Il futuro di Banca Popolare di Garanzia continua a rimanere molto incerto, a quattro mesi dall’avvio dell’amministrazione straordinaria. Le banche creditrici sembrano defilarsi da un impegno diretto, e Banca d’Italia storce il naso di fronte alle ultime manifestazioni di interesse che sposterebbero il modello di business della Bpg. E i 60 dipendenti cominciano ora a scalpitare. In piedi oggi c’è un dialogo con una finanziaria torinese, Conafi Prestitò, quotata in Borsa che, tramite una controllata, ha recentemente acquisito la maggioranza di Alta Italia Servizi Srl di Busto Arsizio (Varese). Alta Italia è specializzata nelle procedure di istruttoria di pratiche relative alle garanzie prestate dai Confidi, il cui ruolo è stato valorizzato in questi periodi di crisi per favorire l’accesso delle imprese al credito. E’ il business più vicino a quello storico da cui è nata la Bpg che ha tra i suoi oltre 3 mila soci la crema dell’imprenditoria padovana. Un’intesa con Banca Popolare di Garanzia servirebbe ad accrescere i volumi della società acquisita da Conafi Prestitò, gruppo attivo in particolare nei finanziamenti con cessione del quinto dello stipendio. [...] Un accordo con la banca padovana, però, non troverebbe il consenso di Banca d’Italia che vuole la presenza nel capitale di Bpg di banche vere e proprie, come indicato a suo tempo dallo schema predisposto dall’advisor Imi-SanPaolo. Le banche creditrici hanno già messo in bilancio la perdita, ma non intendono rischiare oltre mettendo sul piatto altri soldi. E questo appare lo scoglio maggiore che si trovano di fronte il commissario straordinario Isacco Marchesini e il consiglio di sorveglianza della banca. E’ tramontato invece il dialogo avviato durante l’estate con La Centrale Finanziaria Generale presieduta da Giancarlo Elia Valori. Veneziano, Valori ha esaminato subito il dossier di Popolare Garanzia: anche perché La Centrale, nel cui cda siedono nomi illustri, da quest’ anno si è affacciata al settore del credito alle famiglie in virtù di un accordo con il gruppo Prometeo Spa. Il progetto su Padova prevedeva la trasformazione della banca in società di credito al consumo, ipotesi di fronte alla quale hanno storto il naso gli altri istituti e Veneto Sviluppo, finanziaria della regione Veneto coinvolta nell’operazione di salvataggio. La stessa Centrale Finanziaria, esaminati i conti della Banca, ha lasciato comunque subito cadere la proposta. I 60 lavoratori della banca, un tempo diretta da Giampaolo Molon che ne era anche amministratore delegato, temono ora per il loro posto. Si trovano senza tutela sindacale perché fino al Natale scorso, quando è emerso il crack, non ne avevano bisogno. Ma anche al loro interno, inspiegabilmente, ci sono vedute assai diverse. Bankitalia tuttavia non potrà non seguire le sollecitazioni del governatore Draghi in tema di occupazione: collocare 60 dipendenti non dovrebbe essere un problema anche in caso di liquidazione della banca e in presenza di situazioni molto diverse di inquadramento. Ferma, con l’arrivo del commissario, è infine anche l’ operazione di supporto lanciata da Confindustria tra i proprio associati per rilevare quote della nuova banca.
Commenti precedenti:
Sapio (07/10/2009 13.39) n/a
Luca, ma nelle province venete confinanti non c'è Neafidi? Non sarebbe il candidato ideale a rilevare un po' di personale oltre all'attività (non l'attivo, intendo il portafoglio clienti sul territorio di competenza). Poi dovrebbe essere possibile ricollocare il restante personale fra le banche della zona che qualche spintarella l dissesto l'hanno pur data. Il personale è il problema. Risolto quello il resto sono soldi, che, come diceva un saggio "vanno e vengono".
Luca (07/10/2009 13.45)
Sì, c'è Neafidi, ma non ho notizie di un suo possibile intervento. Qui entrerebbe in gioco la diplomazia associativa ai massimi livelli.
Anonimo (07/10/2009 19.38) n/a
Egregio professore,
l'articolo uscito oggi su Milano Finanza, annunciato in prima pagina e ripreso poi a pagina 14, è sicuramente ispirato dall'ultimo presidente di Banca di Garanzia e dai suoi collaboratori, ma pone interrogativi molto stringenti sulla gestione commissariale; tali dubbi e interrogativi sono ben presenti anche a coloro che vivono da dentro la situazione.
