Unifidi Emilia-Romagna iscritto nell'elenco speciale

Wed 17 Nov 2010, 17.00 Stampa

Apprendo da questa news che Unifidi Emilia-Romagna, confidi regionale dell'artigianato, ha ottenuto l'iscrizione all'elenco speciale ex art. 107. Congratulazioni al direttore Domenico Menozzi, alla vice-direttrice Elena Biagetti, agli organi amministrativi e a tutto lo staff.
E con questa siamo a 35 iscrizioni censite nel portalino.

Luca

Commenti precedenti:


Sapio (17/11/2010 17.36) n/a

Notate questo passo: "L■iscrizione di Unifidi nell■elenco degli Intermediari vigilati rappresenta il traguardo del progetto, voluto da CNA e CONFARTIGIANATO regionali, che ha visto aggregare in un■unica struttura regionale 15 cooperative di garanzia territoriali e il consorzio regionale di garanzia di secondo grado."

Quindi si sono uniti 15 Confidi ed un garante di 2■ livello! Non hanno creato o tenuto separato un garante di 2■ livello, come invece hanno fatto altri.

Gigi (17/11/2010 18.56) n/a

Credo che Unifidi meriti una menzione d'onore relativamente ai passaggi, anche difficili, che hanno portato al 107. Qualche tempo prima anche in Toscana è successo qualcosa di simile con ACT, che non a caso è stato tra i primi 107. Queste esperienze dovrebbero fare scuola per gli altri confidi.

Luca (17/11/2010 20.43) n/a

@Sapio: giusta osservazione, aggiungerei che l'aggregazione è avvenuta tra confidi omogenei per settore, il che non è un imperativo categorico, ma nel caso specifico ha consentito di tenere un portafoglio rischi molto frazionato e, finora, soggetto a tassi di deafult più bassi delle medie regionali.

Cristiano (17/11/2010 21.18) n/a

i miei sinceri Complimenti al direttore Domenico Menozzi, alla vice-direttrice Elena Biagetti ed alla struttura tutta.

Sapio (18/11/2010 09.33) n/a

@ Luca: Confidi omogenei per settore, cioè tutti esposti con rischi granulari verso microimprese a rischio non correlato fra loro. Ma soprattutto microimprese bisognose, causa la loro dimensione, del servizio di accompagnamento in banca. Ancora una volta è il servizio (o disponibilità) ciò che serve loro, non la garanzia. La garanzia serve solo ad attirare clienti. Ciònondimeno i Confidi per le microimprese hanno un buon futuro, anche operando a mercato, perché saranno i soli capaci di farsi pagare il servizio.

Gigi (18/11/2010 12.30) n/a

@Luca e Sapio

Una diversificazione anche settoriale non fa male, diminuisce il rischio se i settori diversi contengono imprese economicamente meno correlate. Ovviamente ci sono più fattori che intervengono: se la diversificazione settoriale diminuisce la granularità ci sono due forze contrastanti, bisogna vedere cosa vince. Non è semplice, bisogna analizzare le cose complessivamente. Per esmepio sarebbe da valutare anche la rete di vendita. Da un confidi che vende garanzie a provvigione con agenti esterni mi aspetto una rischiosità di base più elevata rispetto ad una rete di vendita fatta di locali sedi delle associazioni di categoria.

Insomma, valutare la rischiosità di un confidi in termini generali comporta comunque una valutazione multifattoriale non semplice. Darsi delle spiegazioni a posteriori è molto più facile soprattutto se sono parzialmente vere, ma magari porta a non vedere fattori nascosti dall'evidenza dei numeri.

Sapio (18/11/2010 12.50) n/a

@ Gigi: bisogna chiarire il termine "settore". Se si intende, come credo intendesse anche Luca, insieme interno al mondo artigiani_microimprese o insieme omogeneo per attività (commercio, metalmeccanica etc.). La situazione meno rischiosa è insieme di microimprese appartenenti a settori economici (SAE BdItalia) diversificati. D'accordo sulla rete di vendita (fattore moral hazard)

Sapio (18/11/2010 13.16) n/a

Correggo, non SAE BdI bensi RAE (rami di attività economica). Qui i SAE non c'entrano.

Gigi (18/11/2010 14.43) n/a

@ Sapio: hai perfettamente ragione: io lo intendo in maniera abbastanza specifica come lo intende

G.Volpato, uno dei massimi esperti di settori industriali in Italia.

Se Luca, come prof. è il suo ruolo ;-), ci vuole dare qualche dritta in merito forse ci mettiamo d'accordo anche sul linguaggio.

Gigi (18/11/2010 20.38) n/a

Scusate se faccio il saccentino (a proposito, sparito?) ma riprendendo Volpato il settore è definito dal grado di concorrenza misurato dall'elasticità incrociata della domanda: "Tutte le aziende che producono beni aventi una elevata elasticità incrociata sono da ritenersi in concorrenza e fanno parte dello stesso settore". Conscio della difficoltà di misurare l'elasticità della domanda il settore è quindi, in termini più pragmatici, definito come il "luogo economico dato dall'intersezione di alcuni fondamentali fattori di omogeneità. L'individuazione dei fattori di omogeneità andrebbe effettuata sulla base delle specifiche caratteristiche economiche del settore considerato. Comunque fra le omogeneità che, in generale, appaiono più significative segnaliamo:

- omogeneità nel genere di bisogno soddisfatto dai prodotti;

- omogeneità nella tecnologia utilizzata nella produzione;

- omogeneità nei materiali impiegati;

- omogeneità nella struttura di commercializzazione.

Le imprese che presentano una elevata omogeneità nei fattori sopra evidenziati sono da considerarsi come appartenenti allo stesso settore. Ciò non significa risolvere una volta per tutte il problema della definizione dei confini di settore, in quanto il settore è una realtà che si modifica nel tempo, ma significa porre il problema della divisione settoriale nella sua corretta prospettiva. Il settore è una realtà dinamica in continua evoluzione. Lo sforzo di definire il settore in modo coerente all'analisi economica da svolgere richiede che si cerchi di cogliere la direzione e le modalità con cui si evolve la concorrenza fra imprese."

G. Volpato in "L'analisi di settore: aspetti strutturali e dinamici", secondo capitolo di L'impresa industriale, a cura di M. Rispoli, Il Mulino, 1989, pp.140, 142-143

jaures (19/11/2010 10.17) n/a

DIVERSIFICAZIONE DEL RISCHIO: Unifidi nasce a matrice artigiana ma già da anni associa e garantisce imprese anche di altri settori. L'importante e' che siano PMI. Gli artigiani, qualche anno fa, furoni i primi a far saltare gli originali recinti settoriali. Il mondo del terziario ha dovuto fare altrettanto.

MICROIMPRESE: i tagli medi per finanziamento sono piu' certamente bassi (ipotizziamo un valore medio in chirografo di un finanziamento di circa 50 mila €) con i benefit che cio' comporta in termini di mancata concentrazione del rischio. Tuttavia da due anni a questa parte accedono al supporto creditizio associativo/confidi imprese che mai si sarebbero immaginate di dover negoziare credito con soggetti diversi dalla banca. Di conseguenza: aumenta l'importo del singolo finanziamento perchè le dimensioni aziendali sono superiori a quelli delle (micro)imprese tradizionalmente servite.

RETE DI VENDITA: occorre mantenere il presidio associativo. I dipendenti non sono incentivati a vendere di piu', almeno finora.

Beppe (19/11/2010 10.37) n/a

@ jaures: qual è il default stimato a un anno da Unifidi? Qual è la politica commissionale del COnfidi?

Gigi (che fa il saccentino....) (19/11/2010 11.17) n/a

@ jaures (jean?)

Stando alla definizione economica di settore l'artigianato non è un settore ma è già di fatto un aggregato multisettoriale (che c'azzecca un pasticciere con un calzolaio?) e quindi meno economicamente correlato e dunque meno rischioso.

La definizione di artigiano ha più a che fare con la dimensione e la struttura organizzativa dell'impresa che con il vero settore economico di appartenenza. Quindi tecnicamente non è detto che allargare i confini detti "settoriali" (ma non nel senso inteso sopra) porti a una diminuzione del rischio.

Chiara la terminologia (settore in senso economico alla Volpato e non altrimenti) chiari i ragionamenti.....

Sulla rete di vendita hai ragione da vendere... secondo me un'analisi comparata rischiosità del portafoglio / rete di vendita tra confidi darebbe risultati clamorosi.

@ Luca: qualche studente da laureare? sarebbe una bella tesi da fare....

jaures (19/11/2010 12.05) n/a

@Beppe:

non conosco i dati interni di Unifidi ma so come operano

@Gigi:

Jean Jaures!

Jaures è un tipico nome che si da' in Emilia R.

e ..... si legge come si scrive! (IAURES e non giore'.. ahahah). Te ne elenco alcuni:

JAURES

VILMER

VAINER

VOLMER

ILLER

NIGER

VANES

VERTER

ZELTER

VILMO

IAMES

JADER

UBER

ENGEL

ENGELS

RUBEN

OLMER

IRVI

LIBERO

LIBERTARIO

RIZIERI

MIROSLAV

AFRO

LAURO

NULLO

nelle società contadine nostre, un nome era tutto quel che davi: origini ideologiche, melodrammatiche, di originalità fonica ecc.

Sulla definizione di artigiano, hai pienamente ragione. C'è già una diversificazione "inside" all'interno della macrocategoria.

Rob (19/11/2010 21.55) n/a

@ jaures: sai che a volte sei simpatico? Frenologicamente ti immagino contadino: mani grosse e cervello fino...

Chissà che magari tu non nasconda anche un cuore filo-capitalista....;-))

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