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Per la Banca del Mezzogiorno ABS garantite dal fondo PMI?

Thu 15 Oct 2009, 20.51

Sempre sulla notizia del giorno. Da una news Reuters apprendo:
Nel ddl appena varato dal Consiglio dei Ministri che tratteggia la nuova banca per il Mezzogiorno, č previsto, se il testo non verrā modificato nel passaggio parlamentare, che la nuova banca possa acquisire dalle banche aderenti "mutui a medio-lungo termine di piccole e medie imprese del Mezzogiorno per creare portafogli efficienti in termini di diversificazione e riduzione del rischio. Eventuali emissioni di titoli rappresentativi di tali portafogli possono essere assistiti dalla garanzia del Fondo di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, 662. Con decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze sono stabiliti criteri e modalitā per la concessione della garanzia, ivi incluso il costo della stessa".

Luca

Commenti precedenti:

Cristiano (16/10/2009 17.44) n/a

Dalle informazioni a mia disposizione, i "soldi veri" destinati dal Governo al fondo PMI sono stati circa 1,6 miliardi spalmati fino al 2012.

Ad oggi in cassa ci sono circa 169 milioni.

Per il 2010 dovrebbero essere assegnati altri 200 milioni circa.

Con i ritmi attuali di presentazione (soprattutto direttamente da parte delle banche) ( 3000 operazioni solo a settembre)il fondo sarà esaurito in pochi mesi.

Mi spiegate il senso di inserire le solite false aspettative in un ddl invece di mettere i soldi nel fondo adesso quando la crisi sta mettendo in ginocchio le imprese?

Luca (16/10/2009 19.36)

Il Fondo Pmi è il canale più collaudato ed economicamente più vantaggioso per gli utenti, poi con la ponderazione zero è diventato una "killer application"; le banche possono portare operazioni eleggibili più facilmente dei confidi, non dovendo far nulla di più che chiedere la garanzia diretta del fondo. Il rischio esaurimento è il meno che ci si possa aspettare.

Se le regioni conferissero risorse, il piatto sarebbe più ricco, a beneficio delle imprese delle stesse regioni più intraprendenti.

Io non ho ancora capito chi è la mente strategica del fondo Pmi.

andrea bianchi (17/10/2009 10.05) n/a

francamente non concordo prof.

non mi pare che un modello di garanzia bancomat riesca davvero a rappresentare una misura di sostegno alle imprese, quanto alle banche.

in un quadro di valorizzazione del principio di sussidiarietà e di sviluppo del federalismo mi pare poi che lo strumento centrale incroci poco la strategia politica che va per la maggiore.

chi possa esserne la mente strategica non riesco a intuirlo nemmeno io.

Luca (17/10/2009 11.09)

Dico cosa intendo per collaborazione tra regioni - fondo Pmi: le regioni conferiscono fondi, riservati a imprese operanti nel loro territorio (fissando eventuali requisiti), il fondo Pmi co-finanzia con fondi statali e gestisce la procedura di assegnazione, se si rispettano i requisiti c'è la garanzia statale.

Mi sembra una ragionevole convergenza tra economie di scopo e principio di sussidiarietà.

Cristiano (17/10/2009 11.16) n/a

Pochi giorni fa, 9 ottobre a Venezia, ho partecipato alla Consulta dei Presidenti di Federconfidi; in quella sede graditissimo ospite il Presidente di AECM, José Fernando Figueiredo, Portoghese.

Beh, abbiamo dovuto faticare per fargli comprendere che le banche potevano accedere direttamente al fondo PMI perchè non ne capiva il senso: i confidi sono nati per difendere le imprese dalle banche e noi permettiamo che le banche si garantiscano direttamente senza chiedere migliori condizioni per le imprese (semplicemente stanno girando una parte del loro lavoro, con maggiori garanzie senza che le aziende vedano un vantaggio).

PS

In Portogallo c'è un fondo analogo al nostro, ma possono controgarantirsi solo le associazioni di garanzia

andrea bianchi (17/10/2009 11.20) n/a

scusa prof. ma non sarebbe più logico che fosse lo stato a conferire alle regioni e le regioni a trovare al loro interno i canali più adatti a gestire?

io sarei per abbassare il livello di intervento il più possibile.

dall'alto si controlla l'efficacia e si cerca di dare coerenza strategica agli interventi.

si leggono i fenomeni sul territorio e si valorizzano le buone pratiche cercando di verificare la riproducibilità di un modello su più territori.

Luca (17/10/2009 11.46)

Andrea: lo Stato ci metterebbe (nei casi previsti) la firma, e quindi non è prudente che deleghi in toto le regioni. Il modello che tu dici non è molto diverso da quello attuale, ma facendo un volo panoramico sulla penisola e sulle isole si vede tanta dispersione di energie progettuali, e tanti casi di pooling del rischio lillipuziano (non c'è solo la Lombardia). Anche a livello regionale i fondi prendono strade diverse (intermediari a controllo pubblico, confidi, fondi di garanzia).

Il decentramento non è un bene assoluto, quando si parla di credito alle Pmi la complicazione inutile è sempre dannosa.

andrea bianchi (17/10/2009 14.23) n/a

non mi convince prof.

credo che, specie che parliamo di credito alle pmi, ci sia un bisogno assoluto di dargli pure un contenuto di carne e ossa e che quindi ci sia bisogno del territorio.

credo che un business office che rilascia garanzie anche se con ponderazione 20% anzichè zero possa portare maggiori e migliori risultati per la crescita del sistema.

continuiamo a discuterne.

Sapio (17/10/2009 15.13) n/a

Cristiano: io sostengo che il Taeg di filiera dovrebbe permettere di capire se l'azienda avrà alla fine un vantaggio ma su questo blog c'è chi sostiene che anche se non riceve un vantaggio in termini di tasso il semplice accesso al credito deve essre considerato positivo e remunerato pagando un prezzo superiore al non garantito.

Luca: le regioni che apportassero un fondo coprirebbero con esso la perdita attesa ma l'inattesa rimarrebbe a carico dello stato. Non sono sicuro che tutti gli interessati all'argomento vogliano questo.

Luca (17/10/2009 16.34)

Andrea: ma allora perché tutta questa enfasi sul fondo PMI? Se non serviva perché metterlo al centro delle politiche creditizie anti-crisi? E' un volano anche per i confidi e i business office. Hai ragione nel dire che per come è stato riconfigurato facilita la fruizione da parte della banche (non a caso è stata introdotta dal DL 185 una quota riservata del 30% per i confidi, segno che era atteso un aumentato afflusso di richieste delle banche, che avrebbe rischiato di spiazzare i confidi).

Sapio: le regioni dovrebbero contribuire per il cash collateral adeguato alla loro quota di rischio, in concreto se oggi il Fondo Pmi "accantona" fondi disponibili pari al 12% del garantito, la Regione deve conferire cash la sua quota di questo 12%; è di più della perdita attesa, a meno di considerare un'operazione a 10 anni con un debitore molto fragile.

marco (17/10/2009 16.35) n/a

Concordo con lei prof. La ponderazione zero dovrebbe attrarre fondi, non soltanto quelli regionali, ma anche di altri enti che desiderino effettivamente contibuire alla tutela delle imprese.

Ma proprio per questo il Fondo dovrebbe introdurre altre importanti modifiche:

- abolire la gratuità della garanzia;

- selezionare più severamente imprese e confidi;

- intraprendere nuove forme di garanzia (una per tutte, le tranched cover);

Per far questo occorrono una struttura centrale e l'adozione di metodi di valutazione evoluti.

Infine non capisco perchè l'evoluzione adombrata dal ddl postato (se mai si avvererà...)debba valere solo per ptf di imprese meridionali...

andrea bianchi (17/10/2009 17.10) n/a

luca non metto in discussione lo strumento mi pare che il modello sia poco funzionale.

credo che una soluzione come quella del CIP FEI possa essere più efficace.

sapio (17/10/2009 19.14) n/a

Marco, sui primi due punti siamo d'accordo. Così come sull'importanza di una struttura centrale e sull'adozione di mezzi di valutazione evoluti. Ma non siamo d'accordo sulle tranched cover. C'è stata una polemica pluriennale sull'opportunità di attivare strutture di garanzia a bando (le tranched cover sono tipicamente a bando) e finalmente si è data continuità all'operatività del fondo che invece è a sportello. Lasciamo le cose così. Le tranched cover vanno bene per le cartolarizzazioni di portafogli già formati. Sono una forzatura complicata ed ingestibile per i portafogli da formare a seguito di un bando.

Luca (17/10/2009 20.13)

D'accordo con Marco, lo strumento va aggiornato (ma chi deve prendere l'iniziativa?).

Sapio: il fondo Pmi è già una mega tranched cover fatta di un unico portafoglio con un 12% di tranche equity (i fondi accantonati) e il rischio senior sullo Stato limitatamente alle nuove garanzie a prima richiesta eleggibili.

Si potrebbero costruire delle tranched cover nel senso di portafogli segmentati (comprendenti pacchetti di contro-garanzie per regioni o per settori) ai quali sarebbero applicati requisiti differenziati di equity. Penso che Marco intendesse questo, che si sposa con la costruzione di esposizioni co-finanziate.

Luca (17/10/2009 20.15)

Andrea: il CIP FEI non dà attenuazione del rischio sulle banche, che così vanno direttamente sul fondo Pmi a spiazzare i confidi. E in più i cap di perdita del FEI con i tempi che corrono sono uno scudo molto sottile.

Sapio (17/10/2009 21.03) n/a

Andrebbe bene se il Fondo costruisse sub-pacchetti di rischio già in essere da cedere, magari alle Regioni. Non credo alla costruzione di un pacchetto in ramp-up. Non si riesce mai a comporre il portafoglio con il mix richiesto. Non dimentichiamo che le tranched non sono nate per i Confidi. Sono state loro adattate nel tentativo di disporre di uno strumento che consentisse loro di continuare ad operare con i fondi monetari. Ma mi sembra una presa in giro del tipo "avete voluto la bicicleta ed ora pedalate".

Ho due domande :

1) sapevo che la garanzia dello stato è debito pubblico per l'intero importo garantito. E ancora così o aspettiamo che l'Europa se ne accorga intanto guadagniamo tempo?

2) qual'è il regime IVA per i Confidi?

Sapio (17/10/2009 21.15) n/a

Ci sarebbe un sistema (è l'uovo di Colombo) ma temo che i politici lo userebbero male fino a sfasciarlo. La regione conferisce al FCG un fondo a copertura della PA e lei sopporta la PI trasmettendo la ponderazione 20% e non zero (ma è sempre cosa buona). Dov'è che temo l'inghippo? Nel fatto che chiederanno un assorbimento inferiore al 12% e prima o poi si troveranno sul groppone pure le PA e saranno da capo a prendersela con tutti (Europa, Basilea, destino cinico e baro etc.)

andrea bianchi (17/10/2009 22.35) n/a

se il cip fei è veicolato da un un 107 c'è attenuazione al 20% sull'80% del rischio dell'operazione, non malaccio.

peraltro le garanzie cip/fei sulpiano gestionale costano zero alla banca, chi le presta cammina e parla.

credo se ne debba tenere conto.

sapio: i confidi sopportano l'iva come costo.

Luca (18/10/2009 10.20)

Sapio: la garanzia statale dovrebbe, in teoria, andare nel debito pubblico al suo fair value attuariale, in pratica le garanzie a favore del fondo sono su una voce (se non erro) di passività potenziale del tutto eventuale (come quelle per cause legali), quindi penso che non si vedano. Comunque Bruxelles ha chiuso un'occhio e 3/4 da quando i governi (vedi Germania e UK) hanno concesso a piene mani garanzie a banche in crisi.

Andrea: il CIP è un supporto utile, però il 107 che ne fruisce non lo può far valere a titolo di attenuazione del suo rischio, se il caso che fai è quello di erogazione di una garanzia personale 107 a prima richiesta. Cosa vuol dire "cammina e parla"?

andrea bianchi (18/10/2009 11.05) n/a

è un soggetto che porta fisicità, capacità di analisi, moto da e verso la clientela, che arricchisce le informazioni.

e che per la banca è, sino ad ora, gratis.

insomma trasferisce alla filiera il valore del business office.

peraltro, se coinvolto sul piano dell'assunzione di una quota del rischio con risorse proprie garantisce anche il miglior utilizzo delle risorse pubbliche evitando che la garanzia abbia semplicemente lo scopo di attenuare per la banca una perdita probabile e lasciando l'impresa con lo stesso credito che aveva senza garanzia.

chi controlla tutto ciò rispetto ad una operazione che abbia un carattere massivo?

luca ti posso garantire che garanzie importanti attirano veramente di tutto e rendono necessaria una selezione che difficilmente meccanismi automatici riescono a garantire e che soprattutto lasciano sola l'impresa.

tutto quello che è stato scritto va benissimo in teoria ma credo che sia ragionevolmente applicabile là dove la garanzia confidi fatica ad arrivare, ovvero su quei pezzi che per dimensione unitaria avrebbero forte impatto sul pv.

credo anche che una struttura gestionale di un certo tipo possa anche favorire un significativo percorso di aggregazione nel sistema confidi.

excelsus (18/10/2009 15.11) n/a

Come ho già detto in un precedente post, nel sud, dove la presenza dei confidi è spesso frammentata e piuttosto evanescente, la costituenda Banca è probabile che prescelga come soggetto garante il Fondo nazionale di garanzia, con tutti i limiti che qui ho più volte ribadito, e cioè: normativa che regola il Fondo vecchia e lacunosa, bizantinismi nella prassi operativa, modelli di scoring delle PMI in contabilità ordinaria che penalizzano le micro imprese etc. etc. Ovviamente tutto ciò non è assolutamente addebitabile ai dipendenti di Unicredit MCC i quali sono sempre molto gentili con gli interlocutori esterni pur nell'immane mole di lavoro che devono quotidianamente gestire. A loro và quindi il mio sentito ringraziamento per la professionalità e la disponibilità sempre dimostrata a noi Confidi.

Claudio D'Auria (19/10/2009 10.47)

Secondo me il modello tranched cover è l'unico veramente efficiente.

Infatti, se il FCG assume il rischio di prima perdita, la parte rimanente del portafoglio assume caratteristiche di rischio molto ridotte e, quindi, potrebbe beneficiare di un assorbimento di capitale basso. Questo è vero per tutte le banche, anche se le non banche non-AIRB dovrebbero sopportare il costo di un rating esterno. Ma, oltre al vantaggio in termini di requisiti prudenziali, ce ne sarebbero molti altri: i) certezza della perdita potenziale per lo Stato; ii) snellezza della struttura; iii) potenzialità massima in termini di leva.

Ora, se come suggerito da Luca, le regioni apportassero risorse al FCG (il contrario, Andrea, non sarebbe efficiente perchè si perderebbe il beneficio della ponderazione zero) il volume di risorse disponibile diverrebbe molto elevato e, quindi, si potrebbe riuscire a coprire meglio le richieste. Naturalmente, non è tutto così semplice. Occorrerebbe infatti lavorare su:

1. un metodo che garantisca alla Regione conferente che le risorse devolute siano indirizzate a operatori della Regione stessa;

2. una nuova procedura da parte del FCG di selezione delle domande (il metodo del "chi arriva prima" è oggettivo, ma altamente inefficiente) e di valutazione del merito di credito;

3. di conseguenza, andrebbe individuato definitivamente chi deve svolgere questo lavoro. MCC? Un'agenzia statale? Un nuovo soggetto? Chiunque sia, dovrebbe essere dotato di risorse, di organizzazione e di manager idonei per svolgere un lavoro decisamente più complesso di quello di ora.

Questo però è l'unico modo credibile per poter allocare risorse pubbliche in maniera efficiente al sistema delle imprese.

Infine, se il FEI fosse disponibile, potrebbe coprire un'ulteriore quota di perdita dopo quella del FCG, una sorta di tranche mezzanine, meno rischiosa di quella di prima perdita. In questo modo l'effetto leva della struttura aumenterebbe ancora di più.

andrea bianchi (19/10/2009 11.30) n/a

perdonami Claudio, ma se il portafoglio è assistito dalla ponderazione zero a che serve modellarlo come una tranched?

Claudio D'Auria (19/10/2009 12.27)

Andrea, serve a fare leva.

Mi spiego con un esempio. Ipotizziamo che una banca finanzi 100, di cui 50 garantiti da un confidi e il FCG copre tutta la garanzia confidi, l'effetto leva è 2 (la stessa del confidi); il FCG garantisce a zero 50 a fronte di 100 di finanziamento.

In una struttura tranched, noi potremmo avere che il FCG garantisce 5 (effetto leva 20) con ponderazione zero, la parte rimanente garantita dal confidi va al 20% (se il confidi è 107); la parte residuale è una senior tranche che va ponderata in linea con il rating interno (se la banca è AIRB e adotta la superviosry formula) oppure con quello esterno (in tutti gli altri casi).

L'assorbimento di capitale della prima struttura è migliore (a occhio avremmo un assorbimento di 0,8 nella prima struttura e di 1,52 nella seconda se il confidi è un "107" e la banca è standardizzata), ma la struttura tranched consente di rendere massimamente efficiente l'utilizzo delle risorse (scarse) del FCG.

marco (19/10/2009 12.31) n/a

Il FCG non è inesauribile. Questa è già un'ottima ragione per introdurre le tranched cover come nuovo strumento a disposizione per il Fondo stesso (ottima anche l'idea di un mezzanine coperto da FEI...).

Vorrei invece porre all'attenzione, in merito alla contribuzione pubblica a Confidi,l'interessante lavoro della BIS, in particolare quanto espresso al par. 3.2 del recente working paper : "These results (quelli relativi agli effetti di tale contribuzione) suggest that the positive signalling effect for an MGI from receiving public funds is more than compensated for by the negative effect given by a relaxation of the selection criteria".

Al blog l'ardua ... analisi.

Sapio (19/10/2009 13.40) n/a

Mi sono letto tutto il paper della BIS in inglese. Basilea è in vigore dal 1/1/2008 ed ancora oggi le Banche non hanno capito le conseguenza economiche di Bis2, figuratevi se potevano averlo capito nel 2004-2005. L■unica regola che applicavano ed applicano è ■Se il cliente accetta , allora il prezzo è giusto■. Certo una certa idea del rischio come PA l■hanno sempre avuta ma il calcolo della PI e del Capitale necessario a fronteggiarla (e del suo costo) stentano a capirla. Ciò premesso lo studio dice che il risparmio delle PMI accompagnata da un Confidi è stato nientepopodimeno che 20 centesimi di punto, quando la commissione media è di circa 100 centesimi, cioè un punto %. Non aggiungo altro.

andrea bianchi (19/10/2009 14.31) n/a

in termini teorici la ponderazione zero essendo frutto dell'intervento dello stato come controgarante e non dell'intervento in co-garanzia del fgc, prescinde dalla dotazione finanziaria del fondo o sbaglio?

Sapio (19/10/2009 14.47) n/a

La ponderazione zero prescinde de iure ma non di fatto dalla dotazione del fondo. Essa è possibile perché lo stato ritiene che il fondo assorba la perdita attesa e presume che la perdità inattesa sarà residuale e comunque sostenibile dal suo bilancio. Inoltre non c'è co-garanzia ma intervento in successione, cioè lo stato è senior rispetto al fondo. Ma guai se il fondo si esaurisse, cioè se le perdite effettive superassero il 12% accantonato.

andrea bianchi (19/10/2009 14.55) n/a

guai a tutti se superassero il 12%.

lo stato vuole investire sulla garanzia e lo fa coinvolgendo intermediari operanti prevalentemente nel settore della garanzia.

svolge un'istruttoria sulla affidabilità dell'intermediario vigilato, gli affida risorse addizionali ad altre private (magari equivalenti) e gli affida un plafond di controgaranzia.

chi altri vuole si unisce al livello centrale nell'affidamento di risorse all'intermediario che poi gestisce tutto ed è periodicamente controllato.

tutto da approfondire (non riesco adesso).

perdonatemi ma sono professionalmente deviato da due aspetti che ritengo centrali: la distribuzione ed il sostegno al sistema delle imprese.

Gigi (19/10/2009 14.58) n/a

Non ho letto il paper in inglese della BRI (o BIS che dir si voglia). Ma citando l'ultimo commento di Marco vorrei dire che l'ammorbidirsi dei criteri di selezione è un caso classico di moral hazard. E il m.h. si presenta puntualmente quando nell'insieme delle variabili che fanno girare il sistema se ne inserisce qualcuna di valore zero. Zero costi (se la garanzia la paga un altro, lo stato p.es.), zero rischio (o 100% di garanzie a carico di un controgarante), o la sicurezza, ovvero probabilità 1, che prima o poi qualcuno interviene a rimpolpare il bilancio (ovvero probabilità di default del confidi, appunto, zero). Per eliminare il m.h. è necessaria la condivisione dei costi e dei rischi e la punibilità economica di comportamenti scorretti e/o inefficienti. Altrimenti sono soldi (pubblici) buttati.

Sapio (19/10/2009 15.36) n/a

Dr. Bianchi: non ho capito tutto. Comunque pure i 106 possono intermediare ma la quota di rischio da loro assunta non mitiga la ponderazione di partenza del soggetto.

Gigi: condivido.

andrea bianchi (19/10/2009 15.44) n/a

certo sapio infatti considero che sia necessario che l'intervento sia sviluppato da intermediari vigilati.

gigi: condivido pure io.

Luca (19/10/2009 19.52)

Arrivo tardi, dopo una giornata di ricco dibattito (e per me di ricche lezioni).

Claudio D'Auria: non so se conviene che FCG garantisca tranche equity o ad alto rischio: sarebbe un'attività del tutto diversa da quella attuale, pensiamo solo al problema del pricing di un rischio così concentrato. Questo si collega con il tema sollevato da Marco, l'upgrade delle tecniche operative del fondo.

In ogni caso il FCG è un organismo di risk transfer e di supporto a una rete di erogazione e garanzia che deve essere "materiale" e ben radicata, su questo concordo in pieno con Andrea.