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Tre giorni a Scicli

Sat 28 Jun 2008, 03:21 PM


La chiesa rupestre di Piedigrotta a Scicli
In aggiunta al resoconto professionale, eccovi qualche nota di varia umanità appuntata nei tre giorni passati a Scicli, ospiti di Bartolo Mililli.
Gemma del barocco, la Vigata del commissario Montalbano, questi i biglietti da visita di Scicli. Io l'ho scoperta diversa da come l'immaginavo. Scicli si estende su una pianura all’interno di tre valli strette dette “cave” (le valli di Modica, di Santa Maria La Nova, e di San Bartolomeo), scavate da corsi d’acqua torrentizi. La città è stata ricostruita dopo il terremoto devastante del 1693. Domina il bianco della pietra calcarea con cui sono lastricate molte vie e costruite le case del centro, i palazzi nobiliari, le chiese barocche e i conventi che costellano l'abitato. Le scoprite a poco a poco girando per la città e alzando lo sguardo, una sopresa continua.
Il mare è a pochi kilometri, e il primo giorno con Flavio ne abbiamo approfittato. Dopo una puntata alla fabbrica diroccata del Pisciotto, location di scene d'azione della citata serie televisiva, ci siamo rilassati sulla spiaggia di Sampieri, bagno incluso. A Scicli, Bartolo ci ha riservato un'ospitalità principesca al Novecento, albergo ricavato da un palazzo storico. La sera Bartolo e la sua signora, Carmela ci hanno portato al Quore matto (sic!) un pub - ristorante con cucina tradizionale creativa, comunque curatissima (cuscus ai gamberetti e merluzzo in impanatura di pistacchi ne sono due ottimi esempi). Dopo la cena, abbiamo fatto due passi nel centro storico, e Carmela ci ha raccontato tantissime cose affascinanti su Scicli, mentre Bartolo veniva pacificamente sequestrato per un'oretta da una conoscente desiderosa di conversare sul limitare della casa della medesima. Tornato in albergo, ho spento l'aria condizionata e mi sono goduto la voce del silenzio e l'arietta che entravano dalla finestra aperta.
La sera dopo, i simpaticissimi coniugi nostri ospiti ci hanno portato a Modica, sede della contea spagnola che amministrava queste terre nel settecento. Oggi è nota per il cioccolato tradizionale, e per la maestosa scalinata che porta al Duomo di San Giorgio, utilizzata per la nota fiction. Il panorama notturno delle casette illuminate è molto suggestivo, ma prima di ammirarlo abbiamo gustato un'ottima cena modicana alla trattoria Sale e pepe. Antipasto rustico, ravioloni alla ricotta con porzioni pantagrueliche, lesso di vitello (specialità della casa), macedonia e finale col botto, anzi, col pezzu duru, una mattonella di gelato densa come il nucleo di materia primigenio due secondi dopo il big bang, e altrettanto buona. Un menu che avrebbe rallegrato la più rigida serata invernale, ma ha funzionato alla perfezione anche in estate, senza rinunciare ad un eccellente e robusto rosso di Modica.
Venerdì era il giorno della partenza, e ci è dispiaciuto non restare ancora un po'. Salvo (risk manager Confeserfidi) ci ha portato da Scicli a Siracusa e Dario (agente Confeserfidi di Vittoria) da lì a Catania aeroporto. Cena con doppio cannolo (quel golosone di Flavio) e trancio di pizza con arancino (io preferisco il salato).
Con il pretesto dei confidi te ne vai a spasso per l'Italia a fare la bella vita, dirà qualcuno! Certo, fa parte del mio metodo di ricerca. Valuterete voi da quello che scrivo e dico se questa vita, bella - grazie al cielo - a Scicli come a Trento, ottunde la mia capacità di giudizio.

Luca

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