La gestione del commissario, che fino adesso non ha portato alcun risultato, si è caratterizzata per l'assoluta mancanza di informazione nei confronti dei dipendenti che, in fin dei conti, dovrebbero essere i principali beneficiari della sua attività; anzi l'atteggiamento è stato fin dal principio molto persecuotrio come se i dipendenti, e non invece i vertici che che si sono susseguiti nel tempo, fossero i principali responsabili della situazione di crisi.
Nelle rare informative di questi 4 mesi si è sentito solo l'ossessivo richiamo a non parlare della situazione fuori dall'ambito della banca, la giustificazione dello stallo nelle trattative nei forti benefit dei dipendenti e financo dei buoni pasto; a tutto ciò si aggiunge un atteggiamento ogni giorno più censorio nei confronti di quelli che, dallo stesso commissario, dovrebbero essere tutelati.
A questo punto ci si chiede; quando ci verrà comunicato che la banca va in liquidazione con chi dovremo prendercela, posto che la giustizia ordinaria farà il suo corso nei confronti del vecchio amministratore delegato?
Da ultimo le chiedo: vista la sua grande conoscenza dei confidi in genere e di quelli trentini in particolare cosa ne pensa dell'ipotesi ventilata nell'articolo di un interessamento di Confidimpresa Trento?
Luca (08/10/2009 11.21)
Confidimpresa Trento? Non ne so nulla. Su tutto il resto, dall'esterno di una situazione aggrovigliata, non saprei cosa aggiungere.
Alessio Orrù (08/10/2009 11.38) n/a
Condivido le preoccupazioni dei dipendenti della Banca di Garanzia, ma occorre fare alcune precisazioni sul ruolo del commissario (correggetemi se sbaglio).
Il commissario ha in compito di guidare la gestione ordinaria della Banca e di verificare, anzittutto, se esistono le condizioni affinché la Banca continui ad operare nel mercato: condizioni economiche, patrimoniali, organizzative.
Non concordo con l'utente ANONIMO che scrive che i principali beneficiari dell'attività commissariale dovrebbero/debbano essere i dipendenti. Il commissario, al di là come già detto dell'ordinaria amministrazione e della sana e corretta gestione dell'azienda, deve tenere conto in primis degli eventuali depositanti e successivamente dei sottoscrittori il capitale di rischio, sempre, come è ovvio, con un occhio puntato sull'azienda nel complesso (e i dipendenti che la compongono).
Saluti a tutti
Massimo (08/10/2009 13.07) n/a
Cito l'articolo comparso nella giornata di ieri su MF a cui si fa riferimento nei post precedenti.
Quattro mesi fa la Banca popolare di Garanzia era a un passo dal salvataggio. Oggi torna a rischiare il fallimento. Una vicenda all'italiana, di quelle paradossali. Come mai? Perche' da maggio, quando è' arrivato il commissario nominato da Bankitalia, nessuno sa più' cosa stia succedendo nella società. Nessuno parla, nessuno agisce e anche quelli che sarebbero stati intenzionati a rilevare l'azienda vengono dissuasi. Un mistero al quale a Padova nessuno riesce a dare una risposta.
L'istituto che ha sede nella città veneta specializzato nel rilascio di garanzie alle imprese, evoluzione del gruppo Interconfidi NordEst, ha chiuso il 2007 e 2008 in rosso e così con il 2009 c'è stato un ricambio al vertice: Ernesto Paolillo (Presidente) e Giampaolo Molon (ad e dg) hanno lasciato il posto a Rosario Bonavoglia,banchiere di grande esperienza ed ex manager di Bankitalia. L'obiettivo era traghettare la Popolare di Garanzia fuori dalla crisi e a dire il vero Bonavoglia ce l'aveva quasi fatta. Quasi, perchè a maggio si è interrotto tutto. Bonavoglia nella sua relazione presentata all'ultima assemblea spiega:''A seguito di controlli interni effettuati nel mese di dicembre 2008 sono stati rilevati errori nelle segnalazioni sui coefficienti prudenziali di vigilanza relativamente alle segnalazioni di marzo, giugno e settembre dello stesso anno, comportanti inesattezze nella quantificazione dei margini del patrimonio di Vigilanza''. Anche se questi errori erano imputabili a iniziative dell'ex numero uno Molon, la situazione era delicatissima. ''All'Organo di Vigilanza rappresentavo una situazione economica pesantemente negativa'', tanto da portare il patrimonio di Vigilanza sotto il coefficiente minimo previsto. Ma ''pur in presenza di questa situazione Banca d'Italia ci accordava la possibilità di continuare a operare a condizioni di precise assicurazioni sullo svolgimento di una prudente e oculata gestione''. A quel punto è stata scelta Banca Imi in qualità di advisor finanziario, con l'incarico di predisporre un progetto per cercare soluzioni finalizzate al tumaround della banca, riequilibrare i ratio patrimoniali e trovare il modo di garantire la continuità aziendale. Le cause del dissesto sono state rilevate in fattori di carattere strutturale (eccessivi costi amministrativi, elevati accantonamenti su crediti anomali, inefficacia di forme di protezione del rischio, imputazione dei Fondi Docup a debito anzichè a patrimonio) oltre a problemi congiunturali legati alla crisi.
