Commenti precedenti:
Claudio D'Auria (16/03/2009 11.25)
Caro Luca,
non capisco la tua domanda (o provocazione..). Certo che i confidi 107 privati sapranno stare in piedi. Ci mancherebbe altro! Stiamo lavorando da anni sui concetti di equilibrio economico, sostenibilità dell'equilibrio, ecc. Se adesso ci facciamo venire il dubbio che solo i confidi con governance pubblica ce la fanno, abbiamo sbagliato veramente tutto !
In ogni caso, i giudizi delle agenzie di rating mi lasciano molto freddo e provo a spiegarne di seguito i motivi:
1) negli ultimi anni le agenzie non hanno fatto una gran figura;
2) non so quanto capiscano di confidi. Temo molto poco, tant'è che nei loro giudizi fanno riferimento soprattutto alla governance;
3) ho paura che applichino ai confidi gli algoritmi elaborati per le banche. Ma noi sappiamo bene che banche e confidi sono molto diversi.
Ciò detto, bene hanno fatto quei confidi che si sono sganciati dalle agenzie. Quei soldi è molto meglio usarli per diventare dei 107 privati stabili e affidabili
Luca (16/03/2009 18.07)
Caro Claudio, Fitch ha fatto un certo sforzo per capire il modello dei 106, ma non si potuta spingere più in là di tanto nel valorizzarlo. Quanto ai 107, la solidità dipende dalla dotazione di capitale e dalla capacità di autofinanziamento. Quest'ultima dipende dai prezzi applicati, dall'efficienza nei costi e dai contributi pubblici. Ci potranno essere diversi modelli di equilibrio dei 107, dato che rispetto ai profili sopra elencati ci sono grosse differenze.
riccardo barbieri (13/04/2009 18.45) n/a
L'autofinanziamento è un requisito richiesto da Banca d'Italia ad un confidi 107.
Posso chiedere in cosa consiste? Nel caso in cui il confidi beneficia di fondi rischi pubblici, come si valuta l'autofinanziamento?
Luca (14/04/2009 18.21)
caro Riccardo, penso che si tratti del requisito di equilibrio economico: il reddito netto del confidi deve essere adeguato ad alimentare l'incremento del capitale netto. Gli apporti di fondi pubblici possono sopperire ad un insufficiente redditività "di mercato" se vanno ad alimentare il patrimonio, però bisogna dimostrare alla Banca d'Italia che l'apporto pubblico è stabile nel tempo, meglio ancora se nel tempo il confidi ne può fare a meno perché diventa autosufficiente. Un altro approccio può essere quello di erogare alle imprese contributi in conto commissioni, che poi le imprese "spendono" per pagare al confidi un'equa commissione di mercato, che copre costi operativi e rischio di credito. In questo caso l'effetto sull'incremento del patrimonio è indiretto (via incremento del reddito di esercizio).