Vi è una accezione della parola santità la quale si rifà ad una immagine di eccezionalità che una aureola esprime. Eppure il santo non è né un mestiere di pochi né un pezzo da museo. La santità va vista in ogni tempo come la stoffa della vita cristiana. (…) Il santo non è un superuomo, il santo è un uomo vero. Il santo è un vero uomo perché aderisce a Dio e quindi all’ideale per cui è stato costruito il suo cuore. (…) Nella loro fisionomia e nel loro cammino il cristiano scorge come su uno schermo d’ingrandimento la struttura della propria figura più embrionale e i tratti del proprio cammino più breve ed inevoluto. Per questo agli albori dell’avvenimento cristiano, anche nel fervore degli inizi, la Didachè raccomandava: “Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”. L’annuncio cristiano è l’annuncio di un uomo nuovo che si è chiamati a diventare, e diventandolo insieme ad altri si cambia la terra. Essa è già incominciata a cambiare e cambierà del tutto quando a Dio piacerà, quando la storia di Cristo sarà compiuta. Luigi Giussani, dalla prefazione a "Santi", di Cyril Martindale, Jaca Book, 1976
Commenti precedenti: