Commenti precedenti:
Sapio (15/01/2010 17.15) n/a
E■ una lettura interessante anche se in qualche passo difficile da comprendere:
Il passo richiamato da Luca è questo:
■Abbiamo chiesto alle banche del campione
quale sarebbe il loro atteggiamento qualora il Confidi optasse per
richiedere alla banca il costo della garanzia emessa.
In un caso, la banca reagirebbe non richiedendo più la garanzia e
alzando il costo del credito e/o diminuirebbe l■accordato alla PMI. Se
ne può dedurre che per questa banca, attualmente, i costi di gestione
della garanzia del terzo (il Confidi) siano pari al beneficio del mancato
pagamento della garanzia; qualora questa non fosse più gratuita, i costi
operativi sarebbero superiori ai benefici. In tutti gli altri casi, le banche
sono disponibili a pagare direttamente il servizio di ■protezione del credito■
oppure a renderlo trasparente all■impresa (e.g. condizioni di fido
con o senza l■intervento del Confidi)■.
L■ultimo capoverso lo trovo ostico. Provo a ripeterlo per come l■ho capito:
■In tutti gli altri casi le banche sono disponibili a VENDERE direttamente ALLE IMPRESE il servizio di protezione del credito rendendolo ad esse trasparente (e.g. condizioni di fido con o senza l■intervento del Confidi)■.
Comunque sottolineo che il valore aggiunto del Confidi si esplica quando esso valuta l■impresa in maniera diversa e migliore della banca, altrimenti viene meno la ragione stessa di esistenza del Confidi e rimane il business office o il distributore di aiuti pubblici.
Dodona (15/01/2010 23.57) n/a
Come spesso accade sapio offre buoni spunti. Sarebbe interessante avere una statistica su quanti confidi deliberino in autonomia la garanzia e quanti successivamente alla delibera della banca e sul suo presupposto. In tale ultimo caso non mi sembra di vedere quel quid pluris di conoscenza che si assume avere il confidi.
Ciò detto e' anche vero che la normativa non fa distinzioni in questo senso e dunque, a mio avviso, il valore del confidi resta essenzialmente nella garanzia che presta.
Infine sarebbe interessante sviluppare anche il tema di cosa voglia dire maggiore conoscenza dell'impresa senza l'accesso alla ce.ri , ai credit bureau ecc. Quale e' l'informazione realmente decisiva e aggiuntiva rispetto a quella 'solo banca'?
Scooby-Doo (17/01/2010 23.21) n/a
Grazie al professore per lo spunto dell'interessante lettura. Nelle conclusioni leggo che competerebbe alla banca e non al confidi la valutazione del merito del credito. A mio parere è vero l'esatto contrario, in tutti questi anni i confidi hanno saputo meglio valutare i propri soci, dispongono di informazioni fondamentali non reperibili dal sistema e una valutazione storica che va oltre la semplice valutazione di un andamentale bancario. Oggi i confidi 107 possono ulteriormente arricchire tutte le informazioni in loro possesso con l'accesso alla centrale rischi e alla CRIF, migliorando ancor di più la loro capacità di valutazione. Un service che già oggi, o nell'immediato futuro i confidi potranno offrire alle banche, Banca Italia permettendo, potrebbe essere proprio questo. Lei professore che ne pensa?
Luca (18/01/2010 02.56)
Scooby: le dirò di più, i confidi potrebbero diventare consulenti alla gestione della tesoreria delle imprese associate, e a questo punto ne saprebbero di più di tutte le banche messe insieme.
lanza (18/01/2010 12.22)
Sapio: l'ultimo capoverso (interpretazione autentica) voleva dire che la banca è pronta ad invertire il paradigma operativo del confidi, comprando direttamente (dal confidi) la protezione sul credito. In altri casi, la banca, comunicherebbe al cliente il costo e l'accordato con o senza l'intervento del confidi; va da sè che ciò presuppone che la presenza della garanzia del confidi (pagata dalla banca) diminuisca il costo effettivo per il cliente o ne aumenti l'accordato.
Scooby-Doo: le conclusioni sono una mia personalissima vecchia tesi, che sostengo sempre (finchè qualcuno non mi convincerà del contrario): 1) il confidi non è una banca, ma un ente mutualistico (fu troppo facile prevedere che non poteva esistere un un confidi-banca....); 2) se vuole perseguire il suo fine nel lungo periodo, deve essere gestito in economicità.
Questi due postulati implicano che il confidi deve fornire a TUTTI i suoi associati la garanzia necessaria (da qui il suo ruolo di consulente, ricordato da Luca, e non di solo passacarte) al prezzo che ne assicuri la propria economicità di gestione. Il fine (l'accesso al credito per i propri associati) e il mezzo (l'economicità della gestione) si fondono solo se rimuoviamo la discriminazione "all'accesso della garanzia" fra gli associati (peraltro di difficile compatibilità con gli statuti del confidi).
Sapio (18/01/2010 16.04) n/a
Lanza: ho capito, ma è un periodo ipotetico del 5■ tipo. Solo in pochissimi casi una garanzia può costare, acquistata presso un Confidi, meno che in banca, e questo accade allorché il Confidi valuta il cliente meglio della banca ed in pochissimi altri casi (opportunità di diversificazione del portafoglio etc.).
Non condivido poi l'equivalenza diminuzione del costo o aumento accordato. Sono due aspetti non interscambiabili.
Ultimo, questo famoso "accesso al credito", è un servizio necessario (e fornibile dai Confidi) solo alle microimprese o artigiani. Ce lo vedete voi un tassista che lascia il lavoro per curare la sua pratica di mutuo automobilistico? Le imprese più organizzate o non hanno bisogno del servizio o ne hanno bisogno in forma molto più professionalizzata. Tutte invece hanno bisogno di consulenza mediamente professionalizzata, sia che abbiano bisogno di credito sia che non ne abbiano.