Insomma, si stava intravedendo una luce in fondo al tunnel, ma il Cda del 17 aprile ''ha rilevato che i tempi richiesti per la realizzazione del Progetto di risanamento e ricapitalizzazione risultavano superiori a quelli necessari per una sua definizione entro i termini imposti dalle riunioni assembleari''. E dunque? Siccome c'erano i margini per la realizzazione del piano, siccome senza approvazione del bilancio in assemblea Bpg sarebbe finita in liquidazione e anche per garantire posti di lavoro il consiglio ''ha deliberato di avanzare formale richiesta all'Organo di Vigilanza per la sottoposizione della banca alla procedura di amministrazione straordinaria'', nella prospettiva che alla realizzazione del piano di riorganizzazione e rafforzamento della banca potesse provvedere il commissario. L'assemblea approva e arriva il commissario designato da Bankitalia, un commercialista di Brescia: Isacco Marchesini. Da quel momento si blocca tutto. La gestione ordinaria è paralizzata, tanto che ormai i soci temono che il progetto precedentemente elaborato debba essere aggiornato ai nuovi conti, prevedibilmente peggiorati.
Ai 50 dipendenti sarebbero stati garantiti gli stipendi di settembre, ma su quelli di ottobre nessuno si sarebbe ancora espresso, anche se a maggio Bonavoglia aveva lasciato una cassa con liquidità sufficiente per 13 mesi. E soprattutto nel frattempo sono arrivate manifestazioni di interesse per la Bpg che sono cadute nel vuoto. Ci ha provato prima la Centrale Finanziaria di Giancarlo Elia Valori, che però aveva chiesto di avere accesso ai bilanci prima di formulare un'offerta definitiva, richiesta che è stata negata e che quindi ha portato all'allontanamento della Centrale. L'ultima manifestazione di interesse in ordine di tempo è stata comunicata il 18 settembre da parte di Confidi Impresa Trentino. Ma la società, finora non ha avuto alcuna risposta, il che lascia oggettivamente perplessi. Il tutto senza contare che Veneto Sviluppo e gli istituti Cariveneto e Antonveneta avrebbero già dato la disponibilità a partecipare a un'eventuale operazione straordinaria, non come capofila ma all'interno di una cordata. Insomma, sembra che a Padova tutti vogliano salvare la Popolare di Garanzia tranne il commissario. Una provocazione: è evidente che non può essere così. Ma molti degli spettatori coinvolti nella vicenda, a partire dai soci, continuano a non capire che cosa stia succedendo. Ragionevolmente si esclude qualsiasi piano per far fallire la banca, e quindi ci si aspetta (prima o poi) qualche risposta da Marchesini. Paradossi all'italiana.
Anonimo (08/10/2009 13.28) n/a
Faccio sommessamente presente che la gestione ordinaria di BPG (emissione di garanzie e di fidejussioni) è stata bloccata due mesi prima dell'insediamento del commissario straordinario causa venir meno del patrimonio minimo di vigilanza, che la banca non ha depositanti nè conti correnti, che le garanzie e le fideiussioni in scadenza non vengono rinnovate.
Di più, la peculiarità di essere una banca senza conti correnti e depositi impedisce in una situazione di crisi di incassare commissioni e spese per il pagamento delle spese ordinarie che viceversa le banche normali, ancorchè in crisi e in amministrazione straordinaria, continuano a percepire.
Da quanto sopra si evince che i principali beneficiari dell'azione di un commissario siano i dipendenti e la continuità aziendale e che, continuando a non incassare, i tempi per l'intervento di un "salvatore" si assottigliano ogni giorno di più!!!
Ignazio (08/10/2009 14.50) n/a
Formulo a tutto il personale di Banca Popolare di Garanzia i migliori auguri affinchè la vicenda si risolva nel migliore dei modi.
Massimo (08/10/2009 16.39) n/a
VOorrei ringraziare Ignazio per l'augurio.
Cristiano (08/10/2009 17.15) n/a
Massima solidarietà per tutto il personale della Banca Popolare di Garanzia dalle Marche ed un grande in bocca al lupo!
