Confindustria Sicilia: fare dell'IRFIS un polo di secondo livello per i confidi
Sat 13 Nov 2010, 11.41 Stampa
La
vexata quaestio del ruolo dei soggetti pubblici nel sistema delle garanzie torna alla ribalta in Sicilia, dove si sta decidendo il futuro di vari veicoli finanziari regionali di storia più o meno recente. Ecco da questa
news la posizione espressa da Confindustria per voce dei presidenti Ivan Lo Bello (Sicilia) e Alessandro Albanese (Palermo), per i quali ...:
"... riunire sotto un'unica struttura Irfis, Crias ed Ircac per dar luogo ad una sorta di agenzia per la gestione degli incentivi alle imprese e' un vecchio modello che consideriamo tramontato. Oggi le esigenze sono cambiate e bisogna guardare ad un nuovo ruolo che passa attraverso il rafforzamento dei confidi per migliorare il rating delle aziende".
L'Irfis puo' rappresentare, ad avviso degli industriali, un veicolo importante per l'economia regionale, per consolidare e rafforzare il sistema dei confidi regionali introducendo, con modalità e regole da definire, una garanzia regionale di secondo livello che offra maggiore solidità alle operazioni assistite dai confidi. L'Irfis, con l'eventuale partecipazione al capitale anche delle banche operanti in Sicilia, potrebbe pertanto candidarsi autorevolmente a divenire una banca di secondo livello.[...]
"Siamo disponibili - concludono Lo Bello e Albanese - a fornire tutte le valutazioni tecniche per mettere in moto il nuovo meccanismo".
Apprezzo la disponibilità a supportare la richiesta con adeguate valutazioni tecniche.
Il progetto di un Irfis-banca di garanzia con l'apporto delle banche assomiglia a quello che Regione e confidi stanno discutendo in Lombardia. Pur distanti sulla carta geografica, le due regioni condividono un sistema confidi con una rilevante presenza di 107 di primo livello, in Lombardia sei e in Sicilia quattro + due in istruttoria. La Lombardia ha un secondo livello in cui è presente la Regione (Federfidi) di cui si sta decidendo il futuro. In Sicilia non c'è, ma si pensa che sarebbe utile. La Sicilia peraltro rientra nel raggio d'azione della costituenda Banca del mezzogiorno, che dovrebbe coprire lei questo ruolo.
Le due esperienze dimostrano che la comparsa dei 107 non nega un ruolo al secondo livello della garanzia, anzi. Dovendo far quadrare volumi di
break even e controllo dei rischi, i 107 cercano veicoli di pooling del rischio più accessibili e governabili di quelli nazionali ed europei.
Io non ho certezze su cosa sia meglio fare. Ogni regione segue una strada propria, e non vedo modelli che stravincono rispetto ad altri.
Il tema dominante è la competizione tra confidi (autoctoni vs stranieri, piccoli vs meno piccoli, e un domani 106 vs 107), e tra questi e le finanziarie o banche pubbliche. L'oggetto del contendere sono le risorse pubbliche che tutti i
competitor rivendicano per sé in ragione dei meriti propri o dei demeriti altrui.
Pensavo che la crisi avesse portato uno spirito più aperto e costruttivo nel dialogo tra i contendenti. Forse questo spirito c'è ancora, ma non sopravviverà ad altri mesi di stallo.
Con un guizzo di ingenuità, mi verrebbe di proporre un nuovo progetto del gruppo Smefin: la riorganizzazione del sistema della garanzia in Italia ovvero, come uscire dalle acque basse e dare spazio a chi è disponibile a cambiare per migliorare. Giudicando in base alle intenzioni e ai risultati. E senza nessun piano regolatore preconfezionato.
Pensando all'età, mia e dei confidi, verrebbe da tirarsi indietro con la battuta di
Danny Glover. Soltanto se scendono in campo i giovani ce la possiamo fare. Dobbiamo lasciare spazio, però.
Luca