Fuori programma: pensieri sui giovani

Fri 3 Dec 2010, 15.46 Stampa

Visto che il dibattito sul blog langue, vi racconto del lavoro in università. Da settimane fervono le attività dei miei studenti del Laboratorio di pianificazione finanziaria. Stiamo andando alla grande.
Non mi aspettavo una risposta così gagliarda dei ragazzi (e ragazze). Sono rimasto a bocca aperta per i passi da gigante che ho visto fare nell'uso dell'analisi finanziaria e soprattutto nel lavoro, nella capacità di fidarsi di me, di non temere la fatica, di fare squadra. Non è vero che lo studente tipo oggi punta al 18 col minimo sforzo: colgo negli sguardi degli studenti un'apertura positiva e una gravità (avvertono i tempi duri in arrivo). Oggi non c'è niente di più utile, per sé, per la società, l'economia, il mondo, che mettersi a disposizione dei giovani, lavorare con loro.
Per l'esperienza che sto facendo, trovo interessanti le cose che Giovanni Cominelli ha scritto oggi sul sussidiario.net, a commento delle proteste per la riforma Gelmini:
C’è un’altra strada? Una sola: educare le giovani generazioni alla realtà dura del tempo storico presente. Il primo atto consiste nel dir loro la verità sul Paese, sulla scuola, sull’università, sul mercato del lavoro ecc... [...] Chi ha fatto credere che il mondo ti viene incontro facile, che non c’è bisogno di sacrifici e di investimenti? Chi ha lasciato credere che la responsabilità e l’impegno personale non contano, bastano buone relazioni sociali e di potere, basta una buona rete corporativa? Chi accredita pubblicamente modelli di vita e di carriera “sopra le righe” o molto al di sotto? Chi svaluta il valore della conoscenza e del lavoro nella vita sociale? Può la politica continuare a mentire sulla condizione econonomico-finanziaria e culturale del Paese, combinando le menzogne con le salite sui tetti e con le tendenze fatali all’ope-legismo[...]? Il tutto per paura di perdere il consenso?
Nella disperazione festosamente esibita di centinaia di migliaia di giovani c’è una domanda di verità che deve essere presa sul serio e alla quale occorre rispondere qui e ora. Non chiedono di “avere ragione”, esigono delle “ragioni”.
Questi ragazzi manifestano per sé e per noi. Capirlo è la condizione per poter dire loro le parole dure e impegnative. E’ la condizione della credibilità adulta.
Di impegno personale, di credibilità adulta, c'è un gran bisogno anche nei "nostri" ambienti, e verso tutti i giovani, compresi quelli che non sono scesi in piazza. Cominelli esorta a dire ("le parole dure e impegnative"). Per me, , con i giovani, conta soltanto fare: per quanto dura sia la realtà, c'è un modo di starci davanti che la rende comunque piena di promessa, di senso. Perché non la facciamo noi. Lo capiamo di più muovendo le mani, che non la testa.
Diamoci una svegliata, perché i tempi duri in arrivo non ci trovino in fuga, prima di tutto da noi stessi.

Luca

Commenti precedenti:


Gigi (03/12/2010 20.08) n/a

Prof. non sei per niente fuori programma o fuori tema. Le verità ufficiali che vengono date ai giovani troppo spesso sono state falsificate dai fatti. Parlarne a proposito dei politici sarebbe come sparare alla croce rossa: troppo facile. Ma anche nell'economia le cose stanno così. Ovviamente la riforma universitaria è solo un pretesto per far emergere un malessere che serpeggia in tutta la società e che gli studenti interpretano nel solo modo che conoscono: fare casino. Vent'anni fa gli studenti della mia generazione occupavano (erano i tempi della pantera e del popolo dei fax), contro gli aumenti delle tasse universitarie ed una riforma che faceva entrare i privati nellse università. Non so se avevamo ragione nel merito specifico ma avevamo ragione da vendere nel credere che i nostri governanti non avessero a cuore l'istruzione dei giovani. E infatti dopo 20 anni l'università e la scuola in generale è di molto peggiorata. Le varie riforme (bipartisan) a tutti i livelli che si sono susseguite hanno avuto tutte come risultato di abbassare il livello medio di istruzione dei nostri giovani. Benvengano le proteste e benvengano i professori come te che hanno a cuore veramente il futuro dei giovani. Certo a 20 anni si è stupidi davvero, come dice il saggio Guccini, e gli studenti delle stupidaggini ne potranno anche fare, soprattutto se guidati da cattivi maestri, ma la loro protesta nasce da bisogni profondi che non possono essere trascurati:bisogno di verità, bisogno di trasparenza, bisogno di cura, bisogno di certezze, bisogno di speranza, bisogno di futuro e infine bisogno di amore.

Una nazione che non ha a cuore il futuro dei propri figli è una nazione destinata a morire presto.

Sapio (05/12/2010 11.43) n/a

Luca, per favore potresti pubblicare un paper sull'esperienza dell'anno scorso (azienda dolciaria, mi pare) con integrazione di contabilità e scadenzario crediti.

Dite la vostra:

Name *:
E-mail:
Comment *:

<HTML is not allowed>
Formatting: Basic formatting can be included like so:
[b]bold[/b] and [i]italic[/i]
Linking: Links cannot be included