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Il pranzo di Remy

Sun 28 Oct 2007, 18.18


Attenzione! Questo blog rivela particolari della trama di un film. Se non l'avete visto e non volete rovinare la sorpresa, non leggetelo!
Ha senso unirsi alle lodi per un film d'animazione di grande successo dalle pagine di questo blog che si occupa di tutt'altro? Sì, quando si tratta di Ratatouille [rat-a-too-ee], visto ieri con i miei figli e aggiunto subito ai miei preferiti, vicino al Pranzo di Babette. Come nel film danese, un grande chef (qui il credibilissimo topino Remy) offre in dono la sua arte perché nel gesto più semplice, mangiare e bere, uno faccia un'esperienza di qualcosa che lo soddisfa oltre ogni attesa, e riscopra così il desiderio di gusto, di bellezza, di bene, di cui è fatto. E proprio così accade nel film all'ipercritico culinario Anton Ego quando, assaggiando una ratatouille perfetta, rivive con un senso di vertigine il gusto dello stesso piatto preparato dalla mamma. Dopo questo "avvenimento", non è più la stessa persona, anzi no, ritrova il sé autentico, libero, grato.
In Italia una tavola ben imbandita è tra le poche cose che mettono tutti d'accordo, con la Nazionale di calcio (quando vince). Può essere un'ancora di salvezza, un punto su cui costruire. Non dobbiamo però ridurla ad un sollievo epicureo: godersela finché si può, in attesa di tempi certo non migliori. Che disperazione! Non è così: il gusto veramente umano del cibo è qualcosa che apre, spalanca sulla positività del reale, e dà un'energia inesauribile per costruire.
Visto che ormai mi sono lasciato andare, concludo con un'idea per la confidi.tv dell'amico Bartolo Mililli: restando nel genere, si potrebbe ambientare a Scicli "Caponata" [kah-pow-nah-tah], la storia di un gruppo di amministratori, dirigenti, consulenti dei confidi che, a tavola dopo un convegno, gustando un piatto della ratatouille siciliana, riscopre un comune baldanzoso desiderio di cambiare in meglio le cose, giusto perché è bello farlo. Si mettono al lavoro e in poche settimane il sistema di garanzia fidi è rimodellato come un'opera d'arte. Per rendere più credibile la storia, forse si dovrebbe aggiungere al piatto una buona dose di peperoncino. No, meglio di no, la ricetta non lo prevede. E poi, se non è libero, un gesto non costruisce nulla.

Luca

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