La qualità del credito bancario sta risentendo della recessione. Dal terzo trimestre dell’anno scorso il flusso di nuove sofferenze è in rapido aumento. Il rapporto tra nuove sofferenze e impieghi si è portato nell’ultimo trimestre dell’anno sul valore più alto dal 1999, se si esclude il picco toccato nello stesso periodo del 2003 a seguito del fallimento di Parmalat. Il deterioramento è continuato nel gennaio di quest’anno, quando il valore complessivo del debito della clientela entrata in sofferenza è risultato superiore del 70 per cento rispetto a un anno prima. Vi è un importante elemento di robustezza del sistema: in Italia l’indebitamento privato è considerevolmente inferiore a quello di altri paesi. Per le imprese, il rapporto fra debiti finanziari e prodotto è pari al 75 per cento; la media europea è più elevata di circa 12 punti. Il leverage delle imprese italiane è oggi di sette punti più basso che all’inizio degli anni novanta, alla vigilia della precedente recessione; è maggiore rispetto ad allora il grado di copertura degli oneri finanziari con le fonti interne di finanziamento. Per le famiglie, i debiti finanziari, benché cresciuti rispetto al passato, sono il 49 per cento del reddito disponibile, contro oltre il 90 dell’area dell’euro, il 150 circa del Regno Unito e degli Stati Uniti. [...] Mantenere un’offerta adeguata di credito preservando al tempo stesso criteri sani e prudenti di erogazione dei prestiti: questa è la sfida per il sistema bancario nel 2009.
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