Uno scudo fiscale europeo mirato ai rimpatri di capitali detenuti clandestinamente all’estero ma che non preveda regolarizzazioni, vale a dire semplici «emersioni giuridiche» di patrimoni che però rimangono nei paradisi fiscali. È questa l’operazione su scala continentale che sta prendendo forma con lo scopo di recuperare una ricchezza stimata intorno ai 2mila miliardi di euro. L’obiettivo del Governo italiano ma anche di Bruxelles è di lanciare l’operazione entro la fine del 2009. L’impostazione dell’euroscudo fiscale prevede una condivisione generale del meccanismo tra gli Stati membri dell’Ue senza però partecipazione obbligatoria. Da superare ancora la questione dell’aliquota (penale del capitale rimpatriato): il 2,5% utilizzato dall’Italia nelle operazioni del 2001 e 2003 è considerato troppo basso ma il Governo non vorrebbe superare la soglia del 10%. Intanto in Francia è già operativo uno sportello per chi ha esportato illegalmente capitali all’estero.
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