Quell' impostazione tendeva a portare il credito fuori da quella zona grigia dove, per tutelare il bene primario della stabilità del sistema bancario, era di fatto sospeso il controllo di legalità. Basti pensare che l' art. 10 della legge bancaria del 1936 lasciava alla Banca d' Italia il tempo di prendere i suoi provvedimenti prima di denunciare i reati scoperti nell' opera di vigilanza. Le banche, allora, tenevano perfino riserve fuori bilancio, occulte per i soci ma non per la Banca d' Italia che le avallava e monitorava ai fini della stabilità. La privatizzazione delle banche, indotta dall' Europa e codificata dalla Corte costituzionale, ha superato il regime lasco dell' art. 10 e il regime più restrittivo che ne è seguito. [...] Ma la privatizzazione e il Testo unico bancario del 1993, che ha aperto alla banca universale, hanno generato un mostro ben più terribile: mescolando il rischio di credito (tipico dell' attività bancaria) al rischio di mercato (tipico dell' attività finanziaria), hanno reso impossibile la sana e prudente gestione dell' uno e dell' altro. Qui è il nodo. Ed è un nodo troppo intricato per farlo sciogliere ai prefetti. O, peggio, al ceto dei banchieri che 17 anni fa catturò il regolatore.
Commenti precedenti:
Sapio (12/10/2009 12.17) n/a
Sono stato colpito da questo passo:
"Ma la privatizzazione e il Testo unico bancario del 1993, che ha aperto alla banca universale, hanno generato un mostro ben più terribile: mescolando il rischio di credito (tipico dell' attività bancaria) al rischio di mercato (tipico dell' attività finanziaria), hanno reso impossibile la sana e prudente gestione dell' uno e dell' altro."
Secondo me questo errore è il padre di tutti gli errori: aver ucciso la specializzazione. Nelle banche di credito ordinario non c'è proprio la capacità di guardare al futuro, ai progetti. Il futuro può essere, per le banche ordinarie, solo una proiezione del passato.