La necessità di investire e trattenere i talenti, gli abitanti dello "spazio nobile" delle sfide competitive nazionali e internazionali, è il nuovo leitmotiv di articoli, convegni, simposi.[...] Il tempo e le energie che le organizzazioni, i capi diretti e i responsabili del personale investono su questa risicata fetta della popolazione aziendale sono rilevanti. In termini controintuitivi e come stimolo al dibattito in corso mi sento di sostenere che oggi, per le imprese che vogliono investire in capitale umano ed essere competitive sui mercati domestici e internazionali, il vero fattore di successo è la gestione dei non-talenti. Basterebbe infatti aumentare dell'1% la produttività media della "truppa", che il sistema competitivo paese avrebbe un significativo breakthrough, come dicono quelli che parlano bene.[...] Quello che fa veramente la differenza è la produttività e il morale della truppa. Lavorare sui talenti è certamente più interessante, stimolante, ma ho il sospetto che sia un modo veloce per ingraziarsi i CEO o coloro che non credono alle persone come voce di investimento, ma solo come voce di costo, poiché commodity, come ebbe a dire il responsabile del personale di un'importante azienda di credito [...]. Penso che il percorso più lungo e faticoso, che richiede fiato da maratoneta, sia quello di agire su quella parte della gaussiana dove sono posizionati gli indifferenti, i cinici, gli oppositori, i restii al cambiamento, insomma, i dimenticati da Dio.
Commenti precedenti:
maxpilati (22/05/2008 15.26)
Luca, molto interessante il tuo blog.
qualunque suggerimento, anche critico, all'articolo e al libro (nel caso che sventuratamente tu l avessi comprato, sono benvenuti
ad maiora
maxpilati
Luca (05/22/2008 07:18 PM) n/a
Grazie, Massimo. Il libro l'ho trovato all'aeroporto di Fiumicino, pensa un po'. E' una lettura molto stimolante.