Dal “credit crunch” alla deindustrializzazione. E’ questo il pericolo più grave che l’economia italiana corre, come conseguenza di quella miscela esplosiva rappresentata dal sommarsi della illiquidità generata dalla crisi finanziaria mondiale e dei difetti strutturali del nostro sistema produttivo. [...] e cattive novità s’inseriscono in un contesto di declino industriale da tempo in atto, come dimostrano – ahinoi – gli ultimi dati su cassa integrazione e produzione industriale. [...] Mentre la crisi creditizia almeno ha innescato un virtuoso movimento di ristrutturazione dell’intero sistema bancario a livello globale – leva finanziaria più corta e merito di credito più alto – sul decotto panorama industriale italiano non ci sono segnali di cambiamento in arrivo. Anzi, il rischio è che entrino in crisi anche quelle aziende (poche ma buone) e quei comparti merceologici (nicchie ma di qualità, tipo la meccanica di precisione o le macchine industriali) che erano riusciti a superare l’ostacolo, alto e difficile, della globalizzazione. Insomma, l’autunno dell’industria italiana sarà caldissimo. Meglio saperlo prima.
Commenti precedenti: