Il gruppo Intesa Sanpaolo ha erogato al Sistema Italia quasi 500 miliardi di euro in termini di fidi accordati, pari a circa un terzo del Prodotto Interno Lordo nazionale. Lo evidenzia la banca guidata da Corrado Passera in una nota in cui ricorda che circa il 67% di questi finanziamenti è stati indirizzato alle imprese soprattutto a quelle di piccola e media dimensione (50% degli affidamenti complessivi al Sistema Italia). Il comunicato dell'istituto è stato diramato in occasione di un incontro con il mondo imprenditoriale previsto per stamattina a Milano. In particolare l'ammontare di credito per cassa utilizzato dalle imprese di piccola e media dimensione si è mantenuto, specifica una nota del gruppo, a 152 miliardi di euro "nonostante il forte calo della domanda di credito e il significativo aumento della rischiosità" e con forti erogazioni di prestiti a medio e lungo termine, a sostegno degli investimenti, pari a circa 18 miliardi di euro nel periodo. Il Gruppo conferma la disponibilità di risorse creditizie per le imprese italiane di piccola e media dimensione nei prossimi 36 mesi per circa 60 miliardi di euro, in termini di fidi già accordati e non utilizzati, e per circa 30 miliardi di euro in termini di nuovi fidi accordati, se richiesti. Il Gruppo prevede circa 50-60 miliardi di euro di nuove erogazioni di prestiti a medio e lungo termine nello stesso periodo (quelle degli ultimi 6 mesi sono state pari a circa 8 miliardi di euro). Specifici impegni sono stati presi da Intesa Sanpaolo per un maggiore accesso al credito da parte delle imprese, accesso che però, specifica la nota non potrà comunque prescindere dalla qualità del merito creditizio.
Commenti precedenti:
Sapio (04/07/2009 11.51) n/a
Per interpretare comunicati come quello di Intesa bisogna, nel leggere, tener presenti alcune cose .
Il secondo paragrafo recita : " in particolare l'ammontare del credito per cassa utilizzato dalle imprese di piccola e media dimensione [attenzione l'impresa media (reg. UE) è quella con fatturato fino a 50 ME/anno, un po' più del comune sentimento, questo fa sì che si accomunino nel giudizio imprese veramente piccole ad imprese più grandi] si è mantenuto, specifica una nota del gruppo, a 152 miliardi di euro "nonostante il forte calo della domanda di credito ed il significativo aumento della rischiosità" e con forti erogazioni di prestiti a medio e lungo termine, a sostegno degli investimenti, pari a circa 18 miliardi di Euro nel periodo.
Come vedete si dà una indicazione di stock non disaggregata, non si conosce l'entità degli affidamenti revocati nel periodo ad iniziativa della banca né quelli rinunciati ad iniziativa del cliente (calo della domanda). Non si indica lìentità dell'aumento della domanda per nuovi affidamenti. Nel dato a m/l termine non si precisa quale parte dell'erogato costituisce un consolidamento (a volte un ristrutturazione) del debito precedente e quale finanziamento di investimenti nuovi in attività materiali (mattoni, macchine e non azioni o mutui di liquidità).
E' opportuno inoltre sapere come nascono le cifre annunciate, sia da Banca Intesa sia dalle altre banche. Un cliente si presenta in banca e chiede un fido pari ad una volta e mezza il suo fatturato annuo, questo importo si chiama "richiesta non filtrata". Nessun sistema registra questo importo né Banca d'Italia lo richiede, invece averlo sarebbe utile perché costituisce la vera richiesta di credito. L'impiegato risponde che, salvo superiore approvazione ed il buon esito delle visure ivi compresa la Centrale Rischi, si potrebbe arrivare a concedere il 50% del fatturato annuo. Questo importo è la "richiesta filtrata". Pochissimi sistemi (quelli delle banche che hanno pratiche di fido elettroniche integrate con il resto delle procedure) lo registrano. Banca d'Italia non lo richiede nelle segnalazioni periodiche. Qualche volta lo chiede tramite questionari estemporanei la cui compilazione rappresenta un problema per le banche (se lo inventano). Comunque questo è il momento in cui partono le richieste in Centrale Rischi (se il cliente è nuovo) e in Patti Chiari (per tracciare la durata del processo istruttorio di affidamento). Poi la banca fa l'istruttoria e dice no (declina, ma non conosco sistemi che registrano il no) o approva (accorda, e questo è il primo dato che affluisce a Banca d'Italia nelle segnalazioni). Segue la fase di perfezionamento operativo (firma contratti e raccolta garanzie) e poi l'erogazione vera e propria o utilizzo. Anche questo dato va a BdI. Se la banca riduce l'accordato (o il cliente vi rinuncia) non parte alcuna segnalazione di riduzione ma viene segnalato il saldo già decurtato. Vedete i limiti delle informazioni disponibili da cui vengono poi tratti i comunicati !
Intesa prosegue dicendo che esistono margini di accordato non utilizzati di 60 miliardi (ma generalmente sono margini di sicurezza e le imprese farebbero bene a non utilizzarli per intero perché altrimenti, al loro ridursi segnalato in Ceri, si mette in moto un meccanismo sistemico di penalizzazione ciclico del rating) e di 30 miliardi di nuovi fidi accordabili. Non è spiegato come è fatto il calcolo, ma accordare nuovi fidi è il mestiere di ogni banca e non oso pensare che il plafond disponibile sia di soli 30 miliardi. Corretto il richiamo alla condizione che i richiedenti abbiano buon merito creditizio. Il problema è tutto lì. Quand'è che il merito creditizio è buono (l'art. 116 bis del Tub imporrebbe alle banche una spiegazione ma nessuna lo fa) ? E sistemi di misura (rating) calibrati sul passato valgono anche per il futuro? Questo è il problema.
Basilea ha dimostrato una certa pro ciclicità, cioè una tendenza a peggiorare il fenomeno che intende presidiare (assicurare la stabilità delle banche). Ma il sistema per correggere questo punto è già stato individuato e verrà mutuato dall'esperienza spagnola.
Comunque torniamo ai dati di Intesa: da maggio 2008 a maggio 2009 gli utilizzi di Cassa a PMI sono rimasti stabili (nonostante il calo della domanda, dimostrato come?) mentre sono aumentati (più che raddoppiati) gli utilizzi a MLT (una disaggregazione per forma tecnica e ragione dell'investimento [consolidamento, costruzione di impianti etc.] sarebbe stata opportuna). Chicca finale il comunicato è corredato di uno studio di un istituto di ricerca ISPO, commissionato da Intesa, che sostanzialmente dice che sono le imprese che non vogliono credito e solo il 5% avrebbero subito rifiuti per credit crunch. Fosse vero? A voi la risposta!
Luca (04/07/2009 12.39)
Grazie, Sapio, di questo tracciato accuratissimo del processo di incontro tra domanda e offerta di affidamenti.
Paolo Biffis (07/04/2009 07:34 PM) n/a
Molto, molto interessante. Grazie.
Cristiano (04/07/2009 21.17) n/a
Condivido: lucido e preciso. A volte non sono in sintonia con te, ma oggi ti faccio i miei complimenti.
Sapio (05/07/2009 11.45) n/a
Dalle lettere al Direttore del Corriere della Sera del 5/7/2009 :
"Banche e imprenditori, Le richieste di aiuti: Tanti imprenditori si lamentano e "battono cassa" con lo Stato per avere continuità aziendale e crediti dalle banche. Ma chissà quanti guai sarebbero sorti se le nostre banche dessero assolutamente retta a tutti questi imprenditori senza un progetto da sostenere, e se le nostre banche non fossero attente e previdenti: chissà che cosa sarebbe accaduto se le banche fossero fallite come in Usa, in Gran Bretagna o Islanda. Emilio Andretta, Azzano Decimo (PN)"
Sapio (06/07/2009 15.58) n/a
Visto che vi è piaciuto, aggiungo questo sull'autoliquidante, questo sconosciuto. Luca si domanda dov'è l'accordato non utilizzato, forse nell'autoliquidante (anticipi fatture, sbf etc) ?Ebbene con l'autoliquidante le banche fanno bella figura con poca spesa, accordano generosamente tanto il cliente per utilizzare deve avere carta da scontare, e se non ce l'ha.... Se poi il cliente porta fatture, storcono giustamente il naso. Gli è che le fatture sono facilmente .... fotocopiabili e quindi scontabili presso più forni. Le banche preferiscono scontare carta commerciale, cioè ricevute etc perché controllando i flussi (in gergo canalizzazione, qualcuno l'assimila sbagliando ad una garanzia) sono in grado di apprezzare la qualità del portafoglio. Bisogna capirle, già le banche conoscono poco i loro clienti, come si fa a pretendere che conoscano i clienti dei clienti? Intesa ha inventato un prodotto che proroga il credito autoliquidante non pagato. Per ora non è stata imitata perché le banche sanno se un cliente di un loro cliente non ha pagato ma non ne riescono a capirne la ragione. Ragione transitoria o definitiva? Questo è il dilemma. Stretta è la foglia, larga la via .....
