili", caparbiamente, pervicacemente, vuole continuare il suo cammino!

I Confidi continuano a fare quello che possono, e forse anche di più, ma non basta, non sono la soluzione di tutti i problemi. Non possono essere gli unici a tuffarsi nelle acque di un inquinato e puzzolente Naviglio (Grande o Pavese che sia), anche chi ha costruito le Alzaie, chi guidava il pullman e chi vi sedeva sopra, deve trovare il coraggio di buttarsi e contribuire al salvataggio. Imporre le regole è giustissimo, adeguarsi doveroso, ma è altrettanto sacrosanto trovare il coraggio di cambiare le regole se queste si rivelano non corrette o addirittura dannose per il Sistema Italia.

La "rivoluzione" può anche partire dal Blog. Perché no? Un po' meno discussioni teoriche ed un po' più di sano pragmatismo con il coraggio di affrontare (ed eventualmente contestare) le cose che non vanno, quelle che remano "contro", quelle che pesano inutilmente sul "fare" quotidiano, quelle che, anziché aiutare, affossano!

Con un pizzico di buona volontà e tanto buon senso da parte di tutti gli attori, io ne sono convinto, qualcosa di buono e utile si può iniziare a fare. Blog ci proviamo?

Luca (09/03/2010 11.55)

Roberto: grazie per la passione che metti nelle cose che dici. Penso che si potranno mobilitare anche autisti e manutentori stradali se parte un gruppo di persone e indica un modo più umano e per questo efficace di andare sui problemi. Il blog è come sempre a disposizione. Può continuare a fornire strumenti di formazione e approfondimento tecnico (ho ripreso a studiare anch'io).

Il vero salto di qualità sarebbe la nascita di una "comunità" di persone che cominciano a studiare insieme i problemi e, ognuno nel suo ambito, lancia proposte e azioni concrete.

L'altra cosa utile (e nuova) sarebbe ospitare più testimonianze di come stanno andando le cose (nelle aziende e nei confidi). Forse il blog non basterà, ma si può partire da qui.

Luca (09/03/2010 11.59)

Gigi: hai ragione, infatti Kotlikoff ha proposto di abolire l'assicurazione dei depositi e di sostituire le banche con fondi comuni di mercato monetario (investiti in asset supersicuri) che offrono servizi di pagamento. Se il fondo perde valore e scende sotto il nominale (breaks the buck) sono cavoli di chi ci ha investito. Un fondo così non può offrire rendimenti civetta, o meglio, distribuisce il rendimento reale che gli asset producono. Zero leva, zero trasformazione di scadenze.

Roberto Villa (09/03/2010 13.10)

Luca: grazie, come sempre, per mettere il Blog a disposizione. Mi sto già rimboccando le maniche. Quando partiamo?

Luca (09/03/2010 13.54)

Roberto: anche subito. La domanda diventa: da dove cominciamo?

Roberto Villa (09/03/2010 14.47)

Luca: e se iniziassimo, come tu hai proposto, da una raccolta dei problemi reali delle Imprese? Sono convinto che partendo da lì, dalla base, si aprirebbe uno scenario incredibile. Se si aprisse un'apposita sezione del Blog? Se qualcuno ti desse una mano amministrandolo, sollecitando report e notizie? Cosa ne pensi?

Luca (09/03/2010 15.16)

Roberto: intendi una specie di bacheca dove segnalare problemi, raccontare fatti, etc? Si può provare, ci vuole però una comunità di utenti che amministra e, soprattutto, legge e risponde. Si dovrebbe poi dare un certo indirizzo alle "inserzioni": qui i casi di "malafinanza", là le richieste di consigli, lì la raccolta di informazioni e dati, etc.

Insomma, un portale (che vuol dire tutto e niente). Pensiamoci, e magari combiniamo il famoso incontro o open day ventilato da mesi.

Roberto Villa (09/03/2010 15.57)

Luca: si proprio una cosa del genere. Se ben organizzata sarebbe utile anche ai Confidi: monitoraggio post garanzia, interventi mirati sulle reali esigenze delle Imprese, ecc. Utile anche ad altri attori!

Per l'open day sai già che sono favorevole. Se fatto in Lombardia potrei attivarmi per trovare una location e magari qualche sponsor. Se fatto a Trento va benissimo ugualmente. Anche li non vuoi trovare qualche sponsor. Uno l'ho già in mente....

Nic&Gabri (09/03/2010 16.08)

Luca anche noi diamo la nostra disponibilità a collaborare.