[pag. 31] La riduzione dell’autofinanziamento è stata superiore a quella degli investimenti; ne è conseguito un marcato aumento del fabbisogno finanziario (calcolato come differenza tra investimenti lordi comprensivi delle scorte e autofinanziamento), soprattutto nella seconda metà del 2008. Anche a causa della dinamica flettente del prodotto, alla fine del 2008 i debiti finanziari delle imprese hanno raggiunto il 76,2 per cento del PIL, oltre un punto percentuale in più rispetto al dato di fine settembre; nei confronti del 2007 l’indebitamento è cresciuto di 3 punti percentuali (fig. 23). Il rapporto tra debito e PIL si mantiene comunque significativamente inferiore a quello medio dell’area, che si ragguaglia al 94 per cento.[...] [pag. 38] Nel corso dei dodici mesi terminanti a febbraio, i prestiti erogati dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi hanno ristagnato. Questi ultimi, in particolare, hanno contratto i prestiti alle piccole imprese (-4,9 per cento), mentre il credito complessivamente loro erogato dal sistema è cresciuto dello 0,8 per cento (cfr. il par 3.2); la quota di prestiti concessi dagli intermediari più grandi alle piccole imprese si è ridotta negli ultimi dodici mesi di 3 punti percentuali, al 46 per cento. [...] [pag. 39] I tassi bancari si sono adeguati alle recenti forti diminuzioni dei tassi ufficiali, con gradualità analoga a quella osservata nella fase di rialzo iniziata alla fine del 2005 (fig. 30). Tra lo scorso novembre e febbraio il costo dei finanziamenti a breve termine alle imprese, inclusi i prestiti in conto corrente, e quello dei nuovi mutui alle famiglie a tasso variabile sono calati di oltre un punto e mezzo, rispettivamente al 5,2 e 3,9 per cento.[...] [pag. 44] Nel quarto trimestre del 2008 è proseguito il peggioramento della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è salito all’1,5 per cento (1,2 per cento nel terzo trimestre del 2008), il valore più alto dal 1999 se si esclude il picco del quarto trimestre del 2003 dovuto al fallimento del gruppo Parmalat (fig. 31). Gli ingressi in sofferenza sono stati più intensi per le imprese non finanziarie (2,0 per cento, contro l’1,5 del terzo trimestre), in particolare per quelle residenti nel Centro Nord.
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