Luca (06/07/2009 18.29)
Grazie ancora, Sapio, ci hai dato un contributo all'altezza del precedente. Mi chiedo perché nell'epoca di Internet non si utilizzi diffusamente la fattura elettronica con attestazione certificata del credito sottostante e integrazione con la canalizzazione bancaria. In teoria il CBI la supporta, è addirittura previsto un obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti con la pubblica amministrazione. In realtà persone bene informate mi dicono che gli ostacoli all'utilizzo di massa ci sono ancora, e sono ardui da superare. C'è poi da dire che serve poco avere un processo di fatturazione e regolamento tecnologicamente perfetto in un sistema dove i clienti pubblici (e privati) ritardano sistematicamente i pagamenti, e dove rimane alta l'incidenza delle transazioni volutamente non tracciabili.
Sulle fatture in fotocopia presentate a più banche si potrebbe scrivere una farsa del tipo "La camera affittata a tre" (memorabile l'intepretrazione di Totò, nei panni del maestro Mardocheo Stonatelli, nel film Tv trasmesso in televisione sul Programma Nazionale il 13 maggio 1967 alle 21 con un ascolto di 17,2 milioni di telespettatori).
Sapio (07/07/2009 09.17) n/a
Allora lo avete voluto voi, continuo: I prestiti partecipativi. Sono prestiti dotati di condizioni aggiuntive (covenants) che impegnano l'imprenditore a ricapitalizzare l'impresa di pari passo alla restituzione del debito. Premesso che il capitale di prestito partecipa al finanziamento dell'impresa ma non vi si sostituisce, il modo migliore di ricapitalizzare un'azienda è il ricorso alla tasca dell'imprenditore. Tasca riccamente rifornita negli anni scorsi anche grazie all'evasione (che pare sia un diritto se Roberto Galassi della Confapi è arrivato a dire che le banche devono capire che le micro imprese non fanno bilanci per non pagare troppe tasse, Corsera Economia 6/7/2009).
E allora come prelevare dalle tasche dell'imprenditore senza svegliare il can che dorme (fisco)? Con i prestiti partecipativi che narcotizzazo il cane.
Ma allora hanno successo questi prestiti? E' facile : successo zero. E torniamo da capo.
Luca (07/07/2009 15.06)
I prestiti partecipativi in Trentino (ma penso anche altrove) beneficiano di contributi pubblici, e talora anche della garanzia confidi. Ho riscontrato anch'io che sono delle rarità (le operazioni a livello provinciale si contano per unità). Mi paiono un martello di gommapiuma con cui si cerca di schiacciare il chiodo delle remore fiscali e fallimentari e mettere soldi propri nell'impresa.
Paolo Biffis (08/07/2009 18.28) n/a
Sapio,
continua così: a me servirebbe non un bagno, ma un fiume di concretezza!
ANNA (05/11/2010 12.39)
Buongiorno,
qualcuno mi può aiutare?
Sconto in banca fattura con scadenza a quattro mesi, mi dicono che alla scadenza posso prorogarla di altri 2 mesi, avendo prorogato la scadenza mi segnalano in Centrale Rischi, possono farlo?
Grazie
Luca (05/11/2010 15.30)
@Anna: segnalata come? Crediti scaduti da meno di 180 giorni. Spero non a sofferenza.
Non ho capito chiaramente di che prestito sta parlando (sconto cambiario? salvo buon fine? factoring?)
ANNA (05/11/2010 19.03)
Grazie Luca,
allora ho una linea di credito Fatture Conto/Anticipi (autoliquidante) entro 180 giorni.Presento la fattura di un cliente con scadenza a quattro mesi, prima della scadenza chiedo una proroga di altri 2 mesi in quanto il cliente al momento non dispone, entro la scadenza la fattura viene regolarmente pagata.La banca mi segnala alla crbi non come sconfinamento ma come debito non pagato.
Luca (06/11/2010 08.44) n/a
@Anna: può darsi che la banca non abbia registrato la proroga del fido, e che il sistema abbia segnalato la posizione come scaduta. Ha già verificato con la banca interessata?
Anna (06/11/2010 09.21)
Ho verificato e tutto è stato fatto regolarmente.
Luca (06/11/2010 10.59) n/a
Allora c'è stato un errore di segnalazione in Centrale Rischi, come spiegare altrimenti?
Luca (06/11/2010 15.43) n/a
Dimenticavo, un cliente può chiedere la sua situazione di Centrale Rischi direttamente in Banca d'Italia, presso la filiale della propria città. Su questa pagina web trova tutte le indicazioni (basta un fax e una fotocopia del documento d'identità):
http://www.bancaditalia.it/statistiche/racc_datser/intermediari/centrarisk/accesso
La Banca d'Italia predispone gratuitamente un CD contenente i dati di esposizione verso tutte le banche segnalanti in formato testo.