Intercredit (Teramo) è il secondo 107 abruzzese

Tue 21 Dec 2010, 18.40 Stampa

Intercredit, confidi intersettoriale di Teramo, ha ottenuto l'iscrizione all'elenco speciale ex art. 107. Cito dal comunicato:
“Questo risultato” dichiara il dott. Gianfranco Mancini, presidente di INTERCREDIT “è il coronamento di oltre due anni di preparazione. Il riconoscimento conseguito ci pone, infatti, come uno strumento di sostegno ancor più efficace per il credito alle imprese alle quali andrà comunque il maggior vantaggio, sia in termini di accesso al credito che di minori costi. Con il nuovo status, inoltre, INTERCREDIT si candida anche come polo di aggregazione per tutti i Confidi minori ai quali potrà offrire sia Controgaranzie che possibilità di aggregazione e di collaborazione”.
Nato dalla fusione di tre confidi storici (Cooperativa Artigiana di Garanzia “Tini Renato”, operante dal 1959, CooperCommercio, fondata nel 1985 e Credito & Cooperazione, fondata nel 1987, ai quali si è aggiunto a fine novembre il Confidi di Confindustria Teramo), INTERCREDIT, Confidi intersettoriale per imprese e lavoro autonomo, trae origine dal mondo cooperativo e la propria struttura statutaria e regolamentare è ispirata ai principi della mutualità e del non profit.
Con le sue 12mila imprese socie, Intercredit, che costituisce una nelle principali realtà nel settore garanzia fidi nel centro Italia essendo presente nelle Marche, nel Molise e nel Lazio oltre che in Abruzzo, può contare su numeri importanti: un volume di attività finanziaria di circa 110 milioni di Euro, un patrimonio di 26 milioni di Euro, un capitale sociale di 25 milioni di Euro, oltre 12mila imprese associate, finanziamenti garantiti per circa 100 milioni di euro l’anno.
Me ne ha dato notizia Manuela, che cura la comunicazione del gruppo Consorform, di cui fa parte Intercredit, e nella vita è anche signora Iuvinale (Gabriele). Con l'occasione ho scoperto che il portalino non censiva ancora questo confidi. Ho rimediato: è il numero 40 nell'elenco degli autorizzati.
Auguri di buon lavoro agli organi di governo e a tutto lo staff.

Luca

Commenti precedenti:


Nic&Gabri (21/12/2010 21.18) n/a

Auguri al Presidente Gianni Mancini e a tutti i suoi collaboratori.

Paolo (23/12/2010 09.03) n/a

Qui invece trovate notizie meno incoraggianti .....

http://www.lospiffero.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1248:unionfidi-rischio-chiusura&catid=3:prima-pagina&Itemid=7

Sara' vero? Se si....

Sapio (23/12/2010 09.28) n/a

Unionfidi Piemonte è in difficoltà? Ma come, a pag. 45 della ricerca Torino Finanza-Escp Europe aveva un Tier2 del 10,3% molto superiore al limite del 6% !? Come può essere ?! Forse c'è un errore da qualche parte, forse il PV dei Confidi italiani e piemontesi è, nella ricerca, calcolato male ?

Gigi (23/12/2010 10.12) n/a

Se teniamo conto delle sofferenze che i confidi stanno accumulando è difficile che UFP sia solitario nelle sue difficoltà. Secondo me ce ne sono degli altri in estrema difficoltà (e mi riferisco ad altri 107). Sarà interessante leggere i bilanci del 2010 soprattutto se i calcoli saranno giusti ed evitando di passare da cure cosmetiche troppo pesanti (ovvero se sara veramente applicato il principio di prudenza).

Fabio (23/12/2010 10.22) n/a

Gigi hai a mio avviso perfettamente ragione. Chi segue il blog potrà ricordarsi dai miei post, che sostengono la stessa cosa da molto tempo, in particolare riferendomi a quei Confidi che, non per scelta ma per "caso" (Confidi emanazione di Associazioni di imprese non micro), hanno sempre operato con rischi poco frazionati.

Serve però uno sforzo: trovare le soluzioni e non attendere i funerali, visto che prima di una crisi economica mai vista, tale problema non esisteva o era marginale. Cosa sta emergendo: in altri Stati le Banche sono state salvate; in Italia non c'è stata la necessità che però si avvisa forse per non pochi e insignificanti Confidi, se si crede che post crisi il modello, pur con il necessario efficientamento, sia di sostegno all'economia.

Sapio (23/12/2010 10.23) n/a

La porta girevole si sta mettendo in moto ! E' facile entrare nei 107 e facile è uscire. Come in una porta girevole!

Beppe (23/12/2010 10.43) n/a

@ sapio: beh per il caso di specie non c'è nemmeno l'entrata....

@fabio: e' vero che serve uno sforzo... ma prima di tutto va abbandonato l'atteggiamento del "ci devono salvare a tutti i costi" socializzando le perdite... perchè "così fan tutti" (ovvero han fatto per tutti...). Occorre una analisi del modello del confidi e della garanzia efficiente, sottolineo efficiente: i primi a dover dare un contributo su questo sono i confidi... e le seconde le banche.... Dove sono? Invece... altro che "nessun dorma...."

Inutile parlare di salvare qualcuno se non si ha in mente questo obiettivo.

Poi sta in particolare ai confidi (e ai loro consulenti) capire che i sacrifici di oggi servono per l'efficienza (e in certi casi sussistenza) di domani.

Gigi (23/12/2010 11.05) n/a

In questi casi bisogna rispolverare i manuali di economia e distinguere tra beni pubblici e beni privati, tra interessi pubblici, e interessi privati. Bisogna che la politica prenda in mano la situazione erogando contributi che devono sostenere il mondo delle imprese legando questi contributi ai beni pubblici che le imprese gestiscono (produttività, occupazione vera legata alla produttività, innovazione, etc.) con logiche di efficienza e di efficacia (e qui il mercato è l'unico mezzo possibile). I confidi e le imprese non competitive, non innovative, non produttive che chiudano pure. Tutelarle significa mantenere privilegi, prebende e inutili sederi su inutili sedie. Se vogliamo avere un'economia che funziona serve il merito: è l'unico criterio che conta, perché tutti possono averlo, è un criterio di una società di uguali. Tutto il resto è sussistenza. Il welfare state serve, ma non agli imprenditori incapaci o ai manager de noantri, ma alle persone veramente in difficoltà (poveri, disoccupati, emarginati, etc.). Se vogliamo che lo stato abbia i soldi per tutelare i più deboli dobbiamo spendere bene quelli dati al mondo delle imprese. Facciamoci questo regalo per Natale: sosteniamo i meritevoli e i bisognosi e lasciamo andare le zavorre inutili.

Fabio (23/12/2010 11.22) n/a

Gigi, condivido quanto sostieni. Quando però si viene colpiti da un terremoto di violenza inaudita, difficile capire se i crolli abbiano interessato solo edifici inadeguati, o anche edifici costruiti su fondamenta solide, ben progettati, ben manutenuti, ecc. Ho in vari interventi sostenuto che il cambiamento del contesto economico in particolare dall'inizio degli anni 2000 ha forse preso impreparati molti Confidi, fermi a valutare la solvibilità prospettica delle imprese con parametri validi in contesti di crescita, minore competitività e selettività. Mentre taluni di tali Confidi hanno, magari in ritardo, metabolizzato che il mondo era cambiato e quindi impostato il cambiamento, si è abbattuto il finimondo. Se il modello di tali Confidi è valido e può essere utile, oggi e domani, forse vale la pena investire risorse pubbliche, diversamente no. Certo non è facile la valutazione. A mio avviso va fatto però uno sforzo.

Claudio C (23/12/2010 11.40) n/a

Ripeto una cosa che ho letto da qualche parte qui sul Blog : In un mondo in cui la banca valuta, ed il Confidi rivaluta, i costi raddoppiano. E allora?

Gigi (23/12/2010 11.41) n/a

E' sicuramente difficile ma la valutazione va fatta per almeno due motivi:

- le risorse non ci sono per tutti e serve una selezione basata sul merito;

- accettare la logica del "volemose bene" e salvare malamente tutti favorisce la cultura dell'irresponsabilità e l'irresponsabilità è il primo male dell'Italia (è il lato B della casta, "facciamoci gli affari nostri e di tutto il resto chissenefrega")

Fabio (23/12/2010 11.43) n/a

Claudio C: la Banca valuta sempre più con metodi strutturati. I Confidi (non tutti), cercano di implementare metodi strutturati mantenendo però una valutazione destrutturata (valutazione specifica e non solo rating/scoring che sono di ausilio ma non la decisione finale). Possono coesistere.

Claudio C (23/12/2010 11.48) n/a

Fabio : stai esaltando la nasometria applicata al merito di credito. Non era superata, anche visto i risultati.

Fabio (23/12/2010 11.54) n/a

Claudio C: non mi risulta che si possa considerare superata. Le agenzie internazionali di rating (pur con taluni errori e criticità che la crisi ha evidenziato), valutano banche, imprese e Stati con metodologia destrutturata.