Sapio (08/10/2009 17.29) n/a
Sono convinto che per il personale tutto andrà per il meglio: mancano 6 mesi alle elezioni. E' sufficiente un po' di vivacità per non farsi dimenticare, anche da Confindustria Veneta che ha covato il problema, e dalle due banche sopracitate che forse hanno qualche responsabilità.
Ora gli aspetti tecnici: come vedete anche per gli enti vigilati si crea una finestra di INopportunità di qualche anno fra fuoco, fumo ed arrivo dei pompieri di BdI. E nel frattempo chi ha accettato quelle garanzie fidando fossero emesse da un vigilato, registra perdite. Attenzione può risuccedere.
Sapio (08/10/2009 17.39) n/a
Ancora aspetti tecnici: nella relazione dell'ultimo presidente si leggeva (cito da sopra) "Le cause del dissesto sono state rilevate in fattori di carattere strutturale (eccessivi costi amministrativi, elevati accantonamenti su crediti anomali, inefficacia di forme di protezione del rischio, imputazione dei Fondi Docup a debito anzichè a patrimonio)".
Gli elevati accantonamenti non sono una causa ma l'effetto di sottovalutazione del rischio assunto. I fondi Docup dovevano stare giustamente a debito e non a patrimonio. Ed allora il problema era, è e sarà: è economicamente e patrimonialmente sensato questo modello di business? Voi sapete come la penso: l'ombrello costa meno se acquistato presso la banca erogante e costa troppo se acquistato all'esterno, cioà presso una banca di garanzia o un confidi 106 o 107, non fa differenza!
Gianluca (09/10/2009 09.39) n/a
Non che voglia paragonare BPG a Parmalat o ad Alitalia ma in questi casi si è sempre detto che l'amministrazione straordinaria aveva innanzitutto come obiettivo quello di tutelare i posti di lavoro; va poi anche detto che i lavoratori di tali aziende hanno saputo dare visibilità mediatica al loro disagio al contrario di quanto sta avvenendo in BPG. Direi di essere d'accordo con Sapio: un pò di vivacità non farebbe male...........
Luca (09/10/2009 17.18)
Il caso BPG non è tra quelli "too big to fail", purtroppo, ma come dice bene Sapio la banca ha molti stakeholder motivati a far la loro parte. Ben venga la vivacità, anche in termini propositivi.
Guglielmo (12/10/2009 11.04) n/a
Ritorno all'inizio del post: BPG - Neafidi.
Ci sarà un motivo se negli anni il vertice di Neafidi ha intrapreso un percorso di razionalizzazione dei Confidi riuscendo a far confluire 6 delle 7 province del Veneto (ovviamente esclusa Padova) e da poco, inglobando un Confidi extraregionale (Pordenone/Treviso - Friuli)?
Sapio (12/10/2009 11.28) n/a
Se il motivo c'era ora non c'è più. Non bisogna salvare l'azienda ma il personale innocente ed il suo business che riguarda tante imprese locali innocenti anch'esse!
Dario (12/10/2009 12.46) n/a
Sono un po' stupito: avevo imparato a leggere un "Sapio" inflessibilmente legato alle regole nei confronti dei confidi e delle imprese.
In questo Post lo leggo strenuo difensore dei lavoratori della BPG.
In questo caso non ci sono formule di PD o LGD da applicare?
Non vorrei essere frainteso, anche io 'tifo' che nessuno perda il proprio posto di lavoro, ma io mi abbandono anche, talvolta, ad una visione romantica dei confidi.
Sapio (12/10/2009 14.09) n/a
Nessuna visione romantica, nel futuro dei Confidi ci sono i Business Point. Le imprese (anche quelle padovane) hanno bisogno di consulenza e servizi, niente garanzie fittizie. Alcuni dipendenti di BPG potrebbero essere facilmente riciclati alla nuova mission o, se quest'ultima dovesse tardare, continuare nella vecchia sotto un'altra casacca.
Comunque anni di blog sono riusciti a far pensare a qualcuno ... "e se Sapio avesse ragione? Non sarà meglio prepararsi al futuro?". Fatelo, prima che sia troppo tardi!
Fabrizio (12/10/2009 14.10) n/a
Il paradosso è che da un lato c'è un organo di vigilanza, Banca d'Italia, che non ha ancora fatto chiarezza al suo interno su come vuole procedere al riguardo, dall'altro l'uomo mandato ad amministrarla, il Commissario, il cui principale obiettivo sembra essere quello di esercitare una forte pressione psicologica sui dipendenti tale da mettere in evidenza un possibile mobbing.
La conclusione è che sui potenziali piani di salvataggio non vi è nulla di concreto.
Allora chiedo: quasi cinque mesi di amministrazione straordinaria per prolungare l'agonia?
Ci sono sicuramente professionalità della BPG che potrebbero essere utilizzate meglio e a fini più virtuosi.
Non vanno inoltre dimenticate tutte le aziende, le famose PMI del territorio e clienti della banca, che in un periodo difficile come questo si trovano senza un punto di riferimento.
Auspichiamo una soluzione positiva e nel più breve tempo possibile.
Filippo (12/10/2009 16.20) n/a
Parlare di mobbing mi sembra del tutto fuori luogo in quanto a me risultano pagati tutti gli stipendi ai dipendenti, cosa che in altre amministrazioni straordinarie o in altre situazioni non sempre accade! Quanto viene scritto sui dipendenti (magari sono i dipendenti stessi a farlo) non va proprio a loro favore! In una situazione di crisi, come quella di BPG, credo che ognuno debba tenere al proprio posto di lavoro e non affossarlo con richieste pretenziose o addirittura accusatorie nei confronti di una persona mandata a cercar di salvaguardare la situazione e dei soci e dei dipendenti stessi.
A volte sarebbe opportuno avere un po' di rispetto per le persone e umiltà magari cercando di tenere bassi i toni cosa che potrebbe fare del bene alla banca. Se la situazione non volgerà in modo positivo i dipendenti stessi potranno fare un "mea culpa" perchè le azioni eclattanti portano scompiglio non solo nell'opinione pubblica ma fanno anche scappare, o evidenziano una situazione critica a chi vorrebbe mettere del capitale.
Prima di scrivere è bene pensare!!!
Guglielmo (12/10/2009 16.21) n/a
"Se il motivo c'era ora non c'è più"
Mi dispiace Sapio ma non credo possa mai attuarsi; non credo si tratti di semplice ex a.d. attualmente a piede libero.
Per conto mio, salvo creazione di "fortissime" sinergie (concrete, non politicofilosofiche) con soggetti finanziari/politici nessun CONFIDI ITALIANO potrà mai permettersi di affrontare la questione BPG: tutti conosciamo i margini operativi di un confidi.
Senza una solidissima rete di salvataggio, nessun confidi metterà a rischio il proprio bilancio (rischi, perdite, costi fissi, personale, oneri, doveri...etc. etc.).
Se le banche si tirano fuori, entrano i confidi?
Dispiace a tutti la sorte dei dipendenti.
In bocca al lupo.
Luca 2 (12/10/2009 16.39) n/a
Girando a Padova e precisamente dove c'è la banca, l'aria che si respira è molto diversa da quello che riporta il blog e sopratutto da quello che il giornalista di MF ha scritto senza neppure conoscere la banca ed i suoi problemi.
L'immagine del commisario è ben più positiva, anche in Unindustria. Sicuramente diversa da quella che qualcuno strumentalmente vuole distruggere probabilmente per proteggere i veri responsabili. Vien fatto di chiedersi se l'articolo di MF è stato pagato da chi ha veramente pesanti responsabilità e cerca disperatamente di spostarle su altri...
Se questa è la libertà di stampa, forse siamo sulla strada del non ritorno...
Positivo che il commissario non abbia replicato ad insulti gratuiti, ma che continui a lavorare per i soci, le maestranze ed i clienti garantiti.
Luca (12/10/2009 17.01)
L'articolo di MF è chiaramente pro domo di qualcuno, tant'è che l'avevo letto, ma non l'ho ripreso in un post. Qualcuno s'è preso la briga di postarlo in un commento, e qui è rimasto. La tesi secondo cui di soluzioni alla crisi ce n'erano diverse, ma chissà perché non hanno voluto attuarle è chiaramente pretestuosa.
Ben vengano altre voci a raccontare come stanno le cose a Padova.
Sapio (12/10/2009 17.59) n/a
Ragazzi ma qualche numero si può avere? C'è o non c'è, ed eventualmente di quanto è, il deficit patrimoniale?
Giglielmo : Se le banche si tirano fuori, entrano i confidi?
Le banche sono in conflitto di interesse con un confidi garante. Che senso economico avrebbe entrare in un confidi, magari per poi garantire se stesse?
Diverso sarebbe un confidi consulente.
Non dico che i confidi vicini debbano entrare in BPG, dico solamente che potrebbero rilevare una parte di personale e dell'attività operativa.
Comunque una cosa è chiara, stiamo tutti dalla parte dei lavoratori, ed è una buona cosa.
Oracolo (12/10/2009 19.53) n/a
Nell'attuale situazione di mercato i confidi industriali fanno il pari con i contributi pubblici, altrimenti sarebbero tutti in perdita. Il pricing dei crediti di firma non copre il rischio, figuriamoci i costi di struttura.
In tali condizioni le banche nicchiano, ed anche i confidi tipo quelli citati, perché aumentare l'attività significa aumentare le perdite.
L'unico asset di valore è la licenza di banca, che ha un valore per chi NON ce l'ha. D'altronde non è un bene liberamente commerciabile, ci vuole il placet di Banca d'Italia
Le accuse al commissario vertono sul fatto che finora, non si sa perché, ha cercato di concludere una vendita alle banche trascurando le manifestazioni d'interesse di altri soggetti.
Farei poi rispettosamente notare che oltre ai dipendenti ci sono i soci...
La situazione non è banale come qualcuno accenna. Perché un confidi che è andato bene per 25 anni, trasformatosi in banca fallisce in due anni? Nella trasformazione l'amministratore delegato e gran parte del consiglio di amministrazione restano le stesse persone.
A nessuno viene in mente che ad essere sbagliato fosse il business plan? Se il business fosse OK ed il problema fosse legato alla struttura o alla gestione allegra, non si troverebbero subito gli acquirenti disposti a rilevare il business lasciando le perdite ai soci?
Io sto dalla parte dei soci...
Sapio (12/10/2009 20.52) n/a
Ma stiamo facendo l'analisi per corrispondenza? Senza uno straccio di cifra in mano? I soci, corregetemi se sbaglio, hanno perso 500 E ciascuno. Qualcun altro ha perso la faccia e le banche hanno perso la garanzie. Il business non c'è mai stato, solo che prima della trasformazione non c'era obbligo di segnalazione.
La banca, in quanto tale è in pericolo di essere liquidata. Lo skill dei dipendenti rimane. L'attività? Se i vicini riescono a sopravvivere perché solo questa attività, in questa provincia non dovrebbe? Il fatto è, e qui ridivento Sapio, neanche gli altri possono vivere di garanzie ma solo distribuendo aiuti pubblici. E qui torna il solito problema. E' giusto sia così o non esistono sistemi di distribuzione degli aiuti pubblici più economici?
excelsus (12/10/2009 21.15) n/a
Grande solidarietà ai dipendenti di BPG ed una battuta tanto per sdrammatizzare: ma i risparmiatori cui sono stati venduti i famosi Bond spazzatura, Cirio/Prmalar etc, saranno un giorno risarciti da qualcuno?
Oracolo (12/10/2009 22.22) n/a
I soci hanno perso da un minimo di 500€ ad un massimo dello 0,5% del capitale, circa 75.000€, in ordine sparso.
Il bilancio 2008 è stato consegnato ai soci intervenuti in assemblea, e prima dell'assemblea era disponibile su richiesta per gli aventi diritto, ma ovviamente non è stato approvato, ed è stato richiesto l'intervento del commissario straordinario.
Posso confermare che il risultato è negativo prima ancora di arrivare ai costi di struttura.
Con la trasformazione in Banca Interconfidi nord-est:
1) ha perso i contributi pubblici con cui fino ad allora come tutti gli altri confidi aveva ripianato un bel po' di perdite.
2) si è messo a rilasciare garanzie a prima richiesta (eligibili) e quindi quando queste sono state escusse il capitale è stato immediatamente drenato.
l'effetto combinato di questi due punti è stato micidiale.
Inoltre, per raggiungere il break-even aveva necessità di crescere e:
3) non è riuscita a raggiungere i volumi previsti.
4) si è portata in casa garanzie molto rischiose
5) ha incontrato sulla sua strada la crisi che tutti conosciamo.
I primi 4 punti sono un cattivo business plan, il quinto una catastrofe naturale.
Sapio (12/10/2009 22.44) n/a
Finalmente qualche numero, grazie! Veniamo ai punti.
Risultato negativo prima dei costi di struttura. Il MOL era al netto della PA? Altrimenti il margine non era solo negativo ma vicino allo zero assoluto. Ricavi e Costi erano spalmati per competenza? In precedenza ciò avveniva? Mi sa di no e mi domando su che basi avessero concesso l'autorizzazione a trasformarsi in banca. La cosa peggiore del trasformarsi in banca è subire un assorbimento dell'8%, anchesenza raccolta, anziche del 6%. Ma andiamo oltre.
1) ha perso i contributi pubblici. Lo sapevano sarebbe avvenuto o è stata una sorpresa (troppe sorprese in questa storia, es i fondi Docup)?
Sapio (12/10/2009 22.51) n/a
Incidentalmentefaccio notare che quanto precede significa che neppure una banca pensa a reggersi con le sue gambe, tutte sperano in pantalone ufficiale pagatore.
2) garanzie a prima richiesta. E sarebbe una cosa negativa? Non dovranno fare tutti così?
3) volumi. Errore manageriale. Ma hanno sbaglieto pure tutti quelli che hanno avallato il business plan.
4) si è portata a casa garanzie molto rischiose. TANA!!!! Ecco il problema. Incapacità di giudicare meglio delle banche che le hanno gioiosamente scaricato le garanzie (ma per questo un direttore di zona di una banca ci ha rimesso il posto). Comunque è una cosa gravissima. Meglio sia finita subito che se durava faceva un guaio molto più grosso.
5) La crisi. Amen!
Sapio (12/10/2009 22.54) n/a
Sapete ciò che mi dispiace di più in questa storia? Sapete chi si è accorto per primo che qualcosa non andava? La IATA, associazione dei vettori aerei, che gli rifiutò le fidejussioni con cui BPG voleva garantire il pagamento dei biglietti incassati dalle agenzie di viaggio.
Non è bello, non è bello che questo sia avvenuto.
oracolo (13/10/2009 07.19) n/a
Sapio, mi sembra troppo facile sparare sul pianista, adesso.
anonimo (13/10/2009 13.01) n/a
Dagli interventi di Filippo e Luca 2 trovo conferma di una mia previsione, fatta in un precedente intervento: alla fine la colpa di tutto sarà dei dipendenti.
Non solo le professionalità interne sono state accusate dal commissario di essere inadeguate ad una realtà bancaria (si da il caso che siamo nati come consorzio di garanzia e che la nostra professionalità e la nostra esperienza fossero quelle: se professionalità ed esperienza avessero dovuto essere diverse, avrebbero dovuto formarci. Assicuro che saremmo diventati bravini!!!); adesso ci si viene a dire che in una situazione di crisi conclamata, in assenza di informazioni certe sul nostro futuro perche nessuno le da, dovremmo stare zitti e in silenzio aspettando che qualcuno ci informi, un giorno per l■altro, che dobbiamo stare a casa.
Ai due esimi signori vorrei dire che in primo luogo mobbing non vuol dire pagare o meno gli stipendi, che peraltro da ottobre non verranno più pagati; mobbing vuol dire respirare o meno un certo clima che, se vuole, Filippo può venire a provare.
In secondo luogo a Luca 2 vorrei dire che di ■maestranze■ non parlavano neanche i padroni del vapore degli anni ■50 e ■60; siamo lavoratori o dipendenti, non maestranze.
Per quanto mi riguarda l'analisi di Oracolo mi pare la più azzeccata
excelsus (13/10/2009 14.33) n/a
Apprezzo l'analisi di Sapio con una precisazione che ho più volte ribadito: il sistema delle garanzie nel nostro Paese non ha patrimonio sufficiente per assicurare alle Banche garanzie eligibili su grandi volumi di impieghi. Una soluzione và pure trovata. I Confidi ne hanno avanzate alcune; l'alternativa è quella di perseguire la strada del cosiddetto doppio bunario: garanzia elibile Basilea 2 compliance affiancata a garanzia sussidiaria segregata su fondi rischi monetari che non procuri assorbimenti patrimoniali ai Confidi. I numeri di oggi impongono questo.
Roberto (15/10/2009 14.42) n/a
Saluto il mio sottoposto Edo.
Filippo (16/10/2009 12.03) n/a
Ribadisco che è assurdo parlare di mobbing da parte di un Commissario che ce la sta mettendo tutta per salvare i dipendenti della banca, compresi quelli come ■anonimo■ che non ha neppure il coraggio di dichiarare il suo nome. Ripeto: prima di scrivere è bene pensare! E anche avere il coraggio di fare il proprio nome a fronte di accuse pretestuose!!
La sottoscritta è testimone del lavoro quotidiano svolto dal Commissario e dell■impegno che ci sta mettendo. Purtroppo non è facile vendere una banca piena di anomalie. Da quando è arrivato il Commissario stiamo cercando di rendere ■normale■ una situazione organizzativa che purtroppo in precedenza certe persone avevano impedito che si realizzasse. ■ per questo che si è reso necessario fare dei tagli (benefit, buoni pasto, etc. non sono stupidaggini in una trattativa per vendere una banca!) e, soprattutto, allontanare quelle certe persone di cui sopra.
Sapio (16/10/2009 12.33) n/a
Sorridiamo! Filippo (che invece è una ragazza , vedi "la sottoscritta") accusa Anonimo di non rivelare il suo nome. Perché lei-lui che fa? Ricordatevi dei Polli di Renzo.
Luca (16/10/2009 17.25)
Mi è capitato finora una sola volta di emendare dei commenti su aleablog. Mi trovo costretto a farlo ancora perché il post di Filippo (o Filippa) conteneva un'offesa personale grave. Non c'è spazio qui per polemiche e risentimenti personali.
La situazione di BPG è maledettamente complicata. Non so quanto sia utile discuterne qui sulla base di mezze informazioni, autodifese, accuse, "io l'avevo detto!", il tutto in forma anonima.
Forse è meglio chiudere qui, e lasciare lavorare gli organi che hanno l'onere di gestire questa crisi.
Francesco (21/10/2009 15.39) n/a
Caro Professore,
ritengo di essere il destinatario della requisitoria scritta dalla signora Filippo nel Suo blog del 16.10.2009 che Lei ha sentito la necessità di emendare. Seguo da tempo il Suo blog, così come lo seguono probabilmente tutti i miei (ex) colleghi, anche se è la prima volta che partecipo con qualcosa di scritto. Non ho mai osato intervenire nel dibattito sulla popolare di garanzia per gli ovvi motivi di riservatezza e di rispetto nei confronti dei diversi organi ai quali è stata affidata, nel tempo, l'opera di verifica e soccorso della banca.
Intervengo ora, ma solo per ringraziarLa per il pudore con il quale ha ritenuto necessario emendare le parole della signora Filippo e per tranquillizzarLa sul fatto che, qualora ritenesse opportuno e/o necessario ripubblicare per esteso le parole della signora Filippo, nulla avrei di che obiettare. Anzi, La invito a farlo proprio per far comprendere meglio ai lettori la gravità in cui versa la situazione della popolare di garanzia: le parole della signora Filippo, infatti, sono intrise, oltre che di cattiva sintassi, di un livore e di un rancore che si spiegano solo col livello intellettuale e morale di chi le scrive. Per questo ne recano, in modo inequivocabile, la firma.
Che la signora Filippo abbia una incontrollabile fiducia negli imbrogli di parole, è giusto: è a questi che deve la sua recente carriera. Il suo torto è di averne altrettanta nella dabbenaggine dei lettori che, diversamente da quanto la signora Filippo crede, hanno ben compreso le manovre da Teatro dei Pupi a cui, la signora Filippo, si sta prestando.
marco (21/10/2009 17.06) n/a
Io posso capire lo stato in cui si trovano i dipendenti e i problemi che stanno emergendo, ma che senso ha prendersela col commissario? la sua colpa è quella di non riuscire a vendere qualcosa di invendibile poichè priva di qualsiasi asset (salvo la licenza bancaria che, come diceva qualcuno, le banche già hanno...e che comuque è vendibile ad un acquirente gradito a BDI).
Detto che il business non esiste, chi e per quale motivo, dovrebbe "investire" in BPG?
L'unica soluzione è la liquidazione e il ricollocamento dei dipendenti pilotato da BDI.
gossip (27/10/2009 16.44) n/a
Ma possibile che in Banca di Garanzia nessuno vada a Trans? Signora Filippo, indaghi e ci faccia sapere!
Luca (27/10/2009 18.35)
Maramaldo di un Gossip! Faremo intervenire la signora Carlomagno (energico personaggio di Benito Jacovitti).
Pentito (30/10/2009 14.10) n/a
Ebbene lo ammetto: io una volta sono andato con una bambola gonfiabile........
Michele (15/11/2009 21.36) n/a
Ma cosa si dice?
Vi hanno venduto o siete pprossimi alla liquidazione?
Anonimo (17/11/2009 11.20) n/a
Siamo una dead bank walking
Ignazio (20/11/2009 23.07) n/a
Salve a tutti,
piccolo aggiornamento della situazione BPG.
Secondo quanto riferito dal Commissario straordinario in questi quasi sei mesi di suo mandato avrebbe intavolato ben cinque trattative con vari soggetti disposti a mettere cash nella banca; trattative conclusesi però con un nulla di fatto in quanto BdI vorrebbe coinvolgere nell'operazione anche istituti di credito che trasmettessero a BPG la cultura del fare banca. Le due banche locali che dovrebbero quindi dare una mano nel salvataggio, ora con una scusa, ora con un'altra, continuano però a lavarsene le mani: da quanto capito però la parte di Ponzio Pilato spettrebb all'Istituto senese.... A conclusione di tutto ciò onde far fronte alla sempre più folta corte dei creditori, alcuni dei quali giunti al decreto ingiuntivo, il Commissario ha disposto la sospensione del pagamento di tutte le passività tra cui gli stipendi dei dipendenti■■■
Si è arrivati in poche parole ad un passo dalla dichiarazione dello stato di insolvenza■■■situazione paradossale vista la presenza di investitori■■■ennesimo mistero italiano■■■