Il processo di riforma della regolamentazione finanziaria ora in corso sembra dirigersi: verso un incremento del capitale bancario, sia in termini quantitativi che qualitativi; verso una riduzione della prociclicità insita in alcune norme prudenziali e contabili; verso una maggiore attenzione ai rischi di liquidità. Per fronteggiare criticità specifiche (alta leva finanziaria, rischi sistemici, ecc.) si corre però il rischio di accumulare cuscinetti di capitale che potrebbero risultare eccessivi. Crediamo, piuttosto, che i requisiti di capitale, pur rimanendo legati alla rischiosità effettiva del finanziamento, dovrebbero tenere in considerazione anche il modello dell’attività bancaria. Riteniamo che il vero punto di sfida stia nello smussare gli elementi di prociclicità dell’attuale regolamentazione, non nell’aumentare indiscriminatamente i requisiti di capitale. Portare avanti un processo di riforma avendo in mente solo il modello di business delle grandi banche d’investimento penalizzerebbe enormemente le banche italiane, che adottano modelli più tradizionali, e quindi la stessa economia del nostro Paese.
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