Claudio C (23/12/2010 12.09) n/a

Ma allora se la destrutturata è superiore perché non viene obbligatoriamente applicata alle imprese. Le banche che la adottano sono masochiste? La BRI (cioè Basilea) che la regola (norma) si sbaglia?

Fabio (23/12/2010 12.16) n/a

Valutare un quantitativo smisurato di imprese con metodologia destrutturata costa, necessita di uomini valutatori (anche con conoscenza specifica settoriale) ed è quello che i Confidi, facendosi pagare, potrebbero fare per le PMI e le micro imprese, valorizzando quanto internamente possono valorizzare. Le banche lo fanno con i grandi affidati. Sulle PMI, le grandi banche operano con metodi strutturati quali i rating e sulle micro, mi risulta siano giunte ai sistemi di scoring come per i crediti personali(quindi, si o no e non una probabilità di perdita per classe di rischio).

Sapio (23/12/2010 12.17) n/a

Fabio, il problema non è la metodologia di valutazione ma il prezzo (TAEG di filiera)che scaturisce da qualunque valutazione. Esso è necessariamente troppo alto (per via della duplicazione dei costi) rispetto a quello non garantito (con rischio a carico della banca). solo i Confidi che si rivolgono alle microimprese riescono a farsi pagare la garanzia confondendola con i costi di accompagnamento in banca.

I confidi che amministrano fondi dovrebbero concedere solo legittimi contributi in c. interessi e non inelegibili garanzie cappate (eligibili solo all'interno delle tranched cover per ora di la da venire).

Gli enti che vogliono agevolare le imprese rilasciano fdj proprie proteggendosi dalla perdita indefinita con un fondo prestanziato ad assorbimento come fa il Fondo PMI gestito da MCC.

Altre strade non esistono !

Sapio (23/12/2010 12.21) n/a

Fabio, sui prestiti personali o mutui le banche (lo dico per conoscenza diretta) fanno rating (non scoring) di prodotto (valutazione in pool) con LGD di pool.

Sapio (23/12/2010 12.26) n/a

Aggiungo una definizione personale della differenza fra scoring e rating: immaginate un termometro che segna 40, 40 è uno scoring ma non ci dice se il soggetto sta bene o male. Se però il soggetto è un cavallo potrà concludere (prognosi) che sta bene o ha una bassa probabilità di morire (deafult). Se il soggetto è un essere umano concluderò in maniera pessimista. Quindi la differenza sta solo nell'avvenuta o meno calibratura della Probabiltà dell'evento che si vuol predire.

Luca (23/12/2010 12.26) n/a

Amici tutti, permettetemi di dire tre cose:

a) apriamo ufficialmente il dossier "Crisis management" nel mondo del credito alle Pmi (vuol dire confidi, ma anche altri soggetti, come alcune banche locali); è un problema di carattere straordinario che va affrontato come tale, cioè rispondendo meglio che si può a circostanze straordinarie, salvando quello che vale di più; senza giudizi preconcetti e senza assoluzioni o condanne preconfezionate;

b) benissimo tenere aperto il dibattito sulle filiere più efficienti, ma teniamolo distinto dal precedente, collegato, ma distinto;

c) mettiamoci a lavorare duramente su (a) e (b), ma possiamo anche aspettare il 3 gennaio; in questi giorni festeggiamo; però, se tra un SMS di auguri e una visita allo zio, vi scappa una riflessione sulle ricette per i confidi, va bene lo stesso.

Fabio (23/12/2010 12.27) n/a

Sapio: il tuo pensiero e le tue convinzioni mi sono note. Ritengo che se un Confidi, anche costando, basandosi su una valutazione destrutturata, fa ottenere ad un'impresa il credito perché la Banca tiene conto della valutazione e dell'assunzione di rischio del Confidi (e quindi, sorge il problema della credibilità del Confidi con le banche), svolge una funzione utile se tale impresa, con una valutazione strutturata da parte delle banche, trova di norma le porte chiuse. Converrai che ci sono sistemi di rating di grandi banche, in particolare per le piccole imprese, troppo influenzati dall'andamentale (CR e evidenze interne) e quindi, senza alcuno sforzo (e forse uomini dedicati, trattandosi di piccole imprese), valutano l'impresa su quello che di fatto è successo, senza proiettarsi sulle prospettive.

Sapio (23/12/2010 12.45) n/a

Fabio, sono d'accordissimo che il ruolo (ed il guadagno)del Confidi sta proprio nell'affidare soggetti, da lui Confidi, valutati meglio della banca. Ma questo quante volte può accadere? Poche volte, altrimenti dovremmo convenire che le banche in generale non sanno più valutare le aziende!

Tu parli di "porte chiuse", e questo evoca il famoso dilemma: effetto disponibilità o effetto costo. Il confidi rende possibile un prestito altrimenti negato o ne abbatte il costo. Io sono convinto che i Confidi che lavorano con le microimprese (artigiani etc) favoriscono il primo aspetto, ma per gli altri l'effetto deve essere abbattere il costo del finanziamento. E questo secondo aspetto semplicemente non c'è, quando non serve a mascherare un Taeg superiore all'usura, cioè un servizio che, se fosse abolita la legge sull'usura, non avrebbe ragione di essere.

Fabio (23/12/2010 14.23) n/a

Sapio: forse può accadere non così poche volte come pensiamo. Una valutazione prospettica della piccola impresa (la governance, la capacità di adeguarsi al mercato, ecc.), può servire anche per le imprese che per rating delle banche hanno potenzialmente le "porte aperte", in quanto, essendo il rating una "fotografia", nulla dice sulla capacità dell'impresa di essere valida anche dopo 3 mesi (è vero che il rating è una valutazione a 12 mesi, ma basandosi solo su dati storici, vogliamo crederci ad occhi chiusi?). Ci sono rating di banche per piccole imprese che passano nel giro di un mese da un giudizio positivio ad uno diametralmente opposto, sempre valutando ciò che è già successo. Le banche questo lo sanno e quindi, la garanzia diviene valida anche per le imprese che dovrebbero avere le "porte aperte" anche senza garanzia Confidi. La vera questione è se i Confidi hanno le capacità, le professionalità, le informazioni e quant'altro necessario a valutare le imprese in termini prospettici; vale però a mio avviso la pena provarci. Per esperienza, purtroppo il vero problema di una seria valutazione destrutturata è che molte imprese, anche con rating di banche positivi, subirebbero una valutazione severa.

Gigi (23/12/2010 15.41) n/a

Leggete qui e poi provate a rispondere ad alcune domande:

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/economia/articolo/lstp/381136/

1) Campagna di stampa per battere cassa?

2) Ritorna (se mai se n'era andato) il concetto di too big to fail?

3) Paga la regione ovvero pantalone?

4) Chi è l'advisor (KPMG, PWC, PVC, McKINSEY, McDONALDS, CapGemini, SPQR, A&O, etc.) che si pappa la megaconsulenza?

Paolo (23/12/2010 16.00) n/a

Risposte:

1) si

2) Si

3) si

4) non importa, vedi la risposta sub 3).

Quousque tandem abutere patientia nostra?

Conte Mascetti (23/12/2010 16.13) n/a

...mit Skappellierung nach rechts

Fr■hliche Weihnachten

Sapio (23/12/2010 19.21) n/a

Attendo con ansia di conoscere il risultato della consulenza !

Sapio (23/12/2010 20.28) n/a

Fabio, puoi rispondere tu a questa domanda del dr. Fabrizio Costa della regione Marche e da me già riportata: "i Confidi decidano se vogliono essere organi di mercato o distributori di aiuti pubblici".

Tutti i Confidi che conosco io non ci pensano proprio ad operare a mercato. Vogliono tutti distribuire aiuti in forma di garanzia. Chissà perché!

Gigi (24/12/2010 09.47) n/a

A domande mal poste non si può che rispondere con riposte imprecise.

A mio avviso la risposta dovrebbe essere: I confidi possono essere sia organi di mercato che distributori di aiuti pubblici. L'essere organi di mercato è lo strumento, è il mezzo per raggiungere la massima efficienza, essere distributori di aiuti pubblici è il fine, e ha a che fare con l'efficacia dell'essere confidi e delle politiche economiche.

Ma resta che il fatto che se il funzionario ha fatto quella domanda ha in testa cose diverse da quello che intendo io per organi di mercato.

Bisognerebbe chiarire una volta per tutte quello che significa. E soprattutto distinguere chiaramente i mezzi dai fini. Il mercato non è un fine e non potrà mai esserlo: non lo era per Adam Smith, il più liberista dei classici, non vedo come lo possa essere ora che di liberisti veri ne vedo pochi in giro.

Sapio (24/12/2010 13.06) n/a

Gigi, io però la vedo in maniera più semplice. Secondo me il significato della domanda era 1) volete vivere con risorse proprie ed in questo caso siete liberi di comportarvi come meglio credete rispettando le norme BdI recentemente ristrette [nell'interesse pubblico della stabilità]o 2) volete distribuire aiuti pubblici ed in questo caso rispettando le indicazioni dell'autorità concedente che persegue efficacia (eligibilità) ed efficienza (concentrazioni etc)?

Sono due alternative dolorose che comportano sacrifici occupazionali.

Dite la vostra:

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