Per capire l'aria che si respira sul mercato dei corporate bond, cioè delle obbligazioni emesse dalle aziende industriali, bastano pochi numeri. Moody's si aspetta che nel primo trimestre del 2010 in Europa il tasso di insolvenza delle aziende con basso rating arrivi al 12%: tantissimo rispetto allo 0,7% registrato solo un anno fa. Questo significa che in Europa 12 imprese su 100 con rating bassi finiranno verosimilmente in default. Eppure di fronte a questa ecatombe attesa da tutti, appena un'azienda emette un bond gli investitori sgomitano per comprarselo. Sembra un paradosso, ma è così. Per questo da inizio anno sono stati emessi, a livello mondiale secondo Dealogic, corporate bond per 1.104 miliardi di dollari: le imprese sanno che sul mercato c'è domanda, per cui ne approfittano per mettere fieno in cascina. E per indebitarsi a gonfie vele. La domanda è così forte che anche sul mercato secondario i prezzi volano e i rendimenti scendono. L'indice iBoxx, che misura il "premio" che i bond aziendali europei pagano rispetto ai tassi interbancari, è passato dai 304 punti base di inizio anno ai 130 punti base di ieri. Questo significa che otto mesi fa le imprese dovevano offrire mediamente rendimenti del 3,04% più alti rispetto ai tassi interbancari, mentre ora possono pagare uno spread di appena l'1,30%. E se si guardano i rendimenti lordi, tenendo conto anche dell'andamento dei tassi interbancari, si scopre che oggi mediamente i bond aziendali europei rendono lo 0,85% in meno rispetto al 31 maggio 2007. Insomma: i rendimenti medi in Europa sono più magri oggi che nel 2007. Sebbene – secondo Moody's – i rischi di default siano molto più elevati.
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