Commenti precedenti:
Bartolo Mililli (21/05/2007 12.49)
Carissimo Prof. la mancanza dei suoi post si è sentita. Intervengo su questo pensando un po al paragone che si può fare con il mondo bancario. E' avvenuta la più grande fusione: Unicredit e Capitalia. Soggetti enormi, giganteschi. Le piccole banche, le casse rurali, i piccolissimi istituti? Avranno ancora spazi? Che fine faranno? La risposta per me è: e chi se ne frega di questa maxi fusione? Se il mercato in Sicilia dell'Unicredit+Banco di Sicilia era del 50% dopo la fusione potrà essere solo lo stesso, o anche peggio. Il mio occhio è ovviamente puntato sulle piccole e micro imprese. Non vedo sorte diversa dell'arrivo dei grossi confidi nelle varie regioni. Penso sia da necessario un risultato minimo però: almeno diventare 107. Noi stiamo lavorando per questo perchè pensiamo che la convenienza delle banche a lavorare con noi "confidi del posto" sia la rete commerciale posseduta in loco. Saluti.
Valeria Marcaccioli (21/05/2007 15.40)
Gent. Prof. Erzegovesi, concordando sulla tesi darwiniana ed in attesa della pubblicazione del Suo studio, da "perugina" consiglio vivamente "la corsa ceri"! Cordiali saluti
Luca (21/05/2007 16.19) n/a
Caro presidente Mililli, negli ultimi anni il peso delle banche minori indipendenti sull'offerta di credito è cresciuto in molte regioni. C'è chi dice che sia dovuto ai problemi da riassetto conseguenti alle mega-fusioni in atto, che hanno appesantito l'azione delle banche maggiori. Le piccole banche ci sono ancora, e non parlo solo delle BCC. Sono a rischio? La loro forza è il fatto di essere fuori dal risiko bancario, che consente loro di impostare strategie in relativa autonomia. Se controllano i costi (con l'ousourcing) e non imbarcano qualche grosso e cattivo rischio, possono difendersi. Per i confidi è vitale che rimanga questo pluralismo. E la concorrenza tra confidi grandi/nazionali e medio-piccoli/locali? Forse obbedirà alle stesse regole.
Come nella corsa dei ceri che ci consiglia Valeria, non importa chi arriva primo (è sempre il cero del patrono di Gubbio, S. Ubaldo), ma lo stile con cui corre ogni